Chiesa di Sant’Agostino – Montefalco (PG)

La chiesa è in pieno centro di Montefalco lungo Corso Goffredo Mameli.

 

Cenni Storici

Fino al 1275 frati Agostiniani erano presenti a Montefalco presso la distrutta chiesa di Santa Maria “de plateola“, i cui resti si trovano in un locale prospiciente la vicina Piazzetta Mustafà, oggi sede della Banca Popolare di Spoleto.
In quell’anno il Comune donò loro la chiesa dedicata a San Giovanni Battista, la quale, fra il 1279 e il 1285, fu da essi ricostruita dalle fondamenta con l’intitolazione attuale.
Nel 1327 ebbe aggiunta una navata minore sul lato destro, come ricorda l’epigrafe apposta sopra la porta laterale.
Nel 1466, sull’altro lato, fu costruito il chiostro conventuale.
Dal 1978 gli Agostiniani hanno abbandonato definitivamente Montefalco.
La semplice e severa facciata in stile gotico è impreziosita da uno snello portale ad ogiva, con fasci di colonnine e ricchi capitelli, molto originale il rosone.
 

Interno

Internamente la grande navata ha una copertura a capriate lignee a vista e termina con un’abside poligonale con volta costolonata ed altare sopraelevato di tre gradini.
La navata minore, posta sulla destra, risultato dell’ampliamento trecentesco, riunisce una serie di cappelle.
Sulla controfacciata di sinistra si trova una Madonna della Misericordia di Giovanni di Corraduccio (inizio secolo XV).
Sulla parete di sinistra, in una nicchia sono conservati resti di Presepio, sempre di Giovanni di Corraduccio, nell’intradosso una Santa Monaca, disegni floreali e uno zampognaro; sopra si trova un grande architettura affrescata, mancante della parte centrale, ove è posta una tela raffigurante l’Annunciazione, del secolo XVII.
In una nicchia è esposta una quattrocentesca statua lignea di San Nicola da Tolentino, dietro affreschi di Bernardino Mezzastris, raffiguranti Cristo benedicente tra angeli e angeli reggitenda; in alto una santa non identificata e Madonna col Bambino, segue un grande affresco con Incoronazione della Vergine, attribuito ad Ambrogio Lorenzetti (secolo XIV), nella parte inferiore dell’affresco sono raffigurati i committenti e Eva, dipinta in veste di cortigiana, con in mano il rametto con la mela; Madonna della Cintola tra due Santi, opera del 1522, attribuita a Giovanni Battista Caporali, coetaneo e amico di Raffaello; Madonna col Bambino fra Sant’Agostino e il Beato Angelo da Foligno, opera attribuita al folignate Ugolino di Gisberto, sopra Madonna col Bambino e Santa Caterina d’Alessandria.
In una nicchia un quadretto raffigurante il Sacro Cuore copre affreschi più antichi, attorno una decorazione a motivi geometrici racchiudeva un affresco completamente perso, sopra una Crocifissione trecentesca, a seguire un’altra nicchia con statua della Madonna e dietro Madonna col Bambino, del secolo XV.
Più in alto ciò che resta di un grande affresco raffigurante la Madonna in trono col Bambino tra Santi, in basso Teoria di storpi e un’indemoniata, attribuibile al secondo Maestro di Santa Chiara.
Sotto l’organo si apriva l’accesso ad una cappella dedicata alla Beata Chiarella, tutta affrescata da Francesco Melanzio nel 1514 e sacrificata nel 1714 per consentire la costruzione di uno scalone di accesso ai piani superiori del convento.
Si vede poi un rincasso ogivale, un tempo accesso ad un’altra cappella ora perduta, in cui è collocata una tela con Sant’Agnese, del secolo XVII, intorno resti di affreschi, a sinistra Sant’Elisabetta d’Ungheria, in alto Annunciazione.
Da una porticina sottostante si accede a un piccolo vano, ove sono visibili resti di affreschi, da una successiva porticina che si apre sulla sinistra del coro si accede alla spettacolare sagrestia, forse in origine oratorio, tutta decorata da affreschi del primissimo ‘400, attribuibili al Maestro di Narni.
Sulla parete sinistra è affrescata un’Edicola con vaso fiorito e vedute di paese; sulla parete di fondo l’Annunciazione; su quella destra la Crocefissione; su quella d’ingresso Veduta di città, forse la Città di Dio di Sant’Agostino; nella volta Cristo, Quattro Dottori e vari Santi.
Interessanti i ricchi armadi del secolo XVI.
Tornati in chiesa, l’arco trionfale presenta larghe tracce di affreschi, a sinistra un’Annunciazione, mancante dell’angelo, inquadrata in una bella scenografia architettonica, al centro Agnus Dei, a sinistra Natività, attribuibili al secondo Maestro di Santa Chiara; tutta la decorazione dell’abside andò perduta durante l’invasione dei francesi, che hanno usato questa parte della chiesa per sfuocare la calce.
Sopra l’altare maggiore è sospeso un Crocifisso ligneo rinascimentale.
All’esterno della navata di destra si intravedono resti di affreschi, tra cui un’Annunciazione di cui sopravvive solo l’angelo annunziante.
Proseguendo sotto la navatella; nella prima campata resta un bel Volto di Madonna, di Francesco Melanzio, una Madonna col Bambino copiata da quella del Gozzoli in San Fortunato, sulla parete opposta Sant’Agata, frammenti di affreschi dell’inizio del secolo XVI.
Nella seconda campata, alla parete un finto polittico con Madonna col Bambino fra i Santi Severo, Paolo, Pietro e Fortunato, opera di Jacopo Zabolino di Vinciolo, a destra una scena non identificata, al di sopra una drammatica Crocefissione di un sorprendente verismo, nella volta i resti dei Quattro Dottori, nel sottarco San Giovanni Battista, Santa Caterina d’Alessandria, Cristo giudice, Santa Chiara da Montefalco, e Cristo crucigero; il complesso imita quello del Gozzoli nella cappella di San Girolamo in San Francesco e spetta ad un pittore che pure ha lavorato molto in quella chiesa, probabilmente da identificare con il folignate Pietro di Mazzaforte, aiutato in questo lavoro dall’Alunno, cui sembrerebbe di poter attribuire alcune parti, fra cui la Crocefissione; il tutto è databile verso il 1470-80.
In una teca lignea è visibile il corpo mummificato, eccezionalmente conservato, di un pellegrino medioevale giunto a Montefalco, dove improvvisamente morì, sembra nel secolo XIV, al quale è legata la Leggenda del Beato Pellegrino di Montefalco; più avanti sulla stessa parete sempre in una teca lignea sono conservati i resti mortali delle Beate Chiarella ed Illuminata.
Il resto della navata non presenta più nulla di notevole, in quanto in passato chiusa e già destinata ad altri usi, riaperta durante i restauri del 1921 promossi da Mario Salmi.
A destra della porta principale, nella parete di fondo sono conservati altri affreschi, si riconoscono una Madonna del Latte, di seguito Santa Monica e in basso Santa Chiara da Montefalco.
 

Fonti documentative

NESSI-CECCARONI, Da Spoleto a Montefalco, Itinerari Spoletini 2, Spoleto, 1974

http://www.stradadelsagrantino.it/interest-point-detail.php?id=49&PP=mg

 

Nota

La galleria fotografica ed il testo sono stati realizzati da Silvio Sorcini.
 

Mappa

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