Chiesa dei SS. Giovanni e Paolo – Spoleto (PG)

E’ un piccolo gioiellino nel cuore della città, aperta al pubblico nei fine settimana.

 

Cenni storici

La piccola chiesa sorge nel vicolo omonimo, nell’area dell’antica Vaita Filittèria, il quartiere bizantino della Spoleto medievale; risale al XII secolo, fu consacrata nel 1174 e divenne una delle chiese parrocchiali della città; per la sua costruzione furono utilizzate pietre conce e materiale di spoglio di epoca romana.
Probabilmente la sua attuale cripta era una vera e propria chiesa, preesistente, costruita a sua volta sopra un antico edificio romano, dotata di un accesso autonomo; è altresì probabile che la titolazione ai santi Giovanni e Paolo sia stata di pertinenza della chiesa inferiore, infatti, nella superiore manca qualsivoglia iconografia dedicata a tali santi, poi quando le due chiese furono messe in collegamento anche la superiore assunse tale nome.
Il presbiterio rialzato sopra alla cripta fu aggiunto solo nel XVI secolo.
I conti Travaglini, divenuti nel 1755 proprietari dell’omonimo palazzo adiacente, potevano assistere alle funzioni religiose da un palco a loro riservato all’interno della chiesa, raggiungibile grazie ad un passaggio interno al palazzo stesso.
Durante i lavori di sterro e risanamento svolti sul finire degli anni Settanta, sono riemersi parti di pavimentazione e di murature di costruzioni precedenti, oltre ad un sarcofago in pietra protetto da una lastra.
 

Aspetto esterno

L’esterno, di linee molto semplici, è impreziosito nel muro sinistro da un grande affresco raffigurante la Madonna e quattro Santi datato al XII-XIII secolo, purtroppo assai rovinato; è attribuibile al Maestro delle Palazze.
Sulla stessa parete si trovano due aperture, di cui una, sormontata da un fregio con ovuli, dava accesso all’attuale cripta.
La facciata è lineare, con un portale a tutto sesto, stretto e lunettato, sopra cui si trova un rosone all’interno di una cornice quadrata.
Sulla parete di destra si notano due aperture tamponate.
In posizione arretrata si trova un più tardo campaniletto a vela in laterizio, con due fornici sovrapposti e due campane.
 

