Chiesa di San Giovanni Battista – Bagnaia (VT)


 

Cenni Storici

È la chiesa più ampiamente rimaneggiata in età barocca, caratterizza la quinta architettonica della piazza principale di Bagnaia.
Le sue origini sono abbastanza recenti, risalgono al 1580, quando la Compagnia di San Giovanni Battista pose la prima pietra del proprio oratorio.
Il 19 giugno del 1583 la confraternita si aggregò alla più potente Arciconfraternita del Gonfalone di Roma, il cui istituto era quello di raccogliere elemosine per la redenzione degli schiavi e distribuire ogni anno la dote a un certo numero di zitelle.
Nel 1587 la Confraternita del Gonfalone decise di innalzare sopra il proprio oratorio una chiesa utilizzando, in quanto concesse gratuitamente dal Comune di Bagnaia, le armature del ponte appena terminato presso le mura castellane (ponte che congiungeva il centro della cittadina con il rettifilo costruito anni prima in direzione della Quercia).
I lavori proseguirono normalmente fino a quando, nel 1590, il cardinale Montalto bloccò i lavori della costruzione della facciata perché avrebbe impedito ai suoi ospiti, e a lui stesso, la vista della villa dal belvedere del palazzo della Loggia.
I confratelli si rivolsero allora a papa Sisto V, zio di Alessandro Peretti Montalto, e il pontefice, accogliendo la supplica della compagnia bagnaiola ordinò al nipote, “di non più molestarli e lasciarli pacificamente proseguire la fabrica come aveano stabilito“.
I lavori furono così finalmente ultimati: “cessati li sturbi terminarono la Chiesa di figura bislunga con cornicioni in alto con pilastri attorno che discriminavano i molti altari eretti, a tre porte d’ingresso: il cielo restava a tetto non avendo potuto ridurlo a volta per l’eccessiva spesa che avrebbe apportata“.
Il 1° novembre del 1611, al completamento dei lavori, la Confraternita del Gonfalone fece dono alla comunità di Bagnaia della chiesa, che divenne da quel momento in poi il polo religioso più rilevante della città.
Altri lavori di rilievo sarebbero seguiti nel Sei e Settecento, fino a stravolgere radicalmente l’aspetto interno e esterno.
Le modifiche più consistenti si ebbero durante il XVIII secolo, nel 1728 “si volle accrescere detta chiesa con una Tribuna da capo in cui vi fecero il Coro per i sacerdoti e l’una e l’altro furono fatti di buon gusto e pulizia unitamente con il quadro rappresentante S. Giovanni Battista in atto di battezzare N.S. Gesù Cristo e contemporaneamente fabricaronvi altra Sagrestia nuova“.
Nel breve giro di pochi anni però comparvero gravi problemi strutturali, e la chiesa minacciava rovina, tanto che la Confraternita fu costretta a non celebrare la festa di San Giovanni del 1753.
Tra il 1753 e il 1756 il Card. Federico Lante fece effettuare dei lavori di ristrutturazione che cambiarono completamente l’aspetto della chiesa rendendola come oggi la vediamo: “Diedegli l’ultima mano finalmente nell’anno 1756 il ridetto E.mo Cardinal Lante di b.m. con riformarla talmente che fecegli variare del tutto l’aspetto poiché la fece ridurre a volta, per unirvi la tribuna che veramente la chiamava, per il che son venute le Cappelle sfondate, con festonati stucchi l’abellì e con maestosa facciata la compì. […] Tanto dentro quanto fuori nella facciata fece porre il suo stemma delle tre aquile per memoria e grata rimembranza nostra, reducendoci alla memoria il beneficio fatto al nostro Comune colla profusione di molti migliaia di scudi abbisognati per perfezionare questa Chiesa“.
In occasione di quest’imponente opera di ristrutturazione fu eretta l’attuale facciata di gusto barocco, restaurata dalla Soprintendenza del Lazio nel 1997.
Oltre alla facciata, il cardinale Lante fece innalzare una grande “volta reale” poggiante su pilastri edificati ex-novo, dato che i preesistenti muri maestri laterali non avrebbero resistito alla spinta della nuova volta.
L’intercapedine tra i pilastri e il muro antico fu chiusa con pareti sottili al fine di creare stanzette e ripostigli.
 

