Castello di San Lorenzo – Trevi (PG)

Il castello è praticamente scomparso, resta una torre utilizzata come campanile e un’altra come cabina dell’Enel.

 

Cenni Storici

La zona in cui oggi sorge il castello di San Lorenzo è stata popolata già in età romana.
Nella chiesa di Sant’Apollinare, sita lungo la strada tra San Lorenzo e Trevi sono stati reimpiegati grandi blocchi di un monumento funebre di proprietà della famiglia Vilia, su uno di essi un’iscrizione narra che Lucius Vilius edificò il mausoleo per se e per il padre, Gaio, il fratello Gaio e la madre Beriena, con la spesa di 740 sesterzi.
In un muretto sul sagrato della chiesa di San Lorenzo sono inglobate quattro vecchie pietre calcaree, chiaramente di origine romana, che fino a pochi anni or sono erano erratiche sul cortile antistante l’edificio religioso.
La dedica della chiesina a Sant’Apollinare, uno dei santi cari ai Longobardi, porta altresì a far ipotizzare che la frequentazione sia continuata anche in periodo alto medievale.
Le prime notizie scritte sull’insediamento si trovano in documenti dal XII secolo, quando faceva parte dei possedimenti dell’Abbazia di San Pietro in Bovara con il nome di “Porcaria“, quando probabilmente l’economia locale ruotava intorno all’allevamento suino.
Nel tardo trecentesco Codice Pelosius sono nominate, facenti parte del plebato di Castel Ritaldi, la chiesa di San Lorenzo “de Porcaria“, avente un estimo catastale di 16 lire, curata e a collazione del vescovo, e la chiesa di Sant’Apollinare “de Porcaria“, senza cura e soggetta al monastero di San Pietro di Bovara.
Di una terza chiesa, Chiesa di San Giovanni “de Porcaria“, avente un estimo catastale di 20 lire e 10 soldi, curata e a collazione del vescovo, non se ne rinviene oggi traccia.
Un ulteriore chiesa, di cui non si conosce il nome, avente un estimo catastale di 16 lire, era senza cura e a collazione del vescovo.
Nella prima metà del Quattrocento, vivevano nell’area circa 350-400 persone, suddivise in cinque abitati, facenti capo a cinque chiese diverse, la più importante era la chiesa di Sant’Anna, intorno alla quale si concentrava all’epoca il nucleo più consistente degli abitanti della zona con ben 22 famiglie.
Nel 1353 San Lorenzo fu invasa dalla funesta compagnia di fra’ Moriale.
Alla metà del Quattrocento, il villaggio aperto di Porcaria fu incastellato dal Comune di Trevi, nell’ambito di un rafforzamento del territorio che coinvolse anche Cannaiola e mutò il nome in San Lorenzo.
L’incastellamento si rese necessario non solo per difendere gli abitanti ma anche per controllarli.
I locali, infatti, non erano certo noti per la loro quiete.
Alla fine del Quattrocento, una masnada di abitanti di San Lorenzo assaltò nottetempo il Palazzo del Podestà di Trevi (attuale Bar Roma/uffici comunali) in seguito all’arresto di un compaesano San Lorenzo fu uno dei castelli di confine tra il comune di Spoleto e quello di Trevi.
Il Piccolpasso lo descrive a pianta rettangolare, con mura alte e merlate e tre bastioni agli angoli, non era presente quello in direzione di Trevi; un fossato circondava il castello, cui si accedeva tramite una porta con ponte levatoio rivolta ad occidente.
Le acque del fosso erano ricche di pesci e la campagna, abitata da quaranta famiglie, è in gran parte il risultato di importanti lavori di bonifica, con l’incanalamento dei vari corsi d’acqua, l’Alveo su tutti, un tempo liberamente divaganti nella piana.
Ricorda, infine, che, in periodo di pace, rimaneva un solo uomo a presidio del castello.
All’inizio del XV secolo il castello fu assoggettato ai Trinci.
Durastante Natalucci nella Historia…….di Trevi così lo descrive:
“… Ed in ogni parte coltivato, ripieno di viti ed altri frutti, e salvo ancora dalle acque più che qualunque altra porzione del piano, fuorché nelle inondazioni del’Alveo che gli passa quasi nel mezo. Avendo l’abitazioni, a riserva d’alcune commode, per il più umili e tutte non lungi al castello, eccettuatene certe di qua dal medesimo Alveo…”.
Ed ancora:
“… Sendoci stato construtto il castello – che prima dicevasi la Bastia – … per finire la torre incominciatavi, che esiste presso la sua porta; senza però constare in qual tempo lo alzassero con le presenti muraglie, tre torroni alle cantonate ed il ponte levatoro per raguardo del ingresso sopra al circuito delle acque; avendo l’antiporta nella piazza fattale, con le lapidi della communità e ne’ passati tempi varie armi che ancora in parte esistono; con le palle per le petriere.
Mentre vicino non li si poteva seminare il grano ed il sorco che per distanza di piedi 40, e la canapa che lontano piedi 100…; e non li si potevano fabricar le case d’appresso. Se bene l’abitazioni, che nel di dentro l’esistevano, adesso sono quasi tutte dirute e ridotte pastici di piante; eccettuatane la chiesa dedicata a S. Lorenzo, la quale al tempo di Alexandro 3 possedevasi dal Monastero di Bovara.
