Eremo di San Michele al Monte Scalambra – Serrone (FR)

Secondo la tradizione popolare questo eremo sarebbe stato fondato da San Benedetto e dedicato poi a San Michele dai Benedettini di Subiaco.

 

Cenni Storici

Secondo la leggenda popolare, nel suo viaggio da Subiaco a Montecassino (anno 528-529) San Benedetto avrebbe toccato anche Serrone.
L’antico borgo degli Ernici, aggrappato a mezza costa al fianco meridionale del monte Scalambra, con case piccole e grigie disposte una sull’altra quasi in forma di nido di vespe, separate da vicoli, scalette, portici e stradine, è stato sempre un paese povero, ad economia basata solo sull’allevamento e lo sfruttamento del bosco e degli uliveti.
Nel suo eremo di San Michele Arcangelo, posto sopra il paese a 1105 metri, su un costone del monte Scalambra, San Benedetto si sarebbe fermato per alcuni giorni sotto il suo dirupo in compagnia di tre corvi che gli indicavano la strada.
Contrariamente al racconto tradizionale, la visita di Benedetto al monte Scalambra, che sembra piuttosto defilato rispetto alla direttrice stradale verso Montecassino, potrebbe essere avvenuta invece in occasione del suo passaggio a Roiate; da questo paese infatti esistono sentieri che salendo in diagonale sul fianco della montagna raggiungono in circa 1-3 ore di cammino le zone più alte del monte, mentre dalla vicina e antica frazione di San Quirico oggi una stradina rurale asfaltata sale a raggiungere in meno di un’ora le case basse del versante occidentale di Serrone.
L’Arcangelo Michele è il santo patrono del paese, festeggiato il 29 settembre, ma prima che a lui l’eremo sembra fosse dedicato a San Benedetto.
E’ un insediamento molto antico, ritenuto dell’VIII secolo.
All’interno gli ambienti sono ampi e su vari livelli ed è insolito il contrasto tra il bianco delle pietre dell’edificio e la statua lignea colorata dell’Arcangelo, che ad ali spiegate, con una lancia in una mano e una bilancia nell’altra, con il piede schiaccia il demonio.
Nelle adiacenze dell’attuale chiesa i resti di mura perimetrali fanno capire che un tempo doveva sorgervi un fabbricato massiccio che copriva tutta l’area antistante la rupe che sovrasta il luogo.
Ai piedi della scalinata che conduce alla chiesa esiste ancora una cisterna per la raccolta dell’acqua piovana.
Così si legge nel cartellone posto al bivio tra la strada che sale alla cima dello Scalambra (in 3,3 km) e la stradina per l’eremo (circa un km, 15 minuti a piedi).
All’interno dell’eremo (che si apre solo una volta l’anno, nella festa dell’Arcangelo il 29 settembre) è affissa poi una scheda informativa della Pro Loco di Serrone che modifica alquanto i dati storici finora espressi, ipotizzando la nascita dell’eremo ad opera di San Benedetto non nel viaggio a Montecassino ma durante una peregrinazione nella Valle dell’Aniene:
Nel VII-VIII secolo l’abbazia di Subiaco aveva il dominio su due chiese del luogo i cui nomi, riportati negli antichi manoscritti del Chronicon Sublacense, erano S. Stefano di Serrone e S. Angelo di Serrone. In mancanza di documenti per identificare le due chiese, supplisce la leggenda popolare che identifica la chiesa di S. Angelo di Serrone con l’attuale chiesa di S. Michele Arcangelo. Secondo la tradizione locale, San Benedetto, peregrinando nella valle dell’Aniene, giunse sullo Scalambra e ai piedi del suo roccione calcareo eresse questo eremo; proprio sotto la giurisdizione dei Benedettini di Subiaco fu introdotto il culto di San Michele Arcangelo e si pensa che in origine il romitorio a lui dedicato sia stato un monastero benedettino. L’eremo, situato in un folto bosco di lecci, comprende oggi due vani contigui: la chiesa e il ricovero dell’eremita. Il vano sacro è breve e irregolare; il pavimento è interrotto per tutta la larghezza da due gradini. Sull’altare è la statua dell’Arcangelo ad ali spiegate e con un piede sul collo del demonio; con la destra impugna la spada, con la sinistra la bilancia.
Alle origini, a giudicare dai resti degli antichi muri perimetrali che disegnano sul terreno esterno l’antico fabbricato, la costruzione doveva essere più massiccia; nello spazio sottostante alla ripida gradinata che conduce alla chiesetta si possono notare i contorni di un vano rettangolare, con il pozzo tuttora esistente, e uno stanzone di cui restano i muri a fior di terra
“.
Nella scheda si legge ancora che gli “ultimi eremiti di San Michele allo Scalambra (testimonianza dai familiari Tarquilli e Laurenzi) sono stati Antonio Fulli (1860-1930) dal 1900 al 1930 e Tarquinio Tarquilli detto Ercole (1886-1963) dal 1940 al 1960“.
Attualmente a occuparsi dell’eremo resta un custode scelto tra gli abitanti di Serrone; si chiama Michele Mille ed è lui che cura la pulizia e la preparazione del luogo specialmente nel giorno della festa, il 29 settembre, quando per tenere l’eremo aperto alle visite continue dei serronesi (in quel giorno al mattino si celebra anche una messa) deve passare quasi tutto il giorno sullo Scalambra.
E’ facile allora trovarlo seduto sul muretto fuori della chiesetta, chiacchierando con i visitatori (così l’ho conosciuto anch’io) e soprattutto godendo dello straordinario pezzo di mondo che si scopre dall’eremo fino al Mar Tirreno, al lago di Canterno e ai monti Ernici, i cui boschi cominciano a prendere i colori dell’autunno.
 

Nota

Il testo è di Stanislao Fioramonti, le foto sono di Patrizia Magistri; la visita è stata effettuata il 29 settembre 2017.
 

Fonti documentative

Scheda informativa della Pro Loco di Serrone all’interno dell’eremo di San Michele, s.d.
Don P. Martinuzzi, P. Isola, L. Urso – La Peregrinatio Mariae nella Diocesi di Palestrina con la statua della Madonna della Pace – Paliano 2007.
 

Mappa

Link alle coordinate: 41.844151 13.105594

Lascia una risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>