Castello di Chioano – Todi (PG)

Purtroppo non rimane traccia dell’antico castello e quando l’han distrutta i ghibellini hanno fatto le cose per bene, e purtroppo questo è quanto resta…. Nulla!

 

Cenni Storici

Gli insediamenti abitativi nella zona di Chioàno hanno origini antichissime, come comprovato dai tanti ritrovamenti di reperti preistorici.
Nasce come villa fin dal 1200 con il nome di Clovano, villa poi trasformata in castello nel quattordicesimo secolo.
La documentazione storica attesta che era un centro intensamente abitato.
Le sorti di questo paesino sono strettamente legate a quelle di Todi sia per la vicinanza sia per l’alterno possesso del castello da parte della famiglia guelfa degli Atti e da quella ghibellina dei Chiaravalle, famiglie sempre impegnate in lotte fratricide per il dominio della città.
Nel 1277, i ghibellini assediarono il castello al fine di annientare i guelfi ivi asserragliati, ma il provvidenziale intervento delle soldatesche di San Gemini e di Acquasparta oltre a liberare gli assediati respinsero gli assalitori inseguendoli fino a Pontecanne.
La permanenza dei guelfi a Chioàno terminò con l’incendio e distruzione del castello nel 1472, a seguito di un vittorioso assalto da parte dei seguaci dei Chiaravalle.
Essendo la zona sotto l’influenza politica vaticana, lo Stato Pontificio, allo scopo di porre un rimedio alle cruente lotte tudertine, nel 1550 nominò signore di Torrececcona e Chioàno, Matteo Lalli che Papa Pio IV aveva già insignito del titolo di conte di Ripalta quale ricompensa per aver militato nell’esercito polacco posto a servizio di Santa Romana Chiesa.
Questo mercenario, venuto in Italia al seguito delle truppe di Carlo d’Angiò, divenne feudatario di terreni sia in Abruzzo che in Umbria.
Nel 1700, un suo discendente, un certo Gian Matteo Lalli, commissario delle strade di Todi, godendo dell’investitura papale, poteva amministrare la giustizia quale unico giudicante sia per i reati minori sia per quelli gravi, per i quali poteva comminare la pena capitale.
Un altro significativo episodio che accomunò Chioàno alle sorti di Todi fu l’atto di ribellione dei canonici tuderti all’imposizione napoleonica di giurare fedeltà all’Imperatore, atto sovversivo al quale fece seguito la deportazione a Calvi in Corsica di Pirro Anastasio Alvi, Pietro Rocchi, Innocenzo Mariani, Don Tommaso Battisti, parroco a Chiano e don Filippo Angeli parroco a Montenero.
Della sorte di questi deportati non si hanno notizie salvo per don Filippo che potette ritornare alla sua parrocchia dopo la morte del fratello Antonino.
Dell’antico castello oggi non rimane traccia.
 
 
 