Del 1501 fu preteso si unisse alla Chiesa di S. Maria di Spoleto ed il Commune ne fece l’ostacolo. Ed ultimamente fu ristorata dal Capitolo di S. Gregorio di lei padrone, con l’industria del sig. don Pietro Paulo Bonilli suo presente parocho, che, per oggetto di avervi ancora la sacristia con la sussistenza del grande campanile, fatto ad uso di torre sopra le sue muraglie che precipitavano, rifacendo il muro sotto del’arco, la ridusse, abbenché minore, in stato decente e più proporzionato.…
“.
Le difese si rivelarono utili durante gli assalti spoletini del 1513-1518: San Lorenzo fu una delle zone assediate dall’esercito nemico prima che questo puntasse verso la città in un fallito tentativo di assedio.
Come altre strutture difensive, anche la fortificazione di San Lorenzo iniziò a perdere di senso con l’inizio dell’età moderna.
Intorno alla metà del Seicento, si decise di costruire una grande chiesa come centro per gli abitanti dell’area e una delle torri fu utilizzata come campanile.
Successivamente e fino al 1824, la frazione di San Lorenzo fu alle dipendenze del Terziere di Cannaiola, comunità appodiata a Trevi.
Dell’antico castello oggi non rimangono oggi che alcuni frammenti di mura e due torri a pianta quadrata.
La prima, che mostra ancora alcune bocche da fuoco, cessate le necessità di difesa, è stata sopraelevata con una cella campanaria e trasformata in campanile della chiesa; la seconda, molto più prosaicamente è servita da base per una cabina elettrica, anche questa disponeva di bocche da fuoco, ma a nulla son servite contro l’assalto dell’Enel.
All’interno delle mura vi era la chiesa dedicata al santo Patrono, edificata nel 1350 e dal 1571 dipendenza del plebato di Castel Ritaldi, con un proprio parroco e un reddito di 17 libre.
L’antico edificio in stile romanico, ricco di affreschi del pittore spoletino Jacopo Zampolini (1488), fatti eseguire da Mariano Stocchi, fu danneggiato dal sisma del 1604 e quel che ne restava definitivamente demolito negli anni sessanta del secolo scorso.
L’attuale chiesa di San Lorenzo è sita all’esterno della cinta muraria medioevale.
Andando in direzione di Spoleto, sulla destra si scorge un bel casale con torre colombara nei cui pressi vegeta un monumentale cipresso, poi, a sinistra, in una nicchia ricavata nei muri di un’abitazione, casa Bonilli, si ammira la bella Edicola della Sacra Famiglia. Proseguendo nella stessa direzione sulla destra, in località Santa Maria Nuova, si trova una piccola edicola protetta da un cancelletto in legno, all’interno ora v’è un bassorilievo in terracotta raffigurante la Madonna col Bambino, la moderna graziosa ceramica sostituisce immagini precedenti, trafugate o perdute.
Proseguendo ancora, sulla destra, in posizione defilata al centro della campagna, si trova la già nominata chiesa di Sant’Anna.
Andando da San Lorenzo in direzione di Trevi, sulla destra si trova una stradina campestre oggi in disuso, probabile diverticolo della primitiva via Flaminia, appena la si imbocca si incontra un’edicola, con l’originaria decorazione perduta, resta solo un crocifisso di legno all’interno della nicchia.
Ancora più avanti si trova la Madonna del Ponte, maestà realizzata in mattoni a vista, con il tetto a due spioventi; è stata ricostruita all’esterno dell’argine, in sostituzione della precedente, che era proprio sul colmo e fu più volte danneggiata dalle piene.
All’interno v’è una ceramica policroma, opera del 1992 di un anonimo ceramista di Deruta, raffigurante la Madonna col Bambino e san Giovannino.
Superato il ponticello nel muro esterno di un casolare nella campagna trevana, delimitata da mattoni si apre una nicchia, incorniciata di azzurro, con sfondo del medesimo colore e la pittura ampiamente compromessa e scrostata, è chiusa da uno sportellino in legno protetto da rete.
L’immagine originaria è persa, ora vi si trova una malridotta stampa con cornice in legno.
Proseguendo si incontrano due bei casali, il primo cinquecentesco, con eleganti archi in cotto, l’altro settecentesco, ornato sulla facciata da una meridiana.
Tornati indietro sul tracciato della vecchia Flaminia romana, continuando in direzione di Trevi, a sinistra, si trova la già nominata chiesa di Sant’Apollinare.
 

Da vedere nella zona

Chiesa di San Lorenzo
Chiesa di Sant’Anna
Chiesa di Sant’Apollinare
Edicola Sacra Famiglia
 

Fonti documentative

Natalucci Durastante – “Historia Universale Dello Stato Temporale Ed Ecclesiastico Di Trevi 1745” – a cura di Carlo Zenobi – Ed. Dell’Arquata – Foligno 1985
AA. VV. – Edicole Sacre Nel territorio della Comunità montana dei Monti Martani e del Serano – Cosenza, 2008.
A.A.V.V. – La pista ciclabile Spoleto-Assisi – a cura dell’Istituto d’Arte “L. Leonardi“, Spoleto, 2006
www.protrevi.com
Notizie fornite da Stefano Bordoni
 

Mappa

Link alle coordinate: 42.846940 12.718398