Castello di Postignano – Sellano (PG)

Il Castello


 
 
 

Il Frantoio


 
 
 

Il Mulino


 
 
 

Cenni Storici

Abbarbicato sulle pendici del monte Puriggia, il Castello di Postignano domina dalle sue alte case torri la valle del Vigi, lungo un antico percorso che collegava Spoleto e Norcia con Foligno.
Ha la tipica struttura triangolare della fortificazione di pendio, coronato al vertice dall’alta torre esagonale d’avvistamento e di difesa.
Non si hanno notizie della fondazione di Postignano e dei suoi primi anni di vita, la dedica originaria della chiesa posta all’interno delle mura a San Primiano, il cui culto è stato diffuso in Valnerina fino al IX secolo d.C., fa supporre che l’insediamento primitivo risalga a tale periodo, nato quindi, come tanti altri della Valnerina, a guardia di un passaggio obbligato di un’antica via di comunicazione, e fortificato poi per difesa dalle incursioni di Ungari e Saraceni.
L’aspetto attuale dell’edificato è però tipico dei secoli XIV e XV.
Fin dall’inizio del XIII secolo il comune di Spoleto vantava diritti su Postignano, riconosciuti poi dal cardinale Legato Raniero Capocci nel 1247.
È inesatta la notizia riportata da alcuni testi che sia stato dominio dei Trinci di Foligno, che invece ebbero possesso dell’omonimo castello sito nei pressi di Nocera.
Un sigillo della Communitas Postignani, risalente al XIV secolo, è conservato nella collezione Corvisieri a Palazzo Corsini in Roma.
Tra i secoli XIV e XV Postignano vede lo sviluppo di una fiorente economia basata su agricoltura, attività forestali, artigianato del ferro e canapa.
Nel 1490 Postignano, unito ad Apagni, figura ancora tra i castelli del distretto spoletino.
Erano pertinenze di Postignano, oltre ad Apagni, anche Colle e Rocca Alberici.
Nel 1514 fu in lite con Sellano per questioni di confine.
Partecipò alla rivolta dei castelli della Valnerina contro Spoleto, nel 1522, ma fu prontamente ridotta all’obbedienza dal connestabile Renzo da Ceri.
Lo statuto del 1586 prevedeva che il governo del castello e di quello vicino di Apagni fossero affidati a quattro massari, due per castello, eletti dall’assemblea e rinnovati ogni sei mesi.
Nel 1611, al momento della visita pastorale del Barberini, vi abitavano 235 persone, il Lascaris le trova diminuite a 139 nel 1713, a causa del tremendo terremoto di dieci anni prima.
Postignano era sede di Università agraria, la cui attività è documentata dall’11 giugno 1716 al 29 gennaio 1797.
Nel secolo XIX i castelli di Postignano e Apagni furono assegnati come appodiati al Comune di Sellano, conservando sindaci propri.
Con l’Unità d’Italia, nel 1861, è unito al comune di Sellano, di cui è tutt’ora frazione.
Dall’inizio del 1900, il Castello di Postignano fu semiabbandonato a causa dell’emigrazione dei suoi abitanti, soprattutto verso gli USA, e le sue condizioni peggiorarono per mancanza di manutenzione.
All’inizio degli anni ’60 il Castello era quasi completamente abbandonato, vi rimanevano solo sei famiglie, anch’esse evacuate di lì a poco a seguito di una piccola frana che causò problemi a una casa vicino alla roccia.
Invece di tentare di risanare, il sindaco di allora emise un decreto di evacuazione.
Il Castello di Postignano rimase quindi completamente disabitato e abbandonato per molti anni.
I pochi abitanti, trasferiti in un anonimo insediamento a valle, guardavano in su verso il vecchio castello con le sue alte case torri dall’aspetto ferrigno, aspettandone il crollo, ma, nonostante l’incuria e l’abbandono, Postignano continuava a resistere, superando senza eccessivi danni anche il tremendo sisma del 1979.
Alla fine degli anni ’60 il Castello catturò l’attenzione dell’architetto americano Norman F. Carver che lo definì “l’archetipo dei borghi collinari italiani” e gli dedicò la copertina del suo libro fotografico “Italian Hilltowns“, pubblicato negli USA nel 1979.
Finalmente, nel 1993, due appassionati architetti campani, Gennaro Matacena e Matteo Scaramella, riscoprirono il borgo, rimasto fantasma per trent’anni, e lo acquistarono allo scopo di restaurarlo e donargli nuova vita.
I lavori, iniziati nel giugno del 1997 con il contributo della Regione Umbria dovettero di lì a poco fare i conti con il sisma del 1997 che danneggiò ulteriormente l’edificato già reso fatiscente dal prolungato abbandono, causando nuovi crolli e imponendo un periodo di stasi di alcuni anni.
Nel 2004 il borgo fu inserito nell’elenco dei monumenti di interesse storico artistico dal Ministero dei Beni Culturali.
I lavori, conclusi il 18 giugno 2011, hanno restituito integrità al fitto tessuto edilizio, caratterizzato da originali e ingegnose soluzioni architettoniche imposte dallo spazio ristretto e dall’acclività del pendio, straordinario esempio di “architettura senza architetti“, come la definì Berndard Rudofsky.
Le sue case torri, le sue abitazioni di elevato tono edilizio hanno ripreso a vivere in un contesto di elevata qualità edilizia, ripristinato nel rispetto delle antiche tipologie e delle nuove esigenze.
La qualità del lavoro è testimoniata dall’aver superato senza danni i tremendi eventi sismici del 2016, si sono rotte solo due bottiglie di vino.
Con il recupero degli antichi intonaci il castello si è altresì riappropriato dei suoi vecchi colori, perdendo l’aspetto lugubre e ferrigno, che pur aveva un suo fascino, ma che era opera dell’abbandono e della carenza di manutenzione.
L’antico borgo è tornato a rivivere e dopo sessant’anni vi è nato anche il primo bambino.
Vicino alla Chiesa di San Lorenzo si trova un’interessante abitazione affrescata, forse già casa del parroco.
All’interno di un locale, oggi utilizzato come sala espositiva, denominata “Foligno“, è possibile ammirare alcuni affreschi del XV secolo e del successivo.
Sempre all’interno della cinta muraria è possibile ammirare un antico frantoio.
La Chiesa di Santa Maria del Piano è posta a valle dell’abitato, sempre a valle è un antico mulino ad acqua, il Mulino Pacifici, cui era annessa una gualcheria di cui non si ha più traccia.
Il Mulino è stato in funzione fino a qualche anno fa, sulla cassa di un’antica mola è impressa la data 1644.
Il mulino è però molto più antico, del tipo idraulico per la macinazione della farina è stato costruito nel medioevo in corrispondenza del torrente Argentina.
 

