Chiesa della Madonna delle Stelle – Castello di Montalbano di Città di Castello (PG)

La chiesa è l’unico edificio del castello ancora agibile.

 

Cenni Storici

La Chiesa un tempo dedicata alla SS. Concezione e retta sotto il nome della Confraternita omonima, oggi intitolata alla Madonna delle Stelle, è situata nel Castello di Montalbano, fortilizio medievale del quale restano solo la porta d’accesso ed alcuni ruderi; di essa resta una profonda tradizione di culto da conservare e tramandare.
Il toponimo Montalbano secondo alcuni studiosi deriva dal latino “mons albus“, con riferimento ai monti imbiancati di neve, secondo altri dall’arabo “al-bana“, con il significato di “luogo eccellente“; un’altra versione lo fa risalire al tema mediterraneo “alba/alpa“, che significa monte, al quale i colonizzatori romani hanno aggiunto il suffisso prediale “ano” e premesso monte, probabilmente senza cognizione del significato originario.
Le notizie storiche della chiesa sono deducibili soprattutto dalle Visite pastorali conservati presso l’Archivio del Seminario di Città di Castello, dalle notizie reperite nelle “Memorie civili ed ecclesiastiche” di Mons. Giovanni Muzi e dalla ricerca effettuata nelle Filze catastali conservate nell’Archivio della Biblioteca Comunale di Città di Castello.
Purtroppo però le notizie sono frammentarie e di sicuro si sa che in epoca medievale vi fu sepolto il corpo di Sant’Illuminato; il santo eremita, morto l’otto luglio del 1150, fu portato da una folla di fedeli dal romitorio dov’egli era vissuto, fino alla chiesa principale del Castello e ivi conservato con ogni onore fino all’anno 1230, quando il castello fu distrutto dai Tifernati, entrati in contesa con Ranieri, Marchese di Civitella e Signore di Montalbano.
Da quello scontro gli assedianti portarono con sé le reliquie del Santo che fu poi custodito nella città.
Le prime visite apostoliche, che risalgono alla fine del 1500, non forniscono notizie sulla struttura architettonica della chiesa, ma è ragionevole supporre che in quel periodo essa avesse già assunto la conformazione attuale, sebbene contornata da edifici oggi demoliti.
La visita pastorale più antica risale al 1571 e fu effettuata da Mons. G. Della Rovere che ispeziona la chiesa della SS.ma Concezione di Montalbano retta sotto il nome di una Confraternita laica e ordina al parroco di fare interventi di riparazione al tetto e alle strutture murarie e di porre maggior cura nella sistemazione e conservazione degli arredi sacri.
Le notizie sono scarse anche perché in quel tempo la chiesa parrocchiale, a cui è dedicata particolare attenzione, era la chiesa di San Martino situata fuori dal castello a poca distanza dallo stesso, ed anche le visite successive del 1593 di Mons. Beminoli e del 1594 di Mons. Tempestivi, fanno riferimento alla chiesa parrocchiale e non danno notizie della chiesa della SS.ma Concezione.
Questa chiesa compare di nuovo nelle tre visite pastorali di Mons. Sebastiani, fatte negli anni 1673, 1678 e 1682, che ordina al Parroco Don Dominicus Solarius di provvedere a risistemare pareti, pavimento e arredi.
Le notizie più significative relative alle due chiese si trovano nelle visite pastorali (1718, 1724, 1727) di Mons. Codebò e in modo particolare nella prima; in quella occasione, infatti, il Vescovo dà incarico al Parroco Don Lorenzo Lignani di fare un inventario dettagliato “delli beni stabili, censi e suppellettili sacre“.
Da queste visite e dall’inventario si conosce che nell’anno 1718 nella chiesa della Madonna di Montalbano vi sono due altari “… l’altare maggiore con l’immagine della SS. ma Concezione dipinta sulla muraglia, titolare di detta chiesa; nell’altro altare c’è l’immagine del Crocifisso, di S. Francesco e di S. Illuminato dipinti sul muro“; a pochi passi dalla chiesa c’è una piccola casa “di due stanze sole” e altre tre case; nella chiesa si celebrano regolarmente le messe tutte le domeniche e le feste di precetto e questa si mantiene con i “censi di poca somma” derivanti dal l’affitto dei terreni circostanti.
Nelle visite successive Mons. Codebò parla di debiti non assolti e si lamenta delle precarie condizioni della chiesa che ha urgente bisogno di interventi di consolidamento e risistemazione che non verranno effettuati, come si legge nella successiva Visita.
Successivamente scompare la chiesa di San Martino che non viene più nominata e nella Visita dell’anno 1826 si attesta che nella chiesa di Santa Maria di Montalbano ci sono due altari: uno dedicato alla Madonna, l’altro a San Martino.
Presumibilmente gli arredi sacri di questa chiesa sono stati trasferiti nella chiesa della Madonna di Montalbano.
Successivamente l’altare dedicata a San Martino viene smantellato e anche questa chiesa spogliata di arredi sacri subisce un lento e graduale abbandono tanto che il 26 giugno del 1938 il Vescovo Filippo Maria Cipriani redige l’atto “ufficiale” di sospensione dal culto.
L’edificio ha subito diverse fasi di interventi l’altare, contenente l’immagine della Madonna, è palesemente decentrato rispetto all’asse della chiesa ciò dovuto all’evoluzione di una struttura attorno ad un punto nodale, legato al succedersi di eventi storico religiosi.
L’ipotesi è che l’asse della chiesa originaria fosse ruotato di 90° rispetto a quello attuale, che questa fosse di dimensioni notevolmente ridotte, forse una semplice cappella del borgo, e che l’affresco fosse collocato all’esterno.
L’edificio originario, modificato nel XVI secolo per inglobare l’immagine della Madonna dipinta sulle mura all’interno della nicchia di protezione, doveva avere un unico altare contrapposto alla porta d’accesso; secondo questa ipotesi il portale gotico esistente sarebbe stato la porta principale di accesso, come potrebbe confermare un’antica acquasantiera a muro in pietra scolpita, posta in prossimità del portale ed unica presente nell’edificio.
Ad oggi la chiesa che risulta di proprietà privata è aperta al culto il giorno della festa che si celebra il giorno 8 maggio con la celebrazione della messa, giochi sul prato antistante e colazione con vino e panini.
 

