Chiesa di San Giovanni de Filetto – Fiamenga di Foligno (PG)

La chiesa ha subito nel tempo modifiche strutturali radicali che hanno modificato persino la conformazione interna.

 

Cenni storici

Non si conosce la data della costituzione della Parrocchia e non si hanno notizie precise sulla sua origine, ma dai documenti che si conoscono, si può tranquillamente affermare che questa è una delle più antiche Parrocchie, istituite nella Diocesi di Foligno.
In origine la chiesa era denominata de Filetto o Fileto e con tale termine era chiamato l’agglomerato di case del posto che secondo il costume di quei tempi, data anche la sua posizione sulla importante Via Flaminia, doveva essere fortificato; ancora oggi il gruppo di case nella parte meridionale del paese viene denominato “Castello“.
Probabilmente il termine “Filetto” era riferito non solo all’abitato ma era il toponimo dell’intera zona, infatti nella Bolla di Innocenza II, del 10 giugno 1138, con la quale venivano determinati al Vescovo di Foligno, Benedetto, i confini della Diocesi, si fa menzione fra le altre della “Plebem Sancti Johannis de Felecto cum ecclesis suis“, e nella descrizione dei beni assegnati alla Mensa Vescovile di Foligno si menzionano alcuni terreni situati in Filecto, in Filecto extra Flaminiam e in Filecto citra Flaminiam e oltre che un campo S. Abundii de Filecto.
Ma già in una Bolla precedente del 3 novembre 1078 del Vescovo Bonfilio il quale faceva donazione alla Canonica di S. Feliciano di alcuni suoi beni, si cita “de ipsa Plebe de Felecto etc“.
La derivazione del nome Filetto non è certa, ma si suppone che sia un cognome romano “Philetus” visto che in una lapide tombale romana conservata a Bevagna ma forse trovata a Fiamenga si cita “Cneo (schiavo) di Serio Filetto, mogister valitudinarius“.
Altra supposizione è che Filetto derivi da Felci, pianta di zone umide, infatti prima della bonifica questa era un’area interessata dalle inondazioni del Topino quindi in origine Filicetum e poi Filectum.
Il termine Fiamenga viene dopo e prende il nome dalla Via Flaminia sulla quale si sviluppa; questo termine appare per la prima volta in una memoria del 1587 con il nome “Fiamegnia“.
La chiesa parrocchiale dedicata a San Giovanni evangelista ancora oggi ha mantenuto il termine Filetto; il suo stemma evangelico è rappresentato dall’Aquila, impressa nel sigillo parrocchiale, e rilevata in due scudi a fianco dell’altare maggiore nella tela che lo rappresenta.
Come precedentemente detto la chiesa compare sia nella Bolla del 1078 del Vescovo Bonfilio che in quella successiva di Innocenza II, del 10 giugno 1138 e verso la fine del secolo XIII, essa godeva un patrimonio di 463 libre e 10 soldi, proveniente da terre poste presso la chiesa stessa, “in fìlecto“, “in via stricta“, “in contrata cupe“, “in contrata Montoroni“, “in via Calcaria“, “in contrata cese“, “in contrata Musuley“, “in contrata flaminee“, “in contrata Macerature“, “in contrata Cocky“.
L’edificio che vediamo oggi non si sa di preciso quando sia stato costruito, ma sicuramente è il risultato modificazione di una Chiesa già esistente sin dall’anno mille, che doveva essere limitata alla sola parte trasversale, con la facciata verso la strada.
Un primo intervento di ricostruzione e modifica venne fatto 1685, come riportato nella relazione di Mons. Giustiniani Vescovo di Assisi e Visitatore Apostolico di Foligno il quale nel 1679 visita il cantiere dei lavori che si stavano facendo per ingrandire la Chiesa e invita i parrocchiani a fare il trasporto gratis dei materiali necessari, pena “tre giulii“.
Nel 1710 fu terminata la navata principale, che fu lasciata però a tetto, poiché la volta attuale, composta a traliccio, fu terminata soltanto nel 1835, dopo i terribili terremoti di quell’epoca, che distrussero anche parte della casa parrocchiale.
Lavorarono per la Chiesa un certo Mastro Giorgio da Nocera e Mastro Felice Tucci da Foligno e i Mastri Salvatore, Francesco e Lezio detti i Lombardi, i quali vennero pagati, come si usava allora, quasi in tutto con generi alimentari questuati nella parrocchia.
Per opera dello scarpellino Carpisassi Silvestro nel 1733 fu lavorato il portale di travertino della facciata principale; il lavoro costò 28 scudi.
Nel giugno 1739 furono eseguiti restauri importanti in seguito a un incendio che, tra l’altro, bruciò anche la porta principale della Chiesa.
La penultima opera di abbellimento, fu più che altro una deturpazione che avvenne nel 1871, quando si imbrattò la cupola con disegni a cassettoni, colorati di un azzurro carico da fare spavento, e con altrettanta coloratura vistosa data nelle varie parti della Chiesa.
Finalmente nell’ottobre del 1911 fu ridato all’interno della Chiesa un aspetto definitivo, con una decorazione sobria ma elegante, sotto la direzione dell’esimio Pittore Scaramucci di Foligno e nel 1913 fu costruita su nuovo disegno, intonato coll’interno, la facciata esterna principale, e restaurata ancora quella laterale.
Gli ultimi interventi hanno interessato la chiesa dal punto di vista strutturale e del miglioramento sismico degli elementi murari, a seguito degli eventi sismici del 1997; grazie a tali interventi sono tornati alla luce gli affreschi della cupola, attribuiti ad artisti della scuola bolognese del Settecento.
 

