Chiesa abbaziale di Sant’Antonio Abate – Ferentino (FR)

Questa chiesa è una delle prime fondazioni (1267) nella provincia ecclesiastica di Campagna dell’ordine eremitico dello Spirito Santo, fondato in Abruzzo da Pietro di Angelerio del Morrone, il monaco che per cinque mesi (agosto-dicembre 1294) diventò papa Celestino V e che rinunciò alla tiara per tornare nei suoi eremi della Maiella.

 

Cenni territoriali e storici

Città ernica, Ferentinum fu conquistata dai Romani nel 361 a. C.
Ricca di bei palazzi e chiese, controllava nell’antichità una fertile piana lungo il fiume Sacco e la Via Latina.
La sua acropoli, resto di una straordinaria sistemazione urbanistica del II secolo a. C., domina ancora oggi il paesaggio urbano: voluta da due magistrati della città, è il simbolo della ricchezza raggiunta dal centro ernico grazie ai commerci con l’Oriente.
La spettacolare cinta muraria in tecnica poligonale, rialzata da filari di blocchi squadrati di travertino, conserva ancora porte originali ad arco come la Porta Sanguinaria e la Porta Casamari.
Nel sec. XIII divenne residenza dei Rettori di Marittima e Campagna.
La sua Cattedrale gotico-cistercense è del 1100; il patrono è S. Ambrogio martire.
La chiesa abbaziale di Sant’Antonio abate è una delle prime fondazioni (1267) nella provincia ecclesiastica di Campagna dell’ordine eremitico dello Spirito Santo, fondato in Abruzzo da Pietro di Angelerio del Morrone, il monaco che per cinque mesi (agosto-dicembre 1294) diventò papa Celestino V e che rinunciò alla tiara per tornare nei suoi eremi della Maiella.
Così almeno avrebbe voluto, ma il suo successore al pontificato, l’anagnino Benedetto Caetani (Bonifacio VIII), per paura che gli avversari della Chiesa approfittassero della figura del monaco per le loro mene, prima lo tenne con sé per due mesi ad Anagni, poi nell’estate 1295 lo rinchiuse nel castello di Fumone, a 8 km da Ferentino.
Lì Pietro Celestino trascorse gli ultimi dieci mesi della sua vita e in una cella della rocca di Fumone morì il 19 maggio 1296.
Il 21 maggio successivo la sua salma fu tumulata a Ferentino in S. Antonio abate, monastero appartenente all’Ordine dei Celestini dopo che i primitivi fondatori, i monaci Antoniani di Vienne (indicati dal Tau raffigurato sull’arco dell’altare maggiore) lo avevano donato a Pietro del Morrone, che lo riaprì nel 1272.
La messa funebre fu celebrata a Roma da Bonifacio VIII in persona e per suo espresso ordine le esequie furono celebrate il 25 maggio nella chiesa di S. Antonio a Ferentino dal cardinale Tommaso di Ocre, confratello del defunto e da lui pochi mesi prima nominato cardinale (Tommaso morirà a Napoli il 23 maggio 1300 e sarà sepolto anch’egli in S. Antonio a Ferentino).
In questa chiesa fuori le mura della civitas Pietro Celestino trovò dunque la sua prima sepoltura e nell’unica navata interna si trova ancora la pietra tombale del suo sepolcro.
Sul pilastro sinistro addossato al muro di facciata è l’affresco quattrocentesco che lo ritrae in abiti monastici benedettini e aureola, sostenendo col braccio sinistro i paramenti pontificali e la tiara.
Nella prima a destra delle sei cappelle laterali è murata la lapide tombale dell’illustre umanista Martino Filetico (1430-1495), nato a Filettino e morto a Ferentino.
Fra Pietro fu canonizzato nel 1313 da papa Clemente V ad Avignone e all’inizio del 1327, in occasione di una guerra tra Ferentino e Anagni, le sue spoglie furono trasferite per sicurezza nella chiesa di S. Agata dentro le mura; poi nel 1330 furono trafugate da un gruppo di aquilani che le portarono all’Aquila e le deposero definitivamente nella chiesa di S. Maria di Collemaggio, fondata da Pietro stesso, dove sono tuttora custodite.
A Ferentino, che ha Pietro Celestino come secondo patrono, rimase l’insigne reliquia del suo cuore incorrotto (custodito nel convento urbano delle suore Clarisse) e la grande venerazione popolare in questa chiesa, che esisteva già prima che l’Ordine dei Celestini fosse approvato da papa Gregorio X durante il Concilio di Lione (1275); nel 1668 Clemente IX estese il culto di San Pietro Celestino alla Chiesa universale.
I monaci Celestini restarono a S. Antonio Abate fino al sec. XVIII (quando la loro Congregazione fu soppressa) e nei secoli i pellegrini accorsero a Ferentino specie nell’ottava della festa del santo, periodo nel quale potevano lucrare l’indulgenza plenaria concessa dall’autorità ecclesiastica e godere delle feste civili, compresa fiera e palio, organizzate dalla magistratura comunale.
Come riportato nel decreto della Perdonanza celestiniana, l’indulgenza plenaria si può lucrare anche nella chiesa ferentinate alle consuete condizioni nei giorni 19, 20 e 21 maggio, nei quali si celebra liturgicamente la nascita al cielo di Celestino V e la deposizione del suo corpo.
Nel primo giorno della festa i fedeli attendono la reliquia del cuore di S. Pietro Celestino al bivio di Pontegrande, sulla Via Casilina, e la portano in processione per circa 2 km fino alla chiesa di S. Antonio abate, dove si apre la Porta Santa (che sarà chiusa il 21 maggio) e inizia la Grande Perdonanza; segue la Messa solenne e la benedizione della città di Ferentino con il cuore del santo.
 

