Complesso rupestre di Santa Lucia – Bomarzo (VT)


 

Cenni Storici

La chiesa rupestre di Santa Lucia si trova nella località omonima, sul versante est del pianoro di Pianmiano, frequentato già in età preistorica, ove sono state rinvenute tracce di frequentazione in età etrusca e romana, forse questo abitato, può essere identificato con la Statonia citata nelle fonti.
Il piccolo complesso eremitico è sito circa mezza altezza di un ripido pendio che digrada fino al Tevere, ai confini con la regione umbra.
Non sono state rinvenute fonti in merito, pertanto l’analisi del sito si deve limitare a quel che ne resta e a notizie relativamente recenti.
Il complesso di Santa Lucia si articola in due nuclei: un avancorpo in muratura e un’ampia grotta naturale con diverse diramazioni.
L’avancorpo si articola in diversi ambienti, quello sito a sinistra della grotta è a sua volta diviso in due parti, costituiva probabilmente un piccolo romitorio.
L’ambiente addossato al pendio era suddiviso in due piani è chiuso da murature su tre lati, conservate solo in parte, mentre la parete di fondo è costituita dalla roccia naturale del pendio, nascosta da uno spesso strato di intonaco.
Si accedeva a questo ambiente da un ampio portale, di cui rimane solo lo stipite sinistro.
Si notano segni di combustione, probabilmente è stato utilizzato come riparo da pastori, fino ad epoca relativamente recente.
L’ambiente successivo è una sorta di atrio alla chiesa, era completamente decorato di pitture, in parte asportate abusivamente: in due nicchie della parete di fondo erano effigiate le figure di San Bernardino da Siena e Santa Lucia, trafugate tra il 1985 e il 1988.
Rimane in situ nella seconda nicchia il monogramma di San Bernardino tra girali fitomorfici, si legge in caratteri gotici un’iscrizione col nome del committente, fortunatamente risparmiata dallo strappo: QUESTO . LA . FACTO . FI(OR)E(N)ZO . DE . CISIL.
La presenza di San Bernardino, proclamato santo nel 1450, permette di considerare tale data come termine post quem per la realizzazione dell’affresco.
Alla base della seconda nicchia rimangono tracce di una struttura in muratura, un’edicola settecentesca documentata nel 1979 e demolita pochi anni dopo.
Un’altra immagine di Santa Lucia tra due angeli, ora quasi completamente perduta, si intravedeva nell’arcone al di sopra dell’ingresso della grotta.
Presentava sul lato destro i blasoni degli Orsini e, probabilmente, degli Alviani, famiglie che si uniscono in parentela nel 1477, tale data potrebbe costituire un termine post quem per l’affresco.
Sulla parete sinistra è ancora in situ, ma a malapena leggibile una Crocifissione, deturpata da scritte vandaliche.
Ai piedi del Crocifisso si intravedono appena le figure della Madonna e di San Giovanni.
L’ingresso della grotta, in origine un’alta fenditura naturale, è in parte tamponato con pietrame grezzo legato con malta, creando così un arco con sopra una finestrella rettangolare.
L’ambiente centrale è costituito da un’ampia sala di planimetria irregolare con pochi interventi di riadattamento: la volta e le pareti della caverna sono rimaste sostanzialmente allo stato naturale, il suolo è stato artificialmente spianato, nella parte centrale della sala; una scala di sei gradini di pietra, attualmente interrata, colmava il dislivello con l’avancorpo.
Vi si trovava l’altare, appoggiato ad un muro che chiudeva lo spazio tra la parete e una grossa formazione stalattitica.
Rimane in situ il pilastrino in muratura che sorreggeva la mensa, costituita da un blocco monolitico di travertino, attualmente scalzato e trascinato in prossimità dell’ingresso.
Sul tratto di muro immediatamente al disopra dell’altare rimangono tracce di affreschi poco leggibili, una decorazione floreale e una figura non riconoscibile.
Su un imponente blocco di roccia che pende dal soffitto è raffigurata una decorazione in finto marmo.
Dietro all’altare una rampa in leggera salita, che poi prosegue con una scala di quattro gradini, porta a una piccola terrazza naturale sopraelevata, dalla quale si accede a un ambiente delimitato da una muratura su cui si apre una porticina con architrave in travertino, delimitata da una cornice di blocchetti di tufo.
Sul fondo dell’ambiente principale si apre un cunicolo molto angusto, il cui imbocco è in parte ostruito da un basso muretto semicircolare, che delimita una sorta di piattaforma.
 

Nota di ringraziamento

Si ringrazia l’amico Pierluigi Capotondi, preziosa guida al sito.
 

Fonti fotografiche

Le foto degli affreschi esterni prima del furto sono tratte da:
G. Lamoratta – Cenni storici sulla città di Polymartium – Bomarzo, 1989
 

Nota

La galleria fotografica ed il testo sono stati realizzati da Silvio Sorcini.
 

Fonti documentative

S. Mecchia – Le Chiese rupestri del Lazio Medievale (VI-XV Sec.) – Tesi di Laurea Università degli Studi di Roma Tre, Facoltà di Lettere e Filosofia Anno Accademico 2012-2013
G. Lamoratta – Cenni storici sulla città di Polymartium – Bomarzo, 1989
 

Mappa

Link coordinate: 42.518 12.271
 

Da vedere nella zona

Insediamento di Cagnemora
Piramide di Bomarzo
Sacro Bosco
Insediamento di Santa Cecilia
Insediamento rupestre di Montecasoli

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