Abbazia di San Lorenzo – Collazzone

La chiesa è l’unica cosa rimasta perchè il resto è adibito a civili abitazioni

 

Cenni Storici

L’abbazia benedettina di San Lorenzo sorge su un altura chiamata “di San Giovanni” a poca distanza dal paese omonimo.
Il colle, nel quale si trovava anche un’antichissima chiesa oggi completamente distrutta, deriva il nome dal famoso ordine dei cavalieri di San Giovanni che erano i proprietari dell’intera località un tempo appartenuta ai Templari.
Il complesso di San Lorenzo nasce come Abbazia benedettina e si trova citato per la prima volta nei documenti nel 1227, anno in cui un certo Oddone di Pietro dona all’abate Guglielmo alcuni appezzamenti di terreno, documento in cui risulta possedere diversi beni.
Tuttavia a giudicare dalla cripta romanica si può ipotizzare che l’epoca della costruzione dell’edificio risalga almeno al XI secolo.
Le vicende storiche del complesso sono legate alla vita del beato Simone da Collazzone, seguace di san Francesco.
Nel 1235 l’abbazia venne donata dal vescovo di Todi ai frati minori francescani e fu proprio per volere del beato Simone che vi si insediarono le clarisse.
Nel corso del XIII secolo il convento accrebbe i propri possedimenti.
Nel 1306 vi si rifugiò Jacopone da Todi, in cerca di un luogo solitario dove passare l’ultimo periodo della sua vita.
Secondo la tradizione Jacopone da Todi, morì nella notte di Natale dello stesso anno.
Per buona parte del XIV secolo riuscì a mantenere inalterato il suo prestigio, poi il convento divenne preda di scorrerie fino a quando, nella seconda metà del XIV secolo, per disposizione papale, le clarisse furono trasferite alcune nel monastero di Montecristo a Todi, altre all’interno delle mura di Collazzone.
Dopo il trasferimento delle clarisse, il convento conobbe un lento declino fino al completo abbandono.
Durante il periodo Napoleonico passò in proprietà del Demanio Pubblico, il vescovo di Todi lo concesse a fra Carlo di Neustria e già nel 1806 figura di proprietà di un certo Gervasi.
Dopo l’abbandono delle religiose, il complesso andò lentamente in rovina.
Passò in mano privata definitivamente nel 1844, quando l’ordinario diocesano lo concesse a fra Carlo di Neustria, un religioso francese che qui trovò l’ambiente ideale per la sua vita contemplativa.
 

Architettura

È difficile oggi intuire la conformazione dell’antico convento che risulta notevolmente modificato a seguito di interventi avvenuti nel corso dei secoli.
Ciò che risulta meglio visibile è certamente la chiesa: una struttura semplice suddivisa in tre navate da archi a tutto sesto e caratterizzata da una copertura a capriate lignee ed il complesso edilizio che la ospita conserva tracce dell’antico insediamento.
La sua origine romanica è ancora oggi riscontrabile nella cripta che conserva numerosi stilemi del secolo e che, come da una descrizione settecentesca, era adibita a luogo di sepoltura.
Al suo interno ospita il sepolcro di Matilde Marzia, la madre del beato Simone da Collazione, che morì nel 1240 lasciando nel convento le sue spoglie.
 

Cripta

E’ la costruzione più antica che, nonostante alcune modifiche avvenute nel XVII secolo, conserva l’impianto originario tipicamente romanico.
Presenta una pianta rettangolare coperta da quattro volte a crociera sorrette da sottarchi che si dipartono da un’unica colonna centrale.
 

Jacopone da Todi

Jacopo de’ Benedetti , più noto come Jacopone da Todi , nacque in una nobile famiglia tuderte, presumibilmente tra il 1230 e il 1236. Esercitò la sua professione di notaio nella cittadina, e nel 1267 sposò la contessina Vanna, figlia di Bernardino di Guidone di Coldimezzo. Un anno dopo durante una festa di ballo, crollò il pavimento e nel tragico evento perì la giovane moglie Vanna. Questo fatto cambiò la vita a Jacopo de Benedetti, che decise di dedicare la sua vita alla spiritualità. Si ritirò nel piccolo eremo oggi conosciuto come Santa Maria della Pasquarella, a Rioverci, sulle sponde del Tevere. Nel 1278 scelse di entrare nella corrente rigorista dell’Ordine dei Minori francescani, presso il Conventino di Sant’Angelo in Pantanelli , già fondato da San Francesco d’ Assisi, sempre lungo il Tevere verso Orvieto. Il Convento detto di Pantanelli è conosciuto anche per lo scoglio sul Tevere dove S.Francesco parlava ai pesci.
Jacopone da Todi, è conosciuto non solo per la sua vita da mistico , ma è noto soprattutto come poeta e famose sono le sue Laude. Le più famose sono “Il pianto della Madonna ” e “Stabat Mater” , quest’ultima presumibilmente scritta proprio nel convento di Pantanelli.
Il poeta, traduce l’ansiosa passione umana in figure potentemente drammatiche, poste di fronte al mistero della saggezza divina.
Promotore della corrente francescana dei poveri al seguito di Celestino V, venne pero’ giudicato troppo rigorista da Bonifacio VIII , successore di Celestino V, e per questo fu processato a Palestrina , condannato all’ergastolo, ed imprigionato nel carcere conventuale di San Fortunato a Todi. Solo con la morte di Bonifacio VIII, (1303) fu liberato, vivendo poi gli ultimi anni a Collazzone nell’ospizio dei Frati Minori annesso al convento delle Clarisse, morì la notte di Natale del 1306.
Restano di lui le belle Laude e lo straordinario messaggio di partecipazione al dolore espresso potentemente nello Stabat Mater.
 

Bibliografia

www.paesaggi.regioneumbria.eu
“ Abbazie Benedettine in Umbria” di Francesco Guarino e Alberto Melelli ediz. Quattroemme
 

Nota di ringraziamento

Si ringrazia la Diocesi di Orvieto – Todi per la disponibilità e per aver concesso le autorizzazioni alla pubblicazione.
 

Mappa

Link coordinate: 42.905095 12.439152

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