Abbazia d’Alfiolo – Gubbio (PG)

L’abbazia è di proprietà privata e non è aperta al pubblico.

 

Cenni storici

Il castello dei conti d’ Alfiolo, giunti a Gubbio come vassalli, forse al seguito dell’imperatore Ottone III (980-1002), fu eretto lungo la strada verso Gualdo Tadino, nello stesso sito dove ora si trova l’Abbazia di S. Maria d’Alfiolo.
Il nome originario dell’insediamento dovette essere quello di Santa Maria del Figliolo o Sancta Maria filiorum poi corrotosi nel dialettale dal fiolo nei libri delle decime dal 1295 al 1397 è citata come Monasterium S.te Marie de Alfiolo.
Dalla cronaca medievale di Greffolino Valeriani scopriamo che circa mille eugubini andarono alle crociate contro i turchi, che avevano invaso i luoghi santi in Palestina; fra le famiglie nobili che parteciparono alla lunga campagna, vi erano anche i conti d’Alfiolo.
Sappiamo inoltre che nel 1146 un tale Matteo d’Alfiolo partecipò alla seconda Crociata promossa da Bernardo di Chiaravalle, che si concluse due anni dopo, con la sconfitta dell’esercito cristiano. Successivamente in assenza di eredi , i beni passarono al Vescovo di Gubbio che assegnò il cenobio ai benedettini ( un abbas Ventura è documentato nel 1039 ) i quali bonificarono la palude circostante ( tuttora il toponimo del luogo è “Padule”).
La fortezza, formata all’inizio da una torre e da due corpi laterali, nel XIII secolo assunse la fisionomia di abbazia benedettina, con la costruzione di altre due ali che chiudevano così un quadrilatero nel cui interno venne ricavato il chiostro del monastero.
Nel 1300, nelle sue vicinanze, si combatté una violenta battaglia tra milizie guelfe, composte da perugini e fuoriusciti eugubini, e forze ghibelline, che da 32 giorni avevano occupato Gubbio con l’aiuto di guarnigioni provenienti da Toscana, Marche e Romagna.
Ad avere organizzato la sortita filo-imperiale era stato il famigerato Uguccione della Faggiola, di cui ci parla lo stesso Dante Alighieri nella Divina Commedia.
Nel maggio 1300, Uguccione, insieme con Federico da Montefeltro e Uberto Malatesta, prese Gubbio e ne divenne podestà. Poche settimane dopo, il 24 giugno, il cardinal diacono di San Adriano, Napoleone Orsini, cacciò da Gubbio Uguccione, riconquistando la città per le forze guelfe di Bonifacio VIII, e dei Perugini.
Nello stesso anno moriva di peste a Perugia comes Albasius de Alphiolo.
Le difficoltà per la struttura non si conclusero qui.
Nel 1350 infatti, Giovanni di Cantuccio Gabrielli, signore di Gubbio, si scontrò nel 1350 contro i suoi nemici e il risultato fu la parziale distruzione del monastero e della chiesa di S. Maria d’Alfiolo.
A questo punto le autorità si accorsero probabilmente dell’importanza strategica della struttura, che dominava la valle ed era ubicata a poca distanza, in direzione sud-est, della città, ultimo baluardo prima delle mura urbiche.
Nel 1382 si decise di munire il monastero di una solida torre militare (infatti da quel momento viene anche chiamato”fortilitium” di S. Maria d’Alfiolo o “castrum de S. Maria de Alfiolo“.
Al suo interno stazionava una piccola guarnigione guidata da un capitano. Di questi castellani si conoscono i nomi in parte: Pucciardo Massoli (1382), Gioacchino Luce (1410), Antonius de Montelone (1414), Antonius Padule (1432-34).
Sappiamo che nel 1442 subì un grave incendio come ricorda un’iscrizione ancora presente.
Nel 1447 avviene un importantissimo cambiamento, che proietterà la struttura nel rinascimento e sarà motivo di un profondo riassetto architettonico: divenne la residenza estiva del vescovo di Gubbio, Antonio Severi (1444- 1472), che nel 1452 chiamò maestranze lombarde per abbellire ulteriormente l’abbazia.
Nel 1537 fu costruito all’interno del chiostro, contornato da uno splendido loggiato, un pozzo ad opera di Benedictus Solomonis di Gubbio, un generoso ebreo membro della vivace comunità che si era stabilita a Gubbio dal 1310, che lasciò un’iscrizione commemorativa presso il pozzo nel ferro che sorregge la carrucola in cui è inciso: Benedictus Salomonis Eugubinus fe. de mense Junii 1537.
Nel 1530 il vescovo Federico Fregosi (1480- 1541) ristrutturò completamente il complesso architettonico in stile rinascimentale.
Inoltre tra il 1644 e il 1672 anche il vescovo assisiano Alessandro Sperelli si preoccupò di eseguire ammodernamenti e restauri nell’edificio. Nel corso dei secoli la struttura, grazie quindi all’evergetismo dei vescovi eugubini, assunse sempre più l’aspetto di palazzo rinascimentale con chiesa adiacente, ancora ben conservata, sulla cui volta del portale è visibile un fregio con figurazioni umane e animali di notevole bellezza.
Dopo l’Unità d’Italia il palazzo passò al demanio e successivamente si alternarono diversi proprietari: i Degola, i Ricci di Genova, l’Opera Combattenti, la Società Immobiliare Fondi Rustici. Nel 1946 fu rilevata dalla SAIM di Salerno, una Società per Azioni di cui era socio il Comm. Nunziante Salvati che nel 1948 la ottenne come sua quota azionaria con il nome di SAIE.
Gli attuali proprietari sono infatti i figli, rappresentati dall’Ing. Michele che con tanta passione e competenza ha messo in evidenza tanti elementi architettonici alto medioevali di questo grandioso complesso.
 