Aspetto esterno

L’asse della chiesa è quasi perfettamente est-ovest, con presbiterio ad ovest.
La facciata prospetta su piazza XX Settembre; il lato sud confina con un edificio abitativo e uno stretto vicolo; alle spalle la chiesa si affaccia su un giardino situato ad una quota inferiore; mentre il lato nord è costeggiato da viale Fiume, strada carrabile di attraversamento del paese.
La facciata della chiesa si presenta con un grande portale in peperino, sormontato da un architrave con lunetta sorretta da due finte colonne ioniche.
Quattro lesene di ordine tuscanico giganti disposte simmetricamente, due per lato ai lati del portale, inquadrano al centro della facciata una grande finestra rettangolare sopra il portale.
Sopra la finestra fa mostra lo stemma araldico del cardinal Marcello Lante della Rovere.
Lo schema rettangolare, tripartito, è caratterizzato dal pronunciato aggetto della campata centrale conclusa da un timpano triangolare, sormontato da una balaustra che si staglia contro il cielo; in sommità, in corrispondenza delle paraste, si ergono inoltre al di sopra di pilastrini vasi fiammeggianti.
Innalzandosi a vela al di sopra della copertura della chiesa, la facciata mostra proporzioni notevolmente slanciate.
La sua intelaiatura architettonica è interamente realizzata in peperino, mentre i fondi sono intonacati.
Sulla destra della facciata, in fondo all’edificio si scorge il campanile che si appoggia sul lato destro della chiesa.
Delle quattro monofore che si aprono in alto nel campanile, una per lato, due ospitano le campane una realizzata dalla famiglia Lucenti nel XIX secolo, l’altra realizzata da Luigi Belli nel 1827, riporta la scritta D.O.M. DEIPARAE IN COELUM ASSMPTAEAC DIVO PRAECURSORIS SACRUM.
 

