Abbazia di San Vittore – Otricoli (TR)


 

Cenni storici

L’abbazia di San Vittore sorse nei pressi della chiesa eretta in epoca paleocristiana in onore del santo martire Vittore che, secondo un’antica tradizione locale, sarebbe stato originario di Otricoli.
Dopo aver subito il martirio tra il 168 e il 171 insieme a Corona, i corpi dei due santi furono trasportati ad Otricoli, risalendo il fiume Tevere, e furono nascosti in un ipogeo vicino al fiume.
Nel 540, il vescovo san Fulgenzio riscoprì il corpo del martire Vittore e fece costruire la prima chiesa dedicata allo sua memoria ai margini della città romana di Otriculum, come indica l’iscrizione conservata nella collegiata di Santa Maria Assunta ad Otricoli:
IUBANTE DEO FULGENTIUS EPISCOPUS INVENTO CORPORE BEATI MARTYRIS VICTORIS IN CHRISTO NOMINE SUPER ALTARE CONSTRUXIT.
Nella chiesa di San Vittore, che alcune fonti indicano come la prima cattedrale di Otricoli, furono seppelliti i corpi di altri santi e martiri locali, tra i quali i martiri Corona e Medico, oltre al santo vescovo Fulgenzio.
Prima della fine del secolo XII, una comunità di Benedettini si insediò accanto alla chiesa di San Vittore e vi costruì un cenobio.
Le prime notizie relative alla chiesa, in origine Abbazia Benedettina risalgono al 1227; dalle fonti emerge che l’abate del monastero di San Vittore si appellò al pontefice Onorio III per non sottostare all’autorità di Narni poiché nella sua autonomia dipendeva direttamente dalla Sede Apostolica.
Nel 1233, nell’ambito di una riorganizzazione delle istituzioni monastiche della zona che prevedeva tra l’altro l’unione di San Benedetto in Fundis di Stroncone con San Matteo di Rieti, papa Gregorio IX sottopose l’abbazia di San Vittore alla giurisdizione del vescovo di Narni.
L’abbazia di San Vittore figura nei registri di pagamento delle Rationes Decimarum per gli anni 1275-1280.
Intorno alla metà del secolo XIII, i monaci abbandonarono l’abbazia a causa delle insalubri condizioni della zona e la progressiva distruzione degli edifici del complesso abbaziale, ciò a causa delle progressive inondazioni del Tevere; nel corso del tempo, infatti, il fiume aveva cambiato il suo corso avvicinandosi agli edifici abbaziali sottoponendo ad erosione il terreno dove erano costruiti.
Dopo la partenza dei monaci, tra il 1275-1297 la cura della chiesa era affidata ad un priore e ad un chierico.
In seguito all’abbandono del complesso monastico, la chiesa abbaziale divenne ben presto pericolante; per questo, nel 1316 Pietro, vescovo di Narni fece traslare il corpo dei martiri Vittore e Corona e dei santi Fulgenzio, Eleozimo, Nettado e Leopoldo che vi erano sepolti e questi, come si è detto, furono sistemati nella Collegiate di Santa Maria Assunta di Otricoli.
Dal secolo XVI alla metà del secolo XVII, San Vittore fu un priorato, i cui beni erano gestiti dai canonici della collegiata di Santa Maria Assunta.
Una rovinosa alluvione della fine del XVI secolo comportò la definitiva distruzione della struttura come descritto nella visita apostolica del vescovo Pietro De Lunel nel 1571.
Nel 1579 si tentò un restauro.
Nel 1611 fu rinvenuta la sepoltura del santo martire Medico, insieme ad altre cinquanta tombe scavate al di sotto della chiesa ed il martire due anni dopo fu traslato nella Collegiata.
La chiesa era oramai ridotta ad un rudere e in uno stato di completo abbandono.
Intorno allo metà del secolo XVII, i beni dell’abbazia furono dati in commenda, il primo commendatario di cui si ha notizia è il cardinale Giovan Battista Panfili, divenuto papa nel 1644 con il nome di Innocenzo X; ne seguirono molti altri.
Nel 1710, il vescovo di Narni, Francesco Saverio Guicciardi, interdì l’accesso alla chiesa di San Vittore, ormai divenuta inagibile.
L’attuale chiesa di San Vittore, più piccola della precedente, fu fatta costruire dal Cardinale Carlo Bichi addossata ai resti del complesso abbaziale e fu inaugurata e consacrata nel 1714 dal vicario foraneo Pietro Vichi, insieme ai canonici della collegiata di Santa Maria Assunta ed è quella che è arrivata fino ai nostri giorni.
Negli scritti dell’Antal si ricordano i trasferimenti di basi, capitelli e numerosi materiali ed elementi scultorei antichi dal podere Cisterna.
I terreni dell’abbazia risultano dati in affitto almeno fin dal 1835 allo famiglia Basili che, dopo
le indemaniazioni dello Stato italiano nel 1860, li riscattarono e ne divennero i proprietari.
 

Aspetto esterno

La chiesa di pianta rettangolare voltata a botte, con facciata sormontata sul lato sinistro dal campanile.
Sulla facciata si apre il portale centrale circondato da due finestre rettangolari con l’architrave costituito da una cornice in marmo del secolo I d.C. e il franamento di un’epigrafe usato come gradino.
Altri clementi di reimpiego sono stati riportati alla luce durante i lavori di ripulitura e di messa in sicurezza dell’edificio nel 2008, tra i quali un capitello corinzio o dei frammenti di iscrizioni databili tra il secolo I a.C. e d secolo I d.C., probabilmente originari del monumento funerario rotondo eretto a fianco della via Flaminia, all’ingresso dell’antica città romana di Otriculum.
 

Interno

All’interno sulla parete di fondo è presente una finestra ellittica a sinistra un’apertura rettangolare e numerosi materiali archeologici inglobati nella struttura muraria, tra questi un’iscrizione frammentaria in latino e un capitello corinzio.
Ciò che rimane dell’edificio monastico è ben poco, un ampio portale con stipiti in travertino sormontati da un architrave dello stesso materiale, ed un tratto di muro in blocchi di tufo squadrati.
 

Fonti documentative

http://www.otricoliturismo.it/storia/otricoli/storia

BIBLIOTECA DEL SENATO DELLA REPUBBLICA, Catalogo della raccolta di Statuti, consuetudini, leggi, decreti, ordini e privilegi dei comuni, delle associazioni e degli enti locali italiani dal medioevo alla fine del secolo XVIII, a cura di C. CHELAZZI, vol 5, N-Q, Firenze, Leo S. Olschki Editore, 1960
Regione Umbria Centro Storico Benedettino Italiano – Monasteri Benedettini in Umbria: alle radici del paesaggio umbro – direzione scientifica di Giustino Farnedi O.S.B. Repertorio dei monasteri a cura di Nadia Togni – 2014
C. PIETRANGELI, Otricoli. Un lembo dell’Umbria alle porte di Roma, Roma, 1978
M. TABARRINI, L’Umbria si racconta. Dizionario E-O, Foligno, 1982, 497 – 501

http://www.treccani.it/enciclopedia/otricoli_

 

Nota

La galleria fotografica ed il testo sono stati realizzati da Silvio Sorcini.
 

Mappa

Link coordinate: 42.415460 12.462215

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