Chiesa di San Michele Arcangelo – Acquaiura di Spoleto (PG)

 

Cenni Storici

La chiesa sorge nel punto più alto del piccolo abitato, frequentato fin dall’epoca romana, come testimoniato da un’ara romana in travertino, ivi rinvenuta, dedicata alla Bona Dea, risalente alla prima età imperiale, oggi conservata presso la villa Morelli De’ Pazzi di Eggi.
(CIL, XI 4769 = ILS 3492: [Lu]cus Bon(ae) Deaededicatus, ut liceat per masculos remundari, permittente Pom[p(—)] com[magi]str(a) ara(m) posu(it) Ren(—) Maxim(a), uxor Umbr[o]nis p(rimi) p(ilaris). Posit(a) in vac[uo] suo).
La tradizione popolare la vuole antichissima e, in effetti, all’interno della chiesa sono murati frammenti di capitello e di un pilastrino di età altomedioevale, di provenienza sconosciuta ma probabilmente impiegati in un preesistente edificio sacro.
La prima notizia dell’esistenza della chiesa si trova nei registri delle decime del contado di Spoleto raccolte da Pietro Sella nel Rationes decimarum Italiae nei secoli XIII e XIV, Umbria (Città del Vaticano, 1952), che, pur non citando direttamente l’edificio religioso, riporta la villa di Acquaiura in cartografia con il simbolo della chiesa.
Successivamente l’edificio di culto è citato nel Codice Pelosius (seconda metà del 1300) come “Sant’Angelo di Acquviuola“, antico toponimo della località, facente parte della Pievana di San Pietro in Montanis e dotata di curato.
Più tardi la si trova nel catasto del 1401 nel repertorio degli enti ecclesiastici ed ospedali: possedeva ben 28 appezzamenti di terreno, tra boschi, vigne e terre coltivate o al sodo.
Si trattava quindi di una chiesa piuttosto importante nonostante la posizione decentrata.
La chiesa è registrata anche nel catasto del 1545, quando conta ancora numerosi possedimenti.
La sua forma attuale deriva dell’ampliamento di una chiesa più piccola, corrispondente all’ambiente di ingresso, che appare, infatti, come un organismo autonomo per l’impianto murario, per il diverso orientamento (nord-sud) e per lo stacco nel disegno della pavimentazione.
Presumibilmente nella prima metà del 1500 fu costruita la navata della chiesa attuale, addossata alla parete est della vecchia chiesa e messa in comunicazione con quest’ultima aprendo un varco nella parete stessa.
Contestualmente la vecchia abside fu trasformata in cappella, chiusa da un muretto e da una cancellata lignea, a mo’ di edicola, rinnovando anche la decorazione, ma conservando una quattrocentesca immagine della Madonna col Bambino, evidentemente oggetto di devozione tra la popolazione.
In un testamento del 1550 si parla di “altare della cappella nuova della Vergine e di S.Antonio“.
 

Aspetto esterno

La facciata è spoglia, con un’unica finestra, è sormontata da un campanile a vela a doppio fornice, l’ingresso si trova sulla parete destra, corrispondente all’accesso della chiesa vecchia.
 

Interno

L’interno appare a navata unica, con a sinistra la cappellina della Vergine, ornata da una raffigurazione quattrocentesca della Madonna col Bambino, contornata da affreschi più tardi, di scuola dello Spagna, a sinistra San Giuseppe e a destra San Michele Arcangelo, in alto una Gloria di Angeli Musicanti, sopra l’arco il Padre Eterno e altri affreschi illeggibili.
Sulle pareti laterali sono effigiati in alto a sinistra Santa Lucia, in basso San Rocco, all’altro lato in alto affresco non riconoscibile e in basso Sant’Antonio da Padova.
All’interno della chiesa nuova rimangono due altari laterali, sul primo, ubicato a sinistra, è una tela raffigurante la Madonna del Rosario con San Francesco, San Domenico e Santa Caterina da Siena, poco dopo una statua della Madonna Addolorata, probabilmente già posta sull’altare di destra.
Sulla sinistra dell’area presbiteriale una porticina dà accesso alla sagrestia.
Gli affreschi che decorano il presbiterio riportano una iscrizione con i nomi dei santesi che ne curarono l’esecuzione: due personaggi vissuti nella seconda metà del ‘500.
Sulla base dell’analisi stilistica e del confronto con altri lavori, sono attribuibili al pittore spoletino Piermatteo Gigli.
Il soffitto è decorato con grottesche che contornano ovali con Cristo Risorto al centro e i quattro evangelisti ai lati, sotto campeggia una grande Crocifissione.
La Maddalena vi è raffigurata accasciata ai piedi della croce, alla sua sinistra San Michele Arcangelo e a destra San Giovanni Evangelista e San Rocco.
Ai lati, eseguiti da una mano diversa, forse dall’allievo del Gigli “Maestro di Casale Paroli“, in alto due profeti e sotto San Bernardino da Siena e Sant’Antonio da Padova.
Sulla parete di destra si apriva una porta, oggi murata.
L’altare di destra oggi si presenta spoglio.
 

Fonti documentative

AA. VV. All’Ombra dei Castagni, a cura di Marina Malatino
AA. VV. Monteluco e i monti sacri (Atti dell’incontro di studio, Spoleto 1993), Spoleto 1994
Relazione tecnica illustrativa per la manutenzione straordinaria della chiesa, novembre 2012.
CECCARONI S., Il Culto di San Michele Arcangelo nella religiosità medievale del territorio spoletino, I Quaderni di Spoletium, 6, Accademia Spoletina, Spoleto, 1993
FAUSTI L., Le Chiese della Diocesi di Spoleto nel XIV secolo secondo un codice del XVI secolo, Archivio per la storia ecclesiastica dell’Umbria, Foligno, 1913
 

Nota

La galleria fotografica e il testo sono stati prodotti da Silvio Sorcini
 

Mappa

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