Chiesa (sconsacrata) di San Sebastiano – Belforte del Chienti (MC)

L’edificio sconsacrato è dal 2007 sede del M.l.D.A.C., Museo Internazionale Dinamico di Arte Contemporanea

 

Cenni Storici

Ex chiesa di San Sebastiano a Beiforte del Chienti.
di Francesca Zucconi per Terra dell’Arte

La ex chiesa di San Sebastiano fuori le mura è stata eretta dalla comunità di Belforte del Chienti (MC, Italia) a protezione contro peste nel 1479. Oltre che luogo deputato al culto fu anche luogo di passaggio e sosta per i pellegrini diretti a piedi verso il Santuario di Loreto (AN).
L’edificio, in origine a pianta rettangolare, divenne quadrangolare quando fu ampliato nel ‘500, con l’aggiunta, a destra, di un corpo che ha inglobato l’antica facciata insieme alla più bassa tettoia a capanna (ancora visibile nella cortina muraria), rendendo così decentrato a sinistra l’ingresso principale.
Quest’ultimo ha un bellissimo portale con motivi vegetali in cotto del XV secolo in stile gotico fiorito ed è sormontato da un’apertura a forma di oculo.
Sul fianco destro della chiesa si apre un secondo ingresso con portale incorniciato in pietra arenaria di gusto rinascimentale (XVI sec.).
Pur senza campanile, un’antica campana (datata 1535, ora conservata nel Palazzo Comunale) svettava dal piccolo telaio in ferro ancora presente sul tetto.
L’interno della chiesa è diviso in due navate da tre archi a tutto sesto, poggianti su quattro colonne costruite in laterizio di diversa epoca.
Al di sotto della pavimentazione ce un altro piano usato anticamente come “ossario“, che si intravede da alcune vetrate collocate oggi al posto delle vecchie pietre di chiusura. Da lì un tempo venivano calati i resti dei defunti, che poi sono stati rimossi con gli ultimi restauri del ‘900.
Da un documento datato 1608 risulta che nella chiesa esistevano due altari: uno dedicato a san Sebastiano, l’altro a san Rocco, anche se del secondo non resta alcuna traccia, tranne la nicchia in fondo alla navata destra, che presumibilmente ospitava un’immagine scolpita del Santo.
Entro l’altra nicchia, al di sopra dell’altare rimasto nella navata sinistra, è invece noto che si trovava la statua in legno policromo raffigurante San Sebastiano (manifattura marchigiana, XV sec.), ora collocata nella chiesa di Sant’Eustachio a Beiforte.
Lungo le pareti in prossimità dell’altare si conservano alcuni degli affreschi votivi che un tempo rivestivano le pareti. Da alcune iscrizioni sono ancora leggibili i nomi dei committenti e le date di esecuzione.
Sulla parete di fondo sopra la nicchia, è affrescata la Crocifissione con la Vergine e San Giovanni Evangelista, commissionata dalla confraternita di San Sebastiano e datata 1482.
Più in basso entro riquadri dipinti su fondo damascato, sono raffigurati alcuni santi taumaturghi, un committente inginocchiato e una lacunosa Madonna in trono.
E’ possibile riconoscere i santi a partire da sinistra: un San Sebastiano che appare frammentario, un secondo più visibilmente trafitto dalle frecce (classico attributo iconografico del martire) e con un singolare incedere a passo andante, rivolto come esempio al devoto in pellegrinaggio, un Sant’Antonio da Padova in abito francescano che regge il libro della regola e il giglio, allusione alla purezza mariana, un San Rocco vestito con tipico manto corto e cappello da viandante, che mostra la piaga alla gamba, simbolo della peste da guarire.
Sotto quest’ultimo compare una dedica col nome della donna (“Antonia Mariani“) che ha fatto realizzare il dipinto per chiedere la grazia al Santo.
Lungo la parete sinistra è dipinta una Madonna di Loreto con Gesù Bambino in atto benedicente che tiene in mano un globo terracqueo, mentre due Angeli sostengono le colonne della struttura in cui è ambientata la scena, chiaro riferimento alla traslazione della Santa Casa.
Al di sotto sono di nuovo raffigurati Sant’Antonio da Padova e San Sebastiano, e poi ancora a sinistra, affiancati a un Crocifisso con Vergine dolente.
Più in alto si scorgono solo le gambe di un ultimo San Sebastiano, con accanto una figura riferibile a Sant’Antonio Abate, sia per alcuni attributi tipici del Santo eremita (bastone e abito scuro con manto chiaro), sia per il nome del committente (Godio Di Pietrantonio) che si legge dall’iscrizione. L’autore dell’affresco viene identificato con il cosiddetto Maestro di Amano.
L’immagine di San Sebastiano, se ne contano ben cinque versioni in questa chiesa, dove ce ne furono certamente altre andate perdute, va individuata storicamente nell’antico soldato romano e martire cristiano, divenuto poi uno dei principali santi invocati come protettori contro pestilenze ed altre epidemie, che hanno decimato le popolazioni soprattutto tra i secoli XIV-XVI.
Per la cura e accoglienza dei malati è documentato a Belforte un “ospedale dei poveri”, di cui oggi rimane il nome in “via dell’ospedale”, che si trovava nelle vicinanze della chiesa di San Sebastiano.
Uscendo dalle mura del borgo, lo sguardo è incantato dall’apparire di questo monumento di arte e storia, ma anche di natura e umanità, circondato da un parco di abeti piantati per commemorare i caduti ignoti nella seconda Guerra Mondiale.
L’edificio, una volta sconsacrato, è dal 2007 sede del M.l.D.A.C., Museo Internazionale Dinamico di Arte Contemporanea, a cura di ferra delI’Arte, dove si conserva e si espone al pubblico un’ampia raccolta di opere d’arte contemporanea e si svolge un ricco programma di mostre ed eventi culturali.
 

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