Castello di Castelnuovo – Assisi (PG)

Il Castello, a parte la facciata e la torre con la porta d’ingresso, ha subito l’opera di urbanizzazione che lo ha inglobato facendogli perdere il fascino primitivo.

 

Cenni Storici

Situato nella pianura a sud – ovest di Assisi, segna il confine con il Comune di Cannara ed un tipico castello di pianura di forma quadrata.
Sorge lungo una strada che circa duemila anni fa metteva in comunicazione Assisi con un centro che sorgeva nei pressi dell’odierno Collemancio “Asisium et Urvinum Hortense“.
Questa via, ad andamento pressoché rettilineo, che si presume risalga al tempo dell’Antica Roma, veniva chiamata Petrosa, è ancora bene identificabile in tutto il suo tracciato essendo ancora presenti lungo la stessa “la Tomba” (mausoleo), presso Cannara, lapidi funerarie ed un cippo funerario.
Da una pergamena dell’anno 1101, conservata nell’Archivio dell’abbazia di S. Croce di Sassovivo, risulta che il territorio dell’attuale frazione di Castelnuovo alla fine del sec. XI era in gran parte inglobato in un latifondo appartenente a Lupo, figlio del fu Monaldo, conte di Postignano.
Questa vasta proprietà interessava, infatti, tra l’altro, la Via Petrosa, il torrente Tapito, il fiume Clasio, cioè il Chiascio, la via della selva di Cantalupo, situata in prossimità di Costano, e la via di Fractecola, nome che allora contrassegnava la località che poi sarà denominata “Castro novo“, cioè Castelnuovo, documentato, come tale, la prima volta nel 1179.
Poiché l’antroponimo Lupo o Lupone è notoriamente di origine longobarda e il toponimo “Fractecola” o “Fratticciola” denota una “terra dissodata” strappata, cioè, alla selva per essere coltivata, non è azzardato supporre che questa terra sia stata bonificata proprio da popolazioni di origine longobarda.
In realtà questa era appartenuta al Ducato di Spoleto i cui confini occidentali raggiungevano il fiume Chiascio.
Oltre a Lupo e ad Atto, un altro proprietario di terre nell’area di Costelnuovo sul finire del sec. XI fu Ubertino di Guittone di Leto, il quale nel 1088 donava, a dotazione della chiesa di S. Giacomo di Assisi, la decima parte delle sue proprietà, tra cui una situata nel vocabolo Schiorgii o Fratecola.
Circa due secoli dopo il Mille, quando a poco a poco si era dissolta la grande proprietà longobarda, si era venuta sostituendo la frantumazione delle terre: in parte assegnate alla Cattedrale di Assisi, all’ospedale di S. Salvatore delle Pareti, a varie chiese locali e ai Benedettini di Assisi.
Va ricordato che a breve distanza da Castelnuovo, tra San Petrignano, Litorta e Bassano, erano posti molti dei terreni che formavano la vasta tenuta di Pietro di Bernardone, padre di S. Francesco; ed è forse da collegare a questa proprietà il fatto che San Petrignano sarà la terza chiesa riparata da S. Francesco con San Damiano e la Porziuncola.
Oltre alla famiglia di Francesco anche quella di Santa Chiara possedeva delle terre nella piana di Castelnuovo.
Castelnuovo è la località dell’Assisano più anticamente ricordata come “castello“; se ne ha, infatti, notizia fin dal 1179, allorché, nel mese di ottobre, un tale Ugucione Peponis Massaie e un certo Maccabeo Girardonis presbiteri Benincase vendevano alla chiesa di S. Rufino di Assisi un pezzo di terra, posta nel contado assisano, al vocabolo “Castro novo“.
L’attribuzione “Novo” non significa che ne esisteva uno vecchio, ma che fu costruito ex novo dopo la bonifica della Fratticciola per attirare contadini in quelle terre.
Da una pergamena dell’Archivio della Cattedrale di San Rufino dell’anno 1126 risulta che nella zona era presente una “Curtis de Sancto Laurentio“, cioè una fattoria rurale o uno stanziamento agricolo nonché la residenza di un signore.
All’inizio del XIII sec. il castello dava il nome ad una bailia (Bailia Castelli Novi) che nel 1232 figura nell’elenco delle 51 in cui era diviso il territorio di Assisi.
Nel 1407 gli uomini del fortilizio Castri Novi si danno, a partire da quel momento, delle regole di vita o, se si vuole, un vero e proprio mini – statuto, unico nella storia dell’intero contado di Assisi.
Da vari documenti, fra cui uno del 1425, si ha notizia dell’esistenza di un fossato intorno a Castelnuovo, ancor oggi si scorgono sul portale le calatoie del ponte levatoio.
Il fossato doveva essere alimentato dalle acque degli attuali Fosso di Fonte Falcinelli e Fosso dei Salci oggi incanalati ma ancora visibili con il ponte levatoio fino all’inizio del secolo scorso.
Nel 1436 venne demolita una torre e si costruirono nuove mura castellane, altri interventi ci furono nel 1479 con il rafforzamento delle stesse.
Nel 1727 venne istituito il Monte Frumentario e per ovviare agli immancabili inconvenienti circa la gestione il 30 agosto 1764 fu deciso dal Vescovo di Assisi di chiudere con la porta principale con una chiave che teneva il curato e le chiavi delle due stanze fossero tenute dall’economo e dal “Montista“.
Nel 1832 ci fu un violento terremoto che fece innumerevoli danni al castello e alle abitazioni sparse, ma per fortuna non causò vittime.
Nel censimento della popolazione del 1901 a Castelnuovo vivevano 733 persone di cui 225 nell’agglomerato urbano e 508 nelle campagne, la maggior parte dei quali dediti all’agricoltura ed in particolare alla mezzadria.
Nonostante siano state terre ambite sin dai Longobardi per la loro fertilità, da più di un documento risulta che le terre della piana di Castelnuovo fino al secolo scorso sono state in gran parte soggette a frequenti impaludamenti, in modo particolare lungo il corso del Tabito-Ose.
Con le due guerre mondiali anche Castelnuovo ebbe i suoi caduti che sono ricordati in una pubblica lapide.
 

Da vedere nella zona

Castello di Tordandrea
 

Fonti documentative

F. Santucci – Castelnuovo d’Assisi – 1994

http://www.assisinforma.it/

http://it.wikipedia.org/

http://www.visit-assisi.it/

 

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