Chiesa di San Michele Arcangelo – Panicale (PG)

La chiesa custodisce una meravigliosa “Adorazione dei pastori” in origine attribuita a Raffaello poi si è scoperto che era di Giovan Battista Caporali eseguita nel 1519.

 

Cenni Storici

La Collegiata di San Michele Arcangelo Comunemente detta chiesa di Sant’Angelo, è di probabili origini longobarde anche se il primo documento in cui viene citata e del 1159 (si tratta della bolla di Papa Adriano IV conservata nell’archivio Vescovile di Montepulciano).
L’arciprete Cavardini (XVII sec.) nel suo Zibaldone racconta di aver consultato un documento del XVI sec. recante la seguente testimonianza:
La Chiesa di Sant’Angelo era come al presente si vede, ma però la metà più stretta con dui soli altari da capo ( . …) sopra l’architrave dell’unica porta era la data 1266”.
A proposito della chiesa di Sant’Angelo nello statuto comunale trecentesco, volgarizzato nel 1484, conservato nell’archivio comunale di Panicale, si dice: “capitulo xxvj” …”diremo et ordiniamo, che ad honore de lo onipotente Dio et de la gloriosa Vergine Maria ei del beato Michele Archangelo, nella festa de esso del mese de septembre, de anno in anno se dieno et donano de li beni del dicto comune, doi ceri de peso de XII libre circa..”.
Da fonti archivistiche sappiamo che nell’anno 1546 venne ampliata la pianta, rifatta la copertura, aperta la seconda porta e in quello stesso periodo fu collocato il fonte battesimale in pietra serena con artistiche porticine dipinte usato fino ai nostri giorni.
Nel 1686 l’arciprete Francesco Cavardini, non reputando l’antica Pieve degna del nuovo titolo di Collegiata, avviò i lavori di ricostruzione affidandoli dapprima all’architetto Girolamo Landi e altre maestranze di Siena, poi all’architetto mastro Filippo Schinetti da Visso.
Durante i lavori di costruzione del coro, nell’abside, venne scoperto un affresco del XV sec. raffigurante l’Annunciazione della Vergine, pittura attribuita da Corinzio Corsati nei primi anni del ‘600 e da molti altri in seguito, a Masolino da Panicale.
Mentre si eseguivano scavi per accertare la stabilità dell’edificio, accadde che un giovinetto “levando per curiosità alcuni pezzi di calcina dal detto muro, all’improvviso in mezzo alla Muraglia venne a scoprir da una parte il Diadema della Santissima Vergine Annunciata, quale stava dipinta in un fondello de mattoni nel mezzo a detta Muraglia“.
Subito i presenti “volsero incominciare a scoprire la figura” e liberarono con cautela dalle pietre e dalla calce la figura della Vergine.
Due giorni dopo, festa di San Michele Arcangelo, si riprese a scavare e “si scoprì nel muro l’Archangelo Gabriele, con molti applausi, e tenerezza di tutti, e con i suoni delle campane del luoco”.
Panicale diventò meta di un flusso crescente di visitatori, attirati dalla novità del ritrovamento.
Il dipinto su tavola, “Adorazione dei pastori”, anticamente pala dell’altare maggiore con la sua lunetta «Eterno Benedicente e Angeli musicanti», è opera di Giovan Battista Caporali eseguita nel 1519.
Si conserva nella terza cappella a sinistra ed è stato giudicato uno dei grandi capolavori della pittura umbra del rinascimento.
Al centro degli “adoranti” possiamo osservare l’Arcangelo Michele, titolare della chiesa e patrono del comune.
La predella, non più presente, è stata ritrovata a Roma nella Chiesa di San Gregorio a Celio.
Il cinquecentesco crocefisso ligneo che sovrasta l’altare maggiore, proveniente dalla Chiesa di San Giovanni Battista (oratorio dell’antica Arciconfraternita della Morte), ha la particolarità di avere le braccia snodabili che ne consentono la deposizione e di essere trasportato nella processione detta “del Cristo Morto” il Venerdì Santo.
La tela situata nel secondo altare a destra, raffigurante Cristo Crocifisso, Sant’Ignazio di Loyola, San Filippo Apostolo, San Gerolamo e San Francesco Saverio, assegnabile all’ambito di Bartolomeo Barbiani, fu commissionata nel 1622 da Girolamo di Giuliano di Marco con rogito conservato presso l’archivio notatile di Panicale (Palazzo del Podestà).
In tale atto, il committente prescrisse il completamento della tela entro un anno dalla morte della consorte Filippa (di Paciano) che avvenne nel 1639.
Nel 1702, con i proventi della vendita di alcune tavole “dipinte all’antica” (probabilmente anche la predella del Caporali), furono affrescati, nella parte alta della chiesa, sette medaglioni racchiusi da ricche cornici a stucco raffiguranti le “storie della Vergine”.
Nello stesso anno fu costruita la cantoria “orchestra” e un nuovo organo da Giovati Battista Torri di Città di Castello in seguito ricostruito dal Catalani di Foligno nella fine del ‘700.
Nel 1835, il famoso organaro Angelo Morettini di Perugia, progetta ed esegue un nuovo grande organo.
Il bellissimo strumento è stato restaurato nel 2000 e negli ultimi anni è utilizzato, oltre che per la liturgia, per concerti ed incisioni discografiche.
Le vetrate policrome della chiesa di Sant’Angelo sono state realizzare dalla bottega di Caselli Moretti nel 1900.
 

