Villa Fabri – Trevi (PG)

La Villa, fiore all’occhiello del Comune di Trevi, dopo vari passaggi di proprietà che si sono succeduti nel corso dei secoli, è oggi sede dell’Ufficio Turistico comunale, dell’Associazione Regionale Strada dell’Olio extravergine di Oliva Dop Umbria e della Fondazione Villa Fabri, ed è utilizzata dall’Ente comunale come straordinario contenitore per iniziative culturali.

 

Cenni Storici

Completamente incorniciata dal tipico paesaggio umbro degli ulivi, dominante lungo i dolci declivi tra Assisi e Spoleto, la cinquecentesca Villa Fabri è ubicata a metà collina, appena fuori la Porta del Lago, a Trevi.
Fu Girolamo Fabri a ordinarne la costruzione alla fine del Cinquecento, “per sollievo della sua vecchiaia, a gioia dei posteri e del paese, con ampia vista sulla amena valle spoletana, in vicinanza della Città di Trevi, circondata da ogni parte da grandi alberi e ridente giardino“; fu inaugurata nel 1603, come si legge nella lapide commemorativa: SOLATIUM SENECTUTIS HIERONIMIS FABRI, POSTERITATIS ET PATRIAE. ANNO SALUTIS 1603.
Nel 1638 passò per successione ai figli di Girolamo.
Nel 1645 fu venduta a Luca Venturini; nel 1676 fu acquisita dagli Onori-Roncalli di Foligno; nel 1742 dai Carrara di Terni (poi Carrara-Rodiani), dai quali passò, per matrimonio, ai conti della Porta di Roma.
Lo storico Durastante Natalucci, trevano, già dal 1745, la diceva “vagamente dipinta nelle volte delle sue stanze da finissima mano creduta da alcuni del Zuccari e del Baroccio, da altri del Salimbene“.
Nel 1891 Monsignor Giuseppe Giovanni Hais, Vescovo di Hradec Kralove, l’acquistò per il Collegio Boemo in Roma, e l’ampliò con la costruzione dell’ala destra.
Dagli anni Quaranta del Novecento fino al 1988 ospitò, nel periodo estivo, il Pontificio Collegio Etiopico, fu poi venduta a privati e da questi è passata al Comune di Trevi.
La Villa, oggi sede dell’Ufficio Turistico comunale, dell’Associazione Regionale Strada dell’Olio extravergine di Oliva Dop Umbria e della Fondazione Villa Fabri, è utilizzata dall’Ente comunale come straordinario contenitore per iniziative culturali.
 

Aspetto esterno

La villa è costituita dal corpo principale e dall’ala aggiunta dai boemi.
Il piano nobile è caratterizzato dai tre arconi centrali e dalle finestre a edicola.
La facciata a sud-est è la più suggestiva e imponente del complesso, caratterizzata dalla doppia scalinata in pietra tra il secondo e il terzo livello, con ninfeo a tre nicchioni, di cui quello centrale impreziosito da telamoni lapide, prima dei recenti restauri vi si trovava un colonnato.
La facciata è finemente decorata da graffiti che rappresentano figure di angeli e santi boemi, tali decorazioni, così come quelle della facciata nord, risalgono al periodo tra il 1912 e il 1914 e sono opera di B. Cila e dell’abate benedettino Pantaleo Mayor.
La facciata nord, meno imponente del retro in quanto il piano inferiore è interrato, è tuttavia la più elegante e curata, quella che si vede entrando da Piazza Garibaldi.
Sulla facciata sono raffigurate sei città della Boemia i cui nomi, in latino, figurano nei riquadri inferiori. LITOMERICIVM (Litomérice), città della Boemia alla destra dell’Elba alla confluenza con il fiume Ohre.
BRVNA (Brno), sita alla confluenza dei fiumi Svitava e Svratka, principale centro commerciale e culturale della Moravia e capoluogo della provincia di Jihomoravski.
OLOMVCIVM (Olomouc), fondata nel 1050 sul fiume Morava, si alternò con Brno come capitale della Moravia fino al 1640, Università dal 1581.
PRAGA, capitale annoverata tra le più belle città del mondo, formatasi attorno ad un antico castello del IX secolo.
REGINA ERADECIVM (Hradec Králové), tra le più antiche città reali della Boemia costruita su un antico insediamento del 1225, ricostruita come una fortezza nel 1766-1789.
BOEMO BVDVICIVM (Ceské Budéjovice), nella Boemia meridionale a sud di Praga, sul fiume Moldava, capoluogo della provincia di Jihocesky.
La lapide sopra la porta di ingresso ricorda il passaggio di proprietà dal conte Della Porta al Pontificio Collegio Boemo: HANC VILLAM / QVAE ANTEA FVERAT / GENTIS DELLA PORTA CARRARA / IOSEPHVS IOANNES HAIS / EPISC. REGINAE GRADECENSIS / AERE SUO COMPARATAM / COLLEGIO BOHEMORVM VRBANO / ATTRIBVIT AN. MDCCCXCI. (Questa villa che prima era stata proprietà della famiglia Della Porta Carrara, Giuseppe Giovanni Hais, Vescovo di Dvur Kralové acquistata con denaro proprio al Collegio dei Boemi di Roma donò nell’anno 1891).
 

