Chiesa di Sant’Antonio abate – Bagnaia (VT)


 

Cenni Storici

La chiesa di Sant’Antonio Abate affaccia sul lato sud di Piazza XX Settembre.
Nel 1574 la Confraternita di Sant’Antonio abate, che in origine aveva il proprio luogo d’incontro nel borgo “di dentro“, domandò al Comune di fabbricare sulla piazza Maggiore una chiesa in onore del proprio santo patrono.
A seguito di ciò nacque nella nuova piazza del Borgo “de fori” la chiesa omonima, con la posa della prima pietra benedetta fatta dal cardinale Giovan Francesco Gambara il 15 dicembre del 1575, come attesta la lapide posta sulla parete esterna destra della chiesa.
Nell’assegnazione dell’area deve essere intervenuto mastro Tommaso Ghinucci, dato che in quegli anni si stava traducendo in opera il piano regolatore da egli iniziato nel 1567.
Il cardinale Gambara pose la prima pietra dell’edificio il 15 dicembre del 1575, come ricorda la lapide posta sulla parete esterna della chiesa.
Il ciclo di affreschi fu eseguito tra il marzo del 1588 e il gennaio del 1592 sotto la direzione di Domenico Bianchi, autore del vasto programma iconografico.
Il pittore bolognese segue la corrente manierista del tardo Cinquecento, ispirandosi in particolare ai cicli dipinti da Taddeo Zuccari e aiuti nel Palazzo Farnese di Caprarola.
 

Aspetto esterno

La facciata rivestita in pianelle di cotto si sviluppa su due ordini sovrapposti separati da una mensola marcapiano; quattro lesene in peperino di ordine tuscanico disposte simmetricamente, due per lato ai lati del portale e della finestra inquadrano entrambi gli ordini architettonici.
Sopra il tetto si scorge il campanile a vela che ospita due campane; la maggiore realizzata nel 1658 da Giovanni Belli, la minore realizzata dai fratelli Lucenti nel 1825.
 