Interno

L’interno è ad aula unica con presbiterio rialzato e cripta; la copertura è a capriate lignee, la zona presbiteriale è voltata a crociera.
Al centro, fino al 1887, vi faceva mostra una preziosa Croce dipinta, ora conservata al duomo di Spoleto,
Il dipinto di altissima qualità su pergamena applicato su tavola, eseguito con tecnica raffinata e in ottimo stato di conservazione, reca la data 1187.
È uno dei più antichi esempi di croci dipinte e presenta la tipologia del Christus Triumphans, che sarà presente fino agli inizi del ‘200.
La pittura, realizzata con tempera all’uovo, non è stesa direttamente sulla croce, ma su pergamena, preparata con vari strati sempre più sottili di gesso e colla.
La pergamena dipinta è poi fissata ad una croce composta da assi di legno di qualità diverse unite insieme.
I bracci orizzontali sono in legno di noce, e l’asse verticale è in legno di pioppo; in origine c’era un aggancio metallico per sorreggere la croce mediante un tirante e tenerla sospesa sull’altare.
La tavola lignea ha la forma di una croce latina molto lineare che presenta alcune “dilatazioni” dette “estensioni“.
La prima si trova in alto e corrisponde alla cimasa: una tavoletta rettangolare, purtroppo non più integra, perché manca la parte superiore.
Vi è rappresentata l’Ascensione di Cristo.
Gesù ascende in cielo in una mandorla trasportata da quattro angeli; in mano sorregge una piccola croce e si rivolge verso l’alto a Dio Padre.
La mandorla è simbolo di fecondità e di nascita e gli angeli hanno abiti rossi e blu.
La seconda dilatazione è quella centrale, dove sotto alle braccia il corpo della croce si allarga in due pannelli laterali per far posto alle figure: a sinistra la Madonna piangente e a destra San Giovanni che indica Cristo con la mano.
Nel suppedaneo è rappresentata una montagna, ai piedi della quale si trova un teschio nella cui bocca si raccoglie il sangue che cola dalle ferite di Cristo.
Al margine inferiore della superficie pittorica si legge una scritta in caratteri gotici con ladata: A.D.M.C.L.XXX.VII e la scritta: ALBERTO SO… interpretata tradizionalmente come “Sotio“, ma per alcuni studiosi potrebbe trattarsi di “Solsternius“, da identificare con il maestro autore dello splendido mosaico della facciata.
Non è neppure certo che si tratti della firma dell’artista, potrebbe essere anche il committente, in mancanza di certezza e del nome completo sarebbe più corretto chiamarlo Maestro della Croce di Spoleto.
È probabile che provenga da questa chiesa anche la Maria Regina, conservata oggi nella pinacoteca di Brera a Milano, frammento di una Maestà, con la parte superiore contornata, proviene dal mercato antiquario romano.
Nella collezione Vitali era attribuita al Maestro di Camerino ma, sulla base del confronto con il Crocifisso del duomo di Spoleto, deve essere ricondotta all’attività del Maestro della Croce di Spoleto e datata attorno al 1200.
L’opera, in effetti, è vicinissima alla Croce del 1187, il volto di Maria Regina è di notevolissima qualità.
Negli incassi del nimbo si trovavano originariamente cristalli di Rocca.
L’ipotesi provenienza dalla chiesa dei Santi Giovanni e Paolo è priva di riscontri oggettivi e documentari, ma è interessante rilevare che sia la testa della Vergine, che la Croce del 1187, sono dipinte su uno strato di pergamena applicato sul legno, una scelta forse non così assolutamente significativa di eventuali origini del pittore come miniatore, ma non altrimenti attestata nelle croci spoletine di questo periodo.
La pertinenza della Maestà Vitali allo spazio absidale dei Santi Giovanni e Paolo trova un’altra conferma: l’assetto iconografico di questa zona della chiesa ne risulterebbe coerentemente dedicato al Cristo e alla Vergine sia nell’arredo di immagini su tavola, che nel ciclo a fresco del Maestro delle Palazze, del quale sopravvivono appunto una Annunciazione e una Flagellazione.
Una Vergine in maestà a pendant con la croce, è una “coppia“, frequente nella pittura del Duecento specialmente toscano.
Sulla controfacciata di sinistra rimane un affresco completamente illeggibile.
Sulla parete di sinistra una Santa Martire copre parzialmente quello che forse è l’affresco più interessante della chiesa, raffigurante il Martirio di Thomas Becket da Canterbury, databile al primo quarto del XIII secolo, forse attribuibile al Maestro della Croce di Spoleto.
Esso è uno dei più antichi esempi raffiguranti la scena dell’assassinio del vescovo inglese e si riferisce alla controversia tra quest’ultimo e il Cancelliere del regno d’Inghilterra Enrico II.
Poiché il santo è morto nel 1170 e canonizzato nel 1173, l’affresco è quindi quasi la narrazione di un fatto di cronaca, la sua presenza in questa chiesa può essere spiegata come esempio della lotta tra potere civile ed ecclesiastico, emblematica della lotta tra Papato ed impero per il possesso del Ducato di Spoleto.
Segue, in continuità con il precedente affresco, dello stesso periodo ma non della stessa mano, un San Nicola da Bari,rappresentato frontalmente in veste vescovile, la testa, forse originariamente in scultura, è andata perduta.
Il pannello proseguiva anche sulla sinistra, come indica il bordo della cornice, probabilmente con una seconda simmetrica figura di santo.
Dell’affresco che era al registro superiore rimane unicamente una decorazione floreale entro tondi.
Di seguito, al registro inferiore è affrescata una Crocifissione, di un anonimo quattrocentesco.
Al registro superiore sono affrescati, molto rovinati, un San Francesco e la Madonna della Cintola, opere di un anonimo a cavallo tra XIII e XIV secolo, il santo di Assisi vi è raffigurato con le stimmate, particolare insolito in una chiesa non francescana, questa poi è una delle sue più antiche raffigurazioni.
A fianco si scorgono dei piedi di grandi dimensioni, probabilmente quel che resta di un San Cristoforo.
Sotto è affrescato un San Giovanni Battista e di seguito se ne trova un altro.
Quest’ultimo è parzialmente coperto dal più recente strato di affreschi quattrocenteschi, ove si trovano effigiati, in basso Sant’Alò, Madonna del Latte, Santa Caterina d’Alessandria, in alto, opera del Maestro di Eggi della prima metà del secolo XV, San Leonardo, Papa Gregorio Magno, Santa Caterina d’Alessandria, vi si legge parzialmente la scritta col nome del committente e la data, di un affresco a fianco rimane solo un angelo.
Ancora più in alto vi è un affresco dell’inizio del XIII secolo, che richiama lo stile del Maestro della Croce di Spoleto, raffigurante il Banchetto di Erode, purtroppo ora è poco leggibile e necessita di un adeguato restauro per essere apprezzato.
La zona presbiteriale, aggiunta nel ‘500, conserva affreschi dello stesso secolo realizzati da Pier Matteo Piergili, prelato e pittore locale, nell’abside Madonna in gloria con il Bambino incoronata dagli angeli e accompagnata dai santi: Giovanni Battista, Giovanni arcivescovo, Giuseppe, Giovanni martire, Girolamo, Antonio di Padova, Maria Maddalena e Paolo martire; nei laterali sono disegnate iscrizioni di argomento mariano; sotto il trono è posta l’immagine del Cristo Passo e nella volta sono stati incorniciati gli Evangelisti.
In un’iscrizione sulla destra del presbiterio è trascritto l’antico atto di consacrazione della chiesa, come dallo stesso Pier Matteo dichiarato ai funzionari di Maffeo Barberini nel 1610.
Nel sottotetto sono stati rinvenuti affreschi frammentari del Maestro delle Palazze (fine XIII secolo), resti del precedente affresco absidale mostrante un ampio ciclo con storie di Maria e di Cristo.
Sulla parete destra, nella zona prossima all’abside, è ormai quasi del tutto perso un interessante affresco dl XIII secolo, anch’esso attribuibile all’ambiente del Maestro della Croce di Spoleto, vi si riconoscono a malapena Due Vescovi.
Sulla stessa parete segue una Madonna col Bambino, molto deteriorata e priva della parte inferiore.
Di seguito, molto danneggiati dalle scalpellature, Sant’Antonio abate e San Leonardo.
A fianco sono affrescati Due Santi con un libro in mano; sono opere del XV secolo.
Sotto era forse affrescata una Madonna di Loreto, in larga parte persa, probabilmente del XIV secolo.
Tornati al registro superiore si trovano affreschi dell’inizio del XIII secolo, attribuibile al Maestro della Croce di Spoleto, vi sono, o meglio vi erano raffigurati San Michele Arcangelo, Santa Margherita d’Antiochia e San Taddeo.
Sotto, in un affresco molto frammentario, sono raffigurati San Pietro martire, San Francesco, la Madonna col Bambino e un Santo Vescovo.
Al registro superiore erano affrescati Quattro Santi, sono quasi completamente persi e troppo danneggiati per essere riconoscibili, sempre opera dell’ambiente del Maestro della Croce di Spoleto.
Chiude il registro superiore della parete destra una Madonna in trono che allatta il Bambino.
Al registro inferiore chiudono la parete una Santa Martire con la corona e un altro San Francesco di Assisi.
Sulla parete di controfacciata destra, in un unico quadro sono raffigurate tre scene della Natività, affresco molto deperito del secolo XIV.
 

