Castello di Cascito – Foligno (PG)

Castello della montagna folignate andato pressochè completamente distrutto.

 

Cenni storici

La storia di Cascito è strettamente legata al Castello di Casale (riconosciuto come tale nel 1089) da cui dipendeva sia per la vicinanza territoriale sia per antiche tradizioni tipiche di questi villaggi situati sul ramo occidentale della dorsale appenninica umbro-marchigiana.
La villa di Cascito che era annessa alla cura di S. Andrea della villa di Casale, pagava le decime al curato pro tempore di questa villa.
Il piccolo insediamento di Cascito, oggi completamente disabitato, ubicato tra Casale e Cancelli, per un lungo tempo è stato legato a Casale in quanto erano entrambi sotto la giurisdizione dell’abbazia di Sassovivo.
Cascito è nominato in un documento datato 28 febbraio 1217 inviato dalla S. Sede Apostolica da parte del Papa Onorio III a Nicolò abate del Monastero di S. Croce di Sassovivo e ai suoi monaci; con questa lettera si riconferma la protezione sul monastero e sulle sue dipendenze, mantenendo anche gli antichi privilegi già concessi dai suoi predecessori.
Il documento è importante perché ci presenta l’elenco delle varie proprietà del monastero sia nella zona di Foligno che fuori, e fra queste proprietà c’è la “Cella” di Scapoli e tutti i suoi possedimenti in Pale, Casale, Cascito, Lacus, S. Stefano, Cifo, Volperino, Fraia, Cupigliolo, Pisenti, Polveragna, La Franca, Sostino, Landiano (Leggiana), Fabriano (di Rasiglia) e Venara, terre, persone, boschi che sono in Scapoli … e altri possedimenti.
Quindi nella suddivisione territoriale della montagna folignate Cascito in quel tempo era nella “Cella” di Scopoli.
Pochi anni dopo, il 21 gennaio 1226, al tempo di Onorio Papa e Federico imperatore, Filippo di Rodolfo, podestà di Foligno, promette al Monastero di Sassovivo, nella persona del priore Ventura e dei monaci Paolo, Compagno e Giovanni, di esentare dai tributi gli “homines” del monastero (i dipendenti) abitanti nel distretto di Foligno e precisamente nelle località di Scapoli, villa di Landiano, Cifo, Cannaiola, Acqua S. Stefano, Lacu e Cascito.
Cupoli e Civitella costituivano comunque agli inizi del secolo XV un sindacato, una comunanza, Universitas Cupori et Cancelli che comprendeva le comunità di Armalupo, Cancelli, Cascito (Universitas Casciti).
In altri documenti, gli storici ricordano che nei pressi del paesino sorgeva la Chiesa di San Valentino della quale ancora oggi si possono vedere i pochi resti dei muri perimetrali; un’altra chiesa sorgeva all’interno del paese ed era di natura privata.
Tale edificio seppur malandato ancora sopravvive, è di modestissime dimensioni ed è dedicato alla Madonna delle Grazie; al suo interno vi è un piccolo altare e nella parete vi è affrescata una Madonna in trono con Bambino incoronata da angeli, nell’arco Dio benedicente e angeli.
L’affresco presenta una scritta nella cornice che ricorda la committenza, una certa Verginia Antinori e una data che si è quasi del tutto sbiadita ma si riconoscono le prime due cifre “1 6….” da cui si può dedurre che la chiesa sia seicentesca.
Purtroppo copiose infiltrazioni di acqua stanno seriamente danneggiando l’edificio.
I primi dati statistici riguardante gli abitanti risalgono al Concilio di Trento; dalla Visita apostolica effettuata a Foligno nel 1573 risultano questi dati: Casale e Cascito, famiglie 22, ipotizzando che di queste famiglie in media facessero parte 5/6 persone, risulta che vi erano circa 110 persone ripartite nelle due ville.
Nel 1644 secondo lo Jacobilli a Cascito erano censiti 8 fuochi per un totale di 44 persone (dati forniti allora dai parroci).
Sempre secondo lo Jacobilli nelle sue “Cronache di Foligno“, nel 1471 diverse famiglie della montagna tentarono di spostarsi ed andare ad abitare in pianura vicino alla città, tentativo reso però difficoltoso dal Comune di Foligno.
