Chiesa di San Michele Arcangelo – Crocicchio di Gualdo Tadino (PG)

La chiesa è fuori dalle mura del castello di Crocicchio.

 

Cenni Storici

La chiesa sorge sul margine destro della strada che conduce al castello di Crocicchio ed è molto antica come del resto lo sono la maggior parte delle Chiese dedicate a S. Michele Arcangelo, in passato più semplicemente chiamato S. Angelo; la prima menzione di questa chiesa si trova, in un documento dell’anno 1156, dal quale apprendiamo, che la Chiesa apparteneva allora all’Abbazia di S. Maria d’Appennino oggi scomparsa.
Il documento in questione è una Bolla di Papa Adriano IV, data dal Laterano il 16 Marzo, con la quale il Pontefice poneva sotto la sua diretta protezione l’Abbazia suddetta, e riconfermava ad essa il possesso delle terre e delle Chiese che ne dipendevano, tra le quali, questa chiesa così descritta: “Ecclesia S. Angeli de Crucicula et que abeti in curte ipsius castri“.
Questa “curte Crucicule o Crucicli” viene in seguito, durante i secoli XIII e XIV, più volte ricordata anche in Atti di donazioni e vendite stipulati dagli Abati del Monastero di S. Maria d’Appennino.
Ad esempio, con uno strumento del 21 Settembre 1233, l’Abate Amato, concedeva in enfiteusi una vigna “in curia Gualdi, in villa que dicitur Crociclii” e con altro rogito del 26 Maggio 1270, l’altro Abate Jacopo, dava in enfiteusi un terreno posto “in curte Crucicli, in clasura Ugolini Aliocti“, confinante con gli altri beni della stessa Chiesa di S. Angelo.
Questa chiesa è citata anche nella Rationes Decimarum dove la troviamo citatasi nomina nell’anno 1333, tra le Chiese della Diocesi di Nocera, che allora pagarono alla Santa Sede il primo semestre di una tassa o decima imposta nel 1332, da Papa Giovanni XXII su i beni ecclesiastici del Ducato di Spoleto per un determinato numero di anni; la decima, fu riscossa da Delayno de Mutina, Cancelliere e Notaro del Vescovo di Nocera, nonché Sub. collettore alla dipendenza del Collettore Generale e Tesoriere nel Ducato suddetto, Giovanni Rigaldi, e nei Libri delle Collettorie, il versamento si trova annotato con le seguenti parole: “[Habul] a rectore ecclesie S. Angeli de Crucicchio 19 sol. 6 den. cort.“.
Essendo parrocchia riceveva dal Comune di Gualdo una somma a titolo di decima, la quale, nel 1506, come documentato nei Libri dei Consigli, era rappresentata da un Bolognino, dieci soldi e sette denari ogni sei mesi.
Nella seconda metà del XVI secolo, era ridotta in condizioni deplorevoli e minacciava di rovinare tanto che, nell’anno 1573, il Visitatore Apostolico Pietro Camagliani, Vescovo di Ascoli, la unì alla parrocchia presente a Crocicchio intitolata a S. Maria.
Nel 1608, la Chiesa di S. Michele Arcangelo, era già in parte rovinata, per cui il Vescovo di Nocera, sollecitò gli abitanti affinché fosse restaurata ma questi ultimi, proposero invece di ricostruire la Chiesa Parrocchiale di S. Angelo in altro luogo più vicino e più comodo, ad esempio ampliando un piccolo edificio chiamato la Cappella della Maestà che sorgeva attigua alle mura del Castello; la discussione si protrasse fino al 1622 anno in cui la Chiesa stessa era già del tutto crollata.
Ma nel 1638, troviamo che la Chiesa di San Michele Arcangelo era stata finalmente ricostruita, “prope et extra muros castri Crocicchii” e cioè sulla Cappella della Maestà come appunto volevano i Parrocchiani.
Il ripristino della Chiesa di S. Michele Arcangelo, si era del resto reso necessario, essendo andata in quel tempo completamente in rovina anche la suddetta Chiesa Parrocchiale di S. Maria di Crocicchio, di maniera che la nuova Chiesa di S. Michele Arcangelo, appena compiuta, assunse le funzioni di unico Tempio parrocchiale, a capo delle due Parrocchie riunite.
In questa nuova chiesa dovette inoltre essere trasferito anche il titolo della cessata Chiesa di S. Maria, e questo ci spiega perché negli Atti di Sacre Visite del 1694, 1701 e 1705, la Chiesa di S. Michele Arcangelo venga invece chiamata di S. Maria.
Quest’ultima denominazione, potrebbe però anche dipendere dal fatto, che nella Chiesa stessa, oltre l’Altare Maggiore dedicato all’Arcangelo S. Michele esisteva in cornu Evangeli un Altare intitolato appunto a S. Maria, nel quale poi, stabilì la sua sede una Confraternita del Rosario, per cui fu in seguito chiamato invece Altare del Rosario.
Tale altare conteneva dipinta a fresco sul muro, l’immagine della Madonna del Rosario, che fu più tardi sostituita con un rozzo dipinto su tavola, raffigurante la Vergine circondata dai soliti quadretti dei Misteri, e recentemente da una statua della Madonna.
In cornu Epistolae fu poi eretto un terzo Altare dedicato a S. Giuseppe.
Oggi questi altari sono entrambi scomparsi in seguito alla ricostruzione settecentesca.
Nella Chiesa, appena ricostruita, si cominciò subito a celebrare in tutte le feste di precetto, e gli abitanti del luogo, pensavano a fornire di ogni cosa necessaria, salvo i ceri, che si dovevano dare dal Parroco.
Al mantenimento dell’Altare del Rosario, si provvedeva con questue, fatte periodicamente da donne.
Oltre a ciò, dopo la sua ricostruzione, affluirono alla Chiesa di S. Michele Arcangelo, legati ed offerte.
Tal Francesco Grifoni lasciò trenta fiorini, con l’onere perpetuo di sei Messe all’anno nell’Altare Maggiore, come risulta da un atto rogato il 23 Febbraio 1646, ed altro legato di venticinque fiorini, pure con l’onere di sei Messe, fece anche un suo parente Giovan Battista Grifoni, e così via molti altri atti e altrettanti lasciti che andarono ad incrementare i beni della chiesa che andarono così sempre aumentando fino a che nel 1771 questa possedeva ventuno terreni, che in media, rendevano tra tutti ventuno scudi soltanto.
In questo stesso secolo la chiesa aveva due sepolcri, un campanile a forma di piccola torre con due campane ed una angusta Casa Parrocchiale che sorgeva contigua alla Chiesa ma era sprovvista di Sagrestia.
Nel 1828, la Casa Parrocchiale fu ampliata e resa decente e nel 1860 si sentì il bisogno di ampliare e rinnovare anche la Chiesa, la quale infatti, sullo stesso posto, fu quasi ricostruita dalle fondamenta ed i lavori furono completati nell’anno 1862.
Nel 1922 venne aggiunta la Sagrestia; è stata di nuovo ristrutturata dopo il terremoto del 2000.
 

