Eremo di Sant’Angelo di Pantanelli – Baschi (TR)

Il convento, in località Corbara, è in gran parte chiuso, per la pasqua viene allestita una rappresentazione della Via Crucis.

 

Cenni Storici

Sant’Angelo di Pantanelli è parte integrante della storia relativa a Baschi-capoluogo (le frazioni, facendo parte, nel Medioevo, del territorio di Todi, hanno vissuto vicende del tutto differenti). Baschi fu dominato dalla signoria dei Baschi (probabilmente di origine longobarda) che fu una delle più lunghe d’Italia, si estinse verso la metà del 1700.
Il conventino di Pantanelli, assegnabile alla fine del sec. XII e inizi del sec. XIII, in origine, era un piccolo fortilizio dei Signori Baschi (ghibellini) posizionato sulla riva sinistra del Tevere, per fronteggiare il castello di Corbara dei Montemarte (guelfi).
Si narra che nel 1218 gravi discordie dilaniavano la potente famiglia dei signori di Baschi.
I tre figli di Ugolino di Baschi erano in lotta per questioni di interesse e ben presto, si prevedeva, ci sarebbe stato un grande spargimento di sangue.
S. Francesco d’Assisi, venuto a conoscenza della cosa, decise di andare a trovare i tre fratelli Ugolino, Ranieri e Bonconte per mettere pace tra loro e convincerli a deporre le armi. Il Santo riuscì in questa difficile impresa e costoro,in particolare per mezzo di Bonoconte ( divenuto poi fra Rizzerio), per dimostrare la loro riconoscenza, gli donarono un “locus” ( il loro fortilizio ) in mezzo ai boschi, ora chiamato Pantanelli, situato sulla riva sinistra del Tevere dove Francesco fondò un convento.
S. Francesco lo dedicò a S. Michele Arcangelo (in ebraico Mi- ka- el vuol dire “chi come Dio?”) al quale era molto devoto.
I Signori Baschi scelsero il convento per la loro sepoltura (sotto l’attuale chiesa).
Da un atto notarile datato 5 giugno 1235, nella «selva di Pantanelli» appare già “il luogo dei Frati Minori, che appartiene a Cristo Signore” e già alloggiava alcuni frati e comprendeva una chiesetta ad una sola navata.
Alla fine del 400 il convento fu ampliato e fu costruito il coro ligneo, il refettorio, la cucina.
L’attuale aspetto con il portico prospiciente risale al 1703.
Lungo i secoli subì delle trasformazioni, l’ultima risale al 1700.
Ci sono però delle parti originali che necessitano interventi urgenti di consolidamento e di restauro.
Nel convento hanno soggiornato personaggi importanti come il Beato Jacopone da Todi che si era fatto frate francescano nel 1278 e che qui compose, nel 1306, la celeberrima lauda “Stabat Mater” (musicata da ben 30 compositori tra cui Giuseppe Verdi) e “Dies irae dies illa“,e l’altro, in volgare, “O jubelo del core – che fai cantar d’amore“, collegato con la vittoria sul vizio della gola, oltre a lui S. Bernardino da Siena (1425-1427) che restaurò e ampliò il convento, ed altri santi ospiti sono stati il B. Bernardino da Feltre (fine XV sec.) e il B. Ambrogio da Milano (1504) che riappacificò i castelli di Baschi e Montecchio.
Nel resoconto della “Visita” pastorale del 1723,si legge di un rimprovero verso il guardiano per “il poco decoro con cui vien tenuta la stanza dove ha habitato per molti anni et ha composto le laudi il b. Jacopone da Todi“.
Per mancanza di religiosi, nel 1909 il convento fu affittato e trasformato in azienda agricola, una parte adibita a scuola elementare.
Nel 1923 tornarono i frati e ci furono ancora restauri, pulitura e la decorazione della chiesa eseguita dal pittore Elpidio Petrignani di Amelia.
Soppresso per due volte, e successivamente riacquistato dai religiosi, S. Angelo di Pantanelli, dopo un breve periodo di abbandono, nel 1927 fu nuovamente sede di minoriti.
Negli anni ’70 vennero ospitati i ragazzi della Comunità Incontro di D. Pierino Gelmini.
 