Gli abitanti della montagna infatti erano incoraggiati dagli stessi statuti a costruirsi le proprie abitazioni mentre venivano scoraggiati ad abbandonarle, ciò in conseguenza della tecnica difensiva della città di Foligno al tempo dei Trinci, infatti i castelli ed i centri abitati nelle zone confinanti con gli altri stati avevano la funzione di rallentare l’avvicinarsi del nemico.
Proprio nello Statuto del Popolo di Foligno redatto nel 1350, alla rubrica 163 dal titolo “de Castro Civitelle construendo“, si ordina che sulla sommità del monte o meglio del poggio di Civitella, posto nel territorio eli Foligno, venga quanto prima costruito un castelletto per l’incolumità degli abitanti dei villaggi sparsi nelle adiacenze (Cascito compreso), ma anche e soprattutto “per la conservazione e l’aumento della giurisdizione del comune di Foligno, nonché per la tranquillità della città“.
Quindi, nella rubrica 198 dello stesso statuto si ordina agli abitanti dei villaggi di Armalupo, Cupoli e Cascito, nonché a quelli di case sparse, di abbandonare le loro abitazioni e di prendere dimora nei casalini posti dentro il castello di Civitella e loro assegnati dal comune di Foligno e nell’eventualità che ci fosse stata qualche opposizione la rubrica autorizzava gli ufficiali del comune a demolire fino alle fondamenta le costruzioni cancellando lo stesso ricordo del villaggio.
Non risulta però che siano stati anche devastati da parte dei Folignati i ricordati villaggi.
Il castello di Civitella, eretto quasi al centro delle tre piccole comunità, svolse un ruolo di postazione strategica solo in particolari momenti di tensione tra le comunità di Foligno e quelle che gravavano intorno a Spoleto.
Gli interessi del comune di Foligno per quel territorio adatto solo al pascolo non andavano al di là della difesa dei propri confini.
Il castello di Cascito sorgeva nelle vicinanze dell’antica strada che dalla città romana di Fulginia, individuata nell’area della chiesa di Santa Maria in Campis, chiamata strada del Marbasso, si addentrava nella stretta valle di Sassovivo e procedeva alla sinistra del fosso Renaro risaliva il corso del fosso Rio, in più punti intagliata nella roccia naturale della montagna, saliva fino alla cava di breccia di Cancelli scendeva alla Maestà.
In quel punto si incrociava con l’altra direttrice che arrivava sempre da Fulginia saliva per Roviglieto, Cancelli passava anch’essa a fianco a Cascito e si collegava verso Scopoli con la via Plestina che attraverso i Piani di Colfiorito raggiungeva le Marche, la stessa invece proseguiva per Civitella Vallupo, Orsano, Sellano e la Valnerina.
Le due strade molto frequentate sin dai tempi dei romani e successivamente molto sfruttate nel Medioevo e calpestate dalle numerose mandrie e greggi della transumanza sono state abbandonate agli inizi del Novecento con la realizzazione della Strada statale 77 Val di Chienti e della 319 del Sellanese oltre che dall’abbandono della pastorizia che dallo spopolamento delle fasce montane.
Il piccolo insediamento di Cascito, è oggi completamente disabitato, dopo che era stato avviato negli anni 50 ad un utilizzo da parte di un privato; allo sfacelo attuale ha contribuito sia la morte del proprietario sia i terremoti che si sono succeduti.
Ora il paese si presenta coperto di rovi con i brandelli di mura che si stagliano sull’orizzonte nella solitudine della montagna folignate custodi di un passato che ha visto il posto pullulare di vita e il fiorire di commerci, ora soli a proteggere qualche nido con nuova vita.
 

Fonti documentative

Viola Battistini, don Luigi Moscatelli – Guida alla scoperta del Territorio; Casale – 2008
M. Sensi – Vita di pietà e vita civile di un altopiano tra Umbria e Marche (secc. XI-XVI) – 1984
Don Luciano Gregori – La valle del Menotre – 1990
 

Da vedere nella zona

Castello di Civitella
Santuario di Cancelli
Abbazia di Sassovivo
 

Mappa

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