Chiesa di San Bartolomeo

La chiesa parrocchiale in un primo tempo era intitolata a San Sebastiano e successivamente a San Bartolomeo, è citata spesso dai cronisti anche una chiesa dedicata a San Giovanni, ora scomparsa. Probabilmente è coeva della villa medioevale, databile quindi tra il XIII ed il XIV secolo, di certo è molto antica, anche se più volte restaurata nel corso dei secoli.
Il 30 ottobre 1576 la Compagnia del Santissimo Sacramento, presente anticamente nella Chiesa parrocchiale di Chioano, fu “Canonicamente eretta in atto di Sacra Visita“.
Non è stato possibile reperire la data certa di erezione della Parrocchia.
I libri parrocchiali, conservati presso lo Stato civile del Comune di Todi, ne attestano l’esistenza a partire dal 1696.
L’inventario dei sacri arredi della Chiesa Parrocchiale di San Bartolomeo della Villa di Chioano, compilato nel 1852, rileva all’interno della stessa tre altari: il maggiore, dedicato a San Bartolomeo Apostolo; l’altare laterale a destra dedicato alla Madonna del Rosario, e l’altro a San Carlo.
Un successivo inventario, redatto nel settembre 1874, colloca la chiesa “nella Villa suddetta“, ribadendo l’esistenza di tre altari, con i titoli già ricordati, ed elencando la presenza di due compagnie, la prima “del SSmo Sacramento e di S. Carlo unite assieme, l’altra del SSmo Rosario“.
Un atto di immissione in possesso, redatto nel dicembre 1917, descrive la chiesa parrocchiale di Chioano “costituita da un vano rettangolare con mattonato coperto da tetto impianellato“, con tre altari in muratura.
La relazione rileva la necessità di ricostruire il tetto, “per la sicurezza del medesimo” con legname più solido di quello in opera, definito “troppo leggero“, e di consolidare l’edificio “con n. 4 chiavi di ferro“, poiché, a causa “del movimento del terreno” risultava lesionato in più punti.
L’Annuario per Todi per l’anno 1827 ricorda la Chiesa di San Sebastiano che “recentemente restaurata dal Parroco D. Fortunato Orsini, non conserva che pochissimi segni della sua antichità“.
Il verbale di presa di possesso del beneficio parrocchiale di Chioano, redatto nel dicembre 1959, rileva che la chiesa parrocchiale “Consiste di un unico vano, di dimensioni alquanto limitate“, con annessa sacrestia, il tutto “in modeste condizioni di statica e di manutenzione“.
La chiesa parrocchiale di Chioano fu in parte restaurata ed abbellita con un nuovo altare maggiore nel 1968, consacrato il 14 agosto dall’Arcivescovo Mons. Ugo Poletti, Amministratore Apostolico di Todi. L’edificio è stato oggetto di un intervento di restauro generale negli anni 1983 e 1984; tra le opere sono da menzionare il rifacimento della copertura a capriate, il restauro dell’interno, il rifacimento degli impianti.
Nel 1987 è stata aggregata alla Parrocchia di Santa Maria Assunta e dei Santi Giovanni Battista e Bartolomeo in Collevalenza.
Nel 1985 è stata oggetto di adeguamento liturgico, con sostituzione dell’altare con il nuovo a cippo, con colonna in travertino di recupero e mensa in travertino moderno e posizionamento di un ambone costituito da una colonna in travertino con sovrastante leggio ligneo.
L’ambiente liturgico è stato poi nuovamente restaurato e tinteggiato nell’anno 2009.
 

Aspetto esterno

La semplice facciata, a due spioventi, si presenta in blocchi squadrati di pietra calcarea a facciavista, caratterizzata dalla sola presenza del portale ligneo ad arco, con una piccola area pavimentata antistante. La torre campanaria, di più recente costruzione, in pietra e mattoni laterizi, è collocata sul lato destro dell’edificio, sempre sul lato destro dell’edificio originari è stato aggiunto un corpo di fabbrica, probabilmente coevo alla torre.
 

Interno

L’interno è costituito da una unica navata, intonacata e tinteggiata, coperta con doppia falda sorretta da capriate lignee; il presbiterio, con l’altare maggiore in travertino collocato su piedistallo, è sollevato di un gradino, terminando in una piccola abside semicircolare affrescata, voltata a catino.
A sinistra dell’ingresso è appesa una tela di modesta fattura raffigurante la Madonna dei sette dolori tra San Bartolomeo (?) e Sant’Antonio abate.
Di seguito in una nicchia, è posta una moderna statua della Madonna.
Nel tamburo dell’abside è affrescata una Madonna in trono col Bambino, a sinistra San Sebastiano e un santo non riconoscibile, a destra Santa Lucia e Sant’Antonio da Padova.
Nel catino è affrescata la Resurrezione, si scorge a sinistra un soldato giovanetto in posizione di riposo, intento alla lettura di un libro, con alle spalle un panorama e una città, forse Gerusalemme; al centro Cristo risorto e a destra un giovane soldato che sta consumando un pasto.
In controfacciata sono appese due tele, a destra Madonna col Bambino assisa sulle nuvole tra San Domenico e Santa Caterina da Siena e a sinistra Crocifissione, col Cristo tra San Carlo Borromeo e Santa Lucia.
La pavimentazione è in lastre di pietra di Trani.
 

Fonti documentative

https://necrologie.repubblica.it/chiese/provincia-69-perugia/2111-chiesa-di-san-bartolomeo/descrizione#tab

http://siusa.archivi.beniculturali.it/cgi-bin/pagina.pl?TipoPag=prodente&Chiave=47904

http://www.parrocchiadicollevalenza.com/parrocchia/storia/storia_02.htm

http://www.chieseitaliane.chiesacattolica.it/chieseitaliane/schedaca.jsp?sercd=87408

 

Nota

La galleria fotografica ed il testo sono stati realizzati da Silvio Sorcini.
 

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