Chiesa dei Morti e Cimitero delle Mummie – Urbania (PU)

Un ringraziamento è dovuto a Maestrini Giovanni (cell. 3498195469) responsabile del bene che ha firmato in data 24-07-2015 l’autorizzazione a pubblicare queste foto.

 

Cenni Storici

Non può mancare una tappa nella silenziosa cripta dove i corpi di comuni mortali dimorano da più di quattro secoli. La Chiesa dei Morti, già Cappella Cola fondata nel 1380, ornata da un bel portale gotico, conserva al suo interno il cimitero delle Mummie, noto per il curioso fenomeno della mummificazione naturale, dovuta a una particolare muffa che ha essiccato i cadaveri succhiandone gli umori. A seguito dell’editto napoleonico di Saint-Cloud del 1804 che istituì i cimiteri extraurbani, furono rinvenuti nei pressi della chiesa 18 corpi mummificati che dal 1833 furono esposti dietro l’altare. Alla sistemazione dei corpi provvide la Confraternita della Buona Morte, fondata nel 1567 a Casteldurante (l’antico nome di Urbania), sotto la protezione di San Giovanni Decollato, qui raffigurato nel quadro di un pittore locale. Scopo primario della Confraternita era il trasporto e la sepoltura dei morti, specie dei giustiziati, l’assistenza dei moribondi, la registrazione dei defunti e la distribuzione delle elemosine ai poveri. Ognuna delle mummie di Urbania ha una storia da raccontare: dal priore della Confraternita Vincenzo Piccini vestito con la tunica bianca e nera della cerimonia funebre, alla donna deceduta di parto cesareo, al giovane accoltellato nella veglia danzante, fino allo sventurato che fu sepolto vivo in stato di morte apparente. Ma lasciatevi svelare dal custode le incredibili vicende di tutti i personaggi. Le mummie sono spesso oggetto di servizi giornalistici e televisivi (recente quello realizzato dal “National Geographic”).

La Chiesa dei Morti e il Cimitero delle Mummie

La Chiesa fu inizialmente nominata cappella Cola perché Cola di Cecco (Nicola di Francesco, originario di S. Angelo in Vado), assieme alla moglie Antonia di Filippuccio, abitanti nei pressi del Convento di San Francesco, vi erigono un oratorio nel 1380. Nel testamento del 1400 lasciano la cappella alla Compagnia della Misericordia, la quale ne affida ai francescani l’ufficiatura fino al 1602. Nel 1648 subentra il Capitolo della Cattedrale di Urbania grazie all’affido del “Motu proprio” da parte di papa Urbano VIII; gestione trasferita nel 1816 alla Compagnia della Morte che nel 1831 iniziò a realizzare dietro l’altare maggiore il cosiddetto Cimitero delle Mummie. Oltre al bel portale romanico-gotico in pietra rosata, all’interno si trovano tracce di affreschi quattrocenteschi. Sull’altare maggiore si ammira il dipinto della Decollazione di San Giovanni Battista del 1560, attribuito a Giustino Episcopi. Sulle pareti le tele del Martirio di Santa Lucia di Giorgio Picchi (metà sec.XVI) e la Madonna della cintura di Palma il giovane (fine sec. XVI). Nella sagrestia altri affreschi, tele e cimeli, fra cui il drappo nero della Compagnia della Morte.

Le Mummie

La storia di questo singolare museo dal gusto un pò macabro ha inizio nel lontano 1567, anno in cui a Casteldurante, venne istituita la Compagnia della Morte o Confraternita della Buona Morte. Sotto il patronato di S. Giovanni Decollato, 120 fra laici e religiosi promulgarono – assieme al cardinale Giulio Feltro della Rovere – lo statuto della confraternita, composto da ben 31 capitoli. Scopo preciso del sodalizio era il trasporto gratuito dei cadaveri, l’assistenza ai moribondi specialmente i giustiziati, la registrazione dei defunti in appositi libri e la distribuzione delle elemosine ai poveri. Durante la cerimonia funebre i “fratelli” indossavano una veste bianca con cappuccio nero sul capo (come si può vedere oggi nel personaggio al centro della cripta, il priore Vincenzo Piccini). La sepoltura dei corpi avveniva nel retro della piccola chiesa chiamata Cappella Cola, a fianco del convento e della chiesa di San Francesco, in un terreno adibito a cimitero. Quando, nei primi anni del 1800 -a seguito dell’editto del 1804 detto di Saint Cloud di Napoleone Bonaparte, che spostava i cimiteri fuori le mura delle città per ragioni sanitarie- iniziarono i lavori di riesumazione dei cadaveri anche dietro la cappella Cola, diversi corpi, sorprendentemente, apparvero intatti. Nel 1833, la Confraternita sistemò i corpi mummificati dietro l’altare della Cappella che da allora prese il nome di Chiesa dei Morti (oggi in Via Filippo Ugolini, di fianco all’ex Seminario, che poi è proprio l’antico Convento annesso alla Chiesa di San Francesco). Solo negli anni ’60-’70, alcuni antropologi e biologi diedero una spiegazione scientifica del fenomeno. Si sostiene che una particolare muffa (Hipha bombicina pers), grazie al tipo di terreno, abbia provocato l’essiccazione dei corpi, ricoprendo interamente o in parte alcuni cadaveri e impedendo il processo della cancrena e della putrefazione. In pratica i corpi, oltre alla struttura scheletrica, conservano la pelle, gli organi interni e in alcuni casi anche i capelli e gli organi genitali. Ciascuno dei 18 personaggi nasconde vicende e storie sorprendenti. Al centro del gruppo il priore della Confraternita Vincenzo Piccini, la moglie Maddalena e il figlio (che furono mummificati in seguito, con procedimenti chimici e non naturali). Quindi altri corpi, sormontati da cartigli con frasi bibliche che invitano a meditare sulla caducità della vita. Tra le mummie più antiche quelle del fornaio detto “Lunano” e della donna morta di parto. Tra i 18 corpi c’è anche quello del giovane accoltellato in una veglia danzante, con lo squarcio della lama; di questo personaggio viene mostrato il cuore essiccato e trafitto dal pugnale; quindi è esposta la mummia dell’impiccato. Fra tutte, la storia più drammatica, è certamente quella dell’uomo che, si racconta, fu sepolto vivo in stato di morte apparente e si risvegliò nella tomba. Le Mummie di Urbania suscitano da sempre tantissimo interesse di curiosi, visitatori, giornali e televisioni nazionali ed esteri. Nel 2002 una equipe del National Geographic, per la puntata della serie:

“The mummy road show – La strada delle mummie”, ha fatto lunga tappa nella cripta; il polmologo Ron Beckett e il radiologo Jerry Conlogue hanno analizzato i corpi: così è emerso che il canonico Muscinelli, una delle mummie, aveva sicuramente il diabete; presenti poi acute forme di artrite e tra le probabili cause di decesso anche la polmonite.

Per visite tel. 349 8195469 – Giovanni Maestrini (custode e guida)

Per approfondimenti maggiori: www.urbania-casteldurante.com

 

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