Convento di San Girolamo – Frontino (PU)

Il Cenacolo

 

Cenni Storici

L’ordine dei Girolamini, istituito nel 1420 da Papa Martino V, ebbe molta importanza nella vita religiosa e sociale della nostra terra, poiché era nato a Montebello, sulle Cesane di Urbino, e si era rapidamente diffuso a Talacchio, a Urbino, a Isola del Piano, a S. Agata Feltria e a Frontino di Massa. La vita ascetica del fondatore, il Bealo Pietro, e lo spirito della regola di dedicarsi al lavoro dei campi suscitarono il fervore delle genti del Montefeltro, dove persone devote e facoltose contribuirono generosamente al mantenimento dei monasteri. Fu così che il Vescovo di Montefeltro Luca Mellini nel 1500 concesse a Don Ghisello Vandini, arciprete della Pieve di Carpegna, la facoltà di edificare sulle rovine di una vecchia chiesa il convento da destinare ai frati di S. Girolamo. Nel 1503 la nuova chiesa, dedicata a S. Maria delle Grazie, era già terminata; nel 1507 fu completato il convento e da quell’anno la chiesa è detta anche “di S. Girolamo”. Fu solennemente consacrata nel 1514; nel 1582 vi venne istituita dai Domenicani la Confraternita del Rosario e nel 1722 il Priore generale dei Carmelitani, fra Carlo Cornacchioli, vi erige la Confraternita della Beata Maria Vergine del Carmine. Nel 1810, con la soppressione napoleonica degli ordini religiosi, i monaci furono dispersi e i beni e i terreni di proprietà del convento incamerati dal demanio o venduti. Durante il periodo della Restaurazione, quanto restava delle antiche proprietà viene assegnato alla Confraternita del Rosario, e da questa venduto nel 1989 al Comune di Frontino, cui si deve il completo restauro e la trasformazione in luogo di accoglienza e spazio per iniziative culturali. Il complesso architettonico, interamente in laterizi, di gusto ancora quattrocentesco, è attribuito a Mastro Pietro di Giovanni de Sylva da Como e al suo concittadino Stefano di Mastro Martino, presenti in qualità di testimoni all’atto di donazione ai Girolamini nel 1503. La chiesa, dalla semplice facciata a tre archi su colonne ottagonali, è ad unica navata, cui si accede per un portale recante sull’architrave il trigramma di S. Bernardino; del campanile resta solo una modesta vela con due campane. Di particolare interesse i dipinti dell’altare maggiore, Madonna con Bambino, i Santi Girolamo e Giovanni Battista e Don Ghisello Vandini, datata 1560 e firmata dal poco noto Giovanni Bernardino da Longiano; e dell’arco trionfale, S. Lucia e S. Maria Maddalena (1508), di ambito marchigiano. Alle pareti laterali, varie opere di pittura: a destra dell’ingresso, i Santi Pietro e Paolo e Padre eterno e quattro devoti (inizio sec. XVII), affresco staccato dal secondo altare, dedicato alla Madonna delle Grazie, ove è rimasta una modesta Madonna con Bambino (sec. XVIII) e resti di dipinti precedenti; all’altare del Rosario (primo a destra) è una baroccesca Madonna del Rosario con i Santi Domenico, Girolamo, Caterina da Siena e Papa Pio V. A sinistra, al primo altare, entro un’ancona rinascimentale in arenaria, Crocifissione con i Santi Luca, Lucia e altri santi (secc. XVIII-XIX); segue l’altare dedicato alla Madonna di Loreto, ove è un affresco di gusto umbro-marchigiano raffigurante la Madonna con Bambino e i Santi Antonio abate e Sebastiano. Infine è da menzionare una piccola tela, Madonna delle Grazie, ricalcata da ignoto pittore nel sec. XIX, che in realtà, per la buona qualità delle parti originali, sembra essere uno stendardo processionale, eseguito all’inizio del Cinquecento dalla bottega di Timoteo Viti o dello Spagna. Oltre il portale bugnato dell’atrio si apre il raccolto chiostro, la parte meglio conservata, a volte a crociera su colonne ottagonali; nelle lunette, tracce di affreschi, nelle cui didascalie erano i nomi dei benefattori, tra cui i nobili Vandini di Frontino e i Valentini di Belforte. Poco resta invece del convento: la cucina, con camino del 1553 e il refettorio. In quest’ultimo, la parte originale della volta è decorata a grottesche ed episodi del Nuovo Testamento; una ultima cena occupa tutta la parete di fondo; a sinistra, sotto l’arco, S. Girolamo nello studio e un frate girolamino (forse il fondatore dell’ordine, il Beato Pietro Gambacorta); entrambi i dipinti, di ambito emiliano, sono databili tra la fine del sec. XVI e l’inizio del XVII.

Locandina sul luogo

 

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