Chiesa museale di San Francesco – Montone (PG)

Nonostante i notevoli danni subiti nel tempo fra cui l’invasione delle truppe napoleoniche, un violento incendio e la demanealizzazione in conseguenza del decreto Cirielli, la chiesa appare ancora come un prezioso scrigno di tesori che la furia umana per quanto ci abbia provato non è riuscita a cancellare.

 

Cenni Storici

La costruzione della chiesa di San Francesco risale al primo decennio del 1300 e sorge all’interno delle mura cittadine, sul luogo denominato Castelvecchio uno dei sei castelli situati all’imbocco della valle del Carpina e del Tevere.
Si crede che esistesse in questo luogo un più antico insediamento minorita benedettino, dedicato a S. Ubaldo, Vescovo e protettore della città di Gubbio, dalla quale diocesi dipendevano in quegli anni i territori di Montone.
Alla costruzione della chiesa, ha contribuito lo stesso popolo montonese ed il 29 Aprile 1308, nasceva il convento.
La costruzione è ad unica navata, con copertura a capriate ed abside poligonale con volte a costoloni poggianti su peducci finemente lavorati.
Intorno al 1500, fu addossato, alla parete nord dell’edificio, la parte ampliata del convento.
Durante l’occupazione francese del maggio 1798 il complesso subì gravi danni e in un incendio andò perduto il ricchissimo archivio della chiesa-convento e con esso la gran parte di documenti contenuti oltre alla mobilia e agli affreschi con i quali era interamente decorata.
Con l’Unità d’Italia, la chiesa ed il convento vennero demaniati ed intorno al 1909 si cominciarono ad elaborare progetti di restauro dell’edificio che prevedevano interventi di risanamento del tetto, la riapertura delle finestre lungo le pareti, delle finestre absidati e del rosone.
La chiesa rappresenta il nucleo centrale del museo conservando al suo interno numerosi affreschi prevalentemente a carattere votivo, riferibili a varie epoche, comprese tra la seconda metà del XIV sec. ed i primi anni del XVI sec.
Si tratta di opere che rilevano spesso una stretta dipendenza dai modelli della cultura figurativa perugina, visti i legami esistenti tra i due centri fin dal 1216.
Sono comunque presenti riferimenti legati ad altre località vicine quali Gubbio e Città di Castello.
 

Abside

Fra le opere di maggior rilievo, nonostante lo stato di conservazione lacunoso, è il ciclo di affreschi dell’abside, dedicato alle Storie di San Francesco e Scene del Giudizio Universale eseguito nel 1423 da Antonio Alberti da Ferrara, pittore tra i più significativi del Gotico Internazionale italiano.
L’Alberti è legato in questi anni alla committenza del capitano di ventura Andrea Fortebracci da Montone (detto Braccio da Montone), tanto che la sua presenza risulta documentata, tra il marzo 1423 ed il gennaio 1424, durante la decorazione della Rocca e del Castello braccesco.
Il ciclo si apre nel sottarco, con la rappresentazione del Cristo Giudice in mandorla (resta la sinopia) con i quattro angeli che portano gli strumenti della passione (colonna, croce, lance); al di sotto dell’angelo con la colonna, sulla sinistra, si sviluppa la rappresentazione dell’inferno con le anime dei Dannati torturati ed accompagnati da figure diaboliche, mentre sulla destra, sotto l’angelo con la croce, sono rappresentati il paradiso e il popolo dei Beati, con i volti rivolti verso la luce.
Nelle cinque lunette dell’abside sono raffigurati i Quattro Evangelisti ed al centro il Cristo Risorto dal Sepolcro; sotto, sulla parete di sinistra. appaiono episodi della vita di San Francesco.
 
 
 

Parete sinistra

Rivolgendo lo sguardo verso l’ingresso principale, nella parete sinistra, si possono ammirare due edicole, entrambe di Scuola Umbra, databili attorno al XV sec.
1
La prima edicola raffigura la Vergine tra i Santi Francesco e Giovanni Battista decollato e San Pietro martire (quest’ultimo collocato nell’intradosso).
Nella parte superiore dell’affresco, dietro al trono della Vergine è raffigurato il simbolo Della Rovere, chiaro richiamo alla famiglia romana dei Della Rovere dalla quale provennero ben due Papi; Giulio II e Sisto IV.
Questo particolare, ci aiuta a datare l’opera tra il 1477 ed il 1484, anni questi del pontificato di Sisto IV Della Rovere, che riprese possesso della contea di Montone nel 1478.
La presenza di questo simbolo chiaro richiamo alla famiglia di provenienza del Pontefice, avrebbe dovuto scoraggiare qualsiasi emulazione del tentativo braccesco di affrancamento dallo stato Pontificio stesso.
Il Fortebracci, infatti, tra la fine del 1300 e i primi del 1400, aveva cercato con ogni mezzo di sottrarre il comando dell’Italia Centrale al papato ed era quasi riuscito a coronare questo sogno indipendentista, quando nel 1424 subì la disfatta durante la Battaglia dell’Aquila nella quale perse la sua stessa vita.
2
La seconda nicchia invece appartiene a Giobbe di Bencivenni Fortebracci, quasi coetaneo del famoso Braccio, che elesse qui la sua sepoltura.
La nicchia è dedicata ai Santi Antonio da Padova e Bernardino da Siena e vi é raffigurato, in ginocchio, il committente.
Ai lati, negli intradossi, è rappresentato a destra San Cristoforo, protettore delle acque e a sinistra San Sebastiano protettore antipeste; quest’ultimo veniva solitamente invocato assieme a San Rocco per allontanare le epidemie.
L’epigrafe che è parzialmente leggibile sulla parte inferiore della nicchia celebra le virtù militari di un certo Albertus, figlio di Giobbe Bencivenni Fortebracci, il quale segui il Conte Carlo Fortebracci nelle sue imprese al servizio di alcune casate e principati italiani.