Aspetto esterno

La chiesa possiede due facciate: una frontale che si apre sulla via Flaminia, la principale, la più antica e quella minore, laterale.
Al di sopra della copertura della chiesa si eleva un campanile a vela a due falde e una cupola che copre il presbiterio con una lanterna sulla sua sommità.
Il nucleo centrale dell’edificio doveva essere a croce greca, ma la chiesa a seguito di successivi interventi fu ingrandita e nel XVIII secolo assunse l’attuale configurazione a croce latina.
Nell’antica facciata, cioè quella che si affaccia sulla via Flaminia, è murato un frammento di stipite; questo rappresenta probabilmente un leone con l’inizio di un girale in bocca e dovrebbe provenire dalla decorazione del portale, il suo stile lo fa datare al sec. XII.
 

Interno

La chiesa è a croce latina dove al centro si eleva la cupola con lanterna; in origine aveva 5 altari, ma ora ne sono rimasti solo tre.
Entrando dalla navata principale, cioè quella posta nel piazzale adiacente la strada e che è in linea con l’altare maggiore, troviamo oltre l’ingresso un soppalco con cantoria sorretta da due colonne in marmo.
Sulla parete destra un tempo si trovava l’altare dedicato a S. Antonio Abate e nel quadro che ora vi è appeso è raffigurata la Madonna del Carmine in atto di sedere tra le nuvole con il Bambino in braccio, mentre consegna gli scapolari ai Santi Antonio Abate, S. Biagio Vescovo e Martire e S. Isidoro Vescovo.
La tela è opera di Gioacchino Grampini di Foligno che lo realizzò nel 1732 dietro il compenso di scudi 30 che gli furono corrisposti in generi alimentari.
Le figure centrali della Vergine e del Putto sono di una soavità raffaellesca, ma quelle dei Santi se ne distaccano alquanto.
L’ altare in origine era dedicato a S. Sebastiano che figurava dipinto su un affresco murario.
Nel transetto di destra troviamo l’altare di S. Antonio di Padova e fu ricostruito nel 1732 al posto del vecchio; vi campeggia una tela fatta eseguire dopo il 1727 di autore ignoto, ma dalle linee comparate si può affermare sicuramente opera dello stesso Mattei che dipinse poco prima il quadro di S. Orsola.
Vi è raffigurata una graziosa Vergine con il Putto con un’asta trafigge il serpente avvolto nel globo, S. Antonio da Padova bacia il piede del Bambino e S. Francesco di Paola in piedi addita la Vergine, mentre più in dietro si vedono S. Cecilia e la Maddalena.
In questo transetto è la seconda uscita della chiesa che e tutti gli effetti doveva essere l’ingresso principale dell’antica chiesa e in questa sono inserite anche le antiche acquasantiere in pietra a muro.
Nella parete di destra del transetto troviamo un altare eretto prima del 1655 che ha cambiato titolare quattro volte; in origine era dedicato al Crocifisso, poi a S. Francesco; quindi a S. Orsola e infine all’Addolorata, ora è in disuso.
L’ornato di stucco, elegantissimo è opera di Gioacchino Grampini di Foligno, che lo eseguì nel 1730 per commissione del Parroco A. Chiavarini, dietro il compenso di scudi 10.
All’interno si trova un lacerto di affresco con la Vergine seduta su una mezzaluna tra le nuvole ed angeli e sotto San Rocco, Santa (non riconosciuta) Sant’Antonio da Padova e davanti altro Santo francescano.
Segue il presbiterio che è rialzato di un gradino e al centro è posizionato l’altare maggiore il quale in origine era addossato al muro, e così rimase fino al 1871, quando il P. Bernardino Benedetti di Spello, Cappuccino, allora Economo spirituale di Fiamenga lo fece trasportare in avanti di circa due metri; nel 1919 il 19 ottobre fu solennemente inaugurato il nuovo altare, tutto di marmo di Carrara, eseguito dalla Ditta Fusi Vincenzo di Foligno.
