Cenni storici
Scarsi reperti archeologici trovati non molto distanti in località Col di Fabbri, fanno solo supporre che in quest’area esisteva una villa romana durante il I – II sec. d.C., ma tutte le tracce di presenze antiche sono tutte a valle.
Sin dal sec. XIII ha dominato in Monte S. Maria Tiberina la casata dei Marchesi detti Del Monte e che appartennero ai Marchesi Imperiali che dominavano in Toscana sin dal 1014 (Ranieri, duca e marchese di Toscana).
I marchesi Del Monte furono per secoli i feudatari di queste terre, battendo moneta e amministrando un vero e proprio Stato sovrano, incuneato fra la Toscana e le terre pontificie.
Quindi ad una ramificazione dei predetti Marchesi di Toscana, dobbiamo certamente la primitiva costruzione di un castello in Santa Maria (1050), sulla ripida montagna a forma di tronco di cono, quasi inaccessibile, in una zona tra Città di Castello, Gubbio e Perugia, dove altri marchesi della famiglia possedevano un vasto territorio.
Il Feudo contava circa cento tra castelli, torri e fortilizi situati nel territorio montuoso compreso tra la Valdichiana, l’Alta Valle del Tevere, Arezzo e il lago Trasimeno.
Il piccolo aggregato urbano sorse sul luogo dove era già presente una chiesina, dedicata alla Vergine, sorta forse nel IV secolo e frequentata dai primi cristiani, costretti a rifugiarsi in luoghi remoti.
Il castello, secondo alcuni, esisteva già nel 1204, esso fu riattato quando i Marchesi se ne impossessarono nel 1250.
Il capostipite dei Marchesi sarebbe stato un certo Arimberto, della dinastia francese dei Borboni, che, accompagnando in Italia Carlo Magno, in premio dei servigi da lui prestati, avrebbe ottenuto un diploma, che lo costituiva Marchese di Toscana, vicario imperiale di Arezzo e Città di Castello, investendolo di feudi tra l’Umbria e la Toscana.
Comunque la prima notizia documentata la troviamo riferita alla Pieve in un testamento dell’XI secolo (1073) dove si parla di beni esistenti “intra Plebe sante Marie sita monte“.
Si parla di Pieve e questo sta ad indicare che a quell’epoca la località non era soggetta ad alcun feudatario, ma doveva essere compresa nella giurisdizione politica ed ecclesiastica del territorio di Città di Castello e quindi appartenere alla Chiesa e così risulta da altro documento del 1204.
Solo nel 1249 un Ranieri della famiglia Lambardi, Signore di Citerna, domina sul Monte S. Maria ed è nel 1250 che il Marchese Guido Del Colle, primo marchese di Monte Santa Maria Tiberina, si impossessò del paese da cui ne derivò anche il nome.
Monte S. Maria divenne così feudo di una potente famiglia che tanta parte attiva ebbe nella vita politica e militare del territorio ed anzi vi ebbe spesso una parte preponderante e qualche volta decisiva, come fu nella cacciata dei Pietramala da Città di Castello.
Tra le competizioni di parte e le bramosie di conquista delle ricche famiglie, Monte S. Maria vive la tumultuosa vita delle armi e delle vicende del tempo, non senza però che i suoi Marchesi si liberino dall’apprensione che li preoccupa sempre, anche nelle vittorie e nei trionfi, di legittimare il possesso della località e stabilirvi il loro dominio assoluto.
Infatti il Marchese Guido che fu il primo ad impossessarsi del Monte, dal 1254 al 1270 è eletto ben quattro volte Podestà della vicina Città di Castello.
Nelle lotte tra le fazioni Guelfe e Ghibelline, i Marchesi sostengono vigorosamente Città di Castello e Perugia di parte guelfa e nel 1289 un figlio del predetto Marchese, dopo la battaglia di Campaldino vince i ghibellini di Arezzo cacciandoli da un castello vicino a Selci.
Nel 1300, altro Marchese Guido fu podestà di Siena e, nel 1331, capitano generale della repubblica fiorentina, con l’incarico di riformare il governo a Pistoia.
Già a quest’epoca il valore e l’ardimento dei Marchesi del Monte s’impongono all’attenzione dei grandi tant’è che il Pontefice Giovanni XXII da Avignone dirige ai Marchesi nel 1321 un breve nel quale li loda per la loro fedeltà e li sprona a perseverare.
Il figlio di Guido, Giovanni fu pure capitano generale di Firenze (1335); suo fratello, il 30/9/1335, con azione fortunata, scacciò i Tarlati ghibellini da Città di Castello: fu nominato podestà di Siena.
Giovanni fu podestà di Firenze nel 1343, dopo la cacciata del Duca di Atene, e ambasciatore della Repubblica ad Arezzo.
