Castello di Poggio – Otricoli (TR)

 

Cenni Storici

Le prime notizie di Poggio compaiono in un documento del 14 aprile 1237 con il quale Tebalduccio Dorgani di Narni compra la metà del castello e tutte le famiglie ivi esistenti, assieme all’altro nobile narnese Piergentile.
In tale periodo il castello è conosciuto col nome di Castrum Podii Mediio anche Poggium Moggii.
Nel 1276, con una serie di acquisizioni, il comune di Narni diveniva padrone del castello, nominandovi come vicario Nicola di Raniero.
L’anno successivo i Poggiani dovettero promettere, secondo le formule dell’epoca, sottomissione ed obbedienza alle autorità narnesi.
Dagli Statuti del comune di Narni del 1371, si viene infatti a sapere che il castrum di Poggio era tra quelli assoggettati e che, per questo, doveva offrire un cero del peso di 4 libbre in occasione della festa di S. Giovenale, patrono di Narni.
Interessante è una notizia del 1434 relativa alla presenza di personaggi illustri nel territorio: nell’ambito delle guerre tra capitani di ventura nell’Italia del secolo XV, è da segnalare la sosta a Poggio di Francesco Sforza conte di Cotignola, Niccolò Piccinino, il luogotenente di Braccio da Montone mentre si recava in Sabina per combattere contro Firenze e Venezia al comando di Nicola da Tolentino e del Gattamelata.
Seguirono poi una serie di lotte tra Poggio e la vicina Calvi per la proprietà di terre del Monte S. Pancrazio; ugualmente si segnalano dispute per questioni di confini tra il castello di Poggio e il vicinissimo castello di Arverino.
In questo periodo proseguono le vicende che vedono Poggio occupato a difendersi dai continui soprusi da parte di Narni ed i conseguenti molteplici interventi da parte dell’autorità ecclesiastica in difesa dei Poggiani: già da tempo infatti, sia Narni sia Poggio, come molte altre città dell’Umbria, facevano parte delle terre del Patrimonio, governate dal pontefice tramite una serie di figure a lui sottoposte.
Non è un caso che già nel 1518, il papa Leone X emanò un breve con cui esentava Poggio dal vassallaggio di Narni, città ribelle alla Chiesa e per questo scomoda per le politiche papali.
Vi furono poi delle contese con il comune di Calvi, che cessarono nel 1764 con un atto di transazione ufficiale.
Solo nel 1815 Poggio si liberò dal dominio narnese, ma, non riuscendo a reggersi autonomamente, passò sotto l’autorità del comune di Otricoli, del quale è parte ancora oggi.
A metà dell’ottocento aveva 328 abitanti, 183 delle quali in campagna, distribuiti in 69 famiglie con 69 case.
Il 5 novembre 1910 il sindaco di Otricoli, Cesare Polimanti, costituì l’associazione Dominio collettivo di Poggio, al fine di usufruire ed amministrare i fondi boschivi esistenti nel territorio della frazione, derivanti dall’affrancazione dei diritti civici sui beni dei signori Nicola Stame e Giovanbattista Cipiccia di Narni.
L’assemblea degli utenti, cioè di coloro che potevano esercitare il diritto di pascolo e legnatico sui terreni suddetti, era formata da 110 capofamiglia residenti a Poggio, i quali votarono il regolamento del Dominio collettivo in data 27 dicembre 1910.
La costituzione legale dell’associazione, sotto la denominazione di Università agraria di Poggio di Otricoli, avvenne il 4 agosto 1912, l’ente è ancora in attività.
Nel 1943, durante la seconda guerra mondiale, vi si svolse un’importante battaglia.
Nel 1944 è qui attivo il battaglione “Giovanni Manni” della “Gramsci”, che opera con un centro di assistenza e reclutamento per giovani renitenti e militari sbandati, con l’aiuto della maggioranza della popolazione.
All’alba del 17 febbraio i fascisti operano un rastrellamento per ripulire la zona dai “ribelli” e per requisire generialimentari, catturano e uccidono il partigiano Orazio Costorella, che si rifiuta di fornire informazioni sulla brigata.
La sera del 17 febbraio tutti gli uomini della frazione di Poggio sono radunati sulla piazza del paese, malmenati e alcuni imprigionati nel carcere di Terni, subendo maltrattamenti e torture.
 

La rocca, le mura e le torri

La rocca, del secolo XIV, è posta alla sommità del paese e domina la distesa di colline fino ad Otricoli, Magliano e alla valle del Tevere fino al Monte Soratte.
Essa è cinta da un circuito murario con una serie di torri, recentemente restaurate, che servivano per la difesa del castello e dei suoi abitanti.
Nella parte bassa della cinta muraria è da segnalare quella che, probabilmente, costituiva l’antica porta d’ingresso al paese, detta comunemente “Trasanda”, la quale presenta un’apertura sovrastante che serviva per la difesa.
Di particolare rilievo è la torre ovest, a pianta rettangolare, con volta “a botte” all’interno, e riutilizzata come edicola.
La torre est invece si caratterizza per la pianta quadrata e per una serie di feritoie usate per la difesa, tramite l’utilizzo di archi e balestre, tipiche armi medievali.
La torre sud, discretamente conservata nelle sue pareti esterne, doveva servire sia per l’avvistamento e la segnalazione, sia per la rapida comunicazione con il contado sottostante.
 