Interno

L’interno si presenta ad unica navata con soffitto a volta decorata con dei motivi a stella di colore rosso bruno su fondo senape.
Una mensola in stucco corre lungo tutto il perimetro della chiesa delimitando l’attacco della volta sulle pareti, le stesse, bianche ospitano disposte simmetricamente due cappelle per lato.
Ogni cappella è decorata con archi e lesene in grigio.
Appena entrati nella chiesa nella parete sinistra vi sono delle lapidi cimiteriali.
Il primo altare a sinistra, troviamo una tela dell’artista romano Gaetano Sortini dipinta nel 1784 riproducente San Nicola di Bari con la resurrezione di tre bambini e la liberazione di una giovane dalla schiavitù.
Alla base della tela, sull’altare un ovale ligneo dipinto ad olio con l’immagine di San Nicola di autore ignoto.
Tra la prima e la seconda cappella si trova un confessionale ligneo di particolare fattura ottenuto con delle linee di massima semplicità.
Il secondo altare a sinistra, era dedicato originariamente nel XVI secolo a Santa Caterina da Siena a seguito di un lascito fatto da parte dell’arch. Tommaso Ghinucci di 300 scudi.
In un secondo momento l’altare fu consacrato al SS. Salvatore con la collocazione della tela a lui dedicata, di autore ignoto fu trasferita nel 1775 in occasione dei restauri promossi dal cardinal Lante della Rovere, dalla chiesa della Madonna del Rosario alla chiesa di Sant’Antonio.
La tela, insieme ad un’altra di uguale soggetto posta nella Chiesa del Rosario a Bagnaia “de dentro“, è una riproduzione di un dipinto su tavola del SS. Salvatore, scoperto nel 1283 nell’agro viterbese, pare da due contadini bagnaioli.
L’originale si trova nella Chiesa di Santa Maria Nuova a Viterbo.
Pur rivendicando nel tempo l’originale, i bagnaioli non riuscirono mai ad averlo presso la comunità, per cui fecero realizzare due riproduzioni di identico soggetto.
In ogni caso la tela del SS. Salvatore presente a Sant’Antonio non può essere coeva del polittico di Santa Maria di Viterbo, bensì riferibile ad un’opera del XVI secolo.
Sull’altare della seconda cappella sinistra è posto un ovale ligneo dipinto ad olio con l’immagine di Santa Lucia opera dell’artista Riccardo Sanna del 1996.
Ogni anno, il 13 dicembre, per la festa della Santa, l’altare viene riccamente addobbato.
La parete sinistra si conclude con una mensola lignea delimitante lo spazio da cui originalmente la nobiltà e i confratelli potevano assistere alla Santa Messa.
Sopra una lapide dedicata a Vittorio Emanuele II nel 1938 con la quale si decreta lo scopo prevalente di culto, alla dipendenza dell’Autorità Ecclesiastica, della Venerabile Confraternita dei S.S. Antonio e Rocco.
Il grande arco trionfale che dà accesso alla zona absidale è decorato con un dipinto a finto marmo interrotto al centro e agli estremi da tre tondi.
All’interno del tondo centrale la colomba dello spirito santo; a sinistra la lettera A (alpha), a sinistra la lettera ω (omega); riferimento diretto al volere uno e trino della Trinità spirituale.
Le lettere sono ottenute dipinte in rosso su campo bianco all’interno di cerchi celesti.
Dietro l’altare maggiore nella zona absidale, è inserita all’interno di una nicchia una statua lignea di Sant’Antonio Abate benedicente, affiancato dal maialino e dal focarello.
L’opera della fine del XVI secolo testimoniata in situ già nella visita pastorale del Cardinal Muti nel 1616, secondo la tradizione, fu realizzata da un tronco di pero rubato.
La tradizione orale, tramandata da alcuni parroci, assegna l’opera ad un celebre scultore bagnaiolo chiamato “Barbalena o Barlena” che tuttavia per le fonti scritte resta ignoto.
Nella parete di fondo dell’aula si aprono simmetriche due porte che danno accesso alla sacrestia.
Sopra queste, due tondi di autore ignoto con dipinti a sinistra il volto di Santa Caterina da Siena, a destra il volto di San Filippo Neri, databili al XVIII secolo.
Nelle pareti laterali della zona absidale, simmetricamente disposte ai lati dell’altare, due pitture del viterbese Pietro Papini della fine del 1700, a sinistra San Rocco, a destra San Vito.
Le pareti absidali e la volta absidale, sono decorate con dei motivi rosso bruno riproducenti la fiamma stilizzata – riferimento diretto a Sant’Antonio – e il monogramma S.S. – A. R. riprodotto all’interno di un cerchio – anche questo chiaro riferimento ai Santi a cui è dedicata la chiesa, Antonio e Rocco.
Nella volta dell’abside è raffigurata la SS. Trinità, affresco di autore ignoto riferibile al XVIII secolo.
La parete destra si conclude con un ambiente simmetrico al lato opposto che si apre entro un arco con un piccolo terrazzo ricavato nella parete.
Una mensola lignea delimita lo spazio da cui originalmente la nobiltà e i confratelli potevano assistere alla Santa Messa.
Il secondo altare a destra è dedicato alla Madonna del Carmelo; ospita una tela di notevole pregio, dipinta da Baldassarre Croce del 1588 come testimoniato dal cartiglio dipinto in basso a destra.
Vi è raffigurata la Sacra Famiglia con San Giovannino.
La Madonna assisa sostiene sul proprio ginocchio destro il Bambino, nudo, che alza la mano destra a salutare mentre San Giuseppe, vecchierello, sorride al Bambino e con le mani si appoggia ad un bastone. Davanti a Lui San Giovannino con il ventre coperto da una pelle di animale e nella mano destra una crocetta di legno con avvolta una fascia di papiro su cui è scritto “Ecce Agnus Dei” ed è nell’atto di genuflettersi.
La Madonna ha tra le dita il cordoncino dello scapolare del Carmelo.
Posta sull’altare ai piedi della grande tela, si trova una tavola dipinta ad olio di autore ignoto con l’immagine di San Domenico.
Il primo altare a destra è dedicato a San Francesco di Paola, è ornato da una tela raffigurante il santo, opera di Tommaso Giusti, architetto viterbese del primo 1800.
Posta sull’altare ai piedi della grande tela, si trova una tavola ovale dipinta ad olio di autore ignoto con l’immagine dell’Arcangelo Michele.
Sulla parete di destra, accanto all’uscita, è posta una lapide marmorea datata 1595, a ricordo della fusione della Confraternita di Sant’Antonio con quella di San Rocco voluta dal vescovo di Viterbo, Mons. Gerolamo Matteucci, per far terminare le continue molestie reciproche delle due Compagnie.
Nel pavimento si aprono delle botole quadrate che permettevano in età medievale la sepoltura dei confratelli al di sotto della pavimentazione.
L’acquasantiera è a valva di conchiglia in marmo.
La sacrestia della chiesa conserva paramenti e oggetti appartenuti alla confraternita.
Nella parete nord si trova un affresco del XVIII secolo.
 

Nota

La galleria fotografica ed il testo sono stati realizzati da Silvio Sorcini.
 

Fonti documentative

S. Ricci – Bagnaia e Villa Lante. La fortuna riflessa di un centro minore del Lazio – San Gemini, 2017

http://bagnaia.artecitta.it/index.php

 

Mappa

Link coordinate: 42.427659 12.155142

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