Castello di Borghetto – Tuoro sul Trasimeno (PG)
Cenni Storici
Le risorse naturali che questo luogo offre, il lago, il bosco, la pianura coltivabile e una buona esposizione, hanno favorito la frequentazione umana già in epoca pre-protostorica.
Tracce di un insediamento di età etrusco-romana (I sec. a.C. – Il d.C.), ove risiedevano pescatori professionisti, sono state rinvenute ai piedi del colle di Puntabella.
Presso la località Badiaccia, nel sec. XIII era presente il Monastero benedettino di San Martino della Vena, sottoposto all’Abbazia di Farneta e alla Diocesi di Arezzo e intorno ad esso, è documentato nel 1282, insisteva il piccolo agglomerato urbano, primo nucleo dell’attuale abitato (Villa Burgi novi), posto sul confine del Contado perugino.
Il confine antico doveva quindi sfilare tra Tuoro e Passignano ricalcando quello linguistico (le parlate di Tuoro e, ancor più, di Borghetto sono più vicine al Chianino cortonese rispetto alla parlata di Passignano, che tende in maniera decisa verso il perugino).
Nel 1388, la piccola rocca edificata dai perugini, non era più sufficiente a guardare questo territorio conteso ai Cortonesi, agli Aretini e ai Fiorentini, pertanto i Magistrati Perugini edificarono il cosiddetto “Borgo Nuovo” con muraglie e torri per difendere la porta d’accesso al lago di Perugia cioè al Trasimeno.
La nuova fortificazione doveva garantire la difesa dell’unico accesso costituito dallo stretto corridoio tra lago e montagna, il cosiddetto “Malpasso” attraversato nel 217 a.C. anche dalle truppe di Annibale e Flaminio che si scontrarono subito dopo nella conca di Tuoro.
L’anno seguente i Magistrati ordinarono che fossero dati a Simone di Bartolomeo, affittuario delle acque del lago, per “difesa Castri Burghi Novi quatuor balistas, tria centenaria verettorum, unam Bombardam et pallottas ipsius bombardae et pulverem in numero sufficiente“.
Il paesetto era diviso dalla strada in due parti: a sud Stato Pontificio, a Nord Granducato di Toscana; di cui il fiorentissimo contrabbando.
Matteo dell’Isola nella sua opera “Trasimanide” scritta nella metà del 1500 dice: “Borghetto già chiaro per la milizia e l’agricoltura, adesso è un borgo di carbonari. Scerpano la radice degli scopi (eriche) per fame carbone. All’occasione sono anche ladri e briganti, molti sono accattoni“.
Agli inizi di marzo del 1390 i Fiorentini, alleatisi con i nobili fuoriusciti perugini, presero la Rocca e il Borghetto e portarono quasi a compimento la costruzione del “Castrum Burgi novi“, sicuri di mantenerne a lungo il possesso.
II castello di Borghetto fu più volte preso e riconquistato, rovinato e ricostruito nel corso di circa 2 secoli e mezzo.
La Torre del Borghetto viene citata per la prima volta in un documento del 1422.
Essa fu utilizzata per circa 4 secoli come prigione per i trasgressori delle norme che regolavano la pesca sul lago.
Nel 1479 Borghetto, come tanti altri castelli del lago e del Contado di Perugia, venne occupato dall’esercito fiorentino guidato da Roberto Malatesta Signore di Rimini nel corso della guerra contro il Papa.
Nel 1501 fu teatro del memorabile scontro tra le nobili famiglie perugine dei Baglioni e degli Oddi nella quale quella degli Degli Oddi fu decimata da quella dei Baglioni.
Pompeo Degli Oddi fatto prigioniero da Gian Paolo Baglioni in questa Battaglia, fu strangolato la notte seguente nella rocca del Borghetto.
Il luogo fu terreno fertile per le scorrerie di opposte fazioni fino a divenire pressoché inabitabile.
Ciò costrinse le autorità perugine nel 1411 a donare “due mine di terreno” (quasi un ettaro) a coloro che avessero avuto intenzione di stabilirsi a Borghetto.
Nel 1643 subì forse l’ultima distruzione ad opera dell’esercito del Granduca Ferdinando II di Toscana nel corso della guerra contro l’esercito pontificio.
Questo castello non ebbe una popolazione stabile, fu abitato da buoni soldati e contadini e l’attività della pesca non risulta essere la principale occupazione degli abitanti, infatti nel primo Cinquecento, sempre Matteo dall’Isola scrive che vi vivevano anche dei carbonai.
La precarietà del luogo, soggetto ai rischi della guerra e alle piene del lago, non favoriva l’insediamento stabile delle famiglie, seppur incoraggiate dalle regalie dal Comune di Perugia.
