Chiesa dei Santi Filippo e Giacomo – Cese di Spoleto (PG)

Il paese di Cese è uno degli ultimi abitati sulla via Francigena per coloro che affrontavano la dura strada di montagna che portava a Spoleto.

 

Cenni Storici

La Chiesa è sita sulla Via Francigena, in un crocevia strategico tra Spoleto e la Valnerina con il Monte Solenne che sovrasta il piccolo abitato di Le Cese, che non è stato mai un castello, poiché privo di cinta fortificata, ma è a ridosso di una torre medievale che serviva per il controllo del passaggio.
Anche se l’aspetto attuale è cinquecentesco le origini sono molto più antiche.
Nel XIV secolo era una cappella della chiesa di San Nicola di Lapperino ed era censuaria del vescovo di Spoleto.
È citata nel Codice Pelosius del 1393 come appartenente al “Plebatu de Civitelle”.
Da un inventario redatto nel 1690 dall’allora parroco Domenico De Angelis, risulta che la Chiesa custodiva un tabernacolo ed era dotata di diversi arredi come pissidi, calici, croci, candelieri, pianete, camici, cordoni, tovaglie e sottotovaglie, asciugatoi, cuscini, coperte per tabernacolo, campanello, lanternine, incensiere, parati di damasco, baldacchino, messali, sopracalici.
Ancora vi erano le campane, di cui la più grande di 100 libre (oggi trafugate).
Quattro le effigi che ritraevano due Madonne con Bambino, un Crocefisso e un’immagine di San Giovanni.
C’era una cappellina con il titolo di San Francesco confessore, con un lascito di Giovan Felice di Benedetto di Le Cese nel 1649 e con l’obbligo che vi si dicessero dodici messe l’anno.
Dal resoconto della visita pastorale del Vescovo di Spoleto Carlo Giacinto Lascaris, si ha una descrizione accurata dell’edificio.
Egli trovò quattro altari, di cui il maggiore dedicato ai Santi titolari: il secondo alla Beata Vergine del Rosario, il terzo a sinistra a Sant’Antonio Abate, il quarto alla Beata Vergine del Monte Carmelo. La Chiesa era mantenuta da chi poteva, dal popolo, dal parroco Don Angelo Antonio Innocenzi, dalla Confraternita del Rosario.
Nel 1914 la struttura manteneva ancora il titolo parrocchiale.
L’edificio è stato abitato per molto tempo fa dall’anziana Suor Immacolata, poi per motivi di salute trasferitasi in una Chiesa a valle
 

Aspetto esterno

La semplice facciata risale al XVI secolo, è ornata da un portale in pietra con arco a tutto sesto, con sopra un oculo centrale con un’immagine della Madonna su vetro.
La copertura a capanna, con il campanile a vela a un solo fornice posto frontalmente all’apice del tetto, accoglie ora due piccole campane.
Il campanile e l’abside lasciano trasparire un’origine romanica dell’edificio.
A fianco c’è la canonica, con la facciata abbellita da un’edicoletta e da un orologio.
 

Interno

È a navata unica, con pavimento di lastre di pietra locale.
Nella parete sinistra due affreschi cinquecenteschi di scuola dello Spagna ritraggono San Rocco e San Sebastiano, protettori dalla peste, poi, dopo una moderna statua della Madonna, si trova un affresco datato 1544, raffigurante San Leonardo, protettore dei Carcerati, che Ansano Fabbi, storico della Valnerina, ipotizzava anche fosse invocato contro i terremoti.
Nell’arco del presbiterio sono raffigurati, sempre della scuola dello Spagna a sinistra San Nicola, sopra l’Angelo annunciante, al centro, in alto, Dio Padre Benedicente, a destra la Madonna Annunziata, sotto Santa Lucia.
Nel catino absidale l’Incoronazione della Vergine tra Angeli in gloria e l’Arcangelo che le porge il giglio di purezza, con la palma simbolo del martirio di Gesù, opera di un modesto seguace dello Spagna.
Nel tamburo absidale, da sinistra, incorniciati da finte architetture partite da decorazioni a grottesche i santi titolari della chiesa, San Filippo e San Giacomo, sempre di scuola dello Spagna, ma di buona mano, degna del Maestro, segue una Crocifissione, incorniciata da un paesaggio umbro, a sinistra la Madonna e a destra San Giovanni, della stessa modesta mano del pittore del catino.
Di buona fattura, probabilmente della stessa mano dei santi Filippo e Giacomo, sono gli affreschi raffiguranti San Pietro e San Paolo, posti sulla destra del tamburo.
Nella parete destra una tela, firmata “Giovan Battista Tosi Mantovano F. 1659”, mostra la Madonna del Rosario che assurge in gloria tra San Domenico, ai cui piedi un libro aperto recita “Ave Maria tota pulchra es Maria regina san Rosari ora pro populo” e San Francesco, che porge la mano al petto e indica la sua regola, in un carteggio con la scritta “Et machula non est in te”.
Una scritta dedicatoria sotto al San Nicola indica come l’immobile fosse mantenuto da un organismo chiamato Opera della Chiesa, di cui facevano parte Pirlonardo e Luca del Massaro, il cui nome si legge sotto il San Leonardo.

Fonti documentative

http://www.ilvaticanese.it/2013/04/la-chiesa-dei-santi-filippo-e-giacomo-pietra-viva-sulla-via-francigena/

GENTILI, GIACCHÈ, RAGNI, TOSCANO, L’Umbria – Manuali per il territorio – La Valnerina, Il Nursino, Il Casciano – Edindustria Roma, 1977
FAUSTI L., Le Chiese della Diocesi di Spoleto nel XIV secolo secondo un codice del XVI secolo, Archivio per la storia ecclesiastica dell’Umbria, Foligno, 1913
FAUSTI L., I Castelli e le ville dell’antico contado e distretto della città di Spoleto, Editoriale Umbra, Perugia, 1990
Sacra visita di Carlo Giacinto Lascaris vescovo di Spoleto, 1715, in Archivio Storico Diocesano di Spoleto
 

Da vedere nella zona

Castello di Schioppo
Chiesa di San Nicola di Bari
 

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