Castello di Geppa – Vallo di Nera (PG)

Ci troviamo in un territorio un tempo ricco ora marginale e poco abitato.

 

Cenni Storici

Castello di poggio di origini tardomedioevali, sito in posizione dominante sulla destra orografica della Valdinarco, lungo il tracciato montano dell’antica Via Nursina.
Fu feudo del duca germanico di Spoleto Corrado di Hursligen fino al 1198, quando questi, costretto a far atto di sottomissione a Papa Innocenzo III, tornò in Germania e il Ducato di Spoleto cui apparteneva la Valnerina, un tempo fedele all’Impero, fu annesso ai domini pontifici.
Nel 1228, Bertoldo di Hursligen, figlio di Corrado, duca di Spoleto, tentò di assoggettare la montagna del Ducato Spoletino e gli antichi feudi della Valdinarco.
Solo l’intervento di Federico II restituisce alla città di Spoleto la giurisdizione dei territori della Valdinarco e le riconosce anche la signoria del Castello di Vallo.
Federico II e il cardinale legato Capocci, nel 1247, confermavano il possesso del castello al Comune di Spoleto.
Nel 1338, il castello di Geppa partecipa alla prima coalizione dei comuni della Valdinarco per sottrarsi al dominio di Spoleto.
Nel 1361 risulta tra i castelli del distretto di Spoleto.
Nel 1372, con decreto del cardinale Filippo di Sabina, è confermata l’assegnazione al comune di Spoleto.
Il castello aveva una torre di vedetta e le abitazioni erano serrate dentro il girone delle mura ed era comunità semi-indipendente da Spoleto.
Nel 1522, aderisce alla rivolta dei castelli della Valnerina contro Spoleto, guidata da Petrone da Vallo e Picozzo Brancaleoni di Scheggino.
Cinque anni più tardi, nel 1527, le truppe di Sciarra Colonna e contingenti lanzichenecchi di Carlo V reduci dal sacco di Roma, 6000 uomini ostili alla Chiesa romana e avidi di bottino, nell’attraversare la Valnerina si diedero al saccheggio sistematico dei borghi e dei castelli, lasciandovi anche la peste.
In tal periodo il castello di Geppa fu uno dei centri strategici per la difesa della montagna spoletina.
Nel 1563 si dette propri Statuti (copia all’archivio parrocchiale), con Consiglio generale, composto di 25 capi-famiglia, il podestà, il vicario, il camerario e ufficiali minori.
Il podestà era dato da Spoleto, cui ogni anno dovevano presentare le riformanze, il palio e il cero per l’Assunta.
Le misure erano comunali e date in appalto, come la taverna, il pascolo.
C’era un ospedale-ospizio.
Sul finire del secolo XVI il Domenicano Giovan Battista Bracceschi di passaggio per Geppa entrò in una cappella dedicata alla Madonna del Soccorso, con al centro l’usuale iconografia e in calce la scritta QUESTA FIGURA A FACTA FARE LU COMUNU DELLA GEPPA AL TEMPO ERA VICARIU NICOLÒ DE GRATIUSU 1504.
E vi erano ben oltre trenta ex voto, raffiguranti per lo più San Sebastiano, San Rocco e la Madonna, tra cui un’altra Madonna del Soccorso, fatta dipingere da un certo Pierangelo di Sabatuccio, recava questa curiosa scritta: TU POI BENEDIRE, MAGISTRU QUELLA FIGURA BASSA STANE. DICO CHE LO PICTORE ME LA FACTU FANE.
Nessuna delle tre chiese descritte dal Lascaris nella visita pastorale del 1712 risponde alle caratteristiche della descritta cappella.
Probabilmente il declino del castello iniziò dopo il catastrofico sisma del 1703, ne fa fede l’andamento demografico, 99 abitanti nel 1610, 46 nel 1712, 33 nel 1769.
Nel 1752 Geppa è annessa al comune di Paterno-Meggiano, di cui d’ora in poi segue la storia.
 

Aspetto

L’attuale insediamento si presenta come un nucleo rurale, ma poco distanti sono visibili i resti del castello.
Ne rimangono i ruderi del bastione e la porta d’accesso con i resti della chiusura a saracinesca con le scanalature laterali per il ponte levatoio, che anticamente valicava un fossato non più esistente.
Restano anche tratti della cinta muraria e una torre eretta sopra uno sperone roccioso.
All’interno del castello era l’antica chiesa di Sant’Angelo, già diruta nel ‘700, una taverna e una locanda.
Il castello non è accessibile né visitabile, è a forte rischio di crollo, tenersene lontani.
Dal caseggiato comune emerge un’abitazione gentilizia, già della famiglia Zacchei-Travaglini di Spoleto, del secolo XVI, decorata dallo spoletino Giuseppe Pentozzi con le effigi dei proprietari, un bellissimo orso marsicano incatenato, alcuni rapaci e due gendarmi napoleonici sulla porta.
 