La Cripta

La cripta è voltata a botte, l’abside era affrescata con le storie dei SS. Giovanni e Paolo, attribuibile al Maestro della Croce di Spoleto, oggi al Museo del Ducato.
L’affresco alto cm. 128 e largo 238, staccato nel 1961, raffigura in tre scene il martirio dei santi titolari, Giovanni e Paolo: si scorgono da un lato l’imperatore Giuliano, in costume bizantino, insieme al prefetto Terenziano; nell’altro lato il carnefice che ha già decapitato uno dei due santi e si appresta a fare lo stesso con l’altro; al centro i due santi verso la porta del Paradiso, che si apre per farli entrare, e in alto Dio Padre.
È rimasto in sito il fregio decorativo a motivi fitomorfi che lo incorniciava.
L’affresco, dell’inizio del XIII secolo, è attribuibile al Maestro della Croce di Spoleto.
 

Nota fotografica

Le immagini d’epoca sono tratte dal Catalogo della Fondazione Zeri.
 

Nota

La galleria fotografica ed il testo sono stati realizzati da Silvio Sorcini
 

Fonti documentative

Mario Cobuzzi – Connessioni e intrecci nella cultura pittorica umbrae abruzzese tra XII e XIII secolo – in Bollettino della Deputazione di Storia Patria per l’Umbria, CXVII, I-II, 2020 (2021), pp. 27-48.
Lamberto Gentili, Luciano Giacché, Bernardino Ragni e Bruno Toscano – L’Umbria, Manuali per il Territorio. Spoleto – Roma 1978;
Wanda Gaeta – La pittura a Spoleto nell’età romanica – in “Spoletium“, 1.Spoleto, 1954
Ulrike Liebl – Nuovi contributi sugli affreschi più antichi della chiesa dei SS. Giovanni e Paolo di Spoleto, in Spoletium, Spoleto, Accademia spoletina, 1992, pp. 42-61.
Alessio Monciatti – Per il cosiddetto “Alberto Sotio” e la pittura a Spoleto intorno al 1200 […] – in “Alberto Sotio”. A Spoleto sul finire del secolo XII (catalogo della mostra-dossier, Pinacoteca di Brera, 1° giugno – 3 luglio), Milano, Electa, 2005, pp. 17-33 (Brera mai vista, 14)
Alessio Monciatti – La Maria regina dalla collezione Vitali restaurata - in “Alberto Sotio“. A Spoleto sul finire del secolo XII (catalogo della mostra-dossier, Pinacoteca di Brera, 1 giugno – 3 luglio), Milano, Electa, 2005, pp. 9-16 (Brera mai vista, 14)
Serena Romano – «Alberto so», Il gruppo di opere, e una croce quasi sconosciuta, in La pittura su tavola del secolo XII. Riconsiderazioni e nuove acquisizioni a seguito del restauro della Croce di Rosano, pp. 175 – 182

https://it.wikipedia.org/wiki/Chiesa_dei_Santi_Giovanni_e_Paolo_(Spoleto)

https://www.montagneaperte.it/edicolesacre/spoleto-spoleto-chiesa-dei-santi-giovanni-e-paolo-spo176/

http://catalogo.fondazionezeri.unibo.it/ricerca.v2.jsp?locale=en&decorator=layout_resp&apply=true&percorso_ricerca=OA&filtrolocalizzazione_OA=4581%7C309&sortby=LOCALIZZAZIONE&batch=10

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