Quando il cardinale Egidio Albornoz, legato di Innocenzo VI, con un forte esercito si accinge a restaurare e consolidare l’autorità e la potenza pontificia negli Stati della Chiesa; nel 1355, essendo Carlo IV in Italia, essi si affrettarono a farsi rinnovare il diploma di legittimo possesso di Monte Santa Maria.
In virtù di un successivo diploma del re di Francia Carlo V ottennero il cognome Bourbon, così venne fuori: Marchesi Bourbon Del Monte.
Nel 1381 le famiglie dei Marchesi, ormai divise in più rami, si contesero aspramente il possesso del castello; nel 1391 i vari rami si rappacificarono.
Le lotte rinacquero nel 1400 e le varie famiglie, appoggiandosi ora a Perugia, ora ad Arezzo, ora a Firenze, tramavano e si insidiavano a vicenda.
La tragedia scoppiò il 23 settembre 1407, durante una cerimonia in chiesa, dove i Marchesi erano a pregare con il popolo.
Il Marchese Cerbone dette il segno ai congiurati, che uccisero Gianpierino e Guiduccio, gettando in prigione la moglie e i figli del primo, mentre Antonio, padre di Guiduccio riuscì a chiudersi in un monastero.
Cerbone restò padrone di tutto; gli altri fuggirono a Roma, con il titolo di Marchesi di Rasina.
Nel 1435, per la morte di questi, Cerbone diventò erede universale, tale data riportò la pace nel castello e nel paese.
Placati gli odi e le rivalità, dal 1513 fu stabilito che il Marchesato fosse governato da un Reggente: il più vecchio di tutta la casata.
Con il Rinascimento tutto il paese assunse un nuovo volto; il castello marchionale fu rifatto dove è adesso, ricco e sfarzoso; dov’era il vecchio castello sorse il palazzo del popolo, ideato e voluto dal Marchese Giovanni Battista e terminato nel 1594, secondo richiami dello Scalza e dell’Alessi.
Nel medioevo Monte Santa Maria fu uno tre Campi franchi esistenti in Europa, a Verona e Pietroburgo, che per prerogativa sovrana erano località dove impunemente si potevano risolvere le più delicate questioni d’onore fra dignitari sovrani, personalmente con duelli all’ultimo sangue; questi si svolgevano nel Campo Franco o “colle del duello” che si trovava in località Fonte Nuova vicino alla Chiesa di Sant’Agostino, di cui le cronache narrano descrivendone uno per i combattimenti a piedi e uno per quelli a cavallo.
Altre prerogative sovrane, che ebbe il Marchesato, sono il requisito di far pace e guerra e ricevere ambascerie (mero e misto imperio); battere moneta (ius faciendi monetam) come si evince da numerosi documenti del XVII secolo che riportano esistenza di una moneta, detta “montesca o del Monte“, o di un fiorino, che circolava nel marchesato; diritto di vita e di morte (potestà di gladio) esisteva, infatti, il “colle delle Forche” con relativo patibolo, come si vede raffigurato nella carta del Titi del 1676, sia a Monte Santa Maria che a Lippiano; facoltà inoltre di dettare statuti e imporre gabelle.
Il 2 giugno del 1789 fu occupata dai francesi che la tolsero ai Bourbon e l’aggregarono al dipartimento del Trasimeno, cantone con Citerna e Lippiano.
Tornò ai Bourbon nel 1805, ma il feudo fu soppresso con l’unione della Toscana all’impero francese.
Fu ripristinato con la restaurazione (14/5/1814), ma definitivamente soppresso e incorporato nel granducato di Toscana, il 29/8/1815, dopo la successione di 32 Reggenti.
Durante il secolo XVIII i Marchesi si erano talmente frazionati e indebitati che dovettero alienarsi tutti i beni addirittura si dettero al brigantaggio.
Pietro, ultimo Marchese Del Monte, ne ebbe la reggenza da Ferdinando III e morì nel 1831.
Soppresso il marchesato, con altro decreto del Granduca, il Monte fu elevato a comune, ma con sede a Lippiano, ritenuta più centrale e anche perché più popolosa.
Il comune aveva allora circa 2500 abitanti (oggi ne conta 1058).
Nel 1843 il comune fu soppresso e unito a quello di Monterchi; non si sa quando il comune di Monte riprese l’autonomia, forse nel 1864.
Con decreto del 2/2/1927 del Governo, i comuni di Monte Santa Maria Tiberina e di Monterchi passarono alla Provincia di Perugia (Monterchi tornò ad Arezzo nel 1936).
Solo nel 1944, dopo la liberazione del paese avvenuta il 13 luglio di quell’anno da parte delle truppe alleate, la sede del Comune venne riportata a Monte S. Maria da Lippiano.
