Cenni storici
Il pianoro di Nuvole situato ad un’altezza di 130 m. si estende per una superficie di circa 3 ettari e alcuni anni or sono durante la messa a dimora di alberi si è scoperta l’esistenza di un abitato di ragguardevoli dimensioni, circa 1500 mt quadrati; Anche se non sono mai stati fatti scavi opportuni, il ritrovamento dell’abitato e di numerose suppellettili, dimostra che la zona di Nuvole è stata abitata e transitata fin dall’antichità più remota.
La stessa denominazione “Nuvole” che è una variazione superficiale del vero nome che era “Novole“, così è riportato della definizione trecentesca delle Rationes Decimarum, ci induce a pensare che l’abitato potesse essere stato realizzato ex “Novo” da cui con il tempo è nato il termine “Novole” corrotto poi in Nuvole.
La scelta di questo pianoro era dovuta al fatto che per l’antico abitato di Nuvole si snodava l’antica strada che, partiva da Città di Castello attraverso Porta S. Giacomo, dal Cavaglione; qui seguendo l’allineamento viario tipico dei romani, seguiva lo stradone che in seguito fu chiamato “La barca” e che oggi se ne intravvedono i resti nella vecchia strada dei Pozzi, passava il Ponte di Nuvole e in percorso pressoché rettilineo si inoltrava verso Montis Erculis (Monterchi), da qui, costeggiando il Cerfone, prosegue fino a Palatium ad Pirum (Palazzo del Pero), qui c’era e c’è tutt’ora il bivio per la Val di Chiana attraverso la “Val di Chio” e attraverso un percorso inconsueto e lontano dalle odierne strade raggiungeva la periferia d’Arezzo, nella zona dell’ospedale.
Tutto questo perché a Nuvole per l’attraversamento del Tevere esisteva un ponte che superò stentatamente l’anno 1000; i primi documenti che ce ne parlano, lo descrivono malridotto e diroccato con il nome di “Ponte di Santo Spirito“, comunque la sua storia si protrasse fino alla metà del 1300 in quanto è citato in un documento del 1360 quando “Il B. Buccio, vescovo di Città di Castello, conferì a Fra Bene la chiesa dello Spedale di S. Caterina del ponte di Nuvole“; questa è l’ultima notizia sul ponte, in seguito si parlerà sempre della “barca di S. Caterina” stando a significare che il ponte non c’era più o perlomeno era inutilizzabile.
Con molta probabilità crollò nel 1389, quando ci fu “un terremoto che durò 30 giorni e che provocò la caduta di molte case e 180 merli delle mura della città“.
Per tornare alla chiesa in questione occorre ricordare che poco dopo il 1000 un eremita Benedettino Bruno Umberto, priore dell’eremo Benedettino di Morimondo alle falde di Monte Nerone, volle sistemarsi presso il ponte di Nuvole e chiese al vescovo di Città di Castello il permesso di edificare uno Spedale per malati e pellegrini, insieme a questo costruì anche una chiesetta, che dai benedettini fu dedicata a S. Caterina d’Alessandria; questo edificio venne edificato nel 1217.
Dal primo arrivo dei Benedettini, 1217 (che corrisponde anche all’arrivo nella zona di S. Francesco d’Assisi) Nuvole ha iniziato una lenta ma progressiva trasformazione; l’avvenimento più importante avvenne l’8 Agosto 1283, quando il vescovo Giacomo consacrò l’altare e la chiesa di S. Angelo di Nuvole (S. Angelo divenne poi S. Biagio).
In quell’occasione molti parrocchiani dettero alla chiesa, per dote, parecchi pezzi di terra; Nuvole venne assegnata alla Pieve di S. Maria di Teverina.
Santa Maria in Teverina era già una Pieve consolidata da diversi anni e aveva competenza su diverse chiese, ma Nuvole ancora non aveva la chiesa, l’attuale San Biagio, solo dopo il 1283 ne fu provvista.
Quando fu soppressa pieve di Santa Maria di Teverina, ridotta a “beneficio raccomandato“, affidato al parroco di Nuvole, molte chiese furono spartite tra la pieve di Uppiano e quella di Celle; la chiesa di San Martino di Cugnano fu affidata al parroco di Nuvole.
