Castello di Ripaioli – Todi (PG)

Il borgo è tra le frazioni tuderti che più hanno risentito dei cambiamenti sociali degli ultimi cinquant’anni, le case però seppur vuote sono in fase di recupero quindi si presume che a breve tornerà un centro vivo.

 

Cenni storici

Il Castello si trova su un’altura nei pressi di Pantalla a dieci Km da Todi; il territorio si estende fino alla riva sinistra del Tevere dove al tempo del Pliocene (Era Terziaria) si raccoglieva un ramo del lago Tiberino.
Fra le denominazioni troviamo “Ripajoli” nel “Registro del Censimento della Città di Todi e suo territorio“” voluto dalla Delegazione di Perugia nell’anno 1853 e “Ripa Juli” nel verbale della Visita Pastorale del 1890.
I cronisti fanno derivare il nome da un possibile insediamento di epoca romana costruito come fortilizio da un certo Giulio, romano, o da un non ben identificato legionario della “Gens Julia” premiato per i suoi fedeli servigi con la donazione di terre che presero appunto il nome di “Ripa Julii” in seguito volgarizzato in Ripaioli.
Forse l’insediamento è avvenuto anche prima, nel 60 a.C. quando la vicina Todi con il suo territorio circostante divenne “ Colonia Julia Fida Tuder “ cioè una colonia di veterani militi della 41″ Legione.
Da ritrovamenti fatti nel castello costituiti da molti frantumi di vasi di terra cotta e un’urna formata di durissimo calcestruzzo lavorato con brecce e puzzolana rossa, che si cava nei dintorni di Roma, avvalorano inconfutabilmente l’esistenza nella zona di un insediamento romano e confermano il toponimo imposto alla ripa.
Il territorio appartenuto sempre alla città di Todi, ha seguito le alterne vicende del capoluogo.
Le vicende legate alle continue guerre tra Greci e i barbari Goti invasori e dei Longobardi distruttori, protrattesi per tutta la prima metà del primo millennio anche in Italia centrale, hanno interessato pure la villa di Ripaioli.
Le battaglie, i saccheggi, il passaggio degli eserciti con conseguenti epidemie si susseguirono inin-terrottamente, per cui gli abitanti si ritrovarono sempre in condizioni disagiate.
L’indigenza da cui non riuscivano a liberarsi durò a lungo, fino a dopo l’anno Mille e nei secoli successivi.
Non migliore fu la dominazione dei Franchi (774), i quali instaurarono il sistema feudale, per cui, soprattutto i contadini (fuori dalla città tutti erano contadini) dovevano lavorare senza sosta, ed i prodotti portarli interamente ai signorotti i quali lasciavano alle povere famiglie quanto bastava per non morire di fame, pretendendo in cambio anche la difesa, spesso cruenta, del palazzo del feudatario e dei suoi campi.
Per qualche secolo, anche per la notoria angoscia data dall’avvicinarsi dell’anno Mille, la storia del paese non riporta eventi, si ricominciano a trovare notizie dal 1200.
La potente famiglia Atti che dominava Todi fece costruire una villa, Battifolle (1205), sulla collina ripaiolese, Ripaioli venne fortificata ed ebbe certamente un ruolo di tutto rispetto nella zona, perché fu dotata di un ospedale all’interno delle mura dedicato a Sant’Antonio, del quale oggi si è perduta memoria.
Nel “Liber Focolarium” del 1290/92 Ripaioli è indicata come Villa così come tutti gli agglomerati abitativi dei dintorni si deduce che sia divenuto ”castrum” nei decenni (dal 1290 al 1320) fosse quindi stato fortificato e cintato di mura.
Del resto la posizione sul crinale dell’altura lo rendeva punto di osservazione strategico verso la collina di Collazzone, e soprattutto nella vallata del Tevere su cui correva l’unica via di comunicazione, la così detta via Romana.
Le guerre fra Perugia guelfa e Todi ghibellina furono frequenti.
Quella iniziata il 3 luglio del 1310 e proseguita negli anni successivi, si svolse nella pianura tra Marsciano, Fratta Todina (ai tempi Fratta del Vescovo) fino a Monte Molino. Dopo una sosta la guerra riprese nel 1313.
Nel giugno di quell’anno si verificò la battaglia più aspra, riportata dagli storici, che interessò il territorio di Ripaioli.
Si svolse nella pianura che va da Pantalla a Ripaioli e Montemolino; fu terribile e sanguinosa.
Per i danni subiti dalle colture e per i saccheggi perpetrati dai perugini vittoriosi, gli abitanti di Ripaioli e Pantalla furono esentati dalle tasse per tutto il periodo in cui le terre sarebbero risultate improduttive.
Così deliberò il Consiglio Comunale Tuderte.
Ripaioli occupata per un anno dai perugini al comando di Monaldo Brancaleone sindaco della città di Perugia, fu poi restituita a Todi nell’agosto del 1314.
Risulta che nell’anno 1318 le terre di questo versante del tuderte appartenevano principalmente alla Chiesa.
Nel periodo fiorente per Todi dell’Umanesimo e poi del Rinascimento il territorio ripaiolese poco risentì di tale risveglio, era campagna e campagna rimase, ma il calmarsi delle invasioni e delle lotte portò per la gente il beneficio di potersi dedicare alle colture del fertile terreno e alle attività artigianali.
 

