Abbazia di San Benedetto – Norcia (PG)
Cenni Storici
Tutto quel che si dice di questa chiesa è riferito al recente passato, che il venerando edificio è quasi interamente crollato a causa degli eventi sismici del 2016, ma si è certi che a breve il racconto tornerà a corrispondere alla realtà.
Del resto l’edificio crollato è il risultato di una stratificazione di interventi costruttivi e di restauro avvenuti nel corso dei secoli a seguito di ripetuti terribili eventi sismici, in particolare nel 1703 e nel 1859.
La chiesa, dedicata a San Benedetto, patrono d’Europa e patriarca del monachesimo occidentale, secondo la tradizione cristiana, sorge sopra la casa natale del Santo.
Secondo quanto è documentato nell’opera “I Dialoghi” di San Gregorio Magno, San Benedetto e Santa Scolastica, sua sorella gemella, nacquero il 12 settembre 480 d.C. a Norcia da un’agiata famiglia romana.
Qui, prima di partire per Roma ed in seguito per Subiaco, egli trascorse gli anni dell’infanzia e della fanciullezza ed ebbe, probabilmente, modo di conoscere l’esperienza monastica di stampo orientale, grazie alla presenza di eremiti siriani che già dal IV secolo avevano fondato alcuni cenobi presso le numerose grotte della Valnerina, ed in particolare presso la vicina Abbazia di Sant’Eutizio e Spes a Preci.
La Regola Benedettina, che riassume la tradizione monastica orientale adattandola con saggezza e discrezione al mondo latino, ha aperto una via nuova alla civiltà europea dopo il declino di quella romana.
Probabilmente il primo monastero nacque nel periodo immediatamente seguente alla morte di Benedetto nel secolo VI, le ricerche archeologiche confermano l’esistenza di un oratorio risalente all’VIII secolo e al X le testimonianze di una comunità monastica, dipendente dalla vicina Sant’Eutizio.
Nel 1287 vi si insediarono i Francescani per concessione dell’abate di Sant’Eutizio, da cui ne ottennero il possesso e la facoltà di liberarlo dai monaci al tempo lì residenti.
Successivamente, però, nel 1294 il papa Celestino V e il rettore del Ducato di Spoleto, riconobbero ai benedettini il legittimo possesso, liberando il monastero benedettino da questa sorta di sorveglianza locale per assoggettarlo direttamente alla Santa Sede.
Dal 1344 diversi furono i monasteri a cui fu simbolicamente unito, tra i quali torna a farsi presente quello di Sant’Eutizio.
Nel 1369 Urbano V ne affidò il priorato allo speco di Subiaco, il cui abate, Bartolomeo III da Siena, riportò il monastero all’osservanza della primitiva regola benedettina.
Nel 1375 Gregorio IX lo riunì nuovamente a Sant’Eutizio, nominando abate di quest’ultimo il priore di Norcia Antonio Vanni.
Nel 1378 Papa Urbano VI eresse ad Abbazia il priorato come priorato, che continuò ad essere governato da un unico abate; nel 1394, però, Bonifacio IX lo staccò da Sant’Eutizio e lo riportò all’originario stato di priorato.
Dal 1448 fu di nuovo unito a Sant’Eutizio, fino al 1484, quando papa Sisto IV lo unì ai Celestini di Francia, che avevano la loro sede a Collemaggio, poi nel 1529 passo a quelli di Sulmona e fu eretto a parrocchia.
I Celestini di Sulmona, tranne una breve parentesi, nel 1530, in cui fu affidato agli Olivetani, lo ressero fino al 1810, data della soppressione Napoleonica.
Il complesso, nel 1821, divenne sede del Vescovato di Norcia e fu interamente ristrutturato.
A partire dal 1998, dopo un lungo periodo di abbandono, si è insediata presso l’antico monastero una nuova comunità di monaci che seguono la celebre regola dell’Ora et Labora.
Aspetto esterno
La struttura architettonica della Basilica di San Benedetto è tardo-trecentesca, (circa 1388).
La facciata è a capanna, risale alla fine del XIV secolo, partita da due ordini di lesene a forma di pilastri.
La parte superiore della maestosa fronte, arricchita da un bel rosone accompagnato dai simboli dei quattro evangelisti, è il risultato di un restauro eseguito dopo il terremoto del 1859; sulla parte inferiore si nota il portale gotico a fasci di colonne ricco di sculture nella lunetta, ove è raffigurata la Madonna col Bambino tra due angeli, e decorato ai lati da due nicchie con le statue di San Benedetto e Santa Scolastica.
La possente abside è poligonale e il campanile, di maestoso impianto, è il risultato di un restauro operato nel 1703 dopo il crollo parziale dell’originale romanico.
