Chiesa di San Facondino – Gualdo Tadino (PG)

La chiesa sorge nella frazione omonima e dalla statale Flaminia è ben visibile il suo alto campanile a torre.

 

Cenni Storici

La Chiesa di San Facondino è la più antica delle Chiese Gualdesi oggi esistenti, ed è sempre stata a capo di una Parrocchia.
Essa si originò come forma devozionale in seguito alla morte di S. Facondino, una delle figure più importanti della storia di Gualdo, allora vescovo della città romana di Tadino.
Secondo una vecchia leggenda, riportata in tutte le Cronache e Agiografie medioevali, narra che subito dopo la morte di S. Facondino, avvenuta il 28 Agosto 607, ad un abitante di Tadino, apparve in sogno un messaggero celeste, per annunciargli che nel suo eremo, fra il Rio Moro ed il torrente Castriano, oggi detto Rio Vaccara era morto il santo Vescovo Facondino e gli ordinava di condurre in quel luogo due giovenchi non domati attaccati ad un carro, di collocare su questo il corpo del defunto e di spronare gli animali e là dove questi si sarebbero arrestati dopo la corsa, li si doveva costruire una Chiesa destinata ad accogliere la salma del Vescovo Tadinate.
La leggenda prosegue confermando che la prima Chiesa di S. Facondino, fu edificata non lontano da quella che vediamo oggi.
Purtroppo questa prima Chiesa, andò distrutta durante le frequenti incursioni barbariche e fu ricostruita pochi passi lontano, nel primo ventennio del secolo XI, e riccamente dotata, per il contributo di Rodolfo, figlio di Monaldo III dei Conti di Nocera.
Da alcune antiche memorie, risulterebbe inoltre che alla costruzione e dotazione della Chiesa, concorse persino l’Imperatore Tedesco Enrico II, detto lo Zoppo o il Santo, trovatosi in quell’epoca a transitare con il suo seguito per la Via Flaminia.
Le ossa del Santo, vennero trasferite nel nuovo Tempio e sul suolo dove sorgeva la primitiva diruta Chiesa, fu eretto allora, per ricordo, un grande frammento di colonna rotonda sormontato da una croce di pietra.
La Chiesa di S. Facondino nel Dicembre del 1248 si attestò a capo della Diocesi di Nocera per qualche anno, quando i Ghibellini insieme alle truppe dell’Imperatore Federico II, presero d’assalto e distrussero la vicina Nocera che si era ribellata all’Imperatore e ne cacciarono i Guelfi, e il Vescovo Nocerino vi si trasferì col suo clero.
Persino una delle Porte Civiche di Gualdo, quella cioè da cui si usciva in direzione della Chiesa, sin dalla sua costruzione assunse il nome di Porta S. Facondino, e con tale nome la troviamo infatti già ricordata in una pergamena del 23 Aprile 1272.
Sin dal secolo XIII la chiesa fu oggetto di numerose donazioni tra le quali notevole fu quella di un feudatario dei dintorni, tal Alberico di Rinalduccio.
La stessa si trova citata anche tra i Benefici Ecclesiastici della Diocesi di Nocera che, nel 1333, pagarono alla Santa Sede la prima rata semestrale della tassa o Decima, imposta l’anno precedente da Papa Giovanni XXII, per un determinato numero d’anni, su i beni Ecclesiastici del Ducato di Spoleto, per rimpinguare l’esausto erario Ponticio.
Il pagamento fu fatto «… a dompno Iacopo plebano Tayni … solvente pro dompno Angelo vicario ecclesie S. Facundini, 39 sol.».
Altra notizia interessante è che nella chiesa, il 14 Marzo 1461, vi si fermò con i Vescovi di Perugia, di Nocera e con molti altri dignitari ecclesiastici, il Card. Alessandro Oliva, Legato Apostolico.
Costui, diretto a Roma, portava con se una celebre reliquia e cioè la testa dell’Apostolo S. Andrea che, per incarico di Papa Pio II, era andata a prendere in Ancona dove era stata recata per mare da Patrasso, poco prima caduta in potere dei Turchi.
La memoria del soggiorno della testa di S. Andrea nella Chiesa di S. Facondino, si volle tramandare ai posteri dal Card. Oliva, con la concessione di cento giorni d’indulgenza in perpetuo, a chi avesse visitato questa Chiesa nella festa del Santo Titolare ed in quella dell’Apostolo S. Andrea.
La Chiesa di S. Facondino, fornita di Fonte Battesimale, dipendeva, sin dall’antico, non si sa perché, dalla Cattedrale di Nocera, al Priore della quale doveva annualmente cedere la metà delle sue rendite.
Nell’anno 1450, Papa Nicolo V, emise una Bolla con la quale, agli abitanti della Parrocchia di S. Facondino, si concedeva il giuspatronato di nomina del proprio Parroco.
Le rendite della Chiesa, dal XVI al XVIII secolo, oscillarono tra i settanta e gli ottanta scudi ogni anno.
I beni immobili da cui provenivano tali rendite, nella seconda metà del Settecento, erano costituiti da trentatrè terreni e da altri otto dati in enfiteusi, più una casa con orto.
Anche il Comune di Gualdo pagava alla Chiesa di S. Facondino, a titolo di decima, una certa somma che, nei primi del Cinquecento, consisteva in ventinove bolognini, undici soldi e otto denari ogni sei mesi e, dalla seconda metà del Seicento in poi, vediamo rappresentata da sei scudi e venti baiocchi ogni anno.
Risulta anche, che ai primi del 700, la Pievania amministrava un Monte Frumentario, per comodità dei suoi Parrocchiani.
 