La chiesa

La chiesa, semplice e povera, il cui aspetto risale al 1703, risulta di tre piccole navate con due cappelline laterali; l’interno, privo di speciali decorazioni e di grandi valori artistici.
Nel corso degli anni fu anche costruito il coro che occupa il posto dell’absidiola dietro l’altare maggiore, inoltre un altro ampliamento si ebbe nel 1540.
Alla fine del ‘400 i frati abbellirono la porta di ingresso sull’esterno con una lunetta raffigurante l’Annunciazione (molto danneggiata), con paesaggio umbro opera di Antonio Massari detto il Pastura, allievo del Pinturicchio, sulla parete sinistra una Annunciazione del XVI secolo e sull’altare una Crocifissione con S. Francesco ai piedi di Gesù ( dove pare sia uno dei primi ritratti del santo) fatta fare a Pierantonio Mezzastris di Foligno (sec.XV).
Quest’ultimo affresco è stato scoperto solo nel 1973, quando fu rimosso il grande quadro (per essere trasferito ad Assisi nella Chiesa Nuova per motivi di sicurezza) raffigurante “L’allegoria del Cordone“, che il Conte Ranuccio fece dipingere a Cesare Nebbia nel 1500 (o al Polinori), per ricordare la madre Bernardina, il fratello e le sorelle, tutti trucidati dai Baschi di Carnano (1553). A ricordo di quel quadro, nella chiesa, ora c’è una copia, di minori dimensioni, eseguita dal pittore di Baschi Martino Paolini.
La chiesa contiene sul pavimento i tre sepolcri della famiglia Baschi, a destra della balaustra uno stemma della nobile famiglia (scudo d’argento con una barra nera).
La chiesa ha anche un pregevole campanile a vela e il chiostro ha una bella cisterna al centro.
 

Presenza di San Francesco

I ricordi che si allacciano alla permanenza del Poverello di Dio a Pantanelli, e che la tradizione ha tramandato sino a noi, sono:
– la “Grotta di S. Francesco“: in un dirupo quasi sul fiume, parte naturale e parte accomodata da mano d’uomo: qui il Santo d’Assisi Santo si sarebbe dissetato, e questa fonte, del resto, è servita lungo i secoli ai frati, come unica sorgente di acqua potabile;
– l’“elce di S. Francesco”: (su un terreno scosceso, nel folto del bosco), che la tradizione vorrebbe piantato dal Santo, come è anche memoria in una “Visita” del 1723, ove si ricorda che, avendolo un padre Guardiano venduto per far tavolini, “non fu possibile reciderlo“;
– lo “Scoglio di S. Francesco”: una roccia proprio sulla riva del fiume, accessibile solo quando il Tevere è in magra.
Di lassù Francesco avrebbe parlato ai pesci.
Narra Tommaso da Celano che il Santo “aveva tenera pietà per i pesci che, quando poteva, rimetteva nell’acqua ancor vivi dopo che erano stati presi, raccomandando loro di badare a non farsi prendere ancora“.
E qualche volta gli sarà capitato di ripetere il gesto anche qui, presso Pantanelli.
 

Leggende

Ma il fatto più famoso legato alla storia di Pantanelli è il soggiorno prolungato che qui fece il celebre poeta francescano frate Iacopone da Todi.
Qui Iacopone avrebbe superato la tentazione o voglia di “una corata di vitella“, di cui è memoria nella Franceschina.
Per vincere la tentazione di gola, Iacopone acquistò la coratella e l’appese in cella, dove ogni giorno la baciava e lambiva con la lingua, ma senza mangiarla; finché la coratella si corruppe e il convento fu ripieno della puzza.
I frati, scoperto il luogo e la causa di quel fetore, posero frate Iacopone in prigione, dopo però il Signore gli apparve, lo lodò per la sua mortificazione e riempì la tetra stanza di prigione con odore soavissimo.
 

Situazione attuale

Nonostante la sua storia e le opere d’arte che racchiude, questo sacro luogo è stato dimenticato da tutte le istituzioni, religiose e pubbliche. Queste ultime non hanno mai tenuto conto che, sebbene sia di proprietà dei religiosi di Assisi, Pantanelli è parte del nostro patrimonio storico ed artistico.
Il convento è tenuto in vita dalla costante devozione popolare e dalla abnegazione e disponibilità di due famiglie che, da anni, si prendono cura dell’intero complesso e in particolare della chiesa. L’Associazione culturale “L’ECO” e il Gruppo Archeologico di Baschi hanno chiesto e ottenuto fondi dalla Fondazione della Cassa di Risparmio di Orvieto per restaurare le opere pittoriche. L’Associazione culturale “Pantanelli” dà vita ogni anno alla “Festa del Perdono” del 2 agosto, con validissime manifestazioni conviviali ed artistiche.
Un gioiello così va curato, sostenuto, salvato dalle ingiurie del tempo.
 

Nota di ringraziamento

Si ringrazia la Diocesi di Orvieto-Todi per la disponibilità e per aver concesso le autorizzazione alla pubblicazione.
 

Fonti documentative

www.baschilibera.it
www.comune.guardea.tr.it
www.camminodellaluce.it
Note esplicative in loco
 

Nota di ringraziamento

Si ringrazia la Diocesi di Orvieto – Todi per la disponibilità e per aver concesso le autorizzazioni alla pubblicazione.
 

Contatti

www.pantanelli.sifree.org
 

Mappa

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