Castello di Poggio Manente – Umbertide (PG)

Il castello, in una sua parte, è stato abitato fino a pochi anni or sono ma ora è in uno stato di completo abbandono.

 

Cenni Storici

Il castello di Poggio Manente, chiamato nei documenti “Castrum Podio Manentis“, è posto a sud-est del centro abitato di Umbertide e risponde perfettamente alla tipologia di “poggio“.
Secondo il Porrozzi il toponimo è riferito alla società longobarda, cosicché non è da escludere che questo castello risalga a qualche secolo prima del Mille; infatti “manente” era chiamato il lavoratore agricolo che si stabiliva in un luogo determinato, in una “manentea” e gli obblighi di questi lavoratori nei confronti dei loro padroni erano più o meno alla stregua dei servi.
A Poggio Manente non è da scartare l’ipotesi che possa essere esistita, prima del secolo XI, una simile organizzazione, dalla quale avrebbe preso il nome.
Poggio Manente è a cavallo di un largo tratto della vallata del Tevere e del suo affluente Assino, proveniente dall’eugubino, che confluisce nelle vicinanze della Badia di S. Salvatore di Monte Corona.
Il congiungersi di queste due valli davano al Castello grande importanza strategica inoltre rientrando storicamente nella rete difensiva eugubina aveva il controllo del confine ovest del contado, la sua diocesi, e le diocesi di Perugia e Città di Castello.
Le prime notizie che si hanno riguardano il casato che lo possedeva, i “Domini di Poggio Manente-Ascagnano“, costoro, tra il 1163 e il 1225, cedono al capitolo eugubino i loro possessi e diritti nei castelli e nelle pertinenze di Agello, Agnano e Castiglione Aldobrando.
Questi signori avevano da lunga data rapporti con l’Abbazia di S. Maria di Valdiponte, cui vengono ceduti in pegno diritti consuetudinari a Montelabbate, (1157) e con la quale si addiviene ad accordi in forza dei quali viene concesso loro in enfiteusi il castello di Penne, in cambio della cessione di usariae a Solafagnano.
Le vicende storiche di questo fortilizio si legano alla guerra del 1216 di Perugia conto Gubbio, la cui sconfitta costò agli Eugubini la perdita di alcuni castra in favore di Perugia.
Nel trattato di pace stipulato tra le due parti il 2 dicembre 1217 il “Castrum Podio Manentis” passò sotto il controllo del Comune perugino che in questo modo si assicurava una valida difesa della vicina Fratta e vi rimase per una trentina d’anni.
Nel maggio 1251 però il rettore del Ducato di Spoleto, incaricato dal pontefice Innocenzo IV di sovraintendere agli uffici amministrativi dell’Umbria, decretò che Poggio Manente doveva restare sotto la tutela di Gubbio.
Nel 1258 però riprese il confitto tra Gubbio ghibelina e Perugia guelfa e Stefano Spoliagrano, signore di Poggio Manente, in proprio nome e di Rinaldo suo fratello, concesse alla città di Perugia parte del castello e del suo territorio.
A seguito della conclusione della guerra contro Gubbio, Poggio Manente fu confermato come castrum dipendente da Perugia.
Dal Pellini si apprende che nel 1378 per ordine dei magistrati doveva essere abbattuto, ma ciò per fotuna non avvenne; il dominio era allora di Simone Baldello del Poggio.
Poggio Manente passò poi ai Conti Offredi che lo conservarono anche nell’epoca dei Comuni.
Nel XVII secolo questo feudo passò al marchese Bongiovanni e nel 1738, la contessa Acciaioli diventa la nuova castellana.
Nel 1811 la contessa Acciaioli vendette la proprietà ai sigg. Natali possidenti del Pian d’Assino; i Natali restaurata la chiesetta di S. Nicolò, che si riaprì al culto ed ebbero l’autorizzazione di collocarvi i tumoli della famiglia.
Nel 1817 il territorio di Poggio Manente venne confermato “Università appodiata” a Fratta, alla quale, nel 1827, fu aggiunta anche la zona del Castello San Paterniano.
Rimase “Università appodiata” fino al 1863, anno in cui entrò a far parte integrante del Comune di Umbertide.
 

Aspetto esterno

La struttura del castello, appare piuttosto tondeggiante onde evitare angoli che avrebbero potuto favorire assalti dall’esterno; è imponente ma fatiscente, a causa dei numerosi crolli della cortina muraria, inizialmente aveva quattro torri, ma ne è rimasta in piedi solo una e piuttosto malconcia.
La porta di accesso immette in un piccolo cortile, dove si affacciano gli edifici interni formando stretti vicoli; è probabile che un tempo vi si potesse accedere tramite un passaggio rialzato, ad esempio un ponte levatoio, a causa del dislivello del terreno.
L’ingresso al castrum è costituito da una lunga scalinata in pietra apposta in periodo molto recente rispetto alla struttura originaria, questa arriva ad uno stretto portale di particolare rilievo artistico e architettonico per la presenza dell’arco a sesto acuto, sormontato da una stretta feritoia e da una piccola bertesca; è probabile che proprio a questo portale fosse annesso un ponte levatoio, seppure molto stretto.
Di sicuro era circondato da un profondo fossato, sul cui percorso oggi si sviluppa probabilmente la strada.
La parte delle mura esposte sud–ovest, è in parte crollata e malconcia in più punti.
 

Fonti documentative

G. Briziarelli – Umbertide Abbazie – Eremi -Templi – Ville – Feste – Folklore, Sacro Eremo di Monte Corona, Castelli medievali – 1963
B. Porrozzi – Umbertide e il suo territorio, storia e immagini – 1980
G. Benni – Incastellamento e signorie rurali nell’Alta valle del Tevere tra Alto e Basso Medioevo. Il territorio di Umbertide – 2006
Piero Luigi Menichetti – Castelli, Palazzi fortificati, Fortilizi, Torri di Gubbio dal secolo XI al XIV – 1979
 

Mappa

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