Interno

Internamente consta di un’unica navata, e di un’abside.
La navata appare divisa in tre parti, le prime due con volta a crociera, l’ultima con volta comune a botte.
Ognuna di queste parti, risulta costruita in epoca differente, per successivi ingrandimenti della stessa, più recente di tutte è l’abside.
All’inizio dell’Ottocento, la fu dotata di Sacrestia prolungando posteriormente il vecchio edificio con un nuovo fabbricato.
Sulla parete sinistra è affissa una lapide in lettere Gotiche datata 1250, che era precedentemente all’esterno, che ricorda qualche importante lavoro eseguito nel tempio e presenta la curiosa particolarità di portare per due volte ripetuta la stessa frase e cioè: Donnus Acto fecit fieri hoc opus forse lo scalpellino, non soddisfatto della prima incisione, invero poco leggibile, volle, al di sotto, ripeterla con più chiari caratteri.
Nella Chiesa, sin dalle origini sono presenti tre Altari, e cioè l’Altare Maggiore e due laterali.
L’Altare Maggiore e i due laterali, non sono però quelli originari, hanno subito molteplici ricostruzioni; il primo, ad esempio, fu ultimamente rinnovato nel 1907.
L’Altare Maggiore è dedicato a S. Facondino e racchiude le ossa di questo Santo e del suo Diacono S. Gioventino.
Nell’Altare Maggiore, aveva sede anche una Confraternita, detta del Sacramento, ed i ceri per le funzioni religiose che vi si indicevano, erano forniti dai Parrocchiani.
I due Altari laterali sono posti di fronte nella navata: quello in cornu Epistolae, sino all’inizio del Seicento, fu intitolato al Crocefisso, dopo tale epoca fu dedicato a S. Carlo Borromeo, mentre ai giorni nostri è dedicato alla Madonna della Concezione.
L’altro Altare è dedicato al Rosario ed esiste anche oggi in cornu Evangeli, fu eretto l’anno 1658, per effetto di un voto fatto da alcuni pii Parrocchiani, l’anno precedente, in occasione di una pestilenza, e vi fu istituita una Confraternita omonima.
 

Affreschi

Per quanto si riferisce ad opere d’arte, va ricordato che la Chiesa di S. Facondino, era un tempo ricca di affreschi, distribuiti su tutte le sue pareti interne ma disgraziatamente, nella quasi totalità, sono andati perduti.
Oggi si vedono solo gli avanzi di due dipinti contigui, sulla parete sinistra, opera di Matteo da Gualdo eseguiti nell’anno 1475.
Rappresentano due Santi, S. Rocco e S. Antonio da Padova e sul suo sfondo vi si ritrova dipinto il solito muretto di mattoni rossi.
S. Anna con la Vergine e il Bambino di Bernardo da Gualdo ed il Battesimo di Cristo del XVII secolo.
la decorazione absidale è opera di Pico Discepoli (1932).
A questa chiesa apparteneva sia un polittico del Maestro di Fossato sistemato sull’altare Maggiore raffigurante la Madonna in trono con il Bambino e due angeli, circondati da santi e apostoli risalente al XV secolo ed attualmente conservato presso la Pinacoteca civica, sia un Codice pergamenaceo del XIV secolo contenente la vita di San Facondino, oggi appartenente alla Biblioteca Vaticana.
 

Esterno

La Chiesa di S. Facondino, esternamente non conserva più nulla dell’originale architettura.
A fianco della Chiesa, si eleva un alto campanile medioevale, somigliante ad una torre, sin dall’antichità fornito di tre campane.
La più grande di queste, che portava la data 1255, si ruppe nella fine del Settecento, il 28 Agosto, cioè proprio nel giorno in cui ricorreva la festa di S. Facondino e, senza nessun riguardo alla sua eccezionale vetustà, venne in seguito barbaramente rifusa.
Sul nuovo bronzo si legge infatti: “Campanarum fusum A. D. MCCLV, refusum A. D. MDCCXCVI. Felicianus et Francus F. Iustiniani Fulginatenses Funderunt”.
Le altre due campane sono antichissime, della fine del Duecento o del principio del Trecento.
Addossata alla chiesa c’è la Casa Parrocchiale, ricostruita, quasi dalle fondamenta, l’anno 1880.
Altri restauri sono stati eseguiti durante l’anno 1932.
 

Fonti documentative

Ruggero Guerrieri – Storia Civile ed Ecclesiastica del Comune di Gualdo Tadino – 1933
gualdotadino.infoaltaumbria.it
 

Mappa

Link alle coordinate

Lascia una risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>