 
 

Chiesa di santo Stefano

La Chiesa di Santo Stefano, nella frazione di Geppa, è di antica origine, però probabilmente l’edificio cui fanno riferimento le fonti è la chiesa ora adibita a cimitero.
Non è stato possibile reperire notizie circa l’istituzione della Parrocchia.
La documentazione d’archivio, conservata presso lo Stato civile del Comune di Vallo di Nera, ne attesta l’attività come parrocchia dal 1656 al 1723.
Attualmente la chiesa non è più parrocchiale.
La chiesa ha tutto l’aspetto di una costruzione votiva, con un grande arco, successivamente tamponato con realizzazione di un accesso e due finestrelle laterali.
All’interno una Madonna del Rosario, tela del secolo XVII e un tabernacolo della stessa epoca.
Sotto la tela si conserva un affresco della Madonna della Misericordia.
Sotto l’orrendo intonaco cementizio si intravedono appena tracce d’affreschi.
A Geppa, la Chiesa vecchia di Santo Stefano, parrocchiale fino al XVI secolo, di struttura romanica, citata nel codice Pelosius del 300 come Santo Stefano “de Gleppa sine cura”, e ora priva di tetto e di qualsivoglia ornamento, al suo interno è stato ricavato un piccolo cimitero.
Una pietra murata in questo edificio religioso contiene la scritta “Gregorius”; si tratta verosimilmente di un relitto di età preromanica riutilizzato successivamente.
Vi è stato altresì individuato un cippo tronco di piramide, di epoca romana; Il portale della chiesa è stato rifatto nel 1533.
 
 
 

Casaletto di Flavia

Sotto le rovine del castello di Geppa, lungo la strada che collega la Valnerina a Spoleto salendo per Piedipaterno, si trova un casale di campagna, abitato da una signora inglese di nome Margareth.
In zona tutti conoscono il luogo come Casaletto di Flavia o come casa dell’inglese oppure, semplicemente, come lì da Bevilacqua.
Alfredo Bevilacqua, classe 1910, vecchio proprietario del casale e ormai scomparso, è stato scultore di Santi e di animali dalle forme primordiali.
Così il Casaletto di Flavia negli anni si è animato di una nutrita produzione naif, fatta di strani animali da cortile, di statue riproducenti i membri della famiglia, di un Presepe, di santi umbri come San Benedetto da Norcia, San Francesco d’Assisi, Santa Rita da Cascia.
 

Link consigliato

http://berenice.over-blog.it/2015/02/lo-scultore-di-santi-e-della-Valnerina.html
 

Fonti documentative

AA.VV., Vallo di Nera e il suo territorio. Storia, arte, ambiente e tradizioni, seconda edizione a cura di A.Benedetti, 2010 Comune di Vallo di Nera
FAUSTI L., I Castelli e le ville dell’antico contado e distretto della città di Spoleto, Editoriale Umbra, Perugia, 1990
FAUSTI L., Le Chiese della Diocesi di Spoleto nel XIV secolo secondo un codice del XVI secolo, Archivio per la storia ecclesiastica dell’Umbria, Foligno, 1913
GENTILI, GIACCHÈ, RAGNI, TOSCANO, L’Umbria – Manuali per il territorio – La Valnerina, Il Nursino, Il Casciano – Edindustria Roma, 1977
PALMIERI AStatistica dello Stato Pontificio, tipografia Forense, Roma 1859
Sacra visita di Carlo Giacinto Lascaris vescovo di Spoleto, 1715, in Archivio Storico Diocesano di Spoleto
SANSI A., Storia del Comune di Spoleto, Accademia Spoletina, Spoleto, 1876

http://it.paperblog.com/lo-scultore-di-santi-e-di-animali-di-geppa-2717070/

http://www.comune.vallodinera.pg.it/

 

Nota

La galleria fotografica ed il testo sono stati realizzati da Silvio Sorcini.
 
 

Da vedere nella zona

Castello di Meggiano – Vallo di Nera
Castello di Montefiorello – Vallo di Nera
Castello di Paterno – Vallo di Nera

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