Abbazia dei Santi Severo e Martirio – Orvieto (TR)
Cenni Storici
L’Abbazia dei Santi Severo e Martirio, comunemente denominata “la Badia“, si trova in prossimità di Orvieto, in direzione sud, lungo la strada che conduce a Porano.
È menzionata sin dal 1055, al tempo dell’abate Bonizo.
L’abbazia fu costruita, alla fine del VI secolo, intorno alla primitiva Chiesa di San Silvestro per volontà della nobile longobarda Rotruda.
La leggenda narra che, alla sua morte, il corpo di San Severo fu condotto a Orvieto e che Rotruda, intenzionata a impossessarsene, toccò il feretro.
La sua mano vi rimase imprigionata e, per liberarla, dovette promettere la fondazione dell’abbazia e una degna sepoltura alle spoglie di San Severo Monaco, a cui vennero successivamente affiancate quelle del suo discepolo, San Martirio.
Il riferimento è una data scolpita sul capitello a sinistra presso l’altare maggiore
Storicamente il complesso monastico, di origine alto medioevale (VII-VIII secolo), appartenne all’Ordine di San Benedetto fino al 1221, anno in cui i benedettini furono allontanati da Orvieto da papa Onorio III per essersi ribellati al vescovo della città.
Dopo il 1226 nel complesso si insediarono i premostratensi, seguaci di Norberto canonico di Xanten, poi arcivescovo di Magdeburgo, che a Prémontré, a nord-est della Francia, aveva fondato nel 1121 la prima comunità dell’Ordine benedettino riformato che, proprio dal luogo di quella prima casa, prenderà nome.
La regola dei premostratensi si prefiggeva una vita di povertà, di preghiera e di annuncio evangelico nella forma del canonicato regolare, in contrapposizione al lassismo in cui, all’epoca, indulgeva il clero.
Furono i premostratensi ad aggiungere un grande refettorio, il chiostro e l’aula capitolare alla struttura originaria, che comprendeva la chiesa, la torre dodecagonale e il monastero, e a dare al complesso la struttura architettonica attuale, organizzata intorno a due diversi cortili.
Dal 1285 al 1297 risulta pagare regolarmente le decime.
La contessa Matilde arricchì l’istituzione di beni e privilegi e, forse, fece costruire nel 1103 la torre campanaria poligonale alla quale, nel XIII secolo, fu aggiunto un secondo corpo posto sopra il livello delle finestre.
Nel XV secolo papa Martino V sostituì i monaci premostratensi con gli olivetani.
Successivamente, nel 1442, Eugenio IV concesse l’abbazia in commenda al cardinale Barbo.
Architettura
Gli edifici che compongono l’abbazia sono quindi riferibili a fasi costruttive differenti che arrivano, attraverso aggiunte e rifacimenti, fino al XIV secolo.
A destra dell’accesso vi è un imponente sala, l’oratorio del Crocifisso, probabilmente l’antico e vasto refettorio, che conserva un affresco dell’ultimo quarto del XIII raffigurante il Crocifisso con i Santi Maria Maddalena, Agostino, Severo, Giovanni, Elisabetta, Battista e Martirio.
I ruderi premostratensi che si incontrano poi sulla sinistra, di destinazione incerta, forse sala capitolare,incorniciano con l’imponente e suggestivo arco ogivale la vista che dà sulla rupe di Orvieto e sulle guglie del Duomo.
Nel cortile, in fondo si trova il palazzo abbaziale, di stile cistercense ed è caratterizzato da archi al pianterreno, con eleganti bifore al piano superiore e raffinati elementi decorativi di scultura a scacchiera.
Di interessante suggestione la chiesa originaria del XII secolo, con la facciata aperta da un elegante portale ad arco acuto.
All’ingresso, lo spazio fu diviso in due piani: il superiore adibito a coro e l’inferiore a vestibolo, separato dal resto dell’edificio con la costruzione del portale ogivale.
L’interno è a navata unica, con archi trasversali coperti da volte a vela realizzate nel XIV secolo.
Pregevoli la pavimentazione cosmatesca, risalente alla prima fase costruttiva della chiesa, e l’altare in pietra, con il paliotto a bassorilievi composto da materiale di spoglio di epoca romana, infatti reca sotto la mensa due bassorilievi romani.
Da notare l’absidiola alta sul retro della chiesa, che si apre nella sala che sovrasta la navata, da dove l’abate superiore poteva seguire le funzioni.
Si tratta di un elemento architettonico insolito, ma non unico nel territorio orvietano: si trova lo stesso tipo di absidiola nelle Chiese di Santo Stefano e di Santa Mustiola a Orvieto e, a Morrano, nella Chiesa di San Bartolomeo.
Probabilmente nell’XI secolo se ne cambiarono l’orientamento e l’ingresso.
Il corpo della navata rimase quello originario e il presbiterio fu diviso da una balaustra marmorea ornata da elementi cosmateschi che, successivamente asportati, furono riutilizzati nel duomo di Orvieto.
Oratorio dei santi Agostino e Severo
Nell’affresco dell’oratorio attiguo alla chiesa Madonna con il Bambino in trono tra i santi Agostino e Severo, i due santi sono identificabili, oltre che per i tipici attributi, anche grazie alle iscrizioni apposte in basso.
San Severo, con la sinistra benedicente e con un libro nella destra, è ricordato in una Passio leggendaria, di incerta datazione, in cui confluiscono notizie della vita di Severo, vescovo di Ravenna, e di Severo, prete della provincia Valeria ricordato nei Dialoghi di Gregorio Magno.
Secondo questa leggenda il santo fu condannato da Massimiano alla decapitazione, il suo corpo fu sepolto presso Orvieto, ma l’abbazia che porta il suo titolo, alla luce delle attuali conoscenze, non sorge sul sepolcro di un martire.
L’autore dell’affresco è un anonimo attivo a Orvieto nella seconda metà del XIII secolo e appartenente ad un ambito culturale umbro-romano.
Il Campanile
Il campanile dodecagonale risale probabilmente alla prima metà del XII secolo, ipotesi derivante dall’analisi stilistica, la parte superiore è aperta da un ordine di bifore alle quali, nel secolo XIII, ne fu aggiunto un altro di monofore ed un coronamento merlato. Ben visibile dal fronte sud di Orvieto e dalla vallata circostante, con la sua caratteristica imponenza è diventato il simbolo dell’Abbazia dei Santi Severo e Martirio.
Ai giorni nostri
La Badia è oggi trasformata in un’elegante struttura ricettiva di qualità, si può infatti visitare liberamente nella parte che non è stata adibita a servizi, che comprende l’antica torre e diverse evidenze dell’antico complesso medievale.
Nota
Per gentile concessione della Diocesi di Orvieto – Todi.
Si ringrazia inoltre la direzione per aver consentito di fotografare anche la parte adibita a servizi.