La fiancata oltre il campanile, in corrispondenza del transetto è rinforzata da una speronatura entro la quale si apre un’edicola con affresco raffigurante la Madonna con Gesù Bambino di pittore tardogotico, che era stato restaurato nel 1975.
Al lato destro dell’edificio è addossata la Loggia dei Mercanti, o Portico delle Misure, del XVII secolo, dove si vedono allineati grossi recipienti di pietra, usati nel medioevo come misure per i cereali.
Interno
L’interno, a croce latina, ha subito varie modifiche nel corso dei secoli, e non segue uno stile ben preciso: elementi romanici, gotici e barocchi si mescolano tra loro, ma l’aspetto attuale si deve essenzialmente ad interventi dei secoli XVII e XVIII sulla struttura gotica, della quale si vede tuttora l’arco trionfale a sesto acuto.
Appena dopo l’ingresso, a sinistra, si apre una nicchia con l’unico affresco della chiesa, probabilmente opera di Francesco Sparapane, raffigurante San Giorgio e Santa Barbara e, in alto, sulla lunetta, la Madonna col Bambino coronata da angeli.
Il primo altare di sinistra, opera dei Battaglia di Todiano, è dedicato a San Pietro Damiano, istitutore dell’Ordine detto di San Damiano e della Congregazione della Colomba, l’anno 1058, detto poi de’ Celestini, per averlo riformato e ampliato papa Celestino V, ordine ospitato per tre secoli nel monastero di San Benedetto.
Sopra il secondo altare di sinistra, dedicato a San Lazzaro e realizzato dalla famiglia Tebaldeschi-Argentieri, si ammira la Resurrezione di Lazzaro, tavola centinata opera di Michelangelo Carducci, (1560).
Sul braccio sinistro del transetto si trova un monumento funebre, e, sull’altare, San Benedetto e Totila, tela di Filippo Napoletano (1621).
L’abside, ridotta in altezza in seguito al 1703, è impreziosita da un Crocifisso ligneo dei primi del ‘500, al di sotto del quale c’è un bel coro ligneo proveniente dalla demolita chiesa dell’Annunziata, datato 1515 e opera di Antonio Seneca da Piedivalle.
Sull’altare del transetto destro Madonna, angeli e sette santi, tra cui Eutizio, Scolastica e Spes, tela di Vincenzo Manenti.
Proseguendo sul lato destro, verso la bussola dell’ingresso s’incontra l’altare dell’Adorazione dei Magi, con tela del XVII secolo, un’altra tela seicentesca di un pittore locale è sull’altare dedicato a Santa Lucia, segue un tondo raffigurante San Mauro che salva San Placido.
Sulla cantoria in controfacciata si trova l’organo a canne, costruito da Feliciano Fedeli nel 1740 e modificato da Zeno Fedeli agli inizi del XX secolo, strumento a trasmissione meccanica interamente racchiuso entro cassa espressiva e dotato di sette registri su unico manuale e pedale.
L’accesso alla cripta è consentito attraverso una scala che si apre a sinistra dell’ingresso della basilica.
Nell’area della cripta sono visibili i ruderi di una struttura romana datata intorno al I sec. d.C., un vasto ambiente a pianta quadrangolare con abside, costruito con la tecnica dell’opera cementizia e dell’opus reticolatum, in cui si riconoscono le fondazioni e parte dell’alzato di un edificio di carattere pubblico, probabilmente la basilica del municipium romano, anche se la tradizione orale identifica i resti con la casa natale dei santi gemelli.
La cripta è divisa in tre navate: le due laterali di più ridotte dimensioni rispetto alla centrale, sormontata, tra l’altro, da una volta a sesto ribassato, la quale sembra ricongiungersi anche ad una quarta navata distrutta.
All’inizio della navatella di sinistra si apre un’absidiola che, nella più fedele e mistica tradizione locale, si considera luogo di nascita dei Santi gemelli, decorata da affreschi del secolo XIV, raffiguranti nel tamburo la Madonna in trono col Bambino coronata da angeli tra una Santa e San Sebastiano e, nella lunetta, una Crocifissione.
Interessante è la fattura di pilastri e capitelli, scolpiti grossolanamente.
Poi, attraverso una porticina cancellata, si accede ad un’area archeologica sottostante la basilica.
Fonti documentative
Toscano B., Giacchè L., Ragni B., L’Umbria. Manuali per il territorio. La Valnerina. Il Nursino. Il Casciano, Roma, Edindustria 1977
http://www.vetustanursia.it/monumenti-e-arte-di-norcia/la-basilica-di-san-benedetto-da-norcia/
Guarino F., Melelli A. Abbazie benedettine in Umbria Perugia Quattroemme 2008
Farnedi G., Togni N. I monasteri benedettini in Umbria 2014
Nota
La galleria fotografica ed il testo sono stati realizzati da Silvio Sorcini.