La parete d’altare o cappella del Sacramento è decorata di stucco, a colonne e pilastri corinzi, che sorreggono un ricco cornicione.
Ai lati sopra due graziose mensole, scudate con l’aquila di S. Giovanni, si erigono due statue simboliche svolazzanti, secondo lo stile settecentesco; in alto in una tabella spicca il motto dell’Evangelista Giovanni “Et scimus quia verum est testimonium eius“; due angeli sorreggono un drappeggio, che circonda tutto l’insieme.
Tutto il lavoro decorativo della Cappella è opera di D. Giuseppe Bilancioni che lo realizzò nel 1720 ed ebbe per le sue giornate il corrispettivo, in generi alimentari, per il valore di scudi 80.
Il quadro che vi è esposto rappresenta la Vergine seduta in trono con il Bambino in braccio, mentre San Giovanni Evangelista è ai suoi piedi in atto di supplica, a sinistra della Vergine, S. Francesco Savino e San Francesco d’Assisi, e alla destra San Giuseppe e San Feliciano, con abiti pontificali in rosso, il tutto contornato da angeli di cui uno in piedi al centro della scena sorregge un libro aperto su cui sta scritto il motto allusivo alle opere di San Giovanni Evvangelista: “Hic verba e Verbi legeris hausta sinu“.
Il quadro fu dipinto nel 1691 da Francesco Bertosi di Foligno il quale ebbe dal Camerlengo per il suo lavoro sette barili di mosto e 3 rubbie di grano, equivalente al prezzo di scudi 15.
Al centro si eleva la cupola il cui affresco raffigura la visione dell’Apocalisse descritta dall’evangelista Giovanni, ai 4 lati delle vele i quattro evangelisti.
Scendendo nel transetto di sinistra troviamo l’altare del Rosario, che ha un paliotto di stucco di discreto disegno.
Il quadro è anch’esso circondato da una grossa cornice di stucco, raffigurante un serto di fiori e foglie.
Il dipinto rappresenta la Vergine con il Bambino in braccio assisa tra le nuvole, in atto di consegnare la corona ai SS. Domenico e Caterina da Siena, inginocchiati ai lati, più in dietro sì scorgono i Santi Carlo Borromeo e Vincenzo Ferreri il tutto contornato dai 15 misteri del Rosario.
La tela fu fatta intorno al 1624 a spese della famiglia Adriani di Fiamenga in sostituzione di un dipinto a muro; in una relazione del Parroco Chiavarini del 1710 si parla che la Vergine e il Bambino erano corredati di una corona d’argento ad oggi scomparsa, ne restano solo i segni dell’applicazione.
Nella parete opposta sempre di questo transetto è posizionato l’organo commissionato nel 1742 alla Ditta Fedeli con sede a Rocchetta nelle Marche dietro il pagamento di scudi 80 e con la cessione del vecchio organo.
In questo transetto sono anche presenti due confessionali nella parete di fondo.
Scendendo nella parete sinistra prima della porta sul piazzale, si nota una un quadro ad olio, forse il migliore dipinto che possiede la Chiesa, collocato nel 1723 raffigurante S. Orsola in atteggiamento di trionfatrice recando uno stendardo, la seguono altre Vergini con gli emblemi del martirio.
La tela fu dipinta da Eraclio Mattei il quale ebbe per sua mercede scudi 10 e baiocchi 50.
 

Fonti documentative

Marini D. Feliciano – Fiamenga e le sue Chiese – 1927
D. Placido T. Lugano – Delle chiese della Città e Diocesi di Foligno nel secolo XIII, secondo una Sentenza del 1239 e la “Libra” del 1295 – 1907
Raffaella Stanzione – Per la storia dell’architettura romanica nell’antica Diocesi di Foligno – in Bollettino Storico della città di Foligno 1990

http://www.chieseitaliane.chiesacattolica.it/chieseitaliane/AccessoEsterno.do?mode=guest&type=auto&code=44687

 

Mappa

Link coordinate: 42.955044 12.665392

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