Castello di Gabbio – Ferentillo (TR)

Altro esempio di paese abbandonato e di pezzi di storia che si vanno perdendo.

 

Cenni Storici

Scarsa è la documentazione in possesso riferita nel dettaglio a questa frazione del comune di Ferentillo posta a monte del Capoluogo ad ovest della rocca di Matterella 429 slm. L’insediamento, data la sua collocazione lungo la via di comunicazione con lo spoletino, segue l’andamento della collina edificato sulla rupe rocciosa che si affaccia sul canalone del fosso di Ancaiano.
Nel 1951 contava trenta abitanti, nel 1970 tre abitanti. Gli elementi architettonici dell’impianto urbano testimoniano attraverso le superstiti mura perimetrali e avanzi di torrioni, una importante roccaforte, a controllo non solo sulla via montana verso lo spoletino ma anche di vedetta sulla valle del Nera, con la Conca e il reatino.
Infatti è ben evidente all’orizzonte, la vista dei monti Salto e Petano e in lontananza la rocca di Miranda e i monti dello Stronconese.
Azzardiamo a proporre, (anche se non documentate dalla Soprintendenza), testimonianze orali, di rinvenimenti preromani e romani posti a monte dell’abitato nella zona boscosa, nelle immediate vicinanze del luogo dove sono state aperte, di recente, le falesie di arrampicata libera. Infatti, sembrerebbe, che in una grotta, siano stati rinvenuti materiali fittili, bronzetti votivi e incisioni rupestri scolpite sulla viva roccia. Non ci è dato sapere, comunque, con precisione, a quale periodo risalga il primo insediamento umano e le origini del primo nucleo abitativo, in quanto non è stato mai eseguito uno studio approfondito da parte di Enti e Istituti archeologici.
Gabbio (dal celtico Agobio, ossia luogo di incontro) data la sua peculiarità strategica è stato da sempre un punto di vitale importanza fin dal XI sec.
Parallelamente al nucleo più antico di Matterella, sul versante opposto ad est del poggio, fuori le mura della rocca, messi in comunicazione con l’unica via che li univa uscendo da Porta Spoletina. Probabilmente per tutto il periodo che va dal X al XIII secolo, Gabbio fu una stazione di passaggio e controllo delle merci, da o per Spoleto.
Con l’affermarsi della potenza dell’abbazia di San Pietro in valle Suppegna, lo strapotere della città di Spoleto, le incursioni saracene, Gabbio accrebbe la sua importanza militare data la sua collocazione. Di questa importanza militare, seppur strutturalmente contenuta, e in parte perduta, si hanno importanti testimonianze assai significative distinte in avanzi di mura fortificate con feritoie e caditoie, porte e archi, due avanzi di torrioni e una superstite porta.
Il nucleo fortificato, si potrebbe far risalire addirittura al XI secolo, al periodo dell’avanzata dei saraceni. Qualche decennio prima della edificazione delle rocche di Matterella e Precetto (forse coevo a Umbriano). Le tracce sono quelle che si individuano attorno alla parte estrema del poggio in prossimità dell’edificio religioso.
La cinta muraria, racchiudeva infatti, questa area, la quale, seppur andata in buona parte perduta rileva la doppia cinta di mura con feritoie strombate, appostamenti per guarnigione edificate sulla viva roccia del monte. Le piccole vie interne, intersecate da tortuosi vicoli, formati da scaloni in pietra, sono sovrastate da una serie di archetti, se ne contano tre, in successione, giungendo fino all’estremità, dove è situato il pozzo della comunità, la chiesa, la porta, che immetteva alle altre frazioni di Nicciano e Loreno.
La strada in mezzo al bosco, conduceva direttamente anche al territorio spoletino, tramite il feudo dei baroni Ancaiani con l’omonimo paese. Il perimetro delle mura, terminava con la parete rocciosa sovrastante l’abitato, dove ancor persiste un avanzo di torrione a forma quadrata, munito ad est e a sud da due feritoie rientranti. Nella parte sud, invece, le mura ormai per sempre perdute, proseguivano la china del poggio, lungo il versante ovest sovrastante il fosso di Ancaiano.
