Castello di Branca – Branca di Gubbio (PG)

Il castello è di proprietà privata.

 

Cenni storici

Si suppone che forse Teuzenda Randi fu la prima proprietaria, 1147, del castello di Branca.
Attraverso acquisti o cessioni in enfiteusi, il Comune di Gubbio nel 1275 ne ottiene la sovranità totale.
Nel 1378 si ribella al vescovo di Gubbio, nel 1390 subisce un attacco e viene parzialmente distrutto.
Nei 1391 fu restaurato e rinforzato.
Corradutius dompni Corradi de la Branca ottiene, nel 1406, da Guidantonio da Montefeltro la “custodia” del castello di Baccaresca.
Questo feudo rimase ai signori della Branca per quasi tutto il XVIII secolo, per quanto, dai documenti presi in esame, i Gabrielli, nel 1378 ne erano proprietari almeno di una parte.
Verso la seconda metà del 700, mentre questa nobile famiglia della Branca andava estinguendosi, la contessa Francesca della Branca sposò il marchese Carlo Mosca, membro di una antica e nobile famiglia bergamasca legata per vincoli di parentela a ricchissime e nobili famiglie lombarde e persino a papa Clemente XI.
Il 28 maggio 1757 il marchese Carlo Mosca fu aggregato al patriziato eugubino, e nel 1760 fu anche Gonfaloniere di Gubbio.
Ereditò per parte dalla moglie il castello di Branca.
Da questo matrimonio nacque Francesco che sposò la principessa Imperiali.
I discendenti si imparentarono per linea femminile o maschile con il fior fiore della nobiltà umbra e nazionale: Boschi di Bologna, Anguissola Comneno, conte Sassatelli, principe Chiaramonte, Toschi di Modena il quale, trasferitosi a Gubbio sposò la contessa Vittoria Mosca da cui ebbe un figlio, Benedetto, nato a Gubbio nel 1858.
Verso la fine dell’800, una parte del castello fu ceduta dal marchese Mosca ai signori De Pretis, ed oggi ne è proprietario il Dott. Giovanni.
La rimanente, nel 1916, fu ceduta dal marchese Rosselli del Turco di Firenze agli stessi signori De Pretis, ed oggi ne é proprietario il Dr. Alessandro.
Il castello della Branca, posto sulla sommità di un colle, a 500 metri, domina una vasta zona di orizzonte.
Le costruzioni addossate ai vecchi palazzi fortificati, creano ancora una tipica atmosfera di borghetto medioevale.
 
 
 

La Chiesa di Sant’Andrea

Era la chiesa castellare del fortilizio di Branca.
Una prima testimonianza dell’esistenza della chiesa è contenuta in un documento del 1295 dove si attesta che Don Bartolo è rettore della Chiesa di S. Andrea.
Nel 1397 le chiese di San Silvestro e di San Andrea sono elencate insieme, sotto un unica voce, come dipendenti del monastero di Santa Maria d’Alfiolo e pagano XV libbre di denari ravennati di tassa ecclesiastica.
In documenti del ‘300 e del ‘400 abbiamo diverse notizie riguardanti l’esistenza di questa chiesa che paga la decima al monastero d’Alfiolo.
Nelle Visite Pastorali del vescovo Mariano Savelli (1561-1595) viene fatta una accurata descrizione delle suppellettili della chiesa che erano bisognose di riparazione e in quelle successiva fatta all’inizio del ‘600, appare un lungo elenco di ciò che si deve riparare.
La chiesa di S. Andrea contigua al castello della Branca viene così descritta: “…posta in monte…lunghezza di detta chiesa passi n. 25 larga 9 alta piedi 15. Il pavimento è di mattoni con doi scalini verso l’altare maggiore, ha in più parti bisogno d’accomidamento”.
Con i suoi 25 passi di lunghezza e 9 di larghezza, la chiesa di S. Andrea è la più grande un quante conosciamo in quel periodo a Branca.
Nel 1692 quando il vescovo visitò la chiesa la trovò quasi caduta, nuda e spogliata delle suppellettili necessarie e addirittura indecente, per questo sospese questa chiesa, proibendo per l’avvenire di celebrarci la messa.
Ordinò “di riattarla, di riparla, provvederla delle necessarie suppellettili nel termine di 6 mesi sotto pene a suo arbitrio” (Inutilmente).
Nella V. P. del 1696, avendo ancora una volta avendo trovato gli altari indecenti, le pareti scalcinate, il vescovo ingiunse questi decreti per i conti Ottaviano, Andrea, Rinaldo della Branca allora proprietari.
Nel tempo di 4 mesi “sub poena indignationis omnipotentis Dei” sappiano gli stessi conti che se nel detto tempo non provvederanno, dovranno rendere conto in vita e in morte a Dio onnipotente”.
Il duro decreto, finalmente, non passò inosservato.
Nella V. P. del 1701, infatti, si dice che il conte Ottaviano fa riattare e intonacare la chiesa di S. Andrea.
Nel 1722 sono i figli del conte Ottaviano che iniziano a ricostruire la sagrestia.
A metà del ‘700, il vescovo non fa decreti, perché tutto nella chiesa è stato sistemato.
Ma la stessa, ritornò in uno stato pietoso a metà dell’800.
Una descrizione del 1916 ci fa comprendere che era stata restaurata e resa più piccola.
La chiesa è rettangolare, lunga 10 metri e larga 6 con travatura a tetto”.
Anche così ridimensionata e descritta in buono stato, in pochissimi anni si ritrova in pessime condizioni.
Nel 1931 il vescovo ordina al parroco di Branca di interessare i signori Depretis affinché riparino la chiesa di S. Andrea altrimenti sarebbe stata interdetta.
Dopo tale decreto, stando ai ricordi di alcuni anziani, si continuò ancora per diversi anni a celebrare la messa nel giorno della festa di S. Andrea, il 30 di novembre, dopodiché andò definitivamente in rovina.
Al suo posto la famiglia De Pretis fece edificare un’edicola i cui lavori sono iniziati nel 2007 ed è ciò che resta della prima parrocchia e prima chiesa che sia sorta in onore di S. Andrea a Branca Alta.
 

Fonti documentative

B. Cattaneo e F. Cece – Branca la Parrocchia – 2015
P. L. Menichetti – Castelli, Palazzi Fortificati, Fortilizi, Torri di Gubbio dal secolo XI al XIV – 1979
 

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