Chiesa della Madonna delle Grazie – Palazzo di Assisi (PG)

Nella piccola chiesa castellare sono conservati, e da poco restaurati, affreschi di Nicolò Alunno.

 

Cenni Storici

L’antica chiesa di Santa Maria delle Grazie, comunemente chiamata “Chiesa della Morte” è situata all’interno del Castello dei Figli d i Cambio, fatto edificare fra il XIII e il XIV secolo da un feudatario di origine longobarda, Cambio (o Cagno) e completato dai suo i eredi, da qui il nome di “Castello dei Figli di Cambio“.
Sono poche le notizie certe riguardo le origini della chiesa che però si può ritenere coeva al castello, la sua storia è strettamente legata alla vita religiosa dello stesso e alle altre strutture religiose che vi erano presenti.
Per descrivere la sua storia occorre dire che nel sec. XVI, ma forse già da molto prima, gli abitanti di Palazzo abbandonarono l’antica chiesa parrocchiale di San Fortunato, detta anche del Crocefisso, perché era distante dall’abitato.
Nel verbale di visita dell’anno 1573, il vescovo Camaiani dice che la trovò sguarnita, rovinata al tetto e con il pavimento sconnesso; era stata abbandonata da quasi cento anni e serviva da cimitero.
Dal catasto descrittivo dell’archivio di S. Rufino dell’anno 1354, si accerta che davanti alla porta del castello, ma fuori dalle mura c’era la chiesa di S. Croce (nell’area oggi occupata da un nuovo fabbricato) ed essendo fuori le mura ed al di là del fossato, non ebbe vita facile perché ebbe a soffrire le ingiurie delle frequenti battaglie e saccheggi del periodo medievale; questa era la sede della Confraternita della Buona Morte, che si era formata col compito specifico di accompagnare i cadaveri alla sepoltura nella chiesa di S. Fortunato oppure nella chiesa di S. Maria degli Angeli.
Questa chiesa dovrebbe essere stata edificata intorno al 1300 perché nel catasto del 1354 figura che possiede terreni, mentre non figura affatto nell’anno 1232, più avanti vedremo cos’è che lega questa chiesa con quella del castello.
La chiesa di S. Maria delle Grazie, che era sede della Confraternita del SS.mo Sacramento, inserita in un’ala del castello, fu riedificata e riadattata nell’anno 1439 ed i lavori vennero portati a termine nel 1445; promotori dell’iniziativa furono Giovanni di Biagio e Gorio di Angelo.
Sopra la chiesa, venne istituito un Ospedale intitolato a S. Giacomo di Galizia, che era dotato di due letti.
Questa chiesa sostituì a tutti gli effetti la parrocchiale di S. Fortunato, perché quest’ultima era rimasta fuori per l’esodo della popolazione, che si era concentrata verso, o nel castello.
Da un atto testamentario è documentato che fu oggetto di una donazione nel 1523 per la somma di 2 fiorini.
Da un altro documento dell’anno 1532 si viene a sapere che venne fatto rettore rurale della chiesa di S. Fortunato, don Francesco Benzi e nello stesso anno venne nominato procuratore della chiesa di S. Maria delle Grazie nel castello; non potendo soddisfare le due incombenze contemporaneamente nominò cappellano di quella di s. Maria don Guidone da Montefortino.
Dal verbale della visita pastorale del vescovo Camaiani, effettuata il 16.VII.1573, risulta che curava 100 famiglie, aveva un reddito di 5 some di grano, vino a sufficienza per i riti, olio poco; risultò anche che non era parrocchia, come diceva il popolo, ma aveva l’autorizzazione a farlo in forza di una Bolla vescovile rilasciata il 12 febbraio 1450.
Il visitatore concesse la parrocchia a patto che venisse abbandonata anche come area cimiteriale la vecchia chiesa di S. Fortunato ormai rovinata e impose di costruire un loculo per le sepolture ma che pare non fu mai fatto se non forse nel 1700.
Ne chiese anche un ampliamento e fu proprio questa l’occasione che portò ad affrescare la sue pareti, ma la successiva modernizzazione in stile neoclassico del XVIII secolo, fu invece quella che tali dipinti distrusse in gran parte con l’apposizione di una cornice d’altare proprio su quella parete e l’inserimento di peducci alla base delle volte.