Le opportunità offerte da questa terra di confine, frontiera di Perugia e poi dello stato pontificio, attrasse nel tempo anche ladri, briganti, contrabbandieri e accattoni che la rese terra inospitale per le continue razzie.
Su questa frontiera verso la Toscana, si praticava in modo massiccio il contrabbando, soprattutto di grano, con la complicità dei doganieri.
Ne erano i beneficiari soprattutto alcuni nobili e possidenti della Piana, di Panicale, Magione, Monte del Lago.
Veniva utilizzata allo scopo la via del Lago, a mezzo dei barconi, o lo stesso tracciato stradale, con le merci che transitavano sulle groppe di muli e cavalli.
Anche il brigantaggio imperversava per queste terre, pratica che durò per tutto il Settecento.
Il senso di insicurezza e precarietà, acuito dalle numerose oscillazioni ed escrescenze del lago (una cronaca del 1756 narra che si entrava nel castello in barca da una porta guarnita da due torri) non rendeva la vita tranquilla.
Per molti dei nuovi residenti quello del pescatore è stato un mestiere appreso, che non sempre veniva praticato in modo esclusivo.
Rispetto alle principali comunità pescherecce del lago, ove la professione veniva esercitata a tempo pieno utilizzando impianti fissi di cattura, a Borghetto la pesca veniva praticata in spazi d’acqua contenuti, con strumenti e metodi semplici, ma efficaci, considerata la buona pescosità di queste acque.
La differenza di intendere la pesca alla maniera degli abitanti di Isola Maggiore o di San Feliciano, i Borghigiani privilegiavano una pratica piscatoria improntata sull’individualità piuttosto che sulla collettività: per questo i pescatori di Borghetto, le cui tecniche di pesca erano considerate povere e meno fruttuose rispetto ai “professionisti del settore“, furono definiti ironicamente “pescatori di terra“.
Il porto di Borghetto compare tra gli 8 censiti nel 1566 al Lago di Perugia, nella “Cedola” (o Legge sul Lago Trasimeno) di Papa Pio V; nella stessa è menzionata anche la grande torre del castello, utilizzata anche in quel tempo come prigione per i trasgressori delle disposizioni pontificie.
Nel secolo scorso, durante il quindicennio che seguì il secondo dopoguerra, il livello delle acque scese notevolmente e il Trasimeno si ridusse a un’enorme palude e i pescatori vissero un periodo molto difficile.
A partire dal 1960, con l’aumentare della quantità delle precipitazioni, furono evidenti i benefici effetti dei lavori compiuti per l’ampliamento del bacino scolante.
Il lago recuperò rapidamente le perdite e i pescatori fecero delle pesche eccezionali.
Ancora oggi il paese, che conta circa 300 abitanti, è diviso, da un punto di vista amministrativo, tra due regioni: Umbria e Toscana; tra due province: Perugia ed Arezzo; ed appartiene a tre comuni: Tuoro sul Trasimeno, Cortona e Castiglione del Lago.
Aspetto
Dell’antico castello, che presenta una planimetria rettangolare, oltre alla chiesa parrocchiale di S. Martino, rimane la torre dell’angolo sudorientale, che più alta e possente delle altre, svetta sulle case simbolo della frazione; oltre a questa, sono leggibili ancora tratti di mura medievali e le torri angolari più piccole oggi trasformate in civili abitazioni.
Intorno al 1570, l’architetto militare Cipriano Piccolpasso ritrae la prima rappresentazione visiva del castello disegnandone la pianta.
Esso appare di forma rettangolare, con agli angoli quattro torrioni collegati da mura merlate alla cui sommità si sviluppa il camminamento di ronda.
Nel mezzo di due mura sono disegnate due torri fuoriuscenti semicircolari, dalle cui feritoie, in caso di attacco, si effettuava il tiro di fiancheggiamento, risorsa questa molto vantaggiosa per i difensori.
Infine, all’interno del cortile, sono poste varie abitazioni ma senza una precisa collocazione in isolati.
Nel disegno non si notano né le due porte, una levante e l’altra ponente, né vi è indicata l’antica chiesa di S. Martino.
La Sagra
Nel 1964, a Borghetto, l’istituzione della “Sagra del pesce” segna un momento di rilancio dell’economia peschereccia.
Quello di fine giugno è ancora un appuntamento immancabile per tutti coloro che vogliano gustare le ricette tradizionali del Lago Trasimeno.
Fonti documentative
Cartellonistica in loco a cura dell’Associazione Culturale “Sagra del pesce”
http://www.prolocotuorosultrasimeno.it/borghetto/
Don Egidio Binacchiella – Il Lago Trasimeno i suoi dintorni – 1972
Don Edoardo Vignali – Cronistoria della Parrocchia di San Martino al Borghetto dall’anno 1929 – Comitato “Sagra del pesce” di Borghetto Comune di Tuoro sul Trasimeno