Aspetto e interno

La chiesa abbaziale di S. Antonio Abate è posta sulla sommità del colle del Fico, a 4 km Ferentino, da dove sovrasta l’antica Via Latina e consente la veduta della città, di Anagni, della valle del Sacco e dei monti Lepini che la chiudono a sud.
Fino a pochi decenni fa la chiesa era chiusa e abbandonata, i ruderi dell’antico monastero annesso non visitabili, le case vicine rarissime.
Oggi invece la chiesa di S. Antonio, perfettamente recuperata, è divenuta una chiesa parrocchiale sempre aperta e interessante dal punto di vista storico-artistico: romanica con semplice facciata a capanna, portale con rosone senza ornamenti, navata unica, sei cappelle laterali, resti di affreschi due-trecenteschi nelle pareti interne; tra questi, su un pilastro della navata destra, l’immagine di San Cristoforo indica che la chiesa era anche meta di pellegrinaggi.
La pala dell’altare maggiore, del Giorgini (1829) rappresenta la Madonna col Bambino e in basso San Pietro Celestino, S. Giovanni Battista (altro santo qui celebrato) e il titolare Sant’Antonio Abate.
Sull’arco dell’altare maggiore sono raffigurati i simboli dei tre enti che hanno retto l’abbazia nel tempo: a destra il Tau degli Antoniani primi abitatori dell’abbazia; al centro lo stemma dell’Ordine dei Celestini; a sinistra il Giglio del comune di Ferentino.
Acquisizioni recenti della chiesa sono pure una statua marmorea di Celestino V e la scoperta di un labirinto medievale, inciso nel pavimento, che forse rimanda ai Cavalieri templari.
Il monastero annesso, duecentesco con chiostro, è stato ristrutturato per le attività religiose e culturali di una parrocchia rurale, S. Antonio, appunto, molto vivace e popolosa.
 

Nota

Il testo è di Stanislao Fioramonti, le foto sono di Patrizia Magistri e Francesco Fioramonti.
 

Fonti documentative

Associazione Culturale Gli Argonauti e Pro Loco Ferentino – La chiesa di Celestino V: S. Antonio Abate a Ferentino – Casamari 1991;
Cesare Bianchi – Ferentino – a cura della Pro Loco di Ferentino, 1991;
E. Giorgi (a cura) – Celestino V e Ferentino – Casamari 1995;
www.parrocchiasantantonioabate.com
 

Mappa

Link alle coordinate: 41.701832 13.235646

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