Cappella di Sant’Angelo – Cecanibbi di Todi (PG)

La Cappellina è visitabile seppur di proprietà privata, infatti per una visita basta contattare i proprietari attraverso i numeri di telefono o scrivere una mail ai riferimenti posti in fondo all’articolo.
Un emblematico esempio di come si può valorizzare un bene di proprietà privata attraverso la sensibilità e la disponibilità dei proprietari.

 

La Cappella di Sant’Angelo all’interno del castello

La prima attestazione dell’esistenza di una chiesa dedicata all’Arcangelo è contenuta in un elenco dei censi del 1399 (ecclesia sancti Angeli de Cechanibio) in cui compare il nome del rettore Petrus Nucij.
In un inventario compilato nel 1467 viene detta sancti Angeli de Ciecanibio.
Dall’Alvi sappiamo che nel 1520 la colletta veniva fatta dal vicario Alexander ser Pollo.
Tre visite pastorali ci forniscono informazioni interessanti.
Nel 1567 mancando il rettore le funzioni sono svolte da un cappellano; occorre realizzare un tabernacolo ligneo dorato e un fonte battesimale; nell’inventario finale, oltre i paramenti sacri e le suppellettili, sono elencate due pietre consacrate una con e una senza reliquie e una croce di legno. Nel 1573 il visitatore trova la chiesa utilizzata come cella vinaria e ordina che venga costruito un nuovo ingresso più decoroso.
Un anno dopo (1574) il Camaiani, dopo aver constatato l’indecenza del luogo di culto, ordina o di ingrandire e rinnovare l’oratorio o di costruire un nuovo edificio fuori dal castello.
Da questo momento l’ambiente viene abbandonato e in seguito verrà adibito a deposito e cantina.
Nel tempo si perderà la memoria della dedicazione a san Michele e il locale verrà ricordato, nella visita apostolica del 1808, come cappella di Santa Celestina e sede di una venerabile compagnia.
I recenti lavori di restauro (2010-2017) hanno restituito notevoli testimonianze pittoriche e storico-documentarie.
 

Esterno

La cappella si trova a ridosso dell’ingresso settentrionale dell’abitato.
E’ stata parzialmente inglobata dalla costruzione di edifici successivi.
La sua presenza è rivelata sul lato meridionale solo da un portone ligneo sovrastato da un architrave in nasso con l’incisione IHS.
E’ stata ricavata ampliando, verso ovest, nel XIV secolo (dopo la battaglia di Montemolino del 1310 e prima della peste del 1348) l’ambiente al pianterreno di una torre di guardia eretta forse nel XIII secolo.
Gli ambienti superiori della torre, ampliati anch’essi, divennero dapprima casa parrocchiale e poi sono stati adibiti ad abitazione privata.
Sotto la chiesa un vano quadrangolare parzialmente ricavato nella roccia racchiudeva un pozzo, ora chiuso, per l’approvvigionamento idrico da parte degli abitanti della torre.
Vi si accedeva dai piani alti attraverso una scala interna.
In seguito fu utilizzato come luogo di sepoltura.
 

