Chiesa di S. Francesco di Favete – Apiro (MC)

Cenni Storici

La piccola chiesa di S. Francesco si trova in un collinetta nella frazione omonima. Si narra che, quando S. Francesco, nel 1209, entrò nella Marca, attraversò città e paesi per fare seguaci; giunto a S. Severino, si diresse verso Apiro. Visitò il monastero benedettino di S. Urbano dell’Esinante, dove trovò benevola accoglienza dai monaci, che gli assegnarono una zona dipendente dal castello di Favete, per costruirvi un conventò. Qui si trattenne alcuni giorni, operando miracoli, e fondò la chiesa e il convento, chiamandolo “Eremo di S. Urbano”; avrebbe fatto erigere anche alcune casupole. La presenza di S. Francesco nel territorio di Favete si rileva effettivamente nella relazione fatta nel 1649, per ordine del papa Innocenzo X, dai monaci francescani che abitavano allora il convento di Favete, soppresso dallo stesso pontefice nel 1651 per la scarsità di rendite. Ma testimonianze importanti si trovano all’interno della chiesa stessa, dove, sopra la porta d’ingresso, su di una tavola di cipresso, vi è un’iscrizione latina, in cui si parla di S. Francesco e dei miracoli da lui compiuti. Altro oggetto collegabile al Santo e ad un suo miracolo è un’acquasantiera, in cui, secondo la leggenda popolare, è ancora visibile l’impronta della sua mano. Di questi miracoli e di altri ancora, possiamo averne notizia anche dalle carte dell’Archivio Comunale, dove si parla della resurrezione di un fanciullo morto, della conversione dell’acqua in vino e di un bagno con acqua miracolosa che guariva da malattie cutanee e dai dolori reumatici. Sempre all’interno, è conservato, sopra l’altare maggiore, un dipinto raffigurante la Madonna in trono che allatta il Bambino con ai lati S. Francesco e S. Antonio da Padova. Sotto l’afìresco i committenti hanno fatto pone un’iscrizione recante anche la data di fattura: ” M CCCC LXXXX”. Il Turchi ci dice che in questa chiesa il parroco esercitava le funzioni parrocchiali in occasione dei funerali, “seppellendovi i popoli delle vicine ville”. Nel secolo XIV i frati abbandonarono il convento, vi tornarono nel 1477 ma, nel 1652, per l’estrema povertà, dovettero trasferirsi in quello di S. Francesco entro le mura di Apiro. Nonostante ciò per tutto il Cinquecento e fino al 1652, il convento e la chiesa, risultavano essere, dalle carte conservate nel Comune di Apiro, di una certa vitalità. Infatti nel 1552 nella torre di S. Urbano alle Favete, il comune di Apiro, innalzava, in segno di dominio, il vessillo, nella festa del santo stesso. Nel 1553, sappiamo che l’abate dei monaci di S. Urbano offriva a cottimo diversi terreni agli uomini di Apiro. Nel 1642 i religiosi di S. Francesco delle Favere non vogliono pagare le collette. Nel 1650 si rileva invece che i monaci di S. Urbano alle Favete davano un pranzo o una colazione ai pubblici rappresentanti, che nel giorno della festa di S. Urbano si recavano lì in forma solenne. Un ultima notizia, del 1750, ci informa del facto che P. Paolo della Croce, fondatore dei Chierici scalzi della Passione, gradì molto l’invito rivoltogli dal popolo di Apiro che desiderava vedere fondato accanto alla chiesa di S. Francesco alle Favete un convento di questi religiosi. Ora il convento e le limitrofe abitazioni non ci sono più; mentre la chiesa, divenuta privata, è ancora in buono stato, anche se, dal 2006, non è più agibile a causa del crollo parziale della volta centrale che ospita il bellissimo affresco quattrocentesco. Poco sotto la Chiesa, risulta essere il “Grottone” dove il santo era solito ritirarsi in preghiera. Inoltre, secondo quanto raccontato da Tommaso da Celano, Francesco, tornando da Ancona verso Osimo, vide una pecora bianca in mezzo ad un gregge di capre nere, visione che interpretò come “Gesù tra i farisei”; portò l’animale con sé e non se ne separò fino a San Severino, dove la lasciò presso il monastero di Colpersito.

Tratto da “Apiro, pagine di storia e di vita” a cura di Cristiana Simoncini

Il terremoto non ha risparmiato ad Apiro l’antica chiesina di San Francesco in località Favete. In questo luogo, cronache dell’epoca attestano fin dal 1209 la presenza di San Francesco in persona. Della chiesa, (costruita dopo il passaggio del santo nel XIV secolo) è crollata con il terremoto del 26 ottobre parte della facciata e della parete che guarda verso sud, offrendo ora la struttura aperta come sacca di riempimento al vento che, a volte fortissimo, non cessa in questi giorni di flagellarne mattoni, pietre e pezzi di intonaco. All’interno sta ancora fortunatamente reggendo l’antica parete dell’abside che ospita un affresco di fine ‘400 raffigurante una tenerissima Madonna con Bambino tra San Francesco d’Assisi e Sant’Antonio di Padova.

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Per approfondimenti maggiori: www.centro-ippico-pegaso.it

 

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