Con il passare del tempo e con l’aumento della popolazione, in particolar modo nella campagna intorno al castello, la chiesa divenne angusta e non potendosi ingrandire, venne deciso che per costruire la nuova chiesa si dovesse usare l’area della chiesa di S. Croce sita davanti alla porta del castello, la quale nel frattempo era in parte crollata in conseguenza della forte scossa di terremoto del febbraio 1854.
Con una delibera del 2 febbraio 1858, la Confraternita della Bona Morte, concesse l’area ed i ruderi alla comunità, allo scopo di fabbricarvi una chiesa più grande, ma come contropartita volle la chiesa di S. Maria delle Grazie.
Questa nuova parrocchiale fu aperta alla meglio nel 1869 ma nel 1897 dopo vari problemi strutturali e crolli fu abbandonata e ad oggi non è più esistente.
Nel mese di settembre del 1912 tornò ad essere ufficiata la vecchia chiesa di S. Maria delle Grazie nel castello.
Dopo l’abbandono della chiesa parrocchiale, e la riconsacrazione della chiesa castellare, la Confraternita della Bona Morte, nell’anno 1858, rimasta senza una sede chiese ed ottenne l’edificazione dell’attuale oratorio di S. Maria delle Grazie (edificio nelle vicinanze del distributore).
Nel frattempo iniziarono anche i lavori per la realizzazione della nuova chiesa parrocchiale che vediamo oggi.
Dopo questa nuovo riutilizzo dell’edificio religioso si fecero delle consistenti opere di muratura e l’ultimo intervento, decisamente deturpante, che ha dato alla chiesa l’attuale connotazione estetica, risale agli anni ’80 del 1900, in cui è stata abbattuta gran parre degli antichi intonaci lentamente deterioratisi nel tempo e sostituiti da ampie stesure di malta cementizia grossolana, scontornando alla meglio i frammenti di affreschi.
Forse anche l’apertura della terza campata con l’arcone che immette in sacrestia è di questo periodo.
L’intervento non ha risparmiato il vecchio pavimento in mattoni e pietra, che è stato coperto con mattonelle quadrate in cotto rosso; inoltre, dietro la parete di fondo, nella zona del presbiterio, è stato ricavato un bagno che occupa parte del vano di accesso al campanile.
Con l’attivazione della nuova parrocchia la chiesa castellare è di nuovo passata in secondo piano quindi nel corso degli ultimi anni l’edificio ha avuto varie funzioni d’uso, infatti è stata la sede della Confraternita della Buona Morte, una delle tre confraternite religiose della Parrocchia, e per qualche decennio è anche stata adibita a sala da teatro parrocchiale; negli ultimi anni ha ospitato l’associazione di volontariato e solidarietà “Misericordia di Assisi“e ne divenne la sala riunioni; ora è tornata alla sua primitiva funzione ritornando ad essere ancora luogo di culto utilizzata per le funzioni serali dove minore è l’afflusso di devoti.
Durante i restauri eseguiti nel 2019 per mano delle restauratrici Silvia Tardioli e Rui Sawada, con la direzione tecnica di Sergio Fusetti, grazie ad un progetto promosso dalla parrocchia di Palazzo con il supporto delle associazioni locali “Palatium“, “Ponte Levatoio” e sostenuto dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia ed altri Enti, sono tornati alla luce degli affreschi di notevole rilevanza.
La sorpresa di questa opera è stata la scoperta dell’autore dei dipinti in un primo tempo attribuiti a Matteo da Gualdo che a suo tempo aveva già realizzato proprio per questa chiesa una pala d’altare, un trittico raffigurante La Madonna con il Bambino Tra San Francesco e San Sebastiano, ora custodito nel Museo Diocesano presso la Cattedrale di San Rufino in Assisi.
Il restauro ha sovvertito tale attribuzione, infatti uno studio più attento dei tratti dei personaggi e dello stile pittorico eseguita dal Prof. Elvio Lunghi, ha evidenziato la mano di Nicolò Alunno, uno dei massimi esponenti del Rinascimento Umbro dopo il Perugino e il Pinturicchio e un pittore attivo in varie chiese di Assisi e dei dintorni denominato “Maestro di San Quirico” identificabile forse in Bertoldo di Giovanni nato a Bettona e documentato ad Assisi tra il 1449 e il 1501.
 

