Castello di Quadro – Todi (PG)


 

Castello del 1800

Il castello non esiste più, come la famosa Quercia Bella, ora c’è un agglomerato di case che disposte in circolo ricalcano la struttura dello stesso. Serve fantasia.

 

Cenni Storici

L’importanza di questa località deriva dalla sua ubicazione lungo una fondamentale via di comunicazione fra Todi e Orvieto.
Stratificata sui resti di un’antica villa romana, fu devastata nel 1311 dai tuderti in quanto gli abitanti si rifiutavano di pagare la gabella; occupata nel 1414 dalle milizie di Ladislao d’Angiò, fu liberata da Braccio da Montone che vi fece costruire un fortilizio con proprie guardie a difesa.
Sopra la porta della rocca, si vede ancora uno stemma scolpito in pietra; sembra che il forte, cui era annessa la piccola Chiesa di San Biagio, fosse provveduto di comunicazioni sotterranee.
La sede parrocchiale edificata nel 1937, si trova adesso in località Casale.
Nell’attuale chiesa parrocchiale si trova una paia d’altare di Andrea Polinori (Todi, 1586-1648) intitolata alla Madonna ai santi Giuseppe, Pietro, Paolo e Carlo Borromeo.
Dal titolo della parrocchia prese il nome un dotto maestro di retorica, Panfilio Cesi, figlio di un tal Pietro, che, per aver commesso un omicidio, da Titignano si era rifugiato al Quadro e poi a Cascia.
Qui nacque Panfilio, che insegnò successivamente con molta diligenza ed onore ad Assisi e a Todi (1632).
Il paese salì all’onore della cronaca nel ‘700, quando in vocabolo “Fosso della Vorga” (tra il castello del Quadro e la Canonica) si cercò una miniera d’oro a questo scopo vennero degli esperti anche da Camerino.
Il castello di Quadro, eretto in vocabolo Castellaccio, è, invece, una costruzione ottocentesca, di proprietà della signora Concetta Alessandra Tonti Fiorillo, contessa di San Bartolomeo.
Lungo la sua strada si trovava un’antica rovere, chiamata “La quercia bella di Quadro”, che si stagliava imponente in mezzo ai campi.
Ora però la quercia bella di Quadro non esiste più; qualche anno fa era ridotta ad un moncherino, la foto presente nella galleria fotografica è di Andrea Barghi, tratta dal libro “L’Umbria degli alberi“, qui già aveva perso un grande ramo, ma ancora era bella.
 

Aspetto

La struttura del castello non esiste più, si può leggere solo dall’alto nella sua forma circolare e dalle architetture di alcuni edifici che presentano antiche mura e contrafforti.
Si fa però confusione con il castello interamente costruito in località Castellaccio che tutti scambiano per il vero castello di Quadro.
 
 
 

Chiesa di San Pietro da Caesis

L’originaria sede parrocchiale all’interno del castello, titolata a San Sebastiano, venne poi trasferita in San Pietro de Caesis, collegiata con un priore e sei canonici, che si ritiene eretta da un Pietro della famiglia Cesia, intorno all’anno 1200, al tempo del vescovo Rustico.
Nel 1625 la chiesa fu ricostruita dalle fondamenta dal priore Marco Antonio Guazzaroni.
L’attuale Chiesa parrocchiale di Quadro, risalente agli anni trenta del secolo scorso e ancora dedicata a San Pietro de Caesis si trova adesso in località Casale.
Il “Questionario per la Parrocchia di Quadro”, compilato nell’anno 1929, descrive la precedente chiesa parrocchiale, ricostruita dalle fondamenta nel 1625 dal priore Marco Antonio Guazzaroni, “senza stile artistico”, senza alcun pregio, in pessime condizioni statiche e mediocri condizioni di manutenzione.
Le prime notizie riguardanti la nuova chiesa parrocchiale di Quadro risalgono all’anno 1931, con la perizia preventiva rimessa dal Prof. Pollione Moriconi. La relazione del progetto, rinvenuta nell’Archivio Vescovile di Todi, è invece datata 4 marzo 1933.
Il contratto di appalto per la costruzione della chiesa risale al 1935, ma i lavori furono presto interrotti “in seguito al verificarsi del crollo di una parte della fabbrica”. Una nuova perizia, redatta nel 1937, ed un nuovo progetto, di completamento, redatto da altro tecnico nel 1938 con caratteri assimilabili a quelli del razionalismo italiano, permisero di completare la costruzione del sacro edificio nel 1940; l’ultimo stato di avanzamento reca infatti la data del 30 aprile 1940.
L’edificio è stato interessato, tra gli anni 2011 e 2012, dal rifacimento completo della copertura esterna, danneggiata da notevoli infiltrazioni di umidità e ormai fatiscente, previa realizzazione di un cordolo perimetrale, con la posa in opera di nuove capriate in legno lamellare, e dal consolidamento del solaio piano sottostante, in latero-cemento. A completamento delle opere, l’interno dell’edificio, anch’esso danneggiato dalle infiltrazioni, è stato nuovamente tinteggiato.
 

Aspetto esterno

L’edificio mostra caratteri assimilabili a quelli dell’architettura razionalista italiana, realizzata, su progetto originario dell’architetto tuderte Pollione Moriconi, con un breve portico antistante a tutta altezza, sorretto da pilastri quadrati in travertino, e sovrastante timpano triangolare.
Le murature verticali, interrotte da lunghe monofore, si presentano in blocchi squadrati di pietra calcarea, tranne che nella parete della facciata retrostante il portico stesso, intonacata e tinteggiata di bianco; su di essa si aprono il portale d’ingresso, collocato su tre gradini, ed un ampio rosone; la torre campanaria, anch’essa in pietra a facciavista, è sul retro dell’edificio.
 

Interno

L’ambiente liturgico si presenta intonacato e tinteggiato, introdotto da una bussola lignea, a croce latina e coperto in piano.
Il presbiterio, sollevato di un gradino a protetto da una balaustra marmorea, si conclude nell’abside semicircolare; l’altare maggiore, così come i due laterali, sono realizzati in marmo e travertino.
Sopra l’altare si trova una pala di Andrea Polinori (Todi, 1586-1648) intitolata alla Madonna ai santi Giuseppe, Pietro, Paolo e Carlo Borromeo.
 

Fonti documentative

D. Amoni – Castelli Fortezze e Rocche dell’Umbria – 2010
F. Mancini – Todi e i suoi Castelli – 1960

http://necrologie.repubblica.it

Si ringrazia la Diocesi di Orvieto – Todi per la disponibilità e per aver concesso l’autorizzazione alla pubblicazione delle foto degli interni della chiesa.
 

Mappa

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