Interno

La Villa presenta nei soffitti delle sale del piano nobile una notevole decorazione ad affresco, ben conservata in tutta la sua vastità, della prima metà del secolo XVII.
In origine l’atrio si apriva verso l’esterno con tre arcate, chiuse successivamente.
L’ingresso prende luce dalla vetrata sopra-porta ed altre due vetrate semicircolari.
Nell’atrio è rappresentata, al centro della volta, la Gloria con la scritta: INVIDIAM CALCO ET FORTUNAM SUPERO (Schiaccio l’invidia e conquisto la fortuna).
Negli spicchi sono rappresentate le figure allegoriche delle quattro stagioni con i propri segni zodiacali, racchiusi in tondi.
Nelle lunette vedute di ameni paesaggi.
Nella prima sala, la più ampia, in una finta porta è dipinto un personaggio in atto di affacciarsi, le altre tre porte che affacciano sul salone immettono rispettivamente in altre due sale e sulla scala a chiocciola, nell’angolo sud-est, che costituisce l’unica via di accesso interna ai piani superiore ed inferiore dell’ala cinquecentesca.
Nella volta, al centro, impostata su di una finta balaustra, è rappresentato il Giudizio di Salomone; al di sotto Giuseppe e la moglie di Putifarre, Sansone e Dalila, Susanna e i vecchioni e David e Betsabea.
Le scene sono tutte incorniciate, e al di sotto negli angoli, tra palme e corone, sono affrescate le figure allegoriche di virtù che affiancano stemmi araldici di alcune famiglie che ebbero in possesso la Villa e di famiglie congiunte: tra Magnificentia e Liberalitas, gli stemmi delle famiglie Barberini e Carrara-Venturini; tra Concordia e Tranquillitas quelli del cardinale Giovan Battista Pallotta e della famiglia Carrara-Rodiani; tra Pax e Amicitia quelli del cardinale Antonio Barberini e dei Carrara-Della Porta; tra Nobilitas e Prudentia di nuovo quello della famiglia Barberini e dei Venturini-Jacobilli.
La decorazione di questa sala è quella che ha subito i maggiori rimaneggiamenti, in particolare nelle rappresentazioni araldiche, ridipinte più volte.
A destra si trova la sala della Religione, occupa l’angolo sud-ovest del piano nobile, con vista sulla valle, prende il nome dall’affresco posto al centro della volta, raffigurante lo Speculum principium, sul cui piedistallo è stata aggiunta l’iscrizione Religio, ai quattro lati l’Arte Militare, la Letteratura, la Caccia e il Matrimonio.
La sala successiva, posta a destra dell’atrio, è detta del Profeta Daniele, ne reca affrescate le storie: il banchetto di Baldassàr, durante il quale una mano misteriosa scrive le parole che preannunciano la fine del suo regno e che solo Daniele saprà interpretare; il Profeta smaschera i sacerdoti di Bel; il Profeta nella fossa dei leoni e il Profeta Abacuc trasportato dall’Angelo con il cibo in mano; i Persecutori del Profeta sbranati dai leoni.
Le vele degli spigoli raffigurano le allegorie della Pazienza, della Perseveranza, della Religione e dell’Astinenza.
La prima sala a sinistra dell’ingresso, detta delle Quattro Sante, ovale, occupa l’angolo nord-est del piano nobile, ha nel centro della volta uno sfondo architettonico con le sante Maddalena, Maria Egiziaca, Sofronia e Dimpna in gloria: ai lati sono raffigurate le scene di vita delle stesse sante.
La sala successiva è detta degli Eremiti: ha nel riquadro centrale della volta San Paolo I eremita; nei quadri laterali: i SS. Antonio, Macario, Onofrio e Girolamo con l’elogio delle loro gesta; e le figure allegoriche della Continenza, Verginità, Parsimonia, Povertà, Carità, Vigilanza, Fedeltà, Affabilità, con i puttini che sorreggono stemmi cardinalizi, tra cui quello del cardinale Ermino Valenti.
