Chiesa ed ex-Convento di Santa Maria di Costantinopoli – Cerreto di Spoleto (PG)

La struttura ha subito danni in seguito al terremoto del 30 ottobre 2016 e attualmente è inagibile.

 

Cenni Storici

I santuari dedicati alla Madonna di Costantinopoli, sono di estremo interesse in quanto continuazione della sacralità e del culto dell’Odigítria costantinopolitana, detta anche Itria; sono particolarmente diffusi nell’Italia centrale e meridionale dove erano presenti minoranze etniche dell’altra sponda dell’Adriatico.
Nel sito ove oggi sorge il complesso di edifici si trovava probabilmente un luogo di culto umbro, legato alle sorgenti d’acqua.
Anche se non se ne hanno testimonianze scritte appare evidente da alcuni elementi architettonici e da alcuni dettagli strutturali il fatto che qui fosse preesistente un luogo di culto e di devozione già nel periodo altomedievale.
Fin dal XIII secolo esisteva, a circa un miglio dall’attuale chiesa, un’immagine considerata miracolosa della Madonna col Bambino, detta “Santa Maria di Costantinopoli“, dipinta su un pezzo di muro incassato fra quattro travi di quercia, nei pressi di una capanna di riparo per i pascoli.
Attorno all’immagine, in una semplice edicola lungo la strada, fu costruita con i doni e le elemosine dei devoti prima una “capannella” che serviva da ricovero ai viaggiatori, poi una cappella, quindi, nel 1619 Ortensio Comandini, con il concorso dei fedeli di Cerreto, eresse una piccola chiesa che divenne patronato della comunità.
Comprendeva un altare, una sagrestia e dove era assicurata la Messa festiva.
Nel 1623 i Maccioni vi costruirono un piccolo organo.
La chiesina si arricchì di tanti ex-voto e ben presto risultò insufficiente per le esigenze di devozione della popolazione.
Grazie al lascito del cerretano Francesco Nobili ed al concorso del Comune, che ne aveva ottenuto lo jus patronato, nel 1650 l’edificio fu ampliato e arricchito con altari in legno e stucco, ornati da tele.
Nel 1667 vi fu installata una campana.
L’ordine dei francescani ebbe la soppressione dei piccoli conventi il 15 ottobre 1652, sotto Innocenzo X, ma qui, quell’anno c’erano ancora sedici frati.
Nel 1688 padre Antonio di Trevi, ministro provinciale dei Riformati dell’Umbria, accolse positivamente la richiesta delle autorità e degli abitanti di Cerreto di Spoleto di erigere un convento nei pressi dell’antica cappella dedicata a Maria di Costantinopoli; dopo il consenso ottenuto dal vescovo di Spoleto, Opizio Pallavicini, grazie anche alla donazione del terreno fatta dal Comune di Spoleto, la prima famiglia religiosa andò ad abitarvi nel 1690.
I lavori iniziarono ad opera dei frati, nel 1703 le strutture, ancora in fase di costruzione, furono danneggiate dal tremendo terremoto, ma ciò nonostante ben presto l’opera fu completata.
Il Convento, fu eretto in forma quadrata, con due dormitori doppi con povere celle, secondo l’uso dei Riformati, meglio noti come zoccolanti; giunse ad avere una composizione di 41 membri, di cui 25 studenti e 16 sacerdoti.
Passò poi ai Cappuccini, subì sia la soppressione napoleonica che quella italiana e fu chiuso definitivamente nel 1866.
Residenza privata dal 1880 la struttura è oggi adibita ad ospitalità, ora (2018) momentaneamente inagibile per i danni del sisma del 2016.
Al santuario della Madonna di Costantinopoli confluivano in pellegrinaggio le processioni provenienti da Collesoglio, Buggiano, Meggiano e da Postignano, frazione del comune di Sellano.
Al termine della funzione religiosa, che era celebrata nella festa liturgica della Santissima Trinità, la domenica dopo Pentecoste, tutti i partecipanti raggiungevano in processione un’ampia spianata sul poggio soprastante la chiesa per l’esercizio delle rogazioni, invocando la protezione contro le avversità su tutto il territorio circostante.
 