Interno

Vi si accede dall’ingresso del XVI secolo chiuso da un portone ligneo a due ante che reca incise sul retro la data 1869 e le lettere DLLP, probabili iniziali dell’artigiano o del committente.
Si percepisce chiaramente che la cappella è il risultato dell’accorpamento di due ambienti distinti.
Al vano quadrangolare della torre, in origine coperto da un solaio ligneo, fu aggiunto, nel XIV secolo, lo spazio rettangolare verso occidente.
Tutta l’aula fu voltata, utilizzando laterizi, in parte a crociera, con l’aggiunta di quattro mensole angolari e due semipilastri, e in parte a botte.
Nella parte più antica è venuta alla luce una postierla, piccola porticina molto stretta utilizzata come via di fuga in caso di assedio che consentiva il passaggio di una persona per volta.
Questa apertura era collegata con il piano superiore e con quello inferiore attraverso scale ricavate nello spessore della muratura e veniva serrata dall’esterno con una stanga lignea (ne sono stati rinvenuti i fori di alloggiamento).
Da notare la soglia lapidea e il concio in pietra con l’incasso circolare per il cardine. Successivamente vi fu realizzata una feritoia.
Sulla parete d’altare è stata ricavata una finestrella, chiusa nel XVI secolo per ampliare la superficie dipinta e poi riaperta, tamponando un’originaria porta.
La semplice acquasantiera in nasso è cinquecentesca.
I lavori di restauro sulle pareti del vano rettangolare hanno restituito quattro antiche feritoie e la finestra di fondo sopra quella attuale.
Furono sigillate quando nel XVI secolo furono alzati i due edifici confinanti.
Nel Trecento avevano la funzione di vigilare la via lungo il Tevere, l’ingresso al castello e di comunicare con le altre torri e fortificazioni poste sui rilievi circostanti.
Una feritoia nel Cinquecento fu trasformata in altarolo.
I lavori di restauro, rimuovendo le vecchie stuccature, lo scialbo a calce di fine XVI secolo, le tinteggiature recenti e le malte cementizie, hanno messo in luce notevoli porzioni d’intonaci originali trecenteschi e ampi brani pittorici.
Sulla parete meridionale fu realizzato un affresco raffigurante San Rocco, protettore contro la peste.
Fu commissionato come ex voto da un fedele.
L’iscrizione recita:
LA FACTO FARE MATTIO DE PIERIOANNE DE CIECANIBII I….. DI II DE DICEMBRE.
Fu eseguito nella prima metà del XVI secolo da un pittore vicino all’artefice che realizzò nello stesso torno di anni l’affresco Lo sposalizio della Vergine nella vicina chiesa di Pian di San Martino.
Sulla parete opposta un San Sebastiano è opera di un seguace dello Spagna che nel 1520 dipinse una Maddalena nella terza cappella di destra del San Fortunato di Todi.
Gli intonaci vicini hanno restituito interessanti graffiti e iscrizioni di carattere devozionale: un elegante nodo di Salomone, una dotta citazione latina tratta dalle Tuscolane Disputationes di Cicerone che recita proprium enim stultitiae est aliorum vitia cernere et suorum oblivisci (è proprio della stoltezza il vedere i vizi degli altri, e il non ricordare i propri), un riferimento alla conclusione di un rito liturgico con la data 1536 die 2 More solito facto, una croce quadrilobata posta sopra il piccolo altarino e altre iscrizioni minori tra le quali JO(S) BDJNO interpretabile come Giovanni Berardino, probabile membro della confraternita di Sant’Angelo.
Il muro orientale era occupato, nella zona centrale inferiore, da un altare ligneo intorno al quale si dispongono tre stesure di intonaci, due dei quali dipinti.
A destra della finestrella, entro una cornice rossa, si è salvata un’antica immagine dell’Arcangelo Michele in veste di guerriero con lancia e scudo crucisignato.
Risale probabilmente alla fine del XIV secolo o agli inizi del successivo.
Fu danneggiata dall’umidità e dal calore delle candele poste alla base.
Da notare il disegno preparatorio nero e la presenza dell’azzurrite che veniva stesa a secco con un collante proteico.
A sinistra dell’apertura si notano lacerti di affresco (rossi ed ocra) dello stesso periodo coperti nei primi decenni del XVI secolo dal San Michele psicagogo che uccide il demonio.
Il gruppo è collocato sotto una sorta di arco di trionfo classico.
Il santo, a mo’ di imperatore romano, conserva sul pettorale tracce delle dorature originali.
Di questo interessante pittore non si conoscono altre opere: conosce Perugino e Raffaello e ne ripropone i disegni.
Ai piedi correva l’iscrizione dedicatoria purtroppo mutila ..FEGURA FA…DA CECANIB… Alla sinistra una contemporanea Imago Pietatis di eccellente fattura ripropone uno schema iconografico desunto da opere di pittori quali Antoniazzo Romano, Pier Matteo d’Amelia e Pietro Perugino.
All’estrema destra è dipinta una Madonna col Bambino di matrice spagnesca molto rovinata.
Proviene dalla cappella una croce in marmo scolpita nel XIV secolo rilavorando un frammento di una cornice romana: forse doveva trovarsi sull’antico ingresso dell’edificio.
 

Fonti documentative

M. LABATE, I dipinti murali della cappella di Sant’Angelo nel Castello di Cecanibbi di Todi (PG): vicende storico-artistiche e restauro, Tesi di laurea, A.A. 2010-11, Università degli Studi della Tuscia di Viterbo, Facoltà di Conservazione dei Beni Culturali.
 

Informazione

I proprietari sono estremamente cortesi nel consentire l’accesso alla cappella.
Per contatti e informazioni:
monipe@infinito.it
darpap@teletu.it
marcello131072@yahoo.it tel. 3494990299
 

Nota

Il testo e parte della Galleria Fotografica sono stati prodotti da Marcello Labate.
 

Mappa

Link coordinate: 42.812898 12.371355

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