Su una collinetta, nella parte sottostante, subito dopo il casolare della famiglia Albert — Romani, su uno sperone roccioso che domina il fosso, svetta un avanzo di torrione a pianta pentagonale. Il torrione, un tempo assai possente e maestoso, inserito nelle mura degradanti verso valle, era stato edificato come punto essenziale di controllo sia sul fosso sia sul sentiero di valle.
Ancora più in basso, è possibile notare una torre colombaia risalente al XV sec. edificata su roccia. Ritornando al nucleo fortificato di Gabbio, ossia quello che circonda la parte alta della frazione, è da evidenziare la consistenza dei muri e la particolare cura degli incassi delle pietre che formano tutt’uno con la viva roccia un unico baluardo di difesa e di vigilanza a 360° sul territorio circostante sia in pianura che di montagna.
Infatti, immergendoci in questa parte, da ogni lato che si guardi si ha un controllo diretto sia dei nuclei abitati che delle vie di comunicazione circostanti oltre ai punti strategici di congiunzione di varie strade, rocche e castelli. Le edificazioni successive, che si incontrano all’inizio del paese, sono state realizzate dopo la metà del XIV secolo, e seguono l’andamento della via interna.
A sinistra delle abitazioni, dopo un archetto, si può scorgere l’antico forno della comunità.
Esso è stato ricavato da un avanzo di bastione quadrato abbellito da due piccole finestre a mezza luna, e da un atrio voltato. La cinta muraria termina con la porta, un tempo a forma quadrata, posta, come detto, all’estremità su una specie di “valico“.
Della porta, per ciò che ne rimane, si può stabilire che era composta da possenti piedritti squadrati sormontati da un architrave in pietra semplice, dove, al suo interno era collocato il portone, del quale ne rimangono soltanto i ganci in ferro. La struttura, fino a qualche decennio fa, era ancora in buono stato di conservazione, ma ultimamente sono stati asportati sia i piedritti che l’architrave. Presumibilmente, la porta era di ampiezza inconsueta: alta metri 3,5 larga 250, ma ciò bastava per poter transitare animali con i carichi di materiali. In prossimità della porta, nella parte esterna, dove si diparte il sentiero per Loreno, si evidenzia, a destra, un muro di contenimento in pietra, posto a baluardo di protezione sullo strapiombo del sottostante fosso di Ancaiano e a sinistra, l’altro, che prosegue fino a raggiungere la parete rocciosa sovrastante. Parte di queste mura, purtroppo, sono crollate e rappresentavano la cinta perimetrale facente parte dell’antica fortezza. La pavimentazione della strada in tutta quest’area conserva ancora il ciottolato originale, composto da grandi lastroni e pietre squadrate intersecate tra loro.
Il paesino fu dichiarato inagibile negli anni cinquanta, a causa di un masso che minacciava di piombare sulle case “ma quel masso non cadde mai“.
Negli anni settanta fu realizzata la strada, anche per facilitare il transito ai coltivatori degli uliveti, di cui è ammantata tutta la montagna.
Le abitazioni sono in stato di degrado, necessitano di un intervento tempestivo. Risalgono al XIV e XVI secolo, in tutte ampie cantine dove immancabilmente è rintracciabile una vasca per pigiare l’uva. Un luogo singolare, silenzioso, offre un grande panorama della Valnerina e della forra del fosso di Ancaiano.
Di recente, sul monte sovrastante l’abitato, sono state aperte alcune vie per la pratica dell’arrampicata libera. Lungo il percorso per giungere a Gabbio, sono presenti alcune edicole religiose: San Rocco e Santa Lucia. Diversamente dalla sorte di Umbriano, Gabbio è abitato da una coppia di giovani e altre famiglie, durante il periodo estivo trascorrono qui la loro villeggiatura.
 

Fonti documentative

Ferentillo Segreta – I luoghi del Silenzio – Gabbio di Carlo Favetti Stampa Tipolito Visconti Terni 2005
 

Da vedere nella zona

Edicola di San Rocco
Chiesa di San Vincenzo al Gabbio
 

Mappa

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