Castello di Piticchio – Arcevia (AN)

Cenni Storici

Edificato a 400 mt sopra il livello del mare nella seconda metà del XII secolo su un poggio quasi circolare. Alcune teorie danno il castello derivante da un insediamento romanico chiamato “pitulum”. Da un documento del 1223 risulta che Onorio III riconosceva la proprietà del Castrum Peticli al vescovo di Senigallia. Nel frattempo, il comune di Rocca Contrada, nato da una libera aggregazione di Signori che all’inizio del XIII secolo aveva messo sotto un’unica giurisdizione uomini, terra e castelli, stava completando la sua espansione verso fondovalle inglobando via via le piccole signorie laiche sia verso il Cesano sia verso la valle del Misa fino al confine con Serra de’ Conti, restavano tuttavia domini ecclesiastici Loretello e Nidastore soggetti a Fonte Avellana e al vescovo di Fossombrone e quelli di Piticchio e Montale soggetti al Vescovo di Senigallia. All’indomani della restaurazione del potere della chiesa, dopo la conquista dell’Imperatore Federico II di Sassonia, avvenuta dopo il 1250 ecco che rocca Contrada inizia a dimostrare le sue mire espansionistiche su Montale e Piticchio. Le vicissitudini che dovettero affrontare gli abitanti di Piticchio dal 1250 al 1289 durante l’interminabile contesa tra il Comune di Rocca Contrada e il Vescovo di Senigallia determinarono una momentanea dispersione della popolazione e la distruzione delle mura e di parte dell’abitato ricostruito poi dalla fine del XIII sec. Le contese sul possesso dei due castelli ebbero fine il 10 marzo del 1289, quando presso il chiostro di S. Franceso si incontrarono il Vescovo di Senigallia Trasmondo, Messer Jacopo Vescovo di Fossombrone, Messer Albertino Priore di Fonte Avellana con il sindaco di Rocca Contrada Ricevuto Di Zanne. In questa occasione il Vescovo Trasmondo vendeva al comune di Rocca Contrada i castelli di Piticchio e Montale, con territori, uomini, e vassalli, perdonando le offese fatte dagli abitanti di Rocca Contrada al Vescovo e prometteva che né lui né i suoi successori avrebbero edificato entro i confini dei castellari.
In cambio Ricevuto Di Zanne, prometteva il pagamento di 5650 libre e l’affrancazione dei popoli, beni immobili e mobili e raccolti.

Torre ingresso di Piticchio

Successive modifiche di un certo rilievo per l’aspetto del paese si segnalano a partire dal XVIII secolo, in particolare dopo il forte terremoto, con epicentro a Gualdo Tadino e Nocera, che nel 1751colpì la zona. In particolare si segnala palazzo Carletti Giampieri, tipico esempio di architettura civile di prestigio delle Marche, costruito nella seconda metà del ’700 sulla via principale. accorpando precedenti edifici, con il successivo ampliamento verso l’esterno che, insistendo sulle mura del castello, ha dato vita al caratteristico porticato. Circa un secolo dopo, viene costruito l’unico edificio di Piticchio con entrata dall’esterno delle mura, per ragioni di successione fu ceduto alla famiglia De Strani. Palazzo Carletti Giampieri custodisce al suo interno un minuscolo, grazioso teatro (di proprietà privata) costruito nel 1846, dotato di un ordine di palchi ed in grado di contenere una cinquantina di persone. L’arco gotico alla base della torre, risalente al tardo Medioevo, sovrastava l’antica ed unica porta d’ingresso cui si accedeva,con una ripida rampa ed il ponte levatoio, dalla strada immediatamente sottostante. L’attuale ingresso al paese risale alla fine dell’800 quando si eliminò il ponte levatoio e si apprestò un più comodo terrapieno laterale con una seconda porta esterna d’accesso; sopra l’antico arco gotico fu soprelevata la Torre con l’installazione dell’ orologio. Il quadrante dell’orologio nonché lo stemma di Piticchio, sulla porta esterna, sono stati realizzati in ceramica nel 1991 dal noto pittore Bruno d’Arcevia, nativo del paese.

Chiesa San Sebastiano

Entro le mura del castello, nel punto più alto del paese, si trova la chiesa parrocchiale di S. Sebastiano, edificata nella seconda metà del ‘400 e ampliata alla fine del secolo successivo. A questo periodo risale il bell’altare centrale in legno dorato contenente tre tele di Ercole Ramazzani (Arcevia, 1535-1598) raffiguranti l’Ultima cena, San Sebastiano e Santa Chiara. L’edificio fu parzialmente ricostruito ed ampliato dopo il terremoto del 1751. Oltre a S. Sebastiano nella chiesa si venera anche il culto di S. Nicolò, titolare della Parrocchia ed intestatario della chiesa romanica che sorgeva fuori le mura e che costituì quasi sicuramente il nucleo originario intorno a cui è cresciuto il paese (citata già intorno al Mille, fu praticamente abbandonata a fine ‘800 e abbattuta intorno al 1950). Segnaliamo, per finire, che Piticchio, tra i suoi figli, può vantarne uno elevato agli onori degli altari: il Beato Benvenuto. Nato all’inizio del XIII secolo 1200, entrò a far parte dell’ordine dei Silvestrini nel romitorio di Montefano, nei pressi di Fabriano. Fu famoso per il candore angelico, le frequenti estasi e l’eccezionale resistenza alle tentazioni. Gli furono attribuiti, ancora in vita, numerosi miracoli. Morì nel 1273 e da subito fu onorato a livello popolare. Nella sacrestia della Parrocchiale si può vedere una tela di autore anonimo del primo ‘700 raffigurante il Beato Benvenuto insieme all’altro beato Silvestrino Simone (di Ripalta, poche case sul crinale proprio di fronte a Piticchio, verso nord) inginocchiati ad onorare la Madonna del Buon Cuore; e sullo sfondo si intravede un castello che sembra proprio quello di Piticchio.
 

Mappa

Link alle coordinate
 

Per approfondimenti maggiori:
www.piticchio.it
www.arceviaweb.it

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