Aspetto della chiesa

La Chiesa della Madonna di Costantinopoli, di semplice architettura, è preceduta da un portico a trasanna, sormontato da un finestrone rettangolare; è dominata da un alto campanile a vela a doppio fornice con tra campane disposto in posizione arretrata sul lato sinistro.
L’ultimo tratto dell’antica strada, che raggiunge con forte pendenza il convento, è fiancheggiata da edicole con le stazioni della Via Crucis.
 

Interno

L’interno presenta un’unica navata caratterizzata da due cappelle laterali poste una a destra e l’altra a sinistra e terminante con un’abside di forma semi circolare.
Di interesse è la grande macchina d’altare in noce della fine del ‘600 e il dipinto su muro della Madonna, oggetto della primitiva devozione, realizzato, probabilmente, tra la fine del XIV e gli inizi del XV secolo, contenuta in un ovale.
Sull’altare maggiore è in mostra l’icona venerata, contenuta in un ovale inquadrato da un dipinto, probabile opera di Fabio Angelucci da Mevale, raffigurante l’Eterno e lo Spirito Santo fra cherubini che sostengono l’immagine della Vergine incoronata.
Al retro si trova un pregevole coro ligneo, anch’esso in noce e settecentesco, cui si accede dalle due porte poste ai lati dell’altare, sovrastate da elaborati reliquari.
Gli altari in legno stucco delle cappelle laterali, dedicati a Sant’Antonio da Padova e al Santissimo Crocifisso, risalgono alla fine del XVII secolo e sono ornati da tele coeve, tra cui una raffigurante San Pasquale Baylon protettore dei pastori.
Il convento aveva due corridoi da cui si aprivano alcune piccole celle, una biblioteca, un refettorio per venti religiosi, una cucina, una canova e altri locali per lavorare.
La clausura aveva un perimetro di 700 metri e comprendeva un grande orto.
Prima della soppressione vi vivevano circa venti religiosi; conserva ancora in parte l’arredo del più tipico carattere francescano.
All’interno del chiostro è posto un pozzo.
 

Nota di ringraziamento

Le foto degli interni sono tratte da http://www.unitrespoleto.it/?q=image/tid/78, scattate dalla Professoressa Angela Fedeli, direttrice dell’Unitre di Spoleto, si ringrazia per averne consentito la pubblicazione.
 

Fonti documentative

DI GIAMPAOLO FULVIO Pietre che parlano Conventi chiusi e Conventi aperti della Provincia Serafica di San Francesco
FABBI ANSANO, Storia dei Comuni della Valnerina, Abeto, 1976, p. 574-575.
TOSTI MARIO SENSI MARIO FRATINI CORRADO, Santuari nella Provincia di Perugia
Articolo di Vittoria Garibaldi, Corriere dell’Umbria 5 novembre 2017
Cronologia della provincia serafica riformata ….. Pag. 84, Letto su https://books.google.it/books?id=dW55UlbmlgEC&pg=PA84&lpg=PA84&dq=%22Antonio+di+Trevi%22&source=bl&ots=Z3ogHbSCmq&sig=onH12xoY1aI0u3gj-QhRblqm0EQ&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwimxam468_aAhXN26QKHQBdAVcQ6AEIKzAB#v=onepage&q=%22Antonio%20di%20Trevi%22&f=false

http://siusa.archivi.beniculturali.it/cgi-bin/pagina.pl?TipoPag=prodente&Chiave=41323

http://www.lavalnerina.it/dett_luogo.php?id_item=504

 

Nota

La galleria fotografica ed il testo sono stati realizzati da Silvio Sorcini.
 

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