Castello di Civitella d’Arna – Perugia (PG)

Il Castello è in avanzata fase di recupero post terremoto del 1997.

 

Cenni storici

L’odierna Civitella d’Arpa sorge, a circa 13 km da Perugia, su uno sperone collinare definito dalla confluenza di due torrenti, il Rio del Bosco, detto anche Rio Piccolo, e il Fosso del Bagno, a quota m 335, con orientamento NE-SO sulla valle tra il Tevere e il Chiascio.
Chiamato anche Castel d’Arno, è uno dei castelli più antichi dell’Umbria e sorge sul luogo frequentato sin da epoca molto antica, dal Paleolitico Inferiore all’età del Ferro dove fu rono rinvenuti materiali fra cui (bronzi, armi e stipi votive databili tra il VI e il IV sec. a. C.) oggi conservati presso il Museo Archeologico di Perugia. Il nome originale Arna, in etrusco, significa “corrente del fiume“, dovuto probabilmente al fatto che la città sorgeva tra due grandi corsi d’acqua, il Tevere e il Chiascio (un piccolo torrente presente tutt’oggi è chiamato Rio d’Arno). Fu città-stato: Livio la elenca tra i municipi umbri e la chiama oppidum, cioè castello fortificato. Era retto da duumviri e questori. Il progressivo espandersi di Perugia etrusca verso est, alla conquista del controllo della valle del Tevere e dei valichi dell’Appennino, condusse Arna nell’influenza politica e culturale etrusca, così come dovette avvenire per Vettona (odierna Bettona), Tuder (odierna Todi), e molti altri centri, come ci narra Plinio Il Vecchio (Nat. Hist. III,3 ,13), a proposito dei trecento oppida umbri conquistati dagli Etruschi. Una significativa documentazione archeologica, databile dal IV sec. a. C. alla piena età ellenistica, attestante l’etruschizzazione di Arna, è conservata presso il Museo Archeologico di Perugia, mentre una grande quantità di materiali arnati sono stati sottoposti a dispersione su mercato antiquario, in alcuni casi collocati in Musei stranieri e in collezioni private. Con il progressivo inserimento dell’Umbria antica e dell’Etruria nell’orbita romana, Arna si trovò coinvolta nelle vicende belliche tra la coalizione antiromana e l’esercito romano, che, durante la III guerra sannitica, nell’inverno del 296 a.C., si era accampato presso oppidum Arna (Livio X,25,4), prima della battaglia di Sentino, che segnò la sconfitta e la decadenza dell’intero popolo etrusco e l’inarrestabile avanzata della potenza romana.
Dopo la sottomissione di molte città umbre e l’apertura della via Flaminia (220 a.C.), che attraversava gran parte dell’Umbria da nord a sud, la stessa Perugia dovette aderire ai programmi politici di Roma.
A seguito della guerra sociale (89 a.C.), il territorio perugino venne assorbito nei possedimenti romani e, a conclusione delle guerre civili, con il bellum perusinum (41 a.C.), Perugia fu sconfitta, incendiata, saccheggiata e il suo territorio subì drastiche riduzioni.
Le sorti di Arna, prima legate a quelle di Perugia, dipesero direttamente da Roma.
Nel corso del I sec. A. C., subito dopo la guerra sociale (90-89 a.C.), o forse subito dopo il bellum perusinum, divenne municipio romano, retto da Duoviti iure dicundo, assegnato alla tribù Clustumina, nella regio VI Augustea.
Il massimo sviluppo urbanistico di Arna dovette attuarsi nei primi secoli dell’età imperiale sulla sommità del colle di Civitella, dove poi si insediò il castello, e sui ripiani orientali e meridionali.
Le notizie storiche scarseggiano dopo il VI sec. d.C., la sua decadenza e scomparsa si possono far risalire al suo coinvolgimento nella guerra Gotica; trovandosi Arna nella scomoda posizione tra il Ducato Bizantino di Perugia e il Gastaldato longobardo di Assisi, infatti fu occupato da Teodorico il Grande (454 ca-526); e nel 726 venne distrutta da Liutprando (+ 744), re dei Longobardi, durante la campagna per la conquista dell’Esarcato.
Nel 1059 papa Niccolò II (1058-61) donò a Bonizone, abate di San Pietro in Perugia, per la sua fidelitas i beni che la Chiesa Romana possedeva nel territorio, tra cui Civitella d’Arna e Pilonico Paterno.
Nel 1209 fu assegnato in pegno ad Assisi per la pace stipulata tra il podestà perugino Pandolfo di Figura e il console Marangone. Ritornato sotto Perugia e aggregato al contado di porta Sole, nel 1282 era già classificato come castrum con ben 71 focolari (pari a circa 355 persone).
Negli Annali Decemvirali del 1380 e nella coeva Rassegna di castelli e ville del Rione di Porta Sole compare con il toponimo “Villa Civitelle Arnis“, e come “Castrum Civitelle Arni“, a proposito di una visita pastorale di Giuliano Della Rovere nel 1571, alla cappella di S. Germano, presso il castello di Civitella.
Nel 1381 fu conquistato dai fuoriusciti perugini, ma l’anno successivo ripreso con l’aiuto delle milizie assisane.
Nel 1394 Barzo di Angelello di Nino Barzi, cittadino perugino, vendette alla città di Perugia la rata della Rocca di “Castel d’Arno” che era stata occupata alcuni mesi prima da Francesco Barzi.
Nel 1494 fu assalito e depredato da Jacopo e Alessandro Fiumi di Assisi con la conseguente ritorsione da parte dei Baglioni di Perugia.
Il 2 gennaio 1522 si radunarono nelle vicinanze del castello le milizie (circa 3500 uomini) di Malatesta IV e Orazio II Baglioni, figli di Giampaolo, intenzionati a riprendere il controllo di Perugia.
A Civitella cominciarono le trattative con lo zio Gentile Baglioni (+ 1527) affinché la vicenda si risolvesse senza spargimento di sangue: nonostante la mediazione di Mario Orsini tutti i tentativi fallirono.
Il 4 gennaio Perugia venne assalita, senza esito. La veemenza, il perpetuarsi degli attacchi e la paura di una sollevazione popolare indussero, però, Gentile e i suoi familiari a fuggire a Città di Castello ospitati da Vitello Vitelli (+ 1528) e da sua moglie Angela Rossi.
Nel secolo XVII il castello fu per un lungo periodo il covo del bandito perugino Francesco II Alfani, morto a Cortona nel gennaio 1635 all’età di 72 anni.
Da Civitella controllava il passaggio obbligato della strada Gualdo Tadino-Perugia commettendo delitti e rapine ai danni degli incauti viaggiatori: a lui vennero, infatti, attribuiti circa 78 omicidi.
Imprigionato nella fortezza di Perugia e confortato dalla compagnia di Stratonica, figlia del carceriere, evase poco dopo e si rifugiò a Monte Santa Maria.
Gli Alfani già dal 1441 possedevano estese tenute intorno a Civitella (oltre 80 ha) con Alfano, discendente del famoso giurista Bartolo da Sassoferrato.
Nel secolo XVIII Civitella d’Arpa divenne residenza degli Azzi di Arezzo iscritti ai nobili collegi del Cambio e della Mercanzia.
Nei primi anni dell’800 Ugo Maria degli Azzi, erudito di storia e filosofia, sposò una Vitelleschi e aggiunse al suo casato il cognome.
Dagli Azzi Vitelleschi nel 1912 la proprietà passò a Francesco Paolo Spinola e nel 1955 all’ingegner Ubaldo Baldelli.
 