 
 

Chiesa di San Nicola

Situata nel cuore del paese, l’attuale edificio risale alla fine del secolo XV o inizi del successivo, ma probabilmente è stato edificato su una preesistente costruzione romanica,orientata in direzione trasversale rispetto all’odierna,di cui si notano all’esterno i resti dell’abside romanica, identificabile con la grande cappella che si apre sulla sinistra.
La facciata presenta un portale a tutto sesto,ornato nella chiave di volta dal monogramma cristologico “di san Bernardino” e sovrastato da un piccolo bassorilievo, inserito in un momento successivo alla realizzazione della facciata e dello stesso portale, raffigurante il santo patrono Nicola, in abiti vescovili, all’interno di una cornice triloba.
Al di sopra è una finestrella con ornato trilobato; sul tetto si erge il campanile “a vela” con due archi acuti e due campane bronzee.
L’interno è costituito da un’aula rettangolare scandita da due campate, voltate a crociera e alternativamente impostate su paraste laterali e capitelli angolari, e separata mediante un arcone dal vano presbiterale, sollevato di tre gradini rispetto al piano della navata.
Sulla parete sinistra, in una nicchia, è l’affresco di Santa Caterina d’Alessandria coronata da angeli.
A fianco due santi quasi completamente persi, a sinistra doveva essere raffigurato San Nicola, a destra Sant’Antonio abate, di cui si vede il classico maialino nero e si legge la dedica.
Sempre in basso a destra, di piccolo formato come d’uso, i due committenti, al centro della nicchia è posto un busto di San Nicola.
L’absidiola di sinistra, oggi del tutto priva dell’originaria decorazione ad affresco e a terminazione tronca, ospita, invece, una tela molto oscurata raffigurante la Madonna col Bambino tra santi, una statuetta di santa e una moderna statua lignea raffigurante l’Immacolata Concezione.
L’altare maggiore è composto da una monumentale macchina lignea,adorna di colonne tortili, con la tela raffigurante la Madonna col Bambino e i santi Nicola da Bari, Vittore, Carlo Borromeo e Macario abate, attribuibile al pittore Calisto Calisti.
A sinistra una tela con i Santi Francesco e Antonio da Padova, a destra l’Immacolata Concezione.
Nella prima nicchia di destra, lato altare era raffigurato Sant’Antonio abate, di cui si vede solo la parte inferiore con il classico maialino nero.
Nella seconda cappella a destra è presente un vero e proprio palinsesto pittorico, con tre strati di affreschi, sull’ultimo livello è effigiata la Madonna in gloria col Bambino e angeli in preghiera entro una mandorla, opera di un discreto pittore locale identificabile, per confronto con le opere certe dell’artista, in Pancrazio Iacovetti da Calvi dell’Umbria, attivo a partire dalla seconda metà degli anni Sessanta del XV secolo fino a tutto il primo decennio del XVI, padre del più famoso Rinaldo.
Presso la porta sono posti il fonte battesimale e una vaschetta per 1’acqua benedetta, entrambi del ‘500, nell’acquasantiera sono raffigurati due pesci e un serpente, simbolo dei fedeli insidiati dal demonio.
Sulla parete di fondo è appesa una tela di buona fattura raffigurante la Sacra Famiglia e San Giovanni Battista fanciullo, vicino si apre una finestrella con resti di decorazione floreale.
 
 
 

Chiesa di Santa Maria del Pereto

Sita sotto al castello, oggi completamente e malamente rinnovata; un tempo accanto alla porta vi era un altare di epoca medievale con la rozza rappresentazione di un albero con una croce sotto cui era la Madonna col Bambino.
Secondo il Ceroni questo altare avrebbe dato origine al toponimo Aravecchia.
Sempre secondo il Ceroni all’interno vi erano affreschi votivi del secolo XV, di cui non rimane traccia: la Madonna col Bambino e quattro santi: San Fabiano, San Sebastiano e due Sante; sotto vi era il nome dei committenti: Fecero Fare Bona Corsi De Bernardino e Luca.
 
 
 

Chiesa di S. Vittore

Situata lungo la strada che collega Poggio a Calvi dell’Umbria, di fronte ad un’area boschiva attrezzata per sosta e pic-nic, l’attuale chiesa sorge accanto ai ruderi dell’antico eremo di S. Vittore.
È un edificio risalente alla fine del secolo XIV, a pianta rettangolare con abside semicircolare all’interno e poligonale all’esterno.
La facciata è costituita da un portale architravato e decorato da mensole, sopra vi è un oculo,il campanile è a vela a un solo fornice, disposto lateralmente rispetto alla facciata.
L’interno ha due archi ogivali di valico impostati su lesene e termina in un’abside coperta da un catino a grosse nervature.
 

Fonti documentative

http://siusa.archivi.beniculturali.it/cgi-bin/pagina.pl?TipoPag=prodente&Chiave=33450

http://www.otricoliturismo.it/storia/poggio/storia

http://www.straginazifasciste.it/wp-content/uploads/schede/POGGIO%20OTRICOLI%2016-17.02.1944.pdf

Teresida Leonelli Poggio di Otricoli i ricordi diventano storia ed Thyrus
CASTRUM PODII MEDII: Poggio di Otricoli e la scoperta di una terra di mezzo a cura di Francesco Santaniello
 

Nota

La galleria fotografica ed il testo sono stati realizzati da Silvio Sorcini.
 

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