Chiesa di Santa Maria Assunta – Cesi (TR)

 

Cenni Storici

Sorge su un terrazzamento sorretto da possenti mura poligonali, eretta nel luogo ove sorgeva un piccolo oratorio.
Fu iniziata a costruire nel 1515, destinata soprattutto ad usi cimiteriale, completata nel 1525; dal 1540 fu retta dalla Confraternita di Santa Maria, compagnia di laici col compito di seppellire i defunti.
Nel 1700 fu sottoposta a un sostanzioso rifacimento.
Nel 1751 fu richiesto che la chiesa fosse eretta in collegiata.
Nel 1755 divenne parrocchiale cittadina, ereditando il titolo dalla Parrocchia di Sant’Angelo.
Nel 1909 fu completamente rinnovata, nel corso del 1900 è stata più volte restaurata.
 

Aspetto esterno

Esternamente a sinistra del portale principale ve ne è un altro murato, la cui lunetta presenta tracce di un affresco ormai quasi non più leggibile, che raffigurava la Madonna tra i santi Sebastiano e Rocco.
A destra del portale è murato lo stemma del Comune di Spoleto.
 

Interno

L’interno è a navata unica.
Nel primo altare di sinistra è posta, entro una teca, una statua lignea della Madonna col Bambino.
Nel secondo altare di sinistra vi è una statua della Madonna Addolorata.
Nel terzo altare di sinistrala pala raffigura la Madonna del Rosario con sotto quattro santi, incorniciata da quadretti con Scene della vita della Vergine, negli angoli in basso reca la data MDCIX.
Nella cappella di sinistra è stato riposizionato un affresco del Papacello, Tommaso Bernabei da Cortona, modesto allievo e collaboratore del Lorenzetti.
Raffigura la Madonna col Bambino, fino al 1907 si trovava all’interno della scala che conduce all’organo.
Fu poi staccato, messo su tela e nel 1922 restaurato da Domenico Brizi e conservato nella sagrestia. Dopo un ulteriore restauro era stato posizionato nell’antistante cappella del Santissimo Sacramento, da qui rimosso per far posto al magnifico dossale del Maestro di Cesi.
Di fianco, sopra la porta che conduce alla sagrestia, una tela raffigura la Crocifissione.
Sull’altare maggiore è posto un Crocifisso ligneo del XVII secolo, la bella pala tardo cinquecentesca raffigura l’Assunzione della Vergine e gli Apostoli intorno al sepolcro vuoto; nell’abside si trova un bel coro ligneo, interamente di noce.
Nella cappella a destra dell’altare dedicata al Santissimo Sacramento, ha trovato allocazione definitiva il prezioso dossale raffigurante la Madonna con Bambino in trono tra san Paolo, san Giovanni Evangelista, san Michele Arcangelo, san Gabriele Arcangelo, san Pietro, san Giovanni Battista, san Bartolomeo, san Luca Evangelista, san Marco Evangelista, sant’Andrea, san Tommaso e san Matteo Evangelista, opera dell’artista di area spoletina, convenzionalmente chiamato “Maestro di Cesi“, datata 1308, tornata al suo antico splendore grazie all’intervento di restauro finanziato dalla Fondazione Carit ed eseguito sotto l’alta sorveglianza della Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici dell’Umbria.
Il dossale proviene dalla chiesa di Santa Maria de fori, poi trasferito nella chiesa di Sant’Angelo di Cesi; verso il 1860 fu portata nel palazzo comunale e poi nella sacrestia della chiesa di Santa Maria Assunta.
L’opera, trafugata nello scorso secolo, è stata recuperata nel 1965 e restituita alla cittadinanza cesana il 25 dicembre 1968 dal “Ministro plenipotenziario“, capo della Delegazione per le Restituzioni, come ricorda la lettera apposta sul verso della tavola.
La Madonna in trono col Bambino è il punto focale di una composizione articolata su due piani occupati ognuno da due gruppi di figure.
Sul più alto a sinistra, i santi Paolo, Giovanni Evangelista e Michele Arcangelo; a destra, Gabriele Arcangelo, Pietro, Giovanni Battista.
In basso a sinistra, Bartolomeo, Luca e Marco; a destra Andrea, Tommaso e Matteo.
Malgrado le sue dimensioni ridotte spicca, ai piedi della Vergine, la figura elegante e in atteggiamento di venerazione di una donna, la nobile committente domina Elena, che oltre alla sua figura, lascerà il nome nell’iscrizione che corre al di sotto della fastosa cornice con il Tetramorfo, ossia una raffigurazione iconografica composta da quattro elementi risalente ad una simbologia di origine mediorientale, angeli e santi, dove incavi di forma circolare fanno ipotizzare la presenza, in antico, di pietre, smalti o vetri colorati.
Nell’opera il Maestro di Cesi, pur mostrando di aver accolto la lezione di Giotto, rimane legato al tradizionale gusto arcaico, tipico della scuola romana del Cavallini.
L’iscrizione nella parte inferiore del dossale, sciolta dalle abbreviazioni, così recita:
IN NOMINE DOMINI. AMEN. ANNO DOMINI MILLESIMO CCCVIII (TEMPORE DOMINI) CLEMENTIS PAPE V, INDICTIONE VI. DOMINA ELENA FECIT FIERI HOC OPUS.
Anche il sottostante tabernacolo è opera di notevole fattura: proviene dal convento della Romita di Cesi; è un’opera lignea tipicamente francescana.
Nel terzo altare di destra bella statua lignea del Cristo morto
Nel secondo altare di destra pala raffigurante la Crocifissione.
Nel primo altare di destra è collocata una statuetta lignea di Sant’Onofrio, proveniente dall’omonima chiesa, risalente al secolo XVI, posta sotto un ricco baldacchino ligneo dorato settecentesco.
Nella controfacciata sopra un’elegante cantoria è posto un organo realizzato nel 1836 da Francesco Pasquetti, uno strumento di grande valore artistico.
Nel museo parrocchiale della chiesa sono conservate notevoli opere d’arte.
 

Fonti documentative

http://siusa.archivi.beniculturali.it/cgi-bin/pagina.pl?TipoPag=prodente&Chiave=50362

CONTELORI F., Memorie historiche della Terra di Cesi, Roma 1675
NESSI S. CECCARONI S. San Gemini e dintorni Pro Loco Sangemini 1975

http://catalogo.fondazionezeri.unibo.it/scheda.v2.jsp?tipo_scheda=OA&id=21220&titolo=Bernabei%20Tommaso,%20Madonna%20con%20Bambino&locale=it&decorator=layout_resp&apply=true

 

Nota

La galleria fotografica ed il testo sono stati realizzati da Silvio Sorcini.
 

Mappa

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