Aspetto attuale

Un alto mastio guelfo con beccatelli spicca all’interno del castello, racchiuso da possenti mura dentro le quali sono stati ricavati nuclei abitativi. In buono stato anche due torri quadrate angolari, una delle quali funge da ingresso principale.
Nell’adiacente parrocchiale, dedicata a San Lorenzo, si trovano una tela di Bartolomeo Caporali (1492) e un affresco di Giannicola di Paolo (1515).
 

Resti Archeologici

Le testimonianze di una certa imponenza, coerenti con l’entità di un municipio romano, risultano le due monumentali cisterne, inglobate nell’ex-Palazzo Sozi presso il castello e nell’ex-convento dei Padri Filippini, costruite nella tecnica romana detta opus caementicium.
L’una si presenta come un grande ambiente, lungo m. 24, visibile nella parete esterna, diviso all’interno da un muro centrale in due lunghi vani, tra loro comunicanti, coperti da due volte a botte impostate sul muro divisorio, le cui pareti risultano rivestite dal tipico intonaco impermeabile.
L’altra, visibile nella fronte, ha una pianta di m. 15,49 per m. 19,63, comprendente otto vani, di cui attualmente ne sono visibili solo sei, impostati lungo un muro divisorio e coperti da volte a botte.
Niente oggi è più visibile dell’edificio termale, in vocabolo Almanea, che fu perlopiù distrutto dalla costruzione di un serbatoio idraulico, pertinente all’acquedotto Ripa-Ponte S. Giovanni, nel maggio 1968, alla profondità di m. 4 sotto la strada che conduce al castello.
Dai rilievi delle sezioni, si sono individuati una vasca con rivestimento marmoreo e pavimento in cocciopesto, un vano riscaldato su suspensurae, con paramento in laterizio, altri vani decorati da vari mosaici; dal sito provengono frammenti di lastre e di statue marmoree.
Niente ancora è più visibile del famoso tempio dedicato a Fortuna, descritto dallo studioso perugino G. B. Vermiglioli, e attestato dalle epigrafi votive alla Fortuna, conservate presso il Museo archeologico, databili al I-II sec. d. C.
Della floridezza del municipio arnate è testimonianza la bella testa in bronzea di Hypnos, confluita nel British Museum di Londra nel 1868, pertinente, probabilmente, ad una importante copia romana di un originale greco prassitelico, che forse ornava la ricca domus di un importante personaggio romano.
Molti altri frammenti di statue marmoree, di decorazioni architettoniche, di ceramiche, di monete e materiali vari rinvenuti sia sul colle che nei dintorni di Civitella, sono confluiti in collezioni private o erratici.
 

Fonti Documentative

Castelli Fortezze e Rocche dell’Umbria di Daniele Amoni Edizione Quattroemme 2010
Depliant del posto
 

Da vedere nella zona

Castello di Ripa
Pieve di Santa Maria di Ripa
Abbazia di San Giustino d’Arna
 

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