Aspetto esterno

La chiesa è all’interno delle mura castellane di Palazzo d’Assisi e la porta laterale sinistra, di epoca più tarda, è aperta direttamente sulle mura che ne costituiscono una delle pareti stesse della chiesa; la porta vera e originale si trova a sinistra entro la porta del castello sotto un sottopasso arcato e distinguibile per un arco ribassato medievale ed una croce scolpita sulla chiave di volta; porta che immette frontalmente nella navata interna.
Il campanile a vela a due fornici è posizionato su una delle torri angolari del castello.
 

Interno

La chiesa si presenta a navata unica voltata a crociere in tre campate delimitate alla base da peducci neoclassici; a destra del presbiterio, adattato e privo di qualsiasi connotazione storico – artistica, si apre un arco coperto da una tenda che separa la sacrestia dall’ambiente di culto.
Nella parete di fondo sopra la porta è posizionata una cantoria in legno poggiante su travi anch’esse di legno.
Nella parete di sinistra si aprono tre finestre che danno luce all’interno, una per campata, posizionate direttamente sulle mura castellane.
La parete di destra, quella affrescata nella campata centrale, è stata deturpata nel XVIII secolo da una cornice d’altare sopravanzata con timpano di stile neoclassico che ha cancellato gran parte della zona affrescata.
I dipinti si possono datare attorno alla metà del 1400 e sono così distribuiti:
in alto a sinistra una figura maschile frammentaria con indosso una guamacca rosa con un orlo di pelliccia e calze rosse; segue la figura di un angelo che piega un ginocchio a terra, tiene un giglio nella mano sinistra e alza la destra per porgere il saluto.
L’angelo è all’interno di una corte chiusa sul fondo da un muro merlato, oltre il quale spuntano le fronde di due alberi.
La figura di Maria è perduta, ma resta un frammento della casa di Nazareth; segue a destra una teoria di santi, dei quali resta la metà superiore di un francescano (San Francesco) dal volto glabro e la metà inferiore di una figura femminile vestita con un abito a fiori.
Da sinistra nel registro inferiore è una Madonna che allatta il Bambino tra un Santo francescano e San Bernardino da Siena.
Segue il frammento di una figura non identificabile e al di là della nicchia un secondo gruppo con una Madonna col Bambino e un San Bernardino da Siena.
La cornice ai piedi della figura maschile con la guarnacca in alto a sinistra e dell’attiguo angelo annunciante presenta due iscrizioni frammentarie con il nome dei committenti che donarono le due immagini “pro remedio animae“.
Osservando gli attacchi delle giornate è evidente che furono eseguiti prima gli affreschi della metà inferiore.
Nella parete di sinistra addossata alle mura, sono presenti due frammenti costituiti da due teste con aureola di particolare raffinatezza; uno dei due tondi ha restituito apparentemente il volto di una figura femminile; il secondo di una figura maschile seminuda con lunghi capelli e barba apparentemente San Giovanni Battista o forse anche Gesù Cristo.
Da quanto è possibile vedere si riconosce la presenza di due mani differenti di pittori: l’autore dell’episodio dell’Annunciazione e l’autore dei due gruppi mariani e del san Giovanni Battista sulla parete opposta.
L’Annunciazione è stata attribuita ad un pittore attivo in varie chiese di Assisi e dei dintorni denominato “Maestro di San Quirico” identificabile forse in Bertoldo di Giovanni nato a Bettona e documentato ad Assisi tra il 1449 e il 1501, mentre il resto dei dipinti è di Nicolò Alunno, terzo pittore del Rinascimento per importanza dopo il Perugino e Bernardino Pinturicchio.
La presenza di Nicolò Alunno a Palazzo d’Assisi è importante perché dimostra che tra i principali pittori del tempo distribuiti fra il perugino, il folignate, il gualdese e l’eugubino c’erano vivaci scambi.
 

Nota di ringraziamento

Ringrazio di vero cuore Rui Sawada per la sua smisurata disponibilità, cortesia e pazienza nei miei confronti la quale grazie al suo contributo ha reso possibile questa pubblicazione.
 

Fonti documentative

Il Rubino mese di dicembre 2022
Opuscolo – Matteo da Gualdo a Palazzo di Assisi, Quaderno di restauro – realizzato in occasione della presentazione dei restauri
Umberto Giacanella – Storia del castello di Palazzo d’Assisi – 1981
Otello Migliosi, Gemma Fortini – I Castelli di Assisi – 1970
 

Mappa

Link alle coordinate

Lascia una risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>