La soppressione della Pieve di Teverina portò alla spartizione delle sue chiese affidatarie fra la Pieve di Celle e la Pieve di S. Donato di Uppiano, San Biagio toccò a quest’ultima.
La prima citazione che nomina la chiesa di Nuvole è contenuta nelle “Rationes Decimarum Italiae” del 1349 quando paga XV libre alla Camera Apostolica e successivamente ne paga III, nel primo caso viene chiamata “Ecclesia S. Blaxii alias Sant’Angeli de Villa Novole“, nel secondo “Ecclesia S. Angeli de Novole“.
Nella relazione delle Visite Pastorali n°71 fasc. 28 pp. 4-5 di Mons. Luigi Cicuttini del 1959, il parroco di Nuvole Mariotti Pietro fa risalire la costruzione della chiesa al 1515.
Nel 1977 ci fu un restauro dell’intero edificio e secondo il resoconto della Visita Pastorale del Vescovo Cesare Pagani del 1977 n° 80, fasc. 17. p. 28 fu rifatto completamente il tetto; altro restauro fu eseguito nel 2011 in seguito del terremoto del 1994, le parti interessate dal restauro sono la copertura e le strutture portanti, come muri e pilastri.
Aspetto esterno
Va precisato che la primitiva chiesa di San Biagio non è quella che vediamo oggi, infatti l’edificio originale è alla sinistra del fabbricato ora usata come cantina, l’attuale è un rifacimento settecentesco quando venne ristrutturato tutto il fabbricato usato come casa colonica.
La facciata ingloba la struttura della vela di campanile a tripla cella che si estende in larghezza fino ad occupare l’intera superficie.
La porta squadrata è sovrastata da una tettoia in legno con copertura in coppi.
Le pareti esterne sono ricoperte da uno strato di intonaco cementizio
Interno
La chiesa a navata unica, presenta all’interno una copertura a doppia falda sostenuta da incavallature lignee ordinarie e da arcarecci orditi in senso longitudinale.
Le pareti interne sono intonacate.
Entrando sulla destra, in controfacciata si nota una acquasantiera a vasca appesa alla parete, dopodiché salendo verso l’altare troviamo un bel quadro che rappresenta San Biagio e un altro Vescovo (non identificato, forse San Florido o Amanzio protettori di Città di Castello) e sullo sfondo il paese di Nuvole, in alto la Madonna in cielo contornata da angeli.
San Biagio è rappresentato con il pastorale in terra accanto agli strumenti per la cardatura serviti per il suo martirio rappresentato dalla palma che tiene in mano.
Il quadro fu commissionato da un certo Sebastiano Bacchini (o Bacchi) ed è datato 1713.
Il presbiterio è rialzato di un gradino e al suo interno si trova l’altare in mattoni e alle sue spalle nella parete di fondo una statua della Madonna con Bambino, un tabernacolo incassato nel muro con una cornice in pietra e sopra un Crocefisso; alla sinistra guardando lo stesso, una statua di San Vincenzo Ferreri.
Scendendo nella parete sinistra della chiesa si trova un’altra tela non datata, ma si presume settecentesca anch’essa, dove è rappresentata la scena della Presentazione di Gesù al Tempio, dove il Bambino nudo è nelle mani del Sommo Sacerdote mentre Maria tiene un velo nelle mani e San Giuseppe appoggiato al bastone in posizione arretrata osserva la scena.
Nella parte bassa della scena rappresentato a mezzo busto, accanto ad un fanciullo con una brocca di metallo ed un vassoio, Sant’Antonio abate con la classica campanella, il pastorale e il libro con la fiammella a ricordare il famoso “Fuoco di Sant’Antonio“.
Fonti documentative
Pietro Sella – Rationes Decimarum Italiae nel sec. XIII – XIV Umbria – 1952
Giulio Cerrini – Il Ponte di Nuvole e lo Spedale di Santa Caterina – 1993
Elvio Ciferri – Storia di una terra antica: Celle Vingone, Astucci, Rovigliano, Cagnano – 2017
https://chieseitaliane.chiesacattolica.it/chieseitaliane/schedaca.jsp?sercd=37936
Nota
Le foto della parete interna dell’antica chiesa sono di Don Giorgio Mariotti che sinceramente ringrazio.
Mappa
Link alle coordinate: 43.464181 12.211882