La Chiesa

La chiesa è fregiata con molti elementi decorativi, che richiamano vari stili architettonici.
In questo si può notare sia lo scorrere dei secoli e come, stranamente, tutti i suoi proprietari furono molto attenti e solerti nell’arricchirla e decorarla.
Tra di essi troviamo i principali protagonisti della storia della città di Gubbio: da Giovanni Gabrielli ai Vescovi eugubini a partire da Antonio Severi, passando per Fregosi e Alessandro Sperelli.
Ancora oggi all’interno si può osservare una meravigliosa bifora in stile romanico, un elegante pavimento con piccole piastrelle in cotto, e nella sacrestia un’antica iscrizione a fianco di una fascia ornamentale con motivi zoomorfi che riporta: “MCCXXIIII Rainerius fecit“.
La datazione ci riporta al lontano 1224, ad una fase piuttosto oscura della vicenda del monastero benedettino, di cui poco o meglio nulla si sa.
E’ ricordata nel libro di P.L. Menichetti anche un’altra epigrafe in cui era scritto: + Anno Dni 1295 Tempore Dni Gerardi Abbatis.
Questa ulteriore memoria, in definitiva, ci racconta quanto il XIII secolo fu un periodo storico importante per i benedettini di S. Maria d’Alfiolo, di sviluppo, testimoniato da iscrizioni che richiamano l’importanza che dovette rivestire questo centro spirituale.
Una lapide sul pavimento della chiesa posta subito a destra dell’ingresso ci informa che nel 1539 il castello fu soggetto a trasformazioni e a nuova ricostruzione che modificò l’orientamento rispetto all’assetto originario.
Il portale della chiesa fu spostato dalla parte opposta infatti l’attuale porta interna era in origine la parete dell’altare, e il portale originale è stato murato ed è visibile solo dalla sagrestia.

Articolo a cura di Filippo Vadi, Germana Rondelli e Valentina Dragoni ( liberamente adattato )
 

Fonti documentative

D. Amoni, Castelli, fortezze e rocche dell’Umbria, Perugia, 2010.
P.L. Menichetti, Storia di Gubbio: dalle origini all’Unità d’Italia, 2 voll., Città di Castello, 1987.
 

Mappa

Link coordinate: 43.314382 12.625962

Lascia una risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>