Aspetto esterno

L’edificio si presenta in pietra con tetto a capanna, la facciata ha un portale squadrato in mattoni sovrastato da una lunetta aperta e ancora sopra da un oculo che consentono l’illuminazione interna; altre due lunette si ritrovano nella parete destra e una in quella sinistra.
Il campanile è a torre sporgente dalla parete destra, mentre nella parete sinistra è addossata la canonica.
 

Interno

La chiesa è ad unica navata con pareti intonacate scandite da paraste che finiscono con una cornice che corre lungo tutta la navata e nel presbiterio, si interrompe solo nella parte centrale della parete d’altare dove campeggia la tela raffigurante la Madonna con il Bambino tra S. Rocco e San Michele Arcangelo, quest’ultimo nell’atto di schiacciare con il piede il demonio, opera attribuibile al pittore Urbinate Basilio Maggeri (secolo XVII).
Il presbiterio è rialzato di due gradini e contiene un Crocefisso a destra dell’altare ed una mensola con il ciborio nella parte sinistra.
All’interno della Chiesa è conservata una croce processionale in rame dorato, il manufatto riveste valore storico-artistico, vi è incisa l’immagine del Santo titolare della Chiesa.
Il tetto è a due spioventi con travi di legno e pianellato.
 

Festa del Santo

La festa Parrocchiale del Santo Patrono ricorre il 29 settembre.
La Santa Messa è celebrata la domenica e nei giorni festivi alle ore 10.
 

Fonti documentative

Ruggero Guerrieri – Storia Civile ed ecclesiastica del Comune di Gualdo Tadino – 1933
D. Amoni – Castelli Fortezze e Rocche dell’Umbria – 2010
D. Amoni – Gualdo Tadino e dintorni: guida turistica… [et al.], coordinamento editoriale: Daniele Amoni – Città di Castello Petruzzi, 2012.
Cartellonistica in loco
 

Mappa

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