Adorazione dei pastori

La tavola è esposta in fondo alla navata sinistra della chiesa, all’altare della Madonna del Carmine.
La pala era collocata in origine sopra l’altare maggiore, da dove nel marzo 1683 la fece rimuovere l’arciprete Francesco Gavardini per consentire la ricostruzione del presbiterio.
La scoperta nella muraglia retrostante di un affresco con la storia dell’Annunciazione trasformò in definitivo un provvedimento provvisorio: alla miracolosa Annunciazione fu lasciato il posto principale, mentre la tavola con il Presepe restò sopra l’altare secondario, la lunetta e la predella furono trasferite in sacrestia.
Nei primi decenni del XIX secolo la predella fu donata a Gregorio XVI , è attualmente conservata presso l’abbazia di San Gregorio al Celio, a Roma, mentre la lunetta fu rimontata sopra d Presepe.
Una tradizione locale, riferita nel 1626 dal canonico don Corinzio Corsetti, ne indicava l’autore in Raffaello da Urbino.
Sul finire del XIX secolo la pala era genericamente riferita alla scuola perugina, prima che Adamo Rossi (1890) rintracciasse presso l’Archivio di Stato di Perugia l’accordo stipulato il 18 novembre 1519 tra i procuratori del castello di Panicale e il pittore perugino Giovanni Battista Caporali (Perugia 1476 c.a- 1560 c.a), circa le modalità di pagamento del saldo di 80 dei 120 fiorini pattuiti per la pittura di una tavola, che era stata stimata dai maestri Fiorenzo di Lorenzo e Domenico di Paris Alfani.
L’altare di Panicale è un tipico esempio di “manierismo” peruginesco: l’invenzione del Presepe segue alla lettera un affresco di Pietro Perugino, maestro di Giovanni Battista Caporali, nel Collegio del Cambio di Perugia, salvo l’inserzione a forza del santo patrono Michele e l’eccentrico paesaggio sullo sfondo; mentre la figura dell’Eterno nella lunetta è ripresa da una invenzione di Raffaello per il Trasporto di Cristo nel sepolcro della Galleria Borghese a Roma.
Il dipinto è stato definito dallo Scarpellini un capolavoro non solo dell’autore, ma della pittura umbra cinquecentesca.
 

Fonti documentative

Opuscolo in loco distribuito dal Comune di Panicale – Testi di Virgilio Bianconi
Cartellonistica in loco.
Sabrina Caciotto ed Elvio Lunghi – Panicale in Umbria: il castello e il suo territorio – 2009 versione bilingue.
 

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