Immagini d’epoca tratte da:

http://prolocosellano.com/il-castello-di-postignano-foto/

http://pocolontano.myblog.it/2014/11/15/postignano-dalle-molte-vite/

 

Fonti documentative

FABBI A. Guida della Valnerina: storia e arte / Abeto (PG), presso l’autore, 1977
FABBI A. Storia dei comuni della Valnerina / Abeto (PG), presso l’autore, 1976
FAUSTI L. I Castelli e le ville dell’antico contado e distretto della città di Spoleto Editoriale Umbra, Perugia, 1990
GENTILI, GIACCHÈ, RAGNI, TOSCANO L’Umbria – Manuali per il territorio – La Valnerina, Il Nursino, Il Casciano – Edindustria Roma, 1977
PALMIERI A Statistica dello Stato Pontificio tipografia Forense, Roma 1859
SANSI A. Storia del Comune di Spoleto Accademia Spoletina, Spoleto, 1876
Giacchè L. Postignano. Storia senza presente AA. VV. “La Valnerina”
Forgiata dalle acque. Sellano e il suo territorio

http://prolocosellano.com/category/storia-di-sellano/

https://castellodipostignano.it/it

 

Nota

Foto di Alberto Monti, testi di Silvio Sorcini.
 

Da vedere nella zona

Chiesa di San Lorenzo – Postignano di Sellano (PG)
Casa affrescata
Chiesa di Santa Maria del Piano – Postignano
Rocca Brigida o degli Aberici – Postignano
 

Mappa

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