3
Seguono sulla parete vari affreschi votivi; in basso è visibile Santa Caterina d’Alessandria, attribuibile a un pittore perugino della fine del XIV sec. con sull’angolo sinistro sovrapposta una croce di consacrazione in stucco.
Tale croce può essere fatta risalire alla fine del XVIII sec, quando a seguito della profanazione ed incendio della chiesa, ad opera delle truppe napoleoniche, si procedette alla cerimonia di riconsacrazione della stessa.
L’affresco con Santa Caterina d’Alessandria è sovrastato dalla Madonna in trono con Bambino marciante.
L’affresco potrebbe essere attribuito a Baldassarre Mattioli di cui l’archivio storico locale documenta la presenza a Montone nel 1423 in occasione della decorazione della Rocca e Castello di Braccio, assieme ad Antonio Alberti da Ferrara e Pietro della Catrina.
Accanto a questa raffigurazione si riconosce San Sebastiano e un angelo che gli porge la palma del martirio assimilabile per stile alla Madonna col Bambino e i Santi Francesco e Giovanni Battista già illustrati nella prima nicchia.
L’affresco sovrastante databile alla fine del XIV sec, raffigura l’episodio della Nascita della Vergine; osservando l’affresco, si vede rappresentata Sant’Anna, appena partoriente, nel proprio letto mentre si lava le mani con l’acqua e si rinfresca con gli unguenti portati da due ancelle, mentre altre due si prendono cura della neonata ed una terza accorre con una brocca d’acqua.
L’affresco doveva far parte di un ciclo decorativo più ampio dedicato al tema delle Storie della Vergine

4
L’ultimo altare posto sul lato sinistro fu scolpito in pietra calcarea dorata attorno al 1474, e la committenza proviene dagli stessi conventuali, per i quali Bartolomeo Caporali dipinse su tela la splendida Madonna della Misericordia o del Soccorso datata 1482.
L’opera, un tempo inserita all’interno del suddetto altare, è oggi conservata nella pinacoteca situata al piano superiore del complesso museale.
L’opera poggiava su una struttura in noce che permetteva alla stessa di ospitare in modo più agevole la grande tela.
A seguito dell’evento sismico del 1984, la tela fu rimossa e smontando il telaio sul quale poggiava, si scoprì accidentalmente uno stupendo pentittico raffigurante la Madonna in Trono con a destra San Leonardo di Limoges, Sant’Antonio Abate e a sinistra, San Francesco; l’opera è databile nella seconda metà del XIV sec.

5
Proseguendo nell’osservazione dei lacunosi frammenti provocati dall’apertura del quattrocentesco altare, si può vedere raffigurato sulla destra San Bernardino, opera di un pittore locale della seconda metà del XV sec. ed in basso un non ben identificato santo francescano opera della meta del XIV sec.
Procedendo nella lettura degli affreschi, sulla destra dell’altare in alto, si può osservare la Madonna della Misericordia della seconda metà del XIV sec; quest’opera si presenta molto simile ad un affresco conservato nella vicina Pieve di Canoscio e datato 1348.
Datazione confermata anche dallo stile delle vesti e in generale dalla trattazione delle figure.
Segue un lacerto raffigurante S. Caterina d’Alessandria, con i suoi tradizionali attributi iconografici (la ruota spezzata e la spada), e San Giacomo Apostolo identificabile dall’abbigliamento e dai tratti maturi del volto, protettore dei pellegrini, dei soldati e dei cavalieri.