Interno

L’impianto è a navata unica con quattro cappelle per lato e coro a terminazione absidata; l’elevato interno dalle linee barocche è caratterizzato da una travata ritmica scandita da un ordine ionico su paraste.
Le pareti sono decorate con finte lesene grigie con volute in oro, archi e un’articolata mensola marcapiano che corre lungo tutto il perimetro della chiesa.
Nell’ultima cappella a destra del coro si trova l’accesso ai locali della sagrestia.
Il presbiterio, soprelevato di due gradini, è anch’esso scandito dall’ordine ionico su paraste che, in asse, in corrispondenza dell’altare maggiore, sono sormontate da una terminazione a timpano.
La navata centrale è coperta da una volta a botte lunettata, con 6 costoloni archivoltati corrispondenti alle paraste e 8 grandi finestre ad arco acuto che si aprono simmetriche sopra la mensola marcapiano.
Il coro è concluso da una volta a botte lunettata e una semicalotta.
Le cappelle laterali sono a pianta semicircolare quelle più estreme, con copertura a catino; mentre le due intermedie sono rettangolari e coperte a botte.
La prima cappella della parete laterale sinistra, ospita un confessionale dell’inizio del XIX secolo, restaurato nel 2012 dall’artigiano Colombo Proietti.
La cappella è decorata sullo sfondo da un affresco realizzato dalla pittrice locale Pier Isa Della Rupe raffigurante Adamo e Eva nel Paradiso terrestre.
Tra la prima e la seconda cappella di sinistra una lapide racchiude le reliquie della Venerabile Suor Maria Colomba Tondi-Moltoni di Bagnaia, monaca domenicana,1696-1731.
La seconda cappella di sinistra ospita un quadro del pittore viterbese Pietro Vanni (1845-1905) raffigurante la Traslazione di San Giuseppe, datato alla seconda metà del XIX secolo; è presente anche una moderna statua in gesso dipinto di San Giuseppe.
Da qui, tramite una piccola porta si accede alle scale a chiocciola che danno accesso ai vani di sotto tetto.
Nella terza cappella di sinistra si trova una moderna statua in gesso dipinto del SS Sacramento.
Nella parete destra della cappella una nicchia quadrangolare contiene il volto sanguinante di Gesù, l’ex voto fu donato dalla omonima confraternita del Sacro Volto di Gesù che nel XVIII secolo ne gestiva la cappella.
Nella quarta cappella di sinistra, limitrofa all’altare, sul catino absidale, è un affresco di Tommaso Anania, 2013, raffigurante la Discesa dello Spirito Santo in forma di colomba e lingue di fuoco.
Vi si trova un fonte battesimale in pietra del XVI secolo sormontato da una statuetta rinascimentale raffigurante San Giovanni Battista.
Nel catino della cappella è presente un’edicola per gli oli sacri chiusa da uno sportello rettangolare di piccole dimensioni in legno a forma di tempio dell’artigiano Gavino Cossu dipinto dall’artista Tommaso Anania.
Un grande arco trionfale divide tramite due bassi gradini la zona presbiteriale dalla navata.
Dipinta sopra l’arco trionfale si legge la scritta FRIDERICUS S.R. E. CARDINALIS LANTE e in rilievo lo stemma araldico del cardinal Federico Lante della Rovere che sovvenzionò nel 1756 i lavori di restauro della chiesa.
Ai lati dell’arco trionfale sono poste due moderne statue in gesso dipinto: a sinistra Santa Chiara e a destra San Francesco.
Nel catino absidale un affresco del XVIII secolo, di autore ignoto, raffigura l’Assunzione di Maria Vergine.
Nella volta del catino absidale, due festoni, decorati a candelabre, inquadrano la Colomba della pace in bianco realizzata su un fondo damascato rosso mattone.
L’altare maggiore è stato decorato da Camillo Donati tra il 1604 e il 1606; sopra fissato alla volta, si trova un Crocifisso ligneo divenuto nel XVII secolo miracoloso: nell’Anno Santo 1650 doveva essere portato a Roma e per il trasporto fu deposto in una cassetta ma l’Immagine si ingrandiva sempre, sino al doppio, e non vi furono cassette capace di contenerlo.
Il Papa Innocenzo X saputo del prodigio volle baciarlo dicendo ai fedeli di Bagnaia: “Avete un gran tesoro, custoditelo gelosamente“.
Nella festa del 3 maggio 1759 fu posto dietro a un quadro di tela per chiuderlo e per ben due volte rovesciò il quadro per far capire che voleva rimanere scoperto per essere meglio guardato e pregato. Dietro l’Altare maggiore si ammira una pala di grandi dimensioni raffigurante il Battesimo di Nostro Signore da ascrivere alla prima metà del XVIII secolo, di pregevole fattura, probabilmente da assegnare alla mano di Agostino Masucci.
Nella terza cappella della parete destra è posta una statua lignea della Madonna del Suffragio datata intorno al 1620 realizzata da un artigiano romano.
Vicino si trova una moderna statua lignea dipinta della Madonna di Loreto.
Nella seconda cappella della parete destra si trova una statua lignea di Sant’Antonio da Padova.
Ai piedi della statua, sull’altare, un ovale ligneo raffigura il Beato Crispino, in preghiera inginocchiato davanti a Santa Rosa da Viterbo; opera di autore ignoto databile alla prima metà del XIX secolo.