Pasquino

Sulle antiche mura, fino a pochi decenni fa, erano conservati alcuni interessanti frammenti romani: notevole una testa marmorea, sovrastante un informe dorso in travertino; due lastroni in terracotta recavano, inoltre, l’iscrizione seguente; “Pasquinus vocor. Hic mutus at Romae loquor” (Mi chiamo, Pasquino: qui sto zitto, ma parlo a Roma).
L’etimologia di Pasquino è piuttosto discussa e fa riferimento a piazza Pasquino, nei pressi di Corso Vittorio a Roma dove su una statua si affiggevano le satire cosiddette Pasquinate.
Il Cardinale Oliviero Carafa sembra avesse ritrovato nel 1501 proprio lui la statua mùtila nel fango di una piazzetta del rione Parione a Roma.
La fece ripulire, avendola trovata di pregevole fattura e sistemare sul piedistallo all’angolo dell’allora palazzo Orsini, in seguito Braschi.
Il Cardinale, rifacendosi alla consuetudine dell’antichità classica, in pieno Rinascimento, affiggeva su tale statua denominata Pasquino, non si sa perché, versi di attualità di chiaro contenuto satirico.
Anche a Todi comparvero negli anni 1980 come feroci critiche verso gli amministratori comunali e di altri enti di allora.
Non si è mai saputo chi fosse l’autore, si trovavano al mattino sulla bacheca di piazza Garibaldi.
La prima pasquinata tuderte iniziava così:
A Todi aricompajo, so’ Pasquino Pe’ di’ ch’er pane è pane e er vino è vino. E pe’ gridà, cor fiato che ciò in gola: che nun c’è armasta che `na cosa sola: l’unica pe’ pulì da ‘sta zozzura una Città che fu storia e curtura.
In un’altra dal titolo: PASQUINUS VOCOR, HIC MUTUS AT ROMAE LOQUOR, troviamo:
s’annate a Ripaioli, de sicuro Pasquino lo trovate sopra ar muro, nessuno sa perché e chi ce l’ha messo
Per il crollo delle mura questa statua è stata rimossa e riposta in qualche magazzino, per cui ora non è più visibile.
 
 
 

Chiesa Castellana

La chiesa castellana, dedicata ai SS. Giovanni Evangelista e San Sisto, parrocchiale dalla traslazione del titolo all’inizio del XVIII secolo fino a pochi decenni orsono, collocata presumibilmente lungo il percorso delle mura, si presenta con le mura esterne in conci di pietra, adiacente alla casa parrocchiale.
La struttura del prospetto principale, a spiovente unico, denuncia evidenti segni di una sopraelevazione in mattoni; il portale in pietra serena dalle modanature classiche, posto su due gradini esterni, è circondato da quattro aperture quadrate, su due livelli sovrapposti, mentre il piccolo rosone ormai senza vetrata, collocato nella sopraelevazione, sormonta una ulteriore bucatura centrale, tamponata.
La torre campanaria è separata ed indipendente dalla struttura della chiesa, collocata oltre il fianco sinistro della stessa.
 

Interno

L’impianto della chiesa è costituito di un’unica navata, intonacata e tinteggiata, coperta con volta a botte ribassata, sorretta da sottarchi poggianti su paraste tuscaniche; il presbiterio, rialzato di un gradino e separato da un arco trionfale, è voltato a crociera.
Lungo la parete sinistra dell’aula è collocato un confessionale ligneo incassato nella muratura.
 

Fonti documentative

L. Fabbri Faloci – Il Castello di Ripajoli antiche pietre e ricordi – 2003

http://www.chieseitaliane.chiesacattolica.it/

https://jacopinodatodi.wordpress.com/

Si ringrazia la Diocesi di Orvieto – Todi per la disponibilità e per aver concesso l’autorizzazione alla pubblicazione delle foto degli interni della chiesa.
 

Da vedere nella zona

Chiesa di San Sisto
Chiesa di San Lorenzo
 

Mappa

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