6
Proseguendo si può vedere l’affresco, attribuito a Berto di Giovanni, in cui è rappresentato San Gregorio Magno.
Successivamente è visibile una nicchia nella quale si suppone fosse collocata (su questo punto non c’é certezza) la tavola dipinta da Luca Signorelli raffigurante la Madonna Assunta tra i Santi Girolamo, Sebastiano Cristina e Nicola da Bari (detta anche pala di S. Cristina).
L’opera nei primi dell’Ottocento fu venduta ed ora è possibile ammirarla a Londra presso la National Gallery.
Approfondendo il tema delle perdite non va dimenticata l’assenza, sull’altare maggiore della tavola dipinta da Berto di Giovanni raffigurante la Madonna e Santi del 1507, ora conservata nella collezione privata di Buckingham Palace della Regina Elisabetta II d’Inghilterra.
 

Controfacciata

Sulla parte di sinistra della controfacciata, è possibile ammirare lo stupendo volto del San Giovanni Battista che completava il ciclo con gli altri tre santi patroni di Montone (San Gregorio Magno, San Sebastiano, San Bernardino e San Giovanni Battista).
Di questo gruppo dei quattro patroni, opera di Berto di Giovanni, rimane visibile solo il già citato San Gregorio Magno e il volto di San Giovanni Battista.
Nella parte destra della controfacciata, invece, è possibile vedere ciò che rimane del leggibile affresco di Scuola Umbra del XV sec, rappresentante il Martirio di San Sebastiano; di tale affresco rimane solo la parte inferiore nella quale si vedono una colonna e i piedi del Santo.
Secondo alcuni studiosi questa potrebbe essere la traccia che Vasari indica, del passaggio di Pietro Perugino a Montone.
Il lacerto con il Martirio di San Sebastiano sovrappone le figure del San Giovanni Evangelista e di Santa Lucia, raffigurati con i loro attributi iconografici tradizionali.
San Giovanni Evangelista, vestito di tunica blu, pallio rosso e un libro in mano, Santa Lucia è raffigurata con il tradizionale attributo degli occhi posti in un piatto impugnato con la mano destra, mentre con la sinistra regge un libro.
 
 
 

Parete destra

1
Nella parte alta di questa parete, si possono individuare vari frammenti del XIV sec. tra cui un frate in lettura, forse opera di Antonio Alberti da Ferrara, databile intorno al 1423 come il ciclo absidale dallo stesso realizzato.
Proprio per fare spazio all’altare commissionato da Carlo Fortebracci nel 1477 si compromise questa parte di affreschi.

2
L’altare, commissionato da Carlo Fortebracci, si presenta conservato in buono stato ed è in pietra scolpito e dipinto; ha raffigurato nel timpano che lo sovrasta, lo stemma della famiglia Fortebracci ed in particolare le iniziali C K , ovvero Conte Carlo.
All’interno dell’altare, ben conservato è l’affresco di Bartolomeo Caporali, firmato e datato 1491.
In una mandorla di cherubini è raffigurato Sant’Antonio da Padova tra San Giovanni Battista, l’Arcangelo Raffaele e Tobiolo.
Tobiolo stringe nella sua mano sinistra il pesce dal quale, secondo le Scritture, veniva estratta la medicina per guarire il padre cieco; simbolicamente nell’affresco si allude alla protezione dell’Arcangelo Raffaele come custode per il giovane Fortebracci.
L’affresco fu fatto eseguire in occasione della nascita di Bernardino, primogenito del conte Carlo Fortebracci, figlio dell’illustre capitano Braccio.

3
Subito dopo é visibile una Pietas con la quale si professava la devozione verso Cristo nei momenti della Passione, attraverso la preghiera tracciata a pennello sulla finta lapide.
Proseguendo è possibile ammirare un Pulpito in pietra scolpita con balaustra lignea dorata raffigurante San Francesco, Sant’Antonio da Padova, San Bernardino da Siena, e ai lati rispettivamente lo Stemma Francescano e lo Stemma delta città di Montone.

4
Continuando con la lettura degli affreschi, si può osservare il lacerto con la Cena a casa del Fariseo e Marta in cucina.
La scena è articolata in due ambienti: la sala in cui si svolge il banchetto a sinistra e la cucina a destra. Intorno alla tavola sono raffigurati Gesù, il Fariseo, Pietro e Giovanni, mentre la Maddalena, di cui non resta che un frammento di aureola, è inginocchiata ai piedi del Cristo.

5
Al di sotto di questa rappresentazione è posto il Bancone dei Magistrati, realizzato in legno di noce intagliato ed intarsiato, commissionato da Stefano Cambi, padre guardiano del convento, nel 1505, costituiva il luogo dove sedevano i Priori, nella chiesa di San Francesco in età Comunale.
Concludendo con il ciclo decorativo è importante il santo posto nell’edicola, è probabilmente Sant’Ubaldo, vescovo di Gubbio e protettore dell’ordine benedettino precedente a quello francescano qui a Montone.
 

Fonti documentative

Sistema Museo – Guida alla visita del Complesso museale San Francesco a Montone
 

Per approfondimenti maggiori: www.comunemontone.it

 

Mappa

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