Tra la prima e la seconda cappella della parete destra, un’altra lapide simmetrica a quella del lato opposto, racchiude le reliquie di San Saturnino, martire cristiano del IV secolo, già protettore della città di Bagnaia.
Nella prima cappella parete destra è in mostra una statua lignea di San Rocco che ogni anno viene trasportata per le vie del Paese in occasione della Festa del Patrono.
Sopra alla statua di San Rocco un emblema papale in bronzo murato, probabile sopravvivenza della decorazione barocca un tempo presente a decoro della cappella.
Nella parete di controfacciata al di sopra del portale d’ingresso, si trova una cantoria con sopra un organo realizzato da Nicola Morettini databile intorno al 1850.
La famiglia Morettini da Perugia era famosa per i suoi organi a canne.
Il meccanismo presenta delle incurie che non lo rendono atto al funzionamento.
Sono molto interessanti le canne, tutte marchiate “Morettini“.
Nella chiesa si trova anche un vecchio organo proveniente dalla Madonna della Quercia realizzato nel 1491 da Domenico di Lorenzo da Lucca.
La chiesa è illuminata da finestre ad arco ribassato poste nelle quattro lunette della navata e nelle due del presbiterio; aperture semicircolari sono inoltre presenti all’interno della coppia mediana di cappelle laterali.
Infine, un’ampia finestra rettangolare è posta in facciata, alle spalle dell’organo.
Adiacente alla chiesa di San Giovanni Battista, si trova il Palazzo Ragonesi, attualmente ospita la casa parrocchiale.
Vi si distinguono due differenti fasi edilizie: le colonne, le volte e le modanature in stucco che accompagnano la assai più vetusta rampa di scale e che abbelliscono il salone del piano nobile, mostrano una palese declinazione borrominiana e per questo dovrebbero risalire a non prima della seconda metà del Seicento o al secolo successivo.
Anche le facciate dei fabbricati che per contiguità compongono l’ala di piazza XX Settembre speculare all’asse dirimpetto, formato da palazzo Ragonesi e dalla chiesa di San Giovanni Battista, denotano caratteristiche in apparenza incompatibili con la tradizione edilizia cinquecentesca del luogo, in cui predominano materiali, elementi e soluzioni compositive di derivazione toscana, ben rappresentati nel palazzo dell’Hostaria, altra opera bagnaiola del senese Ghinucci.
Di quell’epoca sono rimasti soltanto i portali in bugnato rustico ma il trattamento delle superfici esterne per cui è stata adottata una tinteggiatura che è tipica dell’edilizia romana sei-settecentesca sono quasi certamente frutto di ampi rimaneggiamenti successivi.
Sempre contiguo alla chiesa, ma con accesso in Viale Fiume si trova l’Oratorio del Gonfalone.
Nel 1580 i confratelli del Gonfalone posero la prima pietra per la costruzione dell’Oratorio fuori dal borgo, e pochi anni più tardi, nel 1587, decisero di erigere una chiesa sopra l’oratorio, la cui costruzione a quella data era pertanto già compiuta.
Per accedere all’oratorio si passa attraverso una piccola porta posta sul lato nord del muro esterno della chiesa di San Giovanni Battista, lungo Viale Fiume.
La porta che fa accedere alla rampa di scale che portano all’oratorio, mostra in alto un lacerto di affresco raffigurante uno stemma araldico con la croce – emblema del Gonfalone – e sotto scritto in lettere capitali DOMUS ORATIONIS.
Il locale si presenta di grandi dimensioni, di forma rettangolare con un unico altare posizionato in fondo all’aula.
Il soffitto a volta ribassata è diviso lungo tutto il suo sviluppo da due archi ribassati che non sono altro che le strutture portanti di tutta la chiesa.
Il soffitto è decorato con finte architetture, foglie d’acanto e decori floreali in genere, affreschi riferibili al XVII e il XVIII secolo.
Il ciclo pittorico che decora il soffitto e la cappella dell’Oratorio fu realizzato tra i primi anni del XVII secolo e il XVIII secolo, con ritocchi e ristrutturazioni che continuarono fino al 1794 anno in cui tutti i dipinti dell’oratorio furono “ritoccati” dai pittori Costantino e Jacopo Brocchi.
Da allora i locali rimasero come ora li vediamo.
Appena entrati nell’Oratorio, sulla parete corta di sinistra è collocata la riproduzione dello stendardo processionale realizzato nel 1870 dal pittore napoletano Battista Santoro, dove è raffigurata La Madonna con Bambino e San Giovanni Battista su cui sovrasta sorretto da cherubini Dio su nembi.
Lo stendardo originale è conservato nell’ambiente.
Nella parete opposta in fondo all’oratorio la zona dove è collocato l’altare è divisa dal resto dell’aula attraverso una balaustra in marmo.
In fondo alla grande aula di forma rettangolare, si trova l’altare rifatto nel 1778 dall’artista Pietro Orlandi.
Sopra l’altare un Crocifisso ligneo di autore ignoto.
Sopra la vela della volta un affresco con l’immagine della colomba della pace.
 

Fonti documentative

S. Ricci – Bagnaia e Villa Lante. La fortuna riflessa di un centro minore del Lazio - San Gemini, 2017

http://bagnaia.artecitta.it/index.php

 

Nota

La galleria fotografica ed il testo sono stati realizzati da Silvio Sorcini.
 

Mappa

Link coordinate: 42.428024687396956, 12.154540298174696

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