Chiesa di Sant’Antonio Abate – Beroide di Spoleto

La Chiesa nel 2013 è stata oggetto di atti vandalici, l’intera facciata est è stata offesa con una scritta realizzata con vernici spray.
spray

 

Cenni Storici

La piccola chiesa campestre poco nota di Sant’Antonio Abate sorse nel XV secolo vicino al paese di Beroide nel comune di Spoleto nelle immediate vicinanze del diverticolo della via Flaminia.
In origine assolveva allo scopo di lazzaretto, al fine di accogliere i malati di peste che venivano allontanati dalle mura di Beroide.
Secondo alcune fonti la chiesa sarebbe sorta sulle rovine e utilizzando materiali di recupero di un piccolo castello chiamato Beccatiquello che nasceva proprio in quel sito lungo il tracciato della Flaminia.
Non vi sono resti e se ne è perso anche il toponimo. Il 6/7/1310 fu preso dalle truppe guelfe di Perugia e alleati, collegati contro Spoleto, allora in mano ghibellina. Nel 1354 fu occupato dalle bande di fra’ Moriale (Sansi III/181-254).
La chiesa passò sotto la giurisdizione dell’ Ordine ospedaliero degli Antoniani con sede a Roma e ciò provocò la sua fase di decadenza e successivamente passò al Comune di Spoleto.
 

Aspetto

Le pareti laterali della chiesa sono decorate da numerosi affreschi, databili fra il 1410 e il 1460.
Nella zona inferiore dell’abside sono raffigurati al centro Sant’Antonio Abate in trono tra due angeli scritta “ST ANTONI ORA PRO POPUL….. DEVOTO BERROTANO”, a sinistra le esequie di Sant’Antonio scritta “QUADO ELGLOLIUSU ST ANTONIU PASSO DE QUESTA PRESETE VITA” e l’Incontro con San Paolo eremita scritta “QUADO ELGLOLIUSU ST ANTONIU ADO ST PAULO PRIMU EREMITA”, a destra la Vestizione monacale del santo scritta “QUADO ELGLOLIUSU SANTU ANTONIU PIEGO LABBITU MONACHALE” e Antonio che si libera dei suoi averi, scritta “QUADO FU ANTONIU NELLA SUA JUVETU SPESO TUTTI SUOI BENI ALLI POURI PER AMORE DE DIO ANTONIU NO SE DEL MONDO CURA”, nel catino l’Incoronazione della Vergine fra angeli musicanti.
Al di sopra del portale della chiesa, un piccolo clipeo in terracotta, forse settecentesco, include le figure di San Giovanni Battista e dell’Agnus Dei modellate con notevole freschezza.
 

Sant’Antonio

Antonio nacque intorno al 251 ad Eracleopoli nel Medio Egitto, sulla riva sinistra del Nilo, da una famiglia cristiana di floride condizioni economiche. Alla morte dei genitori distribuì ai poveri i propri beni ritirandosi in un luogo vicino al suo villaggio per condurre vita eremitica. A trentacinque anni, vinta ogni tentazione, si ritirò in completa solitudine nel deserto presso il mar Rosso. Poi intorno a lui si raccolsero numerosi discepoli, di cui egli fu padre spirituale fino alla morte (356).
La sua identità agiografica è legata alla strenua lotta sostenuta contro i demoni che tentavano di ostacolare la sua scelta solitaria. Il culto di sant’Antonio varcò ben presto i confini dell’Egitto diffondendosi anche in Occidente.
La sua Vita, scritta da sant’Atanasio nella seconda metà del IV secolo e subito tradotta in latino, conobbe un enorme successo, la sua popolarità crebbe ancora dopo che fu divulgata nel XIII secolo dalla Legenda Aurea di Jacopo da Varagine.
Da quel momento le sue immagini si diffusero ovunque e si moltiplicarono ospedali, confraternite e chiese a lui intitolate.
In Occidente lo sviluppo del culto popolare di Sant’Antonio fu dovuto probabilmente alla sua fama di guaritore dall’herpes zoster, o “fuoco di sant’Antonio” (fuoco di sant’Antonio era detto anche
il fuoco benedetto acceso in suo onore di cui i devoti portavano a casa i tizzoni).
Risultando inefficaci tutti i rimedi, i malati si recavano alla chiesa di Saint-Antoine nella diocesi di Vienne (Delfinato), in cui erano conservate le reliquie del santo, e per accoglierli si rese necessaria la costruzione di un ospedale e la formazione di una confraternita di religiosi per assisterli. Ebbe così origine dalla fine dell’XI secolo l’Ordine ospedaliero degli Antoniani, che prese come sua insegna la gruccia a forma di T, tradizionale attributo di Antonio. In seguito all’espansione dell’Ordine sulle principali strade di pellegrinaggio, sant’Antonio venne spesso raffigurato insieme con san Giacomo maggiore, protettore dei pellegrini, come si può vedere ad Assisi negli affreschi eseguiti dal Mezzastris nell’oratorio dei Pellegrini.
Il rapporto degli affreschi di Beroide con la civiltà dei pellegrinaggi è confermato dalla scena in cui il santo si libera dei suoi averi, dove è raffigurato un personaggio che indossa il tipico cappello con la conchiglia che ogni pellegrino era solito raccogliere a Compostela. Molto interessanti come testimonianza del vernacolo delle campagne spoletine sono le didascalie in volgare che accompagnano le immagini.
Negli affreschi sono evidenti l’influenza diretta di Benozzo’Gozzoli, che dipingeva nel 1452 nella vicina Montefalco, e di Filippo Lippi che era al lavoro nel 1467 nell’abside del duomo di Spoleto.
 

Ringraziamenti

E’ doveroso da parte mia riconoscere tutta la gratitudine ad Alberto Ciri e Alberto Quatrinelli che grazie al loro sacrificio, la loro dedizione e la grande disponibilità si prodigano a rendere visibile e mantenere una struttura che altrimenti sarebbe già da tempo andata perduta. Solo grazie a Ciri Alberto per esempio che è stato possibile il rifacimento del tetto poiché si è accollato le spese necessarie.
Grazie a loro è stato possibile rimuovere delle scritte fatte con lo spray lungo il fianco destro della chiesa con un intervento di ripulitura con metodo della sabbiatura.
E sono sempre loro che garantiscono la visita grazie alla disponibilità ad aprire e accompagnare i turisti.
Da qui voglio lanciare un appello affinché le autorità competenti o chiunque abbia disponibilità ad affrontare la spesa del recupero strutturale della chiesa lesionata dal terremoto del 1997 che ha lasciato evidenti crepe lungo i muri e all’abside.
Sottolineo inoltre che i capolavori pittorici che contiene necessitano quanto prima una mano di restauro, poiché hanno subito il logorio di oltre 600 anni di vita e risultano abbondantemente sbiaditi e sarebbe un vero sacrilegio perdere una testimonianza pittorica di così alto valore.
 

Nota

La galleria fotografica ed il testo sono stati realizzati in collaborazione con Silvio Sorcini
 

Fonti documentative

http://www.comunespoleto.gov.it/

Opuscolo in loco

http://www.lamiaumbria.it/

 

Da vedere nella zona

Castello di Beroide
Chiesa di San Michele – Beroide
 

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