Aspetto esterno

La chiesa che, sebbene ridotta in precarie condizioni statiche e necessiti di interventi di recupero, risulta ancora funzionale alla sua destinazione d’uso e costituisce l’unico edificio ancora agibile del castello.
Il fabbricato è interamente costruito in muratura portante di pietrame, i muri costruiti in fase successiva rispetto al presumibile impianto originario sono realizzati in muratura mista di pietra e mattoni.
La copertura è di tipo tradizionale in legno con profilo a capanna.
La forma irregolare della pianta a cinque lati si riflette sulla geometria della copertura con la trave di colmo appoggiata a quote diverse e più alta sul lato meridionale.
Il portale è in arenaria con un profilo d’intradosso a tutto sesto, mentre l’estradosso mostra un’elegante forma ogivale chiusa da un concio di chiave con rilievo ornamentale che raffigura la Madonna con il Bambino in grembo piuttosto corroso dai fattori atmosferici.
Il campanile a vela è posizionato sul colmo del tetto nella parete settentrionale perpendicolare alla porta con la campana ancora funzionante, forse recuperata dalla diruta chiesa di San Martino e quindi inserita nella cella con il restringimento dell’apposito vano.
La chiesa è dotata di una seconda porta situata sulla parete contrapposta all’ingresso principale; la forma e le dimensioni sono quelle tipiche di un acceso interno su vano di collegamento, pertanto la chiesa doveva essere collegata ad altri locali affiancati, con probabile funzione di sagrestia ed oggi non più identificabili.
 