Un Capo dei Partigiani della zona, Baffo Guerriero, riuscì ad ottenere da un ufficiale inglese, questo singolare decreto di trasferimento:
“In data di oggi, 17 luglio 1944, in Monte S. Maria Tiberina, in qualità e per i poteri conferitimi dal Governo Militare Alleato, nomino e confermo il sig. Roscini Aristodemo quale sindaco provvisorio di questo Comune di Monte.
Si ordina inoltre che la sede del Comune sia fissata a Monte S. Maria Tiberina. F.to Francis Pallotti Cap. F.A. Civil Affair Officer“.
Lo stemma di famiglia antico dei Marchesi era di sei monti a piramide, cui furono poi aggiunti i gigli con il rastrello rosso di Carlo I d’Angiò, con molte varianti.
Nel 1751 le varie famiglie riunificarono lo stemma: tre gigli con fascia rossa, in campo azzurro.
Aspetto
Dell’originario castello rimane ben poco mentre nella via principale si possono ammirare i quattro palazzi marchionali, abitazione dei vari rami; il principale, fatto restaurare da Giambattista, generalissimo della Repubblica di Venezia, è sito all’inizio della strada ora adibito a civili abitazioni.
Fra questi un bel palazzo cinquecentesco al posto del castello, più volte distrutto e riedificato e addirittura raso al suolo per ordine di Innocenzo III all’inizio del ‘200; di questo sono visibili il bel portale d’ingresso e, curiosa, la traccia della buca delle lettere anonime.
Dell’antica rocca non rimangono ben conservate che un orrido carcere e la torre che serviva a far segnali, in circostanze di scorrerie nemiche, alle altre due vicine situate una a 2 Km dal paese e l’altra presso la frazione di Marzana.
I palazzi del centro sono:
Palazzo Bourbon del Monte ramo di Lippiano – Ancona
Palazzo Bourbon del Monte ramo di Città di Castello
Palazzo Boncompagni – Ludovisi ex Bourbon del Monte ramo di Roma-Firenze
Palazzo Bourbon del Monte e torre civica ramo di Firenze
Il paese di Monte S. Maria conserva le mura di cinta e la porta medievale dove si legge ancora “Sancta Maria ora pro nobis“, che attesta una vivente tradizione ultracentenaria verso la Madonna dalla quale porta il nome, il paese e la chiesa.
Molto caratteristiche le case rustiche che s’arrampicano attorno al castello e alla vecchia pieve, piccoli orti pensili con tante terrazze che s’affacciano su un panorama vastissimo che si estende dagli Appennini a nord sino al Monte Acuto e al Catria a sud.
Ancora visibile è il palazzo della Polveriera, la porta del Castello detta della Loggia, il Monastero di Santa Maria Maddalena, ex convento di agostiniane attivo fino dal 1340 e soppresso dal Pepoli (1860), ora adibito a Palazzo Comunale e lo stipite dell’antica Porta delle mura.
Chiesa della Santa Croce
La Chiesa della Santa Croce è uno dei principali luoghi di culto dopo la parrocchiale di Santa Maria; la chiesa è dedicata alla Croce di Cristo e rappresenta un importante punto di riferimento per la comunità locale.
La storia della Chiesa della Santa Croce risale risale a tempi antichi, quando venne costruita come luogo di preghiera e di devozione per i fedeli della zona; nel corso dei secoli, la chiesa ha subito varie trasformazioni e restauri, conservando però la sua maestosità e il suo significato religioso.
L’architettura della Chiesa della Santa Croce è caratterizzata da uno stile romanico-gotico, con elementi decorativi e artistici che la rendono un vero gioiello architettonico.
Gli interni della chiesa sono decorati con affreschi e opere d’arte di grande valore storico e culturale, che testimoniano la ricca tradizione artistica dell’Umbria.
Fonti documentative
Eliseo Carini – Città di Castello, Umbertide, San Giustino, Lisciano Niccone, Citerna, Pietralunga, Montone, Santa Maria Tiberina – Monografie Comunali, N. 10 Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura di Perugia 1976
Angelo Ascani – Monte Santa Maria e i suoi Marchesi – 1967
Vittorio Boscain – Monte S. Maria Tiberina – 1966.
Mario Tabarrini – L’Umbria si racconta Dizionario E-O – 1982
Cecilia Mori Bourbon di Petrella – Storia di un Feudo Imperiale I marchesi del Monte tra la Toscana e l’Umbria (sec. X-XIX) – 2017
AAVV – Monte Santa Maria Tiberina: Itinerari tra storia e natura – In Feudi, Castelli e Ville Sentieri storici – 2015
https://monte-santa-maria-tiberina.neoneh.it/en/luoghi/13261_chiesa-della-santa-croce.php
Mappa
Link alle coordinate: 43.437655 12.162596