Castello di Forello – Baschi (TR)

Il castello domina la valle del Tevere, ora diventato in quel tratto l’invaso di Corbara, con una visuale unica sulle gole del Forello.

 

Cenni Storici

Il diruto fortilizio, edificato probabilmente agli inizi del XIII secolo, è posto alla sommità di una ripida salita conosciuta ancor oggi con il nome di “Straccalasini” sulla riva sinistra del Tevere e al vertice di un triangolo difensivo formato dai paesi di Civitella e Acqualoreto, il Forello.
Il termine “Straccalasini” sintetizza la difficoltà del percorso e il tipo di traffico che si poteva svolgere in quel territorio; a Todi si tramanda la tradizione che, dopo la battaglia del 217 a. C., l’esercito di Annibale scese lungo la riva sinistra del Tevere fino a Cecanibbi (da Annibale cieco secondo alcuni, da luogo di caccia con il Nibio secondo altri), qui il condottiero Cartaginese rinunciò all’idea di attraversare la gola del Forello per marciare verso Roma.
Era nel medioevo uno dei castelli più muniti e inaccessibili della cinta difensiva di Todi.
Era inserito nel plebato di San Gemini di Massa, ora del Lago e nel 1290 contava 16 fuochi, circa settantacinque anime, che vivevano principalmente dei proventi dell’agricoltura, allevamento, legnatico, pesca, trasporto attraverso il Tevere che allora era considerata la principale via di comunicazione.
Nel 1282, era considerato in sicura zona todina, il suo confine sul Tevere passava immediatamente al di sotto delle mura del suo castello, nel fosso di Rioguerci o del Salveregina.
Gli uomini del Forello, per lo più contadini o pastori, essendo in un luogo di frontiera, erano avvezzi a scontri con i vicini, vivendo di continuo a contatto con il pericolo in un luogo che sovrastava a strapiombo il Tevere, lungo l’unica strada che permetteva di valicarne la gola nei pressi di quel passo che neppure le truppe di Annibale, pur vittoriose sui romani al Trasimeno, osarono valicare e che veniva custodito, secondo lo Statuto di Todi del 1337, giorno e notte insieme con gli uomini dello Scoppieto, di Salviano, di Civitella e di Monticelli.
Nel 1297 il massaro – sindaco fu probabilmente Caffantino Petruccioli Donadei ed ebbe il compito di far applicare in loco le leggi di Todi e quelle della comunanza, per cui diventò obbligatorio di inviare uomini armati alla difesa di Pompognano e altri uomini alla ricostruzione del danneggiato castello di Monte Marte; inoltre l’impegno difensivo aumentò quando i Fredi si insediarono nella zona, che, almeno nei primi tempi, tentarono di ingrandire i loro già vasti possedimenti convinti della malleabilità e ingenuità di quella gente di montagna che alla prova dei fatti dimostrò invece un vigore e una tenacia inusitati.
Appartenne alla famiglia Astancolle, ma a poco a poco però perdette ogni importanza.
I secc. XVI e XVII si configurarono come un periodo di decadenza, attribuibile generalmente al momento di grave crisi civile del comune tuderte.
Il quadro storico-politico medievale era ormai decisamente mutato, già alla fine del sec. XV, Todi era inglobata nello stato pontificio, terre e castelli erano divenuti dominio delle potenti famiglie (Atti e Chiaravalle) e sempre più debolmente amministrate dalle autorità tuderti; all’inizio del sec. XVI il consiglio comunale di Todi, era ormai ridotto ad una larva amministrativa, Clemente VII disponeva del territorio tuderte come fosse “res propria“, il dissolvimento dell’antica organizzazione è misurabile anche dal sensibile calo demografico e dalla forte pestilenza del 1526.
Il castello del Forello, come altri castelli, investiti in pieno da questa crisi che si scatenò su Todi, perduta la città ogni suo diritto di governarsi autonomamente e di difendersi con un proprio esercito, il fortilizio perse la sua funzione di sentinella della strada, ora che i confini dell’antica città-stato non avevano più ragion d’essere, cessò di colpo e lentamente le stesse sue mura si disfecero come ci tramandano i cronisti che alla fine del ‘500 lo ricordano come un castello quasi del tutto distrutto.
L’abbandono della struttura e quindi del presidiamento militare della via favorì varie forme di brigantaggio che resero la viabilità molto complicata.
La presenza di questi malviventi addirittura ha dato inizio alla leggenda di fondazione del Santuario della Pasquarella che attribuisce ai banditi la scoperta dell’immagine miracolosa e una conseguente loro conversione.
Nel frattempo va ricordato che sin dal 1275 nelle gole del Forello erano presenti i benedettini all’eremo della Pasquarella nel canalone del Salveregina o Rioguerci la cui chiesa era retta da un abate e tre monaci benedettini e il Camaiani ne conobbe lo stato durante la sua visita ad Acqualoreto di cui l’Eremo faceva parte, il 18 novembre 1578, e, riconosciuto come beneficio semplice, annotava che era molto ricco “satis opulentum“.
 

Chiesa di San Leonardo

All’interno del castello esisteva una chiesa dedicata a San Leonardo che nel Catalogo del Petti relativo agli anni 1399 e 1467 era registrata come pagante una decima di 16 libbre; non se ne trova più traccia invece nella visita Camaiani nel 1574.
 

Aspetto

Oggi del castello non restano che pochissimi ruderi poco distanti dal tracciato di una strada romana che conserva segni di canalizzazione di acque, la chiesa conserva ancora in piedi l’abside.
 

Fonti documentative

G. Comez, M. Bergamini, E. Nunzi, F. Vici disegni G. TENNERONI – Civitella di Massa di Todi dei Pazzi del Lago , Castelli, Ville Paesi Chiesa di una Massa di Todi – 1985
M. Tabarrini – L’Umbria si racconta – 1982
IRRES Istituto regionale di ricerche economiche e sociali – Orvietano Amerino Narnese Orvietano – AAVV 1994
M. Rinaldi – L’Eremo della Pasquarella Storia di un Santuario terapeutico medievale al Forello – 1988
 

Nota di ringraziamento

Ringrazio Francesco Raggetti per la scoperta del castello e per aver fornito le foto.
 

Da vedere nella zona

Chiesa di San Leonardo
Eremo della Pasquarella
 

Mappa

Link coordinate: 42.7302 12.3055

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