Il piano superiore dell’edificio è occupato da ambienti di servizio, poi trasformati in camere per gli ospiti del Collegio.
Nella più grande di tutte le stanze private, quella soprastante al salone centrale, campeggia un “tondo” che raffigura la Madonna con Bambino tra due santi identificabili con Santa Růžena Limská (Santa Rosa da Lima) e San Giovanni Evangelista, opera di Pantaleo Mayor.
L’atrio del piano inferiore si affaccia sul giardino e la magnifica valle.
Su una lapide, in parte abrasa in tempi remoti, probabilmente all’atto del passaggio della proprietà alla famiglia Venturini, il cui stemma tuttora la sovrasta si legge: SPOLETANAE VALLIS JUCUNDISSIMO PROSPECTU ET TREBIATIS OPPIDI VICINITATE NEC NON ARBORUM UNDEQUAQUE HABITARUM AMENISSIMUM HORTUM.
La parte inferiore, come si vede chiaramente anche dalla grafia, fu aggiunta in tempi più recenti, dopo l’acquisizione del Collegio Boemo e l’ampliamento con l’aggiunta della cappella e i due piani ad essa sovrastanti, vi è la scritta: DECORASQ. AEDES HIERON. FABBRI FECIT A. MDCIII / LUCAS VENTURINI A. MDCXXXIII / CARRARA COMITES A. MDCCXXXXII / HEREDESQUE DELLA PORTA ADEPTI SUNT / COLLEGIUM BOHEMORUM URBANUM / A. MDCCCLXXXXI. HABUIT INSTAURAVIT / SACRARIO ET SUPERIORE MOLITIONE ADIECTIS.
Il Collegio Boemo ha lasciato anche una cappella riccamente dipinta sempre ad opera di B. Cila e dell’abate benedettino Pantaleo Mayor: nell’abside sono raffigurati Santa Ludmilla, Sant’Agnese di Boemia, Sant’Adalberto vescovo di Praga, al centro San Venceslao, martire, patrono della Repubblica Ceca e della Boemia, San Procopio e i santi Cirillo e Metodio; in ginocchio, Carlo IV di Lussemburgo, re di Boemia e imperatore del Sacro Romano Impero e l’arcivescovo di Praga suo contemporaneo Jan Očko z Vlašimi; nella cappelle laterali sono rappresentate storie della vita di San Francesco e della vita della Madonna.
La decorazione della Cappella dei Boemi costituisce in Italia, dopo la Cripta di Montecassino, il secondo lavoro più importante della scuola di Beuron.
La scuola artistica benedettina di Beuron, movimento artistico svedese sviluppatosi nella metà del XIX secolo grazie a Peter Lenz, monaco benedettino con il nome di Don Desiderio, ed ispirato a modelli pittorici egizi, greci, romani e bizantini, getterà ponti verso l’art nouveau e la modernità.
Giovanni Battista Montini (Paolo VI) in un saggio sul periodico “Studium” del gennaio 1929, lo definì: “una delle correnti meglio definite dell’arte sacra contemporanea. Essa è arte religiosa pura“.
Il giardino della villa è organizzato su tre terrazzamenti erbosi.
Li incornicia a sud-est una vasta area coltivata ad olivi (detta, appunto la “chiusa“) da cui viene prodotto olio extravergine.
Le essenze arboree maggiormente presenti nel parco sono tigli disposti in ordine sparso, cipressi a filari, lecci.
 

Fonti documentative

DONADONI GIOVANNA Ville e residenze di Campagna nell’Umbria del Cinquecento, tesi di Laurea all’Università degli studi Roma tre, Coordinatore Prof. D. MANACORDA, Tutor Prof. B. TOSCANO
NESSI-CECCARONI, Da Spoleto a Trevi lungo la Flaminia, Itinerari Spoletini 5, Spoleto, 1979
SPERANDIO BERNARDINO: Trevi città d’arte Fabbri Editore Perugia 2011

http://www.treviturismo.it/arte_e_cultura/villa_fabri

http://www.beniculturali.it/mibac/opencms/MiBAC/sito-MiBAC/Luogo/MibacUnif/Luoghi-della-Cultura/visualizza_asset.html?id=155022&pagename=57

http://www.protrevi.com/protrevi/vlafabri.asp

 

Nota

La galleria fotografica ed il testo sono stati realizzati da Silvio Sorcini.
 

Mappa

Link coordinate: 42.876961 12.748585

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