Interno

Entrando in chiesa, dall’accesso principale si nota che l’ingresso è collocato lateralmente e l’altare, contenente l’immagine della Madonna, è palesemente decentrato rispetto all’asse della chiesa, fatto evidente che l’orientamento originale era diverso e perpendicolare a quello attuale.
Infatti a destra della porta si trova l’acquasantiera su piedistallo e la parete frontale all’ingresso è spoglia decorata da una croce formata da due semplici assi di legno; sempre in questa parete troviamo una porta laterale opposta a quella di ingresso.
La parete d’altare, che altro non è che una parte delle stesse mura del castello, è anomala in quanto nella parte destra è completamente spoglia per gran parte della sua superficie, mentre nella porzione adiacente il muro della porta principale è addossato l’altare cinquecentesco inserito in seguito ad importanti lavori di restauro e di trasformazione dell’immobile, sormontato da un pregevole baldacchino con il monogramma della Madonna.
Il muro stesso non è lineare, ma effettua una curvatura, segno evidente che l’affresco originale doveva essere fuori dalla chiesa e adiacente la stessa e inglobato successivamente spostando il muro maestro.
Infatti se si osserva attentamente la nicchia che contiene l’immagine sacra si può notare che essa è ricavata direttamente sulle mura di cinta della fortificazione con una profondità tale da garantire protezione dagli agenti atmosferici, come se fosse collocata all’aperto, poi magari per qualche evento miracoloso sconosciuto è stata inglobata nella chiesa.
Siccome questa immagine della Madonna è invocata per le piogge in periodi di siccità non è escluso che l’evento miracoloso possa essere legato proprio ad un evento atmosferico.
Il dipinto, di epoca quattrocentesca, raffigura Maria con Gesù Bambino benedicente e propone una tipologia iconografica molto diffusa che risponde alla versione cosiddetta “hodegitria“.
La Madonna è seduta, in posizione di tre quarti, anche se alle sue spalle non si riscontra la presenza del trono, ed è vestita di un manto blu scuro al di sotto del quale si intravede la bordura bianca del velo ed il tradizionale “maphorion” rosso porpora.
Tiene alla sua sinistra con il braccio il Bambino che , in piedi vestito con una semplice tunica bianca, compie l’atto di benedizione sollevando le dita della mano destra.
Entrambe le figure hanno l’aureola attorno al capo simbolo della loro santità e si stagliano maestose, occupando tutto il campo pittorico, su un fondo celeste disomogeneo a causa delle ridipinture e delle cadute di colore.
La presenza di una stella a sei punte color oro dipinta sul manto della Vergine all’altezza della spalla destra, segno faticosamente percettibile, è ciò che motiva il nome dell’opera.
Altra stella simile a sei punte si ritrova scolpita in una pietra sul lato sinistro della porta del castello; nota anche come “sigillo di Salomone“, è un simbolo largamente rintracciabile in elementi scultorei decorativi presenti in costruzioni che risalgono all’epoca longobarda.
La decorazione scultorea attorno all’immagine risale al sette-ottocento e insieme a questa vi è un baldacchino in struttura lignea con telo dipinto dove nella parte superiore è raffigurato il monogramma del nome di Maria unica cosa rimasta integra visto che il telo è quasi del tutto strappato.
Questa struttura sicuramente doveva coprire l’immagine sacra per scoprila ai fedeli in particolari occasioni; era usanza piuttosto diffusa, infatti, quella di sottrarre alla vista le immagini di natura miracolosa, mantenendole coperte per tutto l’anno liturgico, e concedendole al culto dei fedeli in occasione della ricorrenza della festività, o nei casi in cui fosse necessario invocare ad esse l’intercessione divina al fine di scongiurare eventi disastrosi.
Si credeva, in questo modo, di preservarne i poteri durante l’anno, per liberare il potenziale miracoloso in momenti particolari.
La parete della porta non presenta particolarità; l’illuminazione naturale avviene attraverso due piccole finestre; quella più antica è collocata in alto sulla parete alla destra dell’ingresso; l’altra è situata sul lato sinistro a fianco all’altare.
 

Fonti documentative

Istituto Tecnico Commerciale e per Geometri “Ippolito Salviani” di Città di Castello – Madonna delle Stelle nel Castello di Montalbano – Architettura e territorio, 7 anno 2006
 

Mappa

Link coordinate: 43.343695 12.198058

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