Borgo di Trisungo – Arquata del Tronto (AP)

Cenni Storici

Trisungo (Trësunghë in dialetto ascolano) è una frazione del comune di Arquata del Tronto in provincia di Ascoli Piceno.
Il piccolo centro si allunga ai bordi della vecchia consolare Salaria, sulla riva destra del fiume Tronto, godendo del panorama del paese e della Rocca di Arquata del Tronto.
Trisungo sorge a 601 m s.l.m. nell’alta Valle del Tronto.
Stretto da alte vette tra le quali quella del monte Vettore (2476 m s.l.m.).
Il contesto ambientale risulta di importante rilevanza ed è infatti inserito all’interno di due aree protette, il Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga e il Parco Nazionale dei Monti Sibillini.
La zona è ricca di sorgenti, verdi prati, grandi aree boschive e pascoli d’alta quota.
Il toponimo risulterebbe dalla variazione di tres e jungo, cioè di tre e di congiunto, indicando il punto dove si incontravano le tre strade che attraversavano il paese: il vorsus, direzione Borgo di Arquata, la Salaria e la via che portava a Colle.
Il piccolo centro era diviso in tre contrade o rioni: Contrada Ponte, la più vecchia, Vicinato e Trisungo.
 

Monumenti e luoghi d’interesse

La Chiesa di Santa Maria delle Grazie
Nel XVI secolo nella frazione era già esistente la chiesa dedicata a san Giacomo, divenuta troppo piccola per contenere tutta la popolazione durante le funzioni, si sentì l’esigenza di costruire un nuovo edificio religioso.
Le 25 famiglie Petrucci, residenti nel paese, scrissero una petizione ai canonici di San Giovanni in Laterano per ottenere il consenso di edificare una nuova chiesa sull’altra sponda del fiume, testualmente: riusciva incomodo al popolo del Rione Ponte partecipare a tutte le funzioni religiose, specie d’inverno quando per l’abbondanza delle acque era più che mai difficile per i vecchi, per i fanciulli e per le donne incinte guatar fiume.
Nel 1580 fu concesso l’ordine di poter costruire una chiesa dedicata a Santa Maria delle Grazie che fu ultimata nel 1585.
L’edificio, dalle dimensioni modeste, si presenta con una facciata semplice e priva di ornamenti. Il portale è del XVI secolo con alcuni elementi decorativi del ‘400.
Il campanile aguzzo, il portale e l’altare, dedicato alla Madonna delle Grazie, sono realizzati in conci di pietra arenaria tipica del luogo.
La chiesa si sviluppa in una sola navata coperta da un tetto a capanna.
Ai lati dell’ingresso due finestre rettangolari danno luce all’ambiente.
Il suo interno fu decorato con pitture murali che risalirebbero ai secoli XVI e XVII, ma furono danneggiati da una piena del fiume Tronto avvenuta nel XVIII secolo, quando la chiesa per questa necessità subì i primi restauri.
Nel 1832, sulla parete di sinistra fu scavata una nicchia per ospitare una tomba gentilizia.
Un’altra nicchia fu aperta per l’altare ligneo dedicato alla Madonna Addolorata ed al Cristo Morto.
Un altro importante restauro vi fu nel 1932, quando si rinvennero i sette affreschi ricoperti dopo la piena del fiume.
Meritevole di interesse è quello, (centrale della parete di destra), raffigurante sant’Antonio abate, benedicente, riconoscibile dal tau sulla pellegrina gialla, simbolo che durante il medioevo identificava il santo eremita, dalla campanella sul pastorale e dal muso del maialino che si osserva in basso.
Lo sfondo dell’affresco descrive un paesaggio agreste con greggi, ovini e pastori, voli di uccellini ed in alto a destra una chiesa.
Ai lati due candelieri ed in basso sotto la cornice la scritta: TEMPORE REVENNI PIETRAGNILI PETRUTTII.
A fianco di sant’Antonio abate, vi è l’affresco di san Giovanni Battista con la scritta: “QUESTA OP. A. F. FARE JOVAN VINCENZO DE IOVANO P. VOTO 1595“.
Altri affreschi raffigurano la Madonna con Bambino e tre santi: sant’Agostino, san Pietro e san Paolo.
 

La casa più antica del paese del 1500

Nel Rione Ponte si trova la casa più antica del paese, discretamente conservata, presenta un volto alato di angelo su un architrave, una civetta che regge un altro architrave, una nicchia affrescata sopra l’ingresso e uno scudo murato con incisa la data 1515.
 

Il Cippo Miliare di Trisungo

A Trisungo è stato rinvenuto un reperto di epoca romana, nel 1831, nel letto del fiume Tronto, un rocchio di colonna in travertino datato 16 a.C., nelle immediate vicinanze della località conosciuta come Centesimo, dove ora si trova murato sulla parete di una casa medioevale.
Il miliario della Via Salaria romana documenta un Senato Consulto, del 22 a.C., con cui Augusto dispone un intervento riadattativo della Salaria lungo la Valle del Tronto. Definito nell’elenco dei monumenti notevoli dell’ascolano del Gabrielli “…colonna romana del tempo di Augusto, con iscrizione”. Il cippo era, solitamente, costituito da una grossa pietra naturale nelle sue espressioni più semplici, questo, invece, è un manufatto a forma di colonnetta, alto 70 cm, e con una sezione poco più piccola. Aveva lo scopo di esprimere la distanza chilometrica progressiva dal punto di origine della strada, in questo caso della Salaria la cui origine era Roma.
Sul miliario, oltre alla distanza, si scolpiva anche il nome dell’imperatore o del magistrato che avevano restaurato o commissionato la realizzazione della strada sulla quale il cippo era posto.
L’iscrizione può avvalorare l’ipotesi della coincidenza del luogo Ad Centisimum, riportato nella Tavola Peutingeriana, fosse proprio questo.

 

Mappa

Link coordinate: 42.773372 13.313412

Rispondi a Cardino Schiavoni nato a Trisungo nel 1953 trasferitosi a Bologna da circa 60 anni.Sono tanti